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giovedì 25 febbraio 2021

Fraternità e Fratellanza: equivoci o equivocità?

 


Fraternità e Fratellanza: equivoci o equivocità?

(segue prima parte del 15-02-2021)

Ancora una volta, è salita alla ribalta una liaison – solo teorica, lo dico subito - tra valori cristiani e idealità massoniche (o viceversa…), con riferimento a delle interpretazioni circa i concetti di fratellanza e – estensivamente – di fratellanza universale: per carità, nessuno è depositario assoluto del corretto utilizzo di una parola o di una espressione, ma a fare la differenza sono sempre i contenuti, l’origine degli stessi e la loro elaborazione nel tempo; né più né meno come quando si cucina, dove gli ingredienti base sono pressocché fissi, mentre a mutare è solo la tecnica per utilizzarli e quindi presentarli per la degustazione.    

C’è chi continua a sostenere - fors’anche esemplificando in modo temerario o fors’anche strumentale -, che il concetto di fratellanza universale sia comune alla Chiesa Cattolica, alla Massoneria e all’Islam: ciò partendo dal presupposto che le tre strutture siano accomunate dalla diffusione in tutto il mondo dei loro aderenti (l’universalità, appunto) e che vi possano essere comuni visioni circa i concetti di fraternità o di fratellanza. Nozioni dalle molteplici sfumature che, citate sic et simpliciter, possono esporre a complesse ma anche contrastanti interpretazioni.

Questa volta, tutto ruota intorno a una dichiarazione attribuita dai media alla ‘Massoneria Universale’ (indicazione generica, che non offre maggiori specifiche: è come dire ‘il mondo del calcio’ o ‘il mondo dell’arte’ ), e a quella stampa (Redazione Chiesa, Avvenire.it Avvenire.it 4-2-2021) che si rifaceva all’incontro celebrativo per la prima ‘Giornata Internazionale della Fratellanza Umana’.                       

Un incontro celebrativo organizzato ad Abu-Dhabi che ha visto partecipare oltre allo Sceicco Mohammed Bin-Zayed, il Grande Imam di Al-Azhar Ahmad al-Tayyb, Papa Francesco e il Segretario Generale dell’Onu Antonio Guterres. Nel contesto dell'incontro, è stato ribadito che “…nell’ottobre 2020, tale invito divenne ancora più ineludibile con l’enciclica Fratelli tutti. Questi incontri sono un modo per realizzare un’amicizia sociale autentica, come ci ha chiesto il Santo Padre”, ha sottolineato il Cardinale Miguel Ángel Ayuso Guixot - Presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso -, e sulla scia plaudente si è inserita la citata fonte massonica dichiarando “compiuti passi da gigante da Papa Francesco per la fratellanza universale”: uno degli oltre 70 messaggi similari giunti da varie logge per elogiare il Papa, già autore della citata enciclica, nel cui contesto il tema della fratellanza universale veniva ripetutamente  ripreso.

Per sbrogliare questa matassa dai troppi fili, occorre individuare un punto certo di partenza: così che non potrei iniziare questo articolo se non riferendomi alla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani – Nazioni Unite, Parigi 10 Dicembre 1948 – che all’Art. 1 così recita «Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza».                                                                                                                                                                                                                                                                          Fu quello un momento di grande conquista: al termine della Seconda Guerra Mondiale, si vollero evidenziare valori culturali, sociali, etici e religiosi (là dove hanno significato e spessore quelle Antiche Tradizioni e quel bagaglio sapienziale che costituiscono il tessuto stesso sul quale si innestano tutti i Valori più autentici) messi allora brutalmente in discussione, violati e violentati da dittatori, profittatori e uomini piegatisi al loro comando.                                           

