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mercoledì 7 febbraio 2018

UNO STUDIO DI ANTONIO URZI' BRANCATI: I QUATTRO ELEMENTI

I nostri Lettori - molti dei quali amano consultare anche i post di FaceBook - ben conoscono, apprezzandone il tratto e la qualità del pensiero, Antonio Urzì Brancati. Fratello Illustre di vasta esperienza che dona lustro alla Massoneria: Arte Nobile densa di Alti e Luminosi Principi, dal nostro sempre onorati. Qui di seguito proponiamo, per Sua gentile ed espressa autorizzazione, un suo scritto di qualche tempo fa.
Buona lettura!

I QUATTRO ELEMENTI

In camera di Maestro i vari simboli, ed anche quelli che esaminiamo oggi,
devono essere interpretati attribuendo loro il senso, il significato
anagogico. Bisogna loro attribuire quel senso che ci porta dalla terra al
cielo, dobbiamo utilizzarli per arrivare all’Universo, per avvicinarci all’Ente
emanante. 
Nella nostra qualità di Maestri dobbiamo prendere in considerazione 
alcune ipotesi. 
In una prima ipotesi noi non adoperiamo tali simboli e soprattutto 
non adoperiamo il loro senso anagogico. In tal caso non possiamo 
lamentarci se ciò che vediamo è intriso di tutto ciò che,
essendo arrivati alla Maestranza, dovremmo aver imparato ad abbandonare.
Non possiamo lamentarci se ciò che vediamo è intriso di quegli elementi
che, per intenderci noi chiamiamo metalli e che altro non sono che quei
condizionamenti, quelle lusinghe, che ci derivano sia dalla società che dalla
stessa natura umana.
In una seconda ipotesi ci può capitare di adoperare il senso anagogico di
tali simboli, senza accorgercene senza esserne consapevoli. Ci accorgiamo
dei benefici che a noi derivano nel mondo spirituale e solo in esso, senza
preoccuparci del perché tali benefici arrivino. Ciò accade il più delle volte.
O meglio possiamo dire che ciò accadeva quando l’uomo era costretto ad
esser in contatto con la natura, lontano dalle lusinghe della società e dalle
passioni negative o positive che la stessa comporta. Noi moderni, abituati a
vivere nella società ed in mezzo agli uomini, intuiamo che per adoperare i
simboli e attribuire loro quel senso anagogico indispensabile per arrivare
alla conoscenza alla quale tutti aneliamo, ed il solo fatto di essere in questo
tempio lo dimostra, occorrono dei Maestri che ci mettano sulla via, dei
Maestri che ci spieghino in cosa consiste la differenza tra il senso morale, il
senso analogico ed il senso anagogico. Solo in tal caso e a condizione che
nei gradi precedenti si siano veramente abbandonato i metalli, è possibile
percorrere consapevolmente questa via e, cosa che almeno io
personalmente ritengo molto importante, è possibile istruire o mettere sulla
via, altri uomini di desiderio.
Noi che apparteniamo alla Giacomo Tallone, per nostra fortuna, abbiamo
proprio in colui al quale abbiamo dedicato la Loggia, quel Maestro che
oltre a metterci sulla strada ci fornisce gli elementi per capire quale strada
dobbiamo percorrere per giungere alla conoscenza. Se vogliamo capire il
perché in noi si verificano determinati fenomeni abbiamo a disposizione lo
studio, l’osservazione e la parola dei nostri Maestri. In buona sostanza
dopo aver constatato che la pratica ha fatto si che il fenomeno accada, lo
studio, l’osservazione ed il Maestro, nel caso in cui il fenomeno sia già
accaduto, lo spiega. Inutilmente, però, ci sforzeremmo a studiare ad
osservare e ad ascoltare coloro che hanno già conosciuto se il fenomeno
non è già accaduto se non siamo stati in grado di predisporre il nostro
involucro a riceverlo.
Passiamo adesso ad esaminare i quattro elementi, passiamo cioè ad esporre
ciò che costituisce il tema della nostra conversazione.
Possiamo enunciare i quattro elementi sia partendo dal basso che partendo
dall’alto. Terra, acqua, aria e fuoco o fuoco, aria, acqua terra. Ciò che è in
basso è come ciò che è in alto. Partiamo dall’esame di ciò che è in basso. I
quattro elementi, tradotti in elemento solido, liquido, gassoso ed energetico,
sono, a ben guardare, l’unico modo in cui si presenta a noi tutto ciò che si
trova sulla terra. Vi è una diversa proporzione fra i vari elementi e proprio
questa diversa proporzione ci porta a distinguere ciò che è stato emanato.
Non possiamo che esaminare molto superficialmente il senso letterale e
morale legato ai quattro elementi, dato che dobbiamo occuparci del senso
anagogico.
Il senso morale, a mio avviso, è molto legato all’armonia. Esaminiamo un
uomo, un animale, una pianta o un minerale. In natura ci appaiono perfetti.
La loro perfezione, che è armonia, è data dalla giusta proporzione fra i
quattro elementi, dal giusto impasto tra di loro. L’acqua, la terra, sono
armoniosamente mescolati dalla natura che si serve del fuoco, dell’energia.
