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giovedì 2 febbraio 2017

MASSONERIA ITALIANA: SGOMITATE TRA SPURI, IRREGOLARI, IRRITUALI...

In queste ultime settimane in molti mi hanno richiesto di esprimermi su quanto stava avvenendo e su quanto stava evolvendosi. La risposta che inizialmente ho simpaticamente dato ai più - scossi dal quesito tardivamente postosi: ‘ma dove sono capitato?, ma dove stiamo andando?’ -, è stata quella di ricondursi (…con un sorriso) ai suggerimenti espressi dalla disinvolta scrittrice Carla Ferguson Barberini, piuttosto che farsi il sangue amaro.                                           Ma, con il passare dei giorni, ho ritenuto di affrontare parte dei quesiti riservatamente e seriamente a me formulati.                                          Le cronache che in queste ultime settimane si interessano delle serie attività di indagine istituzionalmente espletate dalla Commissione Parlamentare che indaga sulla Mafia, con segnato riferimento all’approfondimento del presunto/desunto/ipotizzato ovvero possibile ruolo e/o coinvolgimento di strutture di massoniche in attività contrarie alle norme di Legge, hanno riportato esternazioni attribuite ovvero riconducibili ora a questa ora a quella delle parti richieste da detta Commissione di rendere proprie dichiarazioni a testimonianza.                 Gli articoli di stampa – anche divulgati per via informatica -, in verità contengono probabilmente anche delle note redazionali: non è dato però sapere se scritte loro sponte oppure rappresentano esse stesse un condensato di rinnovate esternazioni da parte dei soggetti ascoltati dalla Commissione.                                                                                 Ora, leggendone, da esternazioni attribuite a taluno appare essere stato utilizzato il termine ‘spurio’: un termine che sovente adopera in Massoneria chi possa sentirsi in grado di dare una qualche lectio di purezza, ovvero si senta egli stesso all’apice di tale ultima condizione e quindi autorizzato ad utilizzare il termine quale cesoia discriminante verso chi – comunque, a suo avviso – ‘casto e puro’ non sia.                     Vale la pena di soffermarsi su questa situazione, che pur poco lo meriterebbe, analizzandola oltre le parole intrecciatesi attraverso le cronache.Mi riconduco dunque al significato di ‘spurio’: il termine – che deriva dal latino, ed a sua volta preso dall’etrusco – sta per “non legittimo, nato da una relazione adulterina, e sta anche per non autentico e quindi falso o falsificato (riferito per esempio a opere o documenti)”. Circa il “non legittimo”, poi, occorre vedere se ciò possa essere una qualità intrinseca ossia oggettiva, o se tale condizione deriva dal mancato riconoscimento o dal disconoscimento da parte di un terzo.                                                                                                             Ora: in Massoneria io non conosco Massoni nati da relazioni adulterine e quindi “spuri” o “bastardi” o “mezzosangue”; conosco invece la grande Libertà che hanno gli Uomini di poter aderire agli Ideali Massonici attraverso l’azione ed il cerimoniale iniziatici, così come so che - con uguale Libertà - degli Iniziati possono costituirsi in gruppo per operare e cooperare nel perseguimento esclusivo di dette loro idealità.  Ma se è vero ciò che precede, è altrettanto vero che conosco invece dei finti o se-dicenti massoni: ossia, massoni “falsi” o “falsificati”; e la ‘m’ minuscola è assolutamente voluta.                                                               I “falsificati” (agg.) sono coloro che ricorrono, quali “falsificatori” di atti - o portatori (poco sani…) di falsi pregressi - attraverso i quali, per mezzo di contraffazioni o falsi, falsificano documenti, scritture, firme o altro materiale, così da trarne lucro o vantaggio ovvero così da poter sostenere una qualche tesi o posizione: sempre a proprio esclusivo vantaggio e certamente a danno dei terzi. Ma il danno può anche essere a carico di loro sodali che, ignari dei misfatti perpetrati, non siano al corrente dell’avvenuta opera di falsificazione: in questo caso, con tutta evidenza, essi sono terzi in buona fede piuttosto che non “complici”.  I massoni “falsi” che io conosco, sono quelli che operano in opposizione alla Verità e quando – in modo premeditato e intenzionale - fanno di tutto per alterarla: asserendo, dichiarando, sostenendo, deponendo e persino giurando cose false ovvero verità alterate o manipolate.  Tra i “falsi” massoni, pongo anche coloro che hanno alterato Rituali e Statuti per portare avanti i loro disegni: evidentemente, un ‘battesimo iniziatico’ da loro eseguito non fa che accrescere e moltiplicare tale irregolarità e irritualità, all’insaputa degli ignari iniziandi; iniziandi che, almeno in quel momento, devono essere considerati in buona fede e ignari delle negatività in cui stanno imbattendosi.                             