Cerca nel blog

lunedì 4 dicembre 2017

I PRIMI PASSI DELL'APPRENDISTA

Antonio Urzì Brancati è nato a Messina nel 1942. Avvocato, ha esercitato la professione con onorabilità e dedizione. In Massoneria dal 1974, ha ricoperto importanti cariche e vissuto significative esperienze, contribuendo nel 1984 a innalzare le colonne della Loggia "Giordano Bruno" all'Oriente di Messina e poi innalzando le colonne della "Giacomo Tallone" nel 2004, Loggia della quale è stato il primo M.:V.: Nel R.S.A.A. ha ottenuto il 32° nel 1997. Nel Rito dì Misraim Memphis 33.90.95 dal 2006. Iniziato nel 2000 al Martinismo nella linea tradizionale di Arjuna,è attualmente il S::G::M:: dell'Ordine Esoterico Martinista. Ha raccolto e ordinato criticamente le Tavole Massoniche di Giacomo Tallone, pubblicandole nel 2014 sotto il titolo Parole di un Credente.                                                                                            Ripreso dal web questo sintetico ma significativo 'profilo' di Antonio Urzì Brancati, con il quale intercorrono rapporti franchi e costruttivi, avendo apprezzato la qualità del di lui tracciare, siamo lieti di proporre ai nostri Lettori alcuni suoi scritti (naturalmente, previa sua autorizzazione).                                                                              Tendiamo sempre a dimostrare che certi distinguo, certe barriere precostituite - quanto poco significative e utili - specie da chi amministri dei gruppi iniziatici,  non appartengono agli Uomini di Cultura e, soprattutto, a chi vive la Libertà, la Fraternità e l'Uguaglianza con un respiro concretamente universale.                                      Cultura, saperi, conoscenze, non possono che costituire un patrimonio comune: devono poter circolare al fine di alimentare il confronto, lo studio, il dibattito, come pure la corretta conoscenza di un contesto che, nella sua più ampia complessità, vede invece spavaldamente in campo soggetti con ampie lacune da colmare (letteralmente 'ignoranti'), che pur si avventurano in tematiche temerarie pur di esprimere un qualche concetto non tanto accettabile, quanto reso appena  'potabile' per una platea grossolana e scarsa di cognizioni concrete ma ricca di interessi materiali.

              IL LAVORO DELL’APPRENDISTA
In una Loggia Massonica sono contenuti tutti gli elementi per poter raggiungere quella conoscenza, quel sapere, che, a mio avviso, è il motivo per cui la maggior parte di noi bussa alla porta del Tempio.
Questi elementi sono i simboli ed i rituali. Ognuno dei simboli che si offre alla nostra attenzione, ogni passo dei rituali che di volta in volta andiamo leggendo e che dovremmo conoscere a memoria, non sono altro che le istruzioni per poter compiere quelle operazioni che, se condotte nel modo appropriato e con costanza portano alla conoscenza.
Sono costretto ad adoperare l’espressione di dubbio che avete ascoltato in quanto so bene che tante condizioni debbono concorrere, e talune veramente difficili da osservare, per poter portare al termine il progetto al quale lavoriamo.
Non ci scoraggiamo. 
Qualunque percorso si inizia con un primo passo.
Mettiamoci al lavoro.
Vi sarete accorti che la Massoneria è ricca di simbolismo. Il simbolismo che potremmo definire riepilogativo del lavoro dell’apprendista lo si incontra al momento dell’iniziazione. Incomincia nel gabinetto di riflessione e continua in Loggia durante la cerimonia. Il gabinetto di riflessione è colmo di simboli molti dei quali richiamano l’alchimia. Il sale, lo zolfo, il mercurio, lo specchio, il teschio etc. 
Uscito dal gabinetto di riflessione il neofita viene “preparato” in un certo modo; gli si denuda una spalla, un piede, gli si mette una benda sugli occhi, lo si spoglia di tutti i metalli. Prima di entrare nel tempio viene guidato attraverso varie difficoltà; finalmente raggiunge la porta del tempio. Entra ancora bendato e viene accompagnato in altri viaggi; il primo molto accidentato, il secondo meno accidentato ed il terzo silenzioso. Dopo che la loggia ha deciso che, superate le prove, il bussante può divenire un Massone, gli viene tolta la benda. Ai suoi occhi appare un tempio decorato in maniera inconsueta. Vede tre cattedre, disposte in maniera diversa e ad altezza diversa; vede un pavimento a scacchi; dei nodi che ornano le pareti; non vede un soffitto; sopra la cattedra che il neofita definisce principale scorge un sole, una luna, una stella
fiammeggiante; a fianco delle altre due cattedre scorge delle statue; una sembra Venere e l’altra Ercole. Durante la cerimonia di iniziazione viene letto un rituale che culmina con la lettura del giuramento. Dopo il giuramento gli viene apposto un grembiule bianco ed in un modo determinato e gli vengono consegnati due paia di guanti.