Grazie a questo documento ancora fondamentale, si ritrovava l’Uomo, sottolineandone la Dignità e quei Valori portanti che ne avrebbero consentito una decorosa ‘rinascita’ all’insegna dei Diritti insopprimibili della Persona Umana.  A quanto sopra – in un classico succedersi di corsi e ricorsi storici - si contrappongono oggi le azioni di tutta una congerie di soggetti che – persino riveriti - declamano come necessaria la brutale riduzione della razza umana a mezzo farmaci, attraverso la somministrazione dei quali arrivare a una mappatura quantica tale da monitorare a forza ogni individuo in ogni sua mossa e frequentazione, alterandone irreversibilmente e condizionandone  ripetutamente il DNA, sottoponendolo a un continuo e insano bombardamento di potenti e nocive onde elettromagnetiche: il tutto tentando di far passare queste dittatoriali quando non inspiegabili e ambigue operazioni come filantropiche e amorevoli attività di salvaguardia della salute.  Enunciazioni – peraltro sottraendosi al contraddittorio e quindi alla verifica secretando le proprie attività -  da far rabbrividire e tali, per chi conosce la Storia, da suscitare inevitabili parallelismi tra lo sterminio per mani naziste in camere a gas e forni crematori nel corso della II° Guerra Mondiale, e la divulgata, programmata e persino auspicata falcidia della popolazione terrestre a mezzo di deleteri e continui mix farmacologici, colmi di sostanze misteriose, attivabili e potenziabili anche per via elettromagnetica.

Tutti Fratelli?

In questo momento storico di forti tensioni economiche e contrasti sociali tra chi non ammette né tollera interferenze nella vita privata, non accettando l’imposizione di misure improntate all’attenuazione quando non all’annullamento dei diritti inviolabili della libertà e della persona, come pure l’affievolirsi della vita di relazione, di libera espressione e di civile confronto, sono risuonate le note del messaggio papale dall’emblematico titolo ‘Fratelli Tutti: titolo suadente e testo ammiccante che sostanzialmente intende rafforzare l’attuale attività vaticana. Un messaggio dai molteplici aspetti, che qui sarebbe impossibile affrontare nel loro complesso e nelle loro interazioni, nel cui contesto risuonano molto di frequente le parole ‘fratelli’, ‘fraternità’ e ‘fratellanza’, al pari della ripetuta citazione del concetto di ‘Fratellanza Universale’: una novità (ma solo apparente…) in ambito ecclesiale, al punto da suscitare addirittura palesi segni di entusiasmo e plauso in contesti strettamente connessi alla Massoneria, tanto in Italia che all’Estero. La Gran Loggia di Spagna, tra le più importanti d’Europa - in un articolo sul proprio bollettino El Oriente - si è dichiarata addirittura orgogliosa del fatto che il papato abbia abbracciato la ‘fraternità universale’, grande principio della Massoneria, chiarendo poi che “il grande principio di questa scuola iniziatica non è mutato in tre secoli: la costruzione di una fratellanza universale in cui gli esseri umani si chiamino vicendevolmente fratelli, al di là delle credenze, delle ideologie, del colore della pelle, dell’estrazione sociale, della lingua, della cultura o della nazionalità”. Per fornirne una prova concreta, il foglio spagnolo cita un passo dell’enciclica in cui il governo papale indica “Desidero tanto che, in questo tempo che ci è dato di vivere, riconoscendo la dignità di ogni persona umana, possiamo far rinascere tra tutti un’aspirazione mondiale alla fraternità”, espressa invocando “una fraternità aperta, che permette di riconoscere, apprezzare e amare ogni persona al di là della vicinanza fisica, al di là del luogo del mondo dove è nata o dove abita”; indicazione ancor più esaltata dal fatto che per concretizzare questa Fratellanza Universale il papato ritiene che ci si debba riferire, al tracciato della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani: comunque da ampliare, perché ritenuti – tali Diritti - ‘non sufficientemente universali’.

Considerazioni tutte, quelle del massonico El Oriente, riprese quasi con eccitazione da certa informazione, alle quali hanno fatto compagnia anche altre realtà massoniche, tutte tese a evidenziare la nuova equazione chiesa-massoneria, porgendo taluni contenuti come finalmente accostati da una comune visione di ‘fratellanza universale’. Questo, ovviamente, riconducendosi alle sole apparenze: nella sostanza, invece, le cose stanno in modo diverso, e ritengo opportuno - come studioso di tutto ciò che caratterizza certe sensibilità del mondo spirituale e simbolico, ancorché correlate a pratiche di tipo iniziatico - offrire delle considerazioni d’insieme utili a una migliore comprensione e valutazione degli eventi e, consentitemi, dei corretti ruoli nel gioco delle parti. Anche perché su questa tastiera saranno molte le mani che tenteranno di impostare una qualche dolciastra armonia.