Tanto i “falsi” che i “falsificati” (chiarisco ancora: “falsificati” lo sono anche coloro che, volenti o nolenti, subiscono da parte di altri il processo di falsificazione, divenendo essi stessi “falsi” ed a loro volta persino riproduttori di “falsi”, ossia “falsificatori”) ammorbano da lunghissimo tempo l’aria della Massoneria Italiana, e la loro protervia, la loro supponenza, la loro alterigia, li porta a sostenere spavaldamente e pubblicamente tesi e posizioni che dire temerarie è dir poco.  Così come ammorbano l’aria della ’sana’ Massoneria coloro che nel volgere di una notte aumentano il loro piccolo valore di vari gradi, non riuscendo a dimostrare poi come abbiano fatto a conseguirli; coloro che si auto-nominano sovrani (sempre piccola, la ‘s’) o chissà cosa; coloro che smaniano per mettersi a capo di altri soggetti a loro simili solo per cospirare e tradire.  Tutti costoro - e non sono pochi, ma che in realtà con la ‘vera’ Massoneria non c’entrano affatto - costituiscono il vero male della Libera Muratorìa Italiana, la piaga più profonda e difficile da eliminare.                                                                                                       Si può quindi dare temerariamente, con supponenza, persino  boriosamente, la patente di “spurio” o di “puro” a qualcuno? Con molta difficoltà, e sempre che la “coscienza” di chi parla sia a sua volta sana ed equilibrata e non abbia troppi coinvolgimenti/interessi – benevoli o malevoli che possano essere – con i destinatari delle sue “gratificazioni”.                                                                                             Il concetto che riguarda i ‘veri’ Iniziati - e nel nostro caso i ‘buoni Massoni’ - è invero diverso: dobbiamo semmai ricondurci ad un concetto di ‘regolarità’, concetto che trascende semplicistiche quanto utilitaristiche indicazioni.   “Regolare” sta per “conforme a una norma o a una pratica svolta in modo consueto o secondo delle convenzioni (nel nostro caso il ‘rito’, le procedure previste dai cerimoniali) basate su regole”.                                                                                                           Per giustificare la stipula di intese/accordi, ma anche per tenere legati a sé dei soggetti sostanzialmente più deboli bisognosi di rispecchiarsi/identificarsi in taluno da essi stessi ritenuto ‘superiore’, la conformità alle norme, ad uno standard (leggasi: regolare costituzione, regolarità nell’operare e nel deliberare, riferimento e osservanza di Statuti, Regole, Costituzioni, Landmarks, ecc.) viene identificata con i concetti di “legittimità”, attraverso l’avallo e quindi la giustificazione morale e materiale di una condotta a fronte della quale l’avallante spicca un dispositivo di riconoscimento.                                                     Ma tale “riconoscimento” – attestante, appunto, la conformità di taluno a delle norme convenzionalmente pre-stabilite – con tutta evidenza non può esulare dalla verifica costante della ‘condotta’, della regolarità ‘costante e funzionale’ dei Lavori, della regolarità e puntualità nei comportamenti rituali (ossia, la correttezza nei Lavori Massonici stessi) e quant’altro.  Ossia: un “riconoscimento” non può fermarsi ad una bella pergamena lussuosamente incorniciata che, da quel momento, oltre a fare bella mostra di sé ed essere orgogliosamente esibita, possa costituire una patente a fare ciò che più aggradi.  Per essere mantenuto, giorno dopo giorno, ogni “riconoscimento” ha bisogno di “verifiche” effettive e oneste: ma se questi controlli di ‘conformità’ non ci sono o se gli stessi sono effettuati all’acqua di rose, non solo sottraggono serietà e valore agli stessi “trattati” e “riconoscimenti” ed a chi possa averli sottoscritti, ma conferiscono loro lo stesso valore di un volgare pezzo di carta: zero!                                                                                                Ciò chiarito – e ciò che di seguito sosterrò non intende offendere alcuno, tantomeno i bravi e generosi Fratelli e Sorelle che, ciascuno nel proprio ambito, vivono correttamente l’Idealità massonica, pur se sovente sotto l’anomala guida di personaggi che ignorano o hanno interesse a ignorare il modo ‘corretto e regolare’ di operare -, sostengo da decenni che la vera, reale, autentica “legittimità” di una Comunità Massonica dipende esclusivamente dalla “regolarità” dei propri Lavori, ossia  dalla “regolarità” dei Lavori svolti dagli Iniziati nelle proprie Logge di appartenenza e quindi dalla “regolarità” con cui essi sono coordinati e guidati amministrativamente e ritualisticamente.                   