Ciò che ne deriva, oltre ad essere costituito dagli elementi iniziali, è
costituito anche da ciò che non è stato utilizzato e che pertanto viene
restituito, attraverso la precipitazione, dal fuoco che li ha amalgamati,
attraverso l’aria, elemento gassoso. E’ un procedimento alchemico. La
natura effettua tale procedimento automaticamente e il risultato costituisce
l’armonia. Solo l’uomo può turbare tale armonia, solo l’uomo con i suoi
vari condizionamenti, con la sua vana pretesa di adattare quanto la natura si
dispone a realizzare, al proprio bisogno o peggio al proprio capriccio.
Nel tragitto verso l’alto il prodotto finito di tali operazioni alchemiche, per
analogia, lo si accosta ai pianeti, agli astri, ai segni zodiacali. Così facendo
se vogliamo intervenire sul prodotto finito possiamo, appunto per analogia,
intervenire proprio sugli astri, sulle costellazioni, sui segni zodiacali etc. e
come? Con le invocazioni, con le evocazioni, con le preghiere oltre che con
l’operatività. Con i mezzi che le varie scuole esoteriche ci forniscono e che
noi impariamo ad utilizzare.
Il nostro Maestro, Giacomo Tallone, ci dice che noi Massoni, 
nell'utilizzazione di quei mezzi, dobbiamo ben apprendere e ben adoperare
la leggenda di Hiram, quella vera, quella che lui stesso ci ha raccontato in
una sua tavola, e non quella che il nostro rituale, in maniera approssimativa
e abbandonando il vero senso della leggenda stessa, ci propina.
La maggior parte delle scuole esoteriche si occupano nel proprio percorso
proprio dell’aspetto analogico e ciò è più che logico perché è relativamente
facile occuparsi dell’aspetto analogico dei simboli in generale e degli
elementi in particolare, mentre è oltremodo difficile occuparsi degli stessi
simboli esaminando il senso anagogico.
Dopo aver brevemente accennato al senso letterale e morale dei nostri
simboli, soffermiamoci, un attimo, sul loro senso analogico.
Innanzitutto constatiamo che i quattro elementi sono rappresentati da
triangoli. Il fuoco è rappresentato dal triangolo rivolto verso l’alto, come
l’aria. Questa raffigurazione ci ricorda che il fuoco, la fiamma si alza a
punta verso l’alto mentre l’aria non è che fiamma resa passiva da un tratto
orizzontale. L’acqua è rappresentata da un triangolo volto verso il basso,
come una coppa pronta a ricevere la pura rugiada che cade dall’alto, mentre
la terra, anch’essa appesantita da un tratto orizzontale, è considerata come
acqua ispessita, appesantita, solidificata.
Secondo Ermete, per ottenere effetti meravigliosi bastano il fuoco, attivo e
la terra, passiva. Il fuoco che sulla terra ha proprietà quali il calore e la
luce, nel cosmo illumina il sole, gli astri e gli altri corpi celesti. Il fuoco, la
fiamma influenza sia gli spiriti del male che gli spiriti del bene dal
momento che gli spiriti del male sono più forti in mancanza del fuoco, della
luce, mentre gli spiriti del bene sono più forti in presenza della luce e non
solo di quella divina ma anche di quella derivata dal fuoco terreno. E’ per
questa ragione che coloro che praticano, prima di qualsiasi pratica
accendono un cero, come anche si tengono dei ceri accesi presso i defunti
appunto per allontanare gli spiriti del male.
La terra riceve tutti gli elementi, tutti i raggi e tutte le influenze celesti. Alla
terra è sufficiente essere esposta all’aria e purificata dal fuoco. Le cose
provengono dalla terra, vengono generate dalla terra stessa, come i semi, le
piante, gli animali, le pietre, i metalli.
L’acqua è indispensabile nelle purificazioni. Essa ha il potere di generare,
di nutrire, di far crescere e trae le sue virtù dall’elemento fuoco.
L’aria, infine, spirito vitale che penetra ogni essere, è la prima a ricevere le
influenze celesti, influenze che poi comunica agli altri elementi. L’aria
riceve anche le impressioni di tutte le cose naturali e celesti e fornisce agli
uomini la materia per i sogni e per i presagi.
I quattro elementi non sono puri. Essi sono abbastanza amalgamati fra di
loro e devono diventare puri per operare cose meravigliose. Come dice
Agrippa, devono giungere a quella suprema unità, passando dal quaternario
(quattro elementi) e progredendo attraverso il settenario ed al denario.
Prima di giungere all’unità i quattro elementi possono trasmutarsi l’uno
nell’altro in determinate condizioni assicurate dalla presenza del fuoco.
Non è possibile però lavorare fin dall’inizio con fuoco puro. Uno dei
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metodi per sviluppare fuoco puro è quello di creare immagini di fuoco,
avvalendosi dell’elemento acqua, elemento femminile indispensabile per la
creazione di immagini. Si ha che l’acqua racchiude, quindi la sottile forza
del fuoco. Tale forza viene trasmessa attraverso l’