 Permettetemi ora di richiamare per un momento la vostra attenzione sulla corretta interpretazione delle parole che richiamano i termini qui complessivamente indicati; parole, il cui utilizzo, specie se inserito in contesti solenni, può determinare una realtà spesso dissonante. Troverete tutto alla fine del testo, così da non disperdere la vostra concentrazione sul tema: con comodo, potrete consultare le singole voci complete di riferimenti e riconducibilità storica.

Scavando un po' nel tempo, limitatamente al concetto/sentimento di fratelli/fratellanza sappiamo che questo non esisteva nell’antica Grecia, poiché l’individualismo della condotta si nutriva dei modelli omerici: il vigore del Pelide Achille e la saggia ma anche furba prudenza di Ulisse. Singoli che agiscono con una propria autonomia, segnati da una personalità talmente energica da farne delle vere e proprie isole a sé stanti in un mare tutto proprio. L’uomo greco viveva la polis non per il suo valore di collettività, ma quale insieme di individui virtuosi – non certo suoi fratelli né membri di una più ampia fratellanza - in cui l’essere inclusi è di fatto inevitabile. La comunità era composta da chi possedeva una forma di virtù, abilità o capacità: gli altri ne restavano ai margini, vivendo e coltivando la propria individualità. È con il cristianesimo delle origini che l’idea di fratello si fa largo quale vero e proprio ideale che, pensate, fino al tardo Medio Evo era un sentire limitato alla sfera religiosa, per lo più limitato all’ambito monastico con monaci e monache che tra di loro si chiamavano fratelli e sorelle.                                                                                                                                                                      È a far tempo dalle riflessioni del filone utopico di epoca rinascimentale, stimolate dagli scritti di Tommaso Moro, che si fecero largo – ma lentissimamente – i concetti di fratelli e poi di fraternità per definire un certo qual ambito nei rapporti tra soggetti.  Bisogna aspettare il 1763 con François-Marie Arouet (l’eccellente Massone noto come Voltaire; cfr. ‘Trattato sulla Tolleranza’) per leggere “…Possano tutti gli uomini ricordarsi che sono fratelli! Aborrire la tirannia esercitata sulle anime, così come hanno in esecrazione il brigantaggio, che sottrae con la violenza il frutto del lavoro e della pacifica industria! Se i flagelli della guerra sono inevitabili, almeno non odiamoci, non straziamoci a vicenda nei tempi di pace…”.  Quindi, tornando alla fratellanza, se ne parlava e se ne scriveva molto poco: ci vollero molti secoli perché i tempi maturassero, fino ad arrivare alla vigilia del 1789, della Rivoluzione Francese.                                                                                                     

Fu in quell’epoca che avvenne un mutamento profondo tanto nell’idea che nel concetto di fraternità, via via divenuto incisivo al punto da divenire – con Libertà e Uguaglianza - grido di battaglia di quella Rivoluzione come di quelle che ne seguirono. Un grido di una tale potenza e incisività da trascinare i cuori e le menti.  E le genti. Quel trinomio fu una scoperta talmente profonda e sconvolgente nella sua semplicità, da correre di città in città, da essere urlato di bocca in bocca, da nazione a nazione: prorompente e dirompente. Da ricercatore, devo confessare il mio stupore nel non aver trovato citazione del concetto di fratellanza nelle carte ‘rivoluzionarie’ di quegli anni, neanche nella Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo e del Cittadino (Agosto 1789) dove all’Art. 1 pur si parla di uomini liberi e uguali, ma non certo di fratelli o di una conseguenziale fratellanza (difatti, le prime indicazioni ‘rivoluzionarie’ francesi indicavano Libertà, Eguaglianza e Fraternità, poi riprese in toto o in parte sui vessilli di quelle Città Italiane che si coagularono poi per pervenire all’Unità d’Italia).  Pensate: persino nei documenti che portarono alla costituzione francese del 1799 - che aprì formalmente la via al Bonaparte – non v’è traccia del termine ovvero dei relativi concetti; insomma – nei carteggi governativi della Francia, crogiuolo di forti pulsioni liberal-massoniche - il classico trinomio è in realtà un… binomio; mancava proprio la fraternità ovvero la fratellanza.