Per sommi capi vi ho tracciato la cerimonia di iniziazione. Dopo tale cerimonia il neo iniziato comincia a frequentare la Loggia in primo grado. A poco a poco prende confidenza con i simboli che gli vengono illustrati e con il rituale che viene letto durante l’apertura e la chiusura dei lavori. Scorge diversi simboli ed
ascolta tante parole. Si rende conto che sia i simboli che le parole che ode racchiudono tanti significati. La curiosità, la voglia di conoscere lo spingerebbe a domandare. 
Ma gli hanno detto che da apprendista non può prendere la parola!... e allora aspetta. Aspetta che la saggezza di coloro che hanno varcato la porta del tempio prima di lui e che adesso hanno gradi maggiori dei suoi gli forniscano le spiegazioni che cerca. Perchè, prima di entrare nel tempio, ci si ferma nella sala dei passi perduti per effettuare delle operazioni e a che giovano le operazioni che li si attuano. Perchè si entra nel tempio in un certo modo, ed il tempio stesso viene percorso dai Maestri che ricoprono cariche. Perchè si sta all’ordine in una certa maniera; cosa ci vuol dire quel pavimento a scacchi; cosa significano i vari simboli che arricchiscono il tempio. La pazienza degli apprendisti e la saggezza dei Maestri ci daranno le spiegazioni che cerchiamo.
Dico pazienza e saggezza e vi spiego il perchè.
Studiare i simboli, studiare la massoneria, l'alchimia, la magia, ricercarne le origini e rintracciare i primi cultori dell'arte, è bello, è gratificante. Lo studioso, il ricercatore, lo scienziato, alla fine di un lavoro in cui riesce a dimostrare che il triangolo con il vertice in alto porta verso Dio e che tale simbolo è stato patrimonio, prima di divenirlo della massoneria, anche degli Esseni, degli Egizi e di chissà quanti altre sette o popoli, prova tanta soddisfazione specie se chi ascolta lo gratifica con i soliti bene, bravo continua così. Ma, sul piano pratico, ci insegnano qualcosa?
A mio avviso sì. Anzi ci forniscono la chiave dell'immortalità. Per questo dobbiamo comprenderli; per questo dobbiamo sapere ciò che vogliono dirci. I rituali massonici, nei tre gradi, sono dei percorsi operativi meravigliosi. Se letti con attenzione ci impartiscono le istruzione del vivere quotidiano e per
sviluppare ciò che l'egoismo, la pigrizia, la paura ed altri vari condizionamenti,
ci impediscono persino di considerare esistenti.
Vedete Fratelli, noi Massoni, a differenza di coloro che si affidano alle religioni
rivelate, sappiamo che la conoscenza, non la sapienza, dobbiamo conquistarla
con il nostro lavoro. Ma il lavoro che dobbiamo fare è lungo, faticoso, seccante.
Non sono ammesse scorciatoie. La pazienza degli apprendisti, la saggezza dei
Maestri è fondamentale perchè, ciò che, alla fine di questo lavoro, il Massone
conoscerà è di tale entità, di tale intensità che una mente normale non potrebbe
sopportarlo.
La Massoneria fornisce all’iniziato i mezzi, affinchè si possa conoscere in vita
ciò che, sicuramente, sarà svelato dopo la morte.
Immaginate che oggi, in questo momento, qualcuno sia in grado di metterci
immediatamente e senza alcuno sforzo da parte nostra, in contatto con ciò che ci aspetta dopo la morte. Quanti di noi dopo ciò sarebbero in condizioni di tornare alle normali occupazioni. Io credo nessuno. La nostra mente non sarebbe in grado di gestire tanta conoscenza improvvisa.