E nell’indicare la regolarità dei Lavori, si va dalle corrette iniziazioni al rispetto delle regole comunemente e universalmente accettate in Massoneria, alla corretta-scrupolosa-dignitosa ritualità, alla non commistione tra Ordine Simbolico e Rito, all’assenza di Lavori così detti ‘misti’ (al di là della piacevolezza dell’operare e del costruire insieme, qualcuno si è mai posto il problema di come possano fare le brave Sorelle che operano in Logge ‘miste’ a seguire una ritualità scritta e descritta, simbolicamente supportata, esotericamente impostata, pitagoricamente tracciata al maschile?), alla erronea trattazione di questioni correlate alla politica e/o alla religione, all’essere sensibili al fascino dei ‘metalli’, al non operare quali scozzesi pur se dicentisi ALAM, al non essere ALAM pur praticando lo scozzesismo, al rinnegare persino lo scozzesissimo pur se si dichiara di essere in qualche modo ALAM, al non essere ALAM pur sollecitando e persino sollecitando e sbandierando riconoscimenti da chi nel mondo opera esclusivamente quale ALAM, chi non lavora come Coirpo Azzurro pur se si definisce ALAM, …               Ecco allora che il valore delle parole di chi possa essere tentato di dichiarare gli altri “spuri” – ho sempre sostenuto che chi faccia ciò pratica di fatto una forma di palese e illecita discriminazione -  essendo egli stesso “irregolare” e irrispettoso di quelle regole sulla cui base pur possa sostenere di operare, è ancor meno di ‘zero’.  Ecco quindi chi sono i veri “spuri”: coloro i quali, con false parole, falsificano o alterano la Verità per trarne un qualche vantaggio.                                                   Chiarito cosa debba realmente essere inteso per “regolare”, “legittimo” o “spurio” in Massoneria, mi auguro che chi possa esercitare un qualche dovere ovvero un qualche diritto, faccia uno sforzo - ancorché sovrumano - per eliminare ogni fonte di confusione e disaccordo, tenendo fissi gli occhi sulle Tradizioni e sul Valore di quelle Antiche Conoscenze che non possono rischiare di finire nel fango macchiando l’Ideale Massonico.                                                                           Nel concludere che, chi scrive, non è certo Giudice né si erge a tale, ma ama la Verità e rappresenta inoltre una delle ultime ‘memorie storiche’ in vita, in grado di contrastare chi alla Verità stessa preferisce la menzogna ovvero la costruzione di false quanto inattendibili ‘verità’, una parola particolare va da me spesa per la propria Comunione di appartenenza: quella ‘Comunione di Piazza del Gesù’ – già sedente a Piazza del Gesù 47, da tanti soggetti scopiazzata e quindi svilita solo per il fatto di costruirsi una discutibilissima e indimostrabile storicità, costituendo essa stessa la Storia della Massoneria in Italia – riguardo la quale nessun altro ha nesso diretto di casualità, né ne “discende” legittimamente, né ad essa presta una qualche “obbedienza”.                   Lo stesso dicasi della vanagloria e scorrettezza di chi, unicamente per captare consensi, tenta di fregiarsi temerariamente di una qualche anti-storica discendenza con Saverio Fera. Specie se i documenti di nascita ufficiali di codesti soggetti, ossia gli Atti Costitutivi associativi, possano recare date che con il 1908, il 1805, il 1960 o altro, nulla hanno a che vedere; come nulla a che vedere hanno con Saverio Fera o Placido Martini o con quella Comunione Italiana maturata e determinatasi nell’esilio bellico con il patto di unione sottoscritto dal Gran Maestro del GOI Domizio Torrigiani, allorché cedette il proprio maglietto nelle mani del Gran Maestro della Comunione di Piazza del Gesù Placido Martini, dando appunto vita a quella Comunione Italiana di Piazza del Gesù - cui impropriamente taluno tenta di ricondursi – che unì  i Fratelli tutti delle due Famiglie.                                                                                                 A chi tenta di rubacchiare meriti e prerogative altrui, ma anche di scippare la Storia altrui, rinnovo qui il periodo di un mio scritto di qualche tempo fa “…E' vero che praticare questo esercizio è stato nei piani di piccoli e piccolissimi gruppi che - nel tempo -  hanno cercato di crescere nelle loro micro-stature, accreditando le loro realtà ora di questa ora di quella presunta paternità o discendenza: come se citando di essere indimostrati ed indimostrabili discendenti di Adamo ed Eva ci si possa dare un qualche titolo per definirsi legittimati a costruirsi oggi un bungalow chiamandolo "Al Vero Giardino dell'Eden", con la sfrontatezza di  volerlo collegare direttamente  al biblico omonimo.      Mi sembra veramente eccessivo, anche se la Massoneria Italiana ne ha viste di tutti i colori”.                                                                      Concludo questa mia, dedicata a chi mi ha chiesto di offrire un qualche “chiarimento” per aiutarli a meglio comprendere gli avvenimenti odierni, sottolineando che i mali della Massoneria Italiana sono riconducibili ad un modo sempre più errato e idealmente poco consistente di espletare attività che, invece, hanno bisogno del conforto della dialettica costruttiva, dello studio, degli approfondimenti storici, di una ritrovata correttezza ritualistica e simbolica.  Che, alfine,  con uno scatto d’orgoglio, con un sussulto di dignità, costringano i “mercanti” o i “falsi” massoni, ad abbandonare il Sacro Recinto.                                     Diversamente, come meravigliarsi se, dall’esterno c’è chi continuerà a censurare l’operato dei Massoni Italiani, attaccandoli, denigrandoli e sbeffeggiandoli?
Roma, 2 Febbraio 2017                                                                    Giuseppe Bellantonio

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