Una dimenticanza?... Una Stranezza? Un errore?... Una zoppìa concettuale?  Niente di tutto ciò: la spiegazione è semplice, quanto sostanziale. La fraternità/fratellanza NON rappresenta un diritto naturale così come lo sono l’eguaglianza/uguaglianza e la libertà: essa è mero frutto di un profondo sentire che ha le sue radici nella cultura che permea l’essere umano. Riflettete: non esiste nazione al Mondo che possa emanare una norma, una legge, che possa imporre ai cittadini l’obbligo di sentirsi fratelli, ovvero che debbano sentirsi vincolati, affratellati, sulla base di tale concetto, di un simile sentire. Riflettendo, appare ovvia la conclusione che, libertà e uguaglianza sono concetti e diritti naturali non necessariamente coniugabili con la fraternità/fratellanza: popoli caratterizzati dal riconoscimento dei diritti di libertà e uguaglianza non obbligatoriamente possono sentirsi uniti o ancor peggio vincolati da sentimenti di fraternità/fratellanza imposti persino ope legis. A ben guardare, i rivoluzionari dell’epoca erano poco fratelli; le faide erano all’ordine del giorno, al pari delle intolleranze, degli agguati, degli attacchi, delle uccisioni anche con il contributo cruento di Madame Guillotine: così , che di fraterno c’era ben poco salvo le enunciazioni, nobili nei termini e nei contenuti.  E anche i fini di cui alla libertà e all’uguaglianza, in nome dei quali i popoli si stringono in fiera lotta, sono diversi a tutto ciò che possa ruotare intorno a quelli della fratellanza.           

Cito tra i molti il grande autore e pensatore russo Fëdor Dostoevskij, insigne Massone: egli, se pur riconosce alla libertà e all’uguaglianza la grande importanza dei valori-cardine, chiarisce nettamente che una cosa è teorizzarli politicamente mentre altra cosa è il concretizzarli. Per la fratellanza, non è la stessa cosa: riguardo questa ha valutazioni taglienti, attribuendo a tale concetto la nefasta qualità di rappresentare “...la principale pietra d’inciampo dell’occidente. L’uomo occidentale discorre di questa fratellanza come d’una grande forza motrice dell’umanità, e non s’accorge che la fratellanza non la si potrà trovare da nessuna parte, fino a che essa non esisterà nella realtà”.  

Così che è sinteticamente vero che il sentimento di fraternità, la fratellanza, non la si dà, né la si concede: siamo fratelli solo in umanità: tutti appartenenti alla stessa razza.    

 Roma, 25 Febbraio 2021

Giuseppe Bellantonio

 (fine seconda parte - continua / next on 2-03-2021)

In fotografia: Eleanor Roosevelt mostra il manifesto della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani


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lunedì 22 febbraio 2021

Coccole tra Chiesa e Massoneria: ambiguità sulla ‘fratellanza universale’.

 

Coccole tra Chiesa e Massoneria: ambiguità sulla ‘fratellanza universale’

Il giornalista Andrea Cionci, in un suo articolo (>Ancora coccole tra Chiesa e Massoneria: basta ambiguità sulla ‘fratellanza universale’<, ‘Il Corriere delle Regioni.it’ del 10-2-2021; link https://www.corriereregioni.it/2021/02/10/ancora-coccole-tra-chiesa-e-massoneria-basta-ambiguita-sulla-fratellanza-universale-di-andrea-cionci/ . Articolo che vi invitiamo a leggere per esteso, per dare giusta completezza allo spirito e alla lettera trasfusi dall’Autore) esamina in modo diretto, asciutto e persino crudo, i termini della questione, soffermandosi sulle contraddizioni riscontrate e precisandone i termini, nulla lasciando al caso. Un articolo, che con qualità e spessore, elenca i fatti accompagnandoli con commenti oggettivi. L’incipit dello scritto di Cionci non lascia dubbi “questa storia della Fratellanza universale va chiarita per bene perché è un discorso molto pericoloso sul quale nella Chiesa circolano troppe ambiguità e da troppi anni…(.)… Il Cattolicesimo è l’unica religione che ritiene di aver ricevuto la Rivelazione della Verità direttamente da Dio, nella persona di Gesù Cristo, vero Dio e vero Uomo” prosegue l’Autore, “Per i cattolici, Cristo non può essere né un profeta, né un illuminato, né un personaggio che è stato divinizzato dopo la morte. Con Cristo - sostiene la Chiesa da 2000 anni - è Dio stesso che si è presentato agli uomini in tutta la sua identità e perfezione, fornendo, per così dire, nome, cognome, indirizzo e codice fiscale: >Io sono la Via, la Verità e la Vita<. Di conseguenza, per il Cattolicesimo tutte le altre religioni non sono vere. (Sarà poco politicamente corretto, ma le cose stanno così; del resto il sentimento è ricambiato, non è che gli islamici, ad esempio, ritengono vero ANCHE il Cristianesimo, ma parlano altresì di "infedeli")”. Per i Cattolici, se le altre religioni “…prescindono da Cristo Figlio di Dio sono alternative alla Verità, ad essa antitetiche o fortemente incomplete e quindi FALSE”.