Se però, la conoscenza di ciò che ci aspetta dopo la morte è il risultato di costanti aperture del velo dapprincipio piccole e poi sempre più grandi, sempre più grandi, quando arriveremo alla fine ciò che vedremo sarà quasi scontato.
L'ultima visione ci mostrerà solo qualche piccola cosa in più di quella precedente la quale, a sua volta, avrà mostrato qualche piccola cosa in più di
quella ancora prima e così via.
Non solo è impossibile conoscere tutto improvvisamente ma è anche pericoloso.
Armatevi di pazienza, anzi armiamoci di pazienza ed iniziamo. Dove arriveremo
non lo so. Qualsiasi passo avanti, però, sarà sempre positivo a meno che non sia
un tentativo di percorrere scorciatoie.
Quando conoscerete la cerimonia di iniziazione al grado di Maestro (naturalmente mi rivolgo agli apprendisti ed ai compagni) vi sarà rivelato che la parola di passo non può essere conosciuta con la forza e con l'inganno. Allora vi ricorderete di queste mie parole. Non vi sto svelando niente di particolare.
Non sto dicendo nulla che non possa essere detto in questa camera.
Quando sento chiedere ad alcuni fratelli di elevare la camera nel grado di Maestro perché occorre discutere alcuni argomenti, rimango molto perplesso. Io ritengo che non si debba nascondere all'apprendista o al compagno la lite fra due fratelli o il comportamento non condiviso di un membro di giunta o dello stesso Gran Maestro. Tutto ciò il compagno, l'apprendista possono sopportarlo,
possono capirlo e la loro reazione, a volte, potrebbe essere anche più assennata
di quella di tanti Maestri.
Ciò che, a mio avviso, non può esser detto all'apprendista o al compagno, si trova in quello che vi ho detto poco fa. Se qualcuno rivelasse, in questa camera, una formula, una invocazione, il tracciamento di un segno o di una cifra, ammesso che ne esistano, capace di mettere ciascuno di noi in contatto con entità non presenti nel nostro stato di esistenza, quello sì che, per i motivi che vi ho esposto prima, arrecherebbe un grave danno ai fratelli non ancora pronti.
Prevengo immediatamente la sicura obiezione che può passare per la mente di
qualche apprendista, che non esistono formule, tracciamenti, cifre che possano
metterci in contatto con entità diverse da quelle conosciute o, almeno, non esistono in Massoneria. Questi sono argomenti che interessano quelli che si
occupano di altri percorsi esoterici.
Poiché l'apprendista non può parlare, a questa tacita osservazione io rispondo
ugualmente. Avete mai visto, per visto intendo studiato attentamente, un quadro di Loggia? 
Sapete come, in origine, doveva essere posto il quadro di Loggia?
Doveva essere tracciato per terra. I segni che venivano tracciati avevano forza evocatoria. Oggi si prende il quadro che si tiene appoggiato sullo scranno che ospita i fratelli all'Oriente lo si mette fra le tre luci e ci sembra di aver fatto solo un gesto rituale del quale non si comprende il significato. No cari Fratelli,
quando il Maestro delle Cerimonie prende il quadro di Loggia e lo appone in
mezzo al Tempio, in sostanza traccia i segni e le cifre magiche capaci di evocare
entità. Sulla forza dell'evocazione si può discutere specie se i lavori non
vengono condotti con consapevolezza e con lo spirito e la convinzione di ciò che
devono produrre.
Avete mai letto attentamente un rituale? Esso non è altro che un insieme di formule invocatorie ed evocatorie; di movimenti corali simultanei e ritmici che
hanno lo scopo di creare l'energia necessaria per formare l'eggregore.
La catena d'unione, poi, aumenta in proporzione geometrica la potenzialità eggregorica dei partecipanti. Il contatto fisico produce energia. 
Il capo catena (ossia il Maestro Venerabile, per intenderci) dopo aver constatato 
che l'energia è prodotta e circola, attraverso la comunicazione all'orecchio della parola, la invia scuotendo tre volte le braccia.
Il gabinetto di riflessione, i viaggi per l'iniziazione, i vari passaggi dei rituali, nei
tre gradi, vi rivelano il lavoro che si deve svolgere per raggiungere gradualmente la conoscenza di cui vi ho parlato. Basta saperli interpretare. Il testamento, atto con il quale si indicano i propri doveri, non si deve esaurire il giorno dell'iniziazione; esso simboleggia il lavoro di meditazione che, quotidianamente, ciascuno di noi deve fare per diventare ricettivo ad altre esperienze. I viaggi, con le relative purificazioni, simboleggiano il lavoro di introspezione, di riflessione e di fissazione da compiere non solo il giorno dell'iniziazione, ma ogni giorno, al fine di liberarsi da tutte quelle scorie che impediscono di essere ricettivi di altri messaggi.