Saranno le altre religioni a convertirsi a Gesù Cristo e non certo il Cattolicesimo a doversi stemperare e trasformare in una nuova religione indistinta, frutto di una possibile fusione di elementi ideologici già inconciliabili, attuata in vista di un unicum meticciato tra dottrine diverse.

Andrea Cionci sostiene che bisogna stare molto attenti a parlare di fratellanza universale, concetto base della Massoneria, perché per i Massoni questa fratellanza sottintende il fatto che popoli diversi abbiano ricevuto…” attraverso vari profeti e uomini illuminati un particolare adattamento  di una entità in comune, corrente sotto il nome di Grande Architetto dell’universo: una essenza divina che, nei fatti, non è “…realmente, né la Trinità, né Javeh, né Allah, né la Trimurti …(.)…Una posizione legittima, ma opposta rispetto al Cattolicesimo, super-identitario per definizione e per rivelazione.

Quella della Massoneria” sostiene Cionci “ è una idea orgogliosamente anti-cristica, poiché, dice l’Apostolo Giovanni, è anticristico tutto ciò che rifiuta consapevolmente il fatto che Dio si sia davvero incarnato in Gesù Cristo (ma su questo specifico punto ritorneremo in seguito, in modo più specifico, anticipando che le cose non stanno proprio così) …(.)Siccome il nemico n.1 di Cristo è il diavolo, per i cattolici ciò che è anticristico è anche demoniaco…(.)… Non è un caso, infatti, che gli stessi massoni presero il demonio come loro “campione”, simbolo della ribellione alle “superstizioni cattoliche”. Si ricordi come il massone Giosuè Carducci avesse composto l’ ”Inno a Satana” e come l’effigie del diavolo venisse pubblicamente esposta in numerose manifestazioni massoniche (ma anche a questo riguardo, proprio per evitare il ricorrere di luoghi comuni, si impongono dei chiarimenti, prima di approfondire il tema della ‘fratellanza universale’). Ricorda ancora l’Autore come la Massoneria sia stata oggetto di scomuniche fin dal 1738 “Così come è stato poi scomunicato il Modernismo, una corrente teologica cattolica che, a partire dal Concilio vaticano II, ha preso sempre più piede nella chiesa, fino ad affermarsi oggi quasi completamente. Del resto, il Modernismo tende a rifiutare tutto ciò che è soprannaturale nel Cattolicesimo, non ultimo il fatto che Cristo fosse realmente il Figlio di Dio, nato da Maria Vergine. Così, il Gesù modernista diventa una specie di profeta, non dissimile da quelli delle altre religioni. 

Ecco perché Modernismo cattolico, Massoneria e sincretismo religioso vanno a braccetto, perché rendono Gesù uno dei tanti profeti che hanno parlato di un dio indistinto e non già il vero Dio, nella Sua seconda persona, che si è incarnato. Spiegano, peraltro, i domenicani che gli uomini sono fratelli fra di loro solo “nella carne”, in quanto appartenenti alla specie umana, ma non lo sono affatto a livello spirituale. I cristiani sono fratelli solo in Cristo e fra di loro. Quindi, al massimo, si può parlare di un rispetto umano fra le varie religioni, ma nella assoluta divisione dei culti. Ecco perché non ha alcun senso pregare insieme a membri di altre religioni…(.)… Il sospetto è, quindi, che questo mito della Fratellanza universale sia piuttosto funzionale al progetto - massonico, per l’appunto - del Nuovo Ordine Mondiale, dove tutti i popoli saranno mischiati e meticciati grazie all’immigrazione. In questa nuova Babele, bisogna seminare le basi per una convivenza secondo la quale tutti alla fine possano pregare tutti gli dei, e quindi nessuno. L'obiettivo del diavolo sarà raggiunto, spingere gli uomini a negare il Dio trinitario cristiano. Sarà un enorme passo indietro, alimentatore di conflitti, perché poi quando ci si chiederà “ma l’anima, esattamente, che fine fa dopo la morte?”, (domanda chiave e ineludibile) allora si apriranno nuove guerre di religione…(.)…Quindi, che la fratellanza universale spirituale venga promossa dalla Massoneria è legittimo (visto che la Massoneria non crede a nessuna delle varie religioni), ma se lo stesso tipo di fratellanza viene propagandata dal Cattolicesimo siamo in presenza di un OBIETTIVO ANTICRISTICO, e quindi demoniaco…(.)..Poi, liberi tutti di aderire alle religioni o alle filosofie che più si prediligono, ma per favore, niente camuffamenti”, conclude il giornalista Cionci. 