Per mia onestà debbo però dirvi che non basta avere pazienza. Non basta seguire con diligenza e determinazione il suggerimento di colui che ci guida. Occorre ben altro; occorre che ciascuno di noi costruisca il proprio tempio interiore.
Secondo il mistico persiano Sohravardì, vissuto nel 1100, il «tempio interiore» cioè il santuario intimo dell’anima dove è possibile 1’unione con 1’angelo, ha due porte: una che si apre verso il mondo esterno e l’altra verso la grande pianura del deserto spirituale. Afferma Sohravardi che non è possibile aprire la seconda se non viene chiusa la prima. Analogamente avviene in Massoneria dove la prima operazione da svolgere è quella di abbandonare i metalli. E non è per una ragione morale, moralistica, bacchettona, che si impone agli adepti di un ordine iniziatico di abbandonare le passioni, i rancori, e persino i sentimenti positivi. Vi sono ragioni ben più serie. Del resto la morale, per l'iniziato, non è e non può essere quella convenzionale, relativa ad una data epoca, ad un determinato territorio ed a determinati soggetti; la morale, per l'Iniziato, è agire, pensare, desiderare, in armonia con l'Ordine universale.
Ogni nostro interesse, ogni nostro pensiero, ogni nostra azione, in quanto energia,
tende ad influire sull'Ordine cosmico. Ma l'Ordine universale, l'Ordine cosmico,
non prevede, se non per riflesso, la soddisfazione dei nostri interessi, l'appagamento dei nostri desideri. Ne consegue che se i pensieri, le azioni, i desideri non provocano energie armoniche con l'Ordine cosmico, avviene una reazione che tende
a distruggere la fonte del tentativo di turbamento dell'ordine stesso.
Per conoscere quali energie e quindi quali attività, pensieri, desideri, sono in
armonia con l'Ordine cosmico è necessario prima liberarsi da tutti i condizionamenti che guidano le nostre attuali attività per render pulita la lavagna sulla quale scrivere.
Quando saremo riusciti a creare tale condizione, a poco a poco, con qualche accorgimento, sapremo cosa fare e come comportarci per proseguire il cammino.
Lo sapremo perché ci verrà rivelato, in tante maniere, a qualcuno con più forza ad altri con meno forza. Crea il discepolo e verrà il Maestro.
Ciò vuol dire che i Maestri, coloro che dovranno guidare i vostri passi, possono
fornirvi la spiegazione dei vari simboli, possono fornirvi la spiegazione dei vari riti e rituali che si incontreranno come anche possono fornirvi il perchè, il significato cioè, di tali simboli, di tali rituali. Queste spiegazioni, unite alle letture che le stesse sollecitano, possono fare di voi dei soggetti eruditi, possono far di voi delle persone colte. La vostra scienza, la vostra conoscenza sarà vana, però, o almeno sarà vana per il fine che la Massoneria indica e che si vuole raggiungere, se non si persegue il fine di trasformare il proprio essere.
La Massoneria non è una scuola di morale.                                                    La morale che la società ha codificato
deve essere già patrimonio del bussante ed inoltre non è la morale che ci interessa.
La Massoneria è ben altra cosa ed è riduttivo anzi molto riduttivo ridurla a semplice scuola di comportamento. Essa è una via per conoscere il mondo spirituale, per conoscere la vera legge che regola tutto l’universo e non solo questo piccolo mondo il quale, per consentire ai suoi abitanti di abitarlo senza eccessive sofferenze, deve darsi delle regole; regole valide solo per questo mondo, per questi abitanti e variate se l’epoca in cui si vive, se i costumi, le necessità, esigono una mutamento delle stesse. La legge che vige nel cosmo è una legge universale, invariabile, rigorosa.
Cerchiamo di conoscerla con l’aiuto della Massoneria; ne varrà la pena.
Potrei continuare ancora a lungo, cari Fratelli. Preferisco però, finire qui.
Antonio Urzì Brancati 

Nessun commento:

Posta un commento