L’articolo è di stimolo e spunto per ulteriori approfondimenti su un complesso di questioni di importanza esiziale, visto che strutture e istituzioni con finalità diverse e assetti distinti non possono confondere i rispettivi ruoli e i propri limiti e ambiti.  Così che ne deriva un vero e proprio studio, che, al di là della sinteticità con cui termini e concetti vengono gettati d'emblée sullo scacchiere di una supposta evoluzione culturale, sociale e religiosa (che – invero – ha i connotati di una brutale regressione), può offrire elementi di profonda valutazione. Vediamo qui i primi quattro, direttamente correlati all’articolo a firma di Andrea Cionci.                      

Primo: in questa corsa dell’uno ad assomigliare all’altro, e quindi a confondere le acque a favore di un indistinto miscuglio, è impossibile non tener conto che mentre Cattolicesimo e Islam rappresentano delle religioni, la Massoneria no. Essa non è una religione bensì è un’Istituzione – un’associazione, secondo le leggi italiane successive allo scandalo P2 – laica (non laicista) con ideali, archetipi, concettualità culturali, permeate da studi e approfondimenti di natura esoterica, filosofica, storica e simbolica, con ciò seguendo anche delle ritualità nei propri lavori interni, ossia delle procedure solenni riprese da antichi manuali: procedure che hanno la finalità di sottolineare Antiche Tradizioni, antichi miti e soprattutto le grandi qualità dell’Uomo il cui percorso di Vita è Illuminato dalla Scintilla Divina come pure dalla Ragione. È quindi un raffronto impossibile e fors’anche equivoco oltre che temerario quello tra Istituzioni religiose e Istituzioni profane, del tutto laiche: specie se i raffronti non coinvolgono l’integrità delle posizioni ma solo talune loro peculiarità, o solo concetti limitati.                 

Secondo: ad alimentare la valutazione anticattolica della Massoneria (ricordo: né religione, né assemblea di fedeli, ossia ecclesia, chiesa), vi è la nascita stessa della c.d. Massoneria Moderna tra il 1717 e il 1720, ad opera dello scozzese James Anderson, Pastore della chiesa presbiteriana scozzese, tra i redattori delle (nuove) regole dei Liberi Muratori, dette Costituzioni di Anderson (1723), divenute in seguito lo standard per la nascita di tutte le comunioni massoniche del mondo. Il primo articolo di queste richiama ancor oggi interpretazioni e controversie. Nel passato infatti i Massoni erano stati obbligati a dichiarare fedeltà a Dio ed alla Chiesa d'Inghilterra: così, ricordiamo che la religione tradizionale del popolo inglese è l'anglicanesimo, risalente al XVI secolo, originato dalla drastica scissione dalla Chiesa di Roma per opera del Re Enrico VIII. L’Archbishop of Canterbury è la massima autorità spirituale della Chiesa Anglicana e della Comunione Anglicana, mentre il governatore supremo è il Sovrano del Regno Unito, attualmente la regina Elisabetta II. Non tralasciamo di segnalare poi, come la Massoneria Inglese – la casa madre, mi si passi il termine – opera sotto la protezione della Corona Britannica, S.A. il Duca di Kent ne è il Gran Maestro e innumerevoli sono i membri della Casa Reale e della Nobiltà attivi nelle Logge. Al di là di queste precisazioni, la Massoneria – ovviamente! - non abbraccia alcuna religione, ma ogni singolo Massone è assolutamente libero di professare la propria fede personale, come pure di rispettare quella professate dagli altri. 

Terzo: la Massoneria (riferendoci sempre e comunque a sue strutture che operino regolarmente: diversamente ci troveremmo a valutare strutture concettualmente e formalmente deteriorate, distorte, irregolari e irrituali. In pratica simil-massoniche e non massoniche) non ha mai ‘venerato’ espressioni o rappresentazioni diaboliche. Anzi, si pensi che fino agli inizi del 1700 ogni atto, ogni riunione, ogni norma, si apriva con l’espressa citazione ”In nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo e della gloriosa Madre Maria, alla memoria eterna dei Santi Quattro Coronati, loro beati servi”. Quindi, parlare di una Massoneria, ancorché Moderna, che sia atea, propensa al ‘diabolico’ o quant’altro, è pratica temeraria e superficiale, in effetti priva di un substrato storicamente e socialmente apprezzabile, utile solo a chi – vuoi per ragioni fideistiche, vuoi per ragioni mercantili o politiche, aveva comodo/utilità a evocare le ‘terribili’ qualità degli ‘incappucciati’, il loro profilo gnostico, il loro anticattolicesimo -.  Certo, i responsabili delle vendite (Carbonari) e quanti operavano segretamente, a rischio della loro vita, contro il papa-re o contro gli oppressori dei vari stati d’Italia, non erano amati dal potere: anzi, da questo erano perseguitati, imprigionati, torturati e uccisi. Nei tempi, e la cosa viene ancora ricordata sotto un profilo squisitamente di studio, vi era un idolo pagano – Bafometto - della cui venerazione furono accusati i Cavalieri Templari (altro Ordine, non massonico) : idolo ossequiato fino agli inizi del 1900 in alcuni contesti anticristiani (ma in realtà, anti-religiosi) dediti all’occultismo e a pratiche riconducibili alla sfera della ‘magia nera’. L'origine del nome è ancora oggi ambigua e incerta. Il nome di Baphomet, come suggerisce anche Eliphas Levi, è stato inoltre associato col tempo alla figura di Satana e, da alcuni, a quello di Enki, dio buono sumero-babilonese, protettore dell'umanità e il cui simbolo era una capra, rivale del dio ebraico Yahweh considerato il crudele demiurgo gnostico. Il nome  Bahomet viene citato per la prima volta nei verbali del processo contro i Cavalieri Templari. L'Inquisizione sostenne a quel tempo che i Cavalieri, sottoposti a crudeli torture per estorcere una qualche confessione, usassero un Bafometto come parte delle loro cerimonie di iniziazione: ma questa era una semplice scusa  per consentire che il loro Ordine fosse accusato di eresia e idolatria e i suoi membri perseguitati; mentre i più che cospicui beni di detto Ordine furono razziati e confiscati dalla Chiesa, mentre la casa regnante francese poté appropriarsi, non onorando il debito contratto, di un enorme prestito concesso dai Templari al Re di Francia Filippo IV, il Bello.                                             

Quarto: Parlare di un Carducci ateo o antireligioso è un grave errore. I “Levia Gratia” di Giosuè Carducci si concludono come è noto con l’inno “A Satana”; un poema nato quasi per caso:ruppe dal cuore, proprio dal cuore, in una notte di settembre del 1863”, scrisse egli stesso.  La novità intellettuale, scatenò una complessa polemica, facendo nascere un vero e proprio caso e accrescendo, forse a torto, un filone letterario definito “satanico”. Nel poema, secondo l’interpretazione dello stesso poeta Giosuè Carducci, appare chiaro che la figura di Satana non è altro che il simbolo della ragione, del progresso e della civiltà moderna (cfr. la locomotiva). Si tratta di un inno che trova la sua origine nella crescita interiore - di segno illuministico - maturata da Carducci, e che per quei tempi ebbe un suo innegabile significato.

Ma torniamo ora alla questione cardine: fraternità e fratellanza, equivoci o equivocità?       

Fin dal 17 Novembre 2020, in un mio articolo circolato tra ‘addetti ai lavori’, offrivo spunti di valutazione ed elementi oggettivi attraverso i quali poter comporre un mosaico completo e quindi corretto.

Riprenderò quindi nel seguito del presente articolo il mio testo del Novembre scorso, arricchendolo di altre riflessioni alla luce del sopra citato evento di Abu Dhabi e dello sperticato plauso di certa Massoneria o di certe facili e semplicistiche interpretazioni.

Roma, 15 Febbraio 2021

Giuseppe Bellantonio

 (fine prima parte - continua / next on 26-02-2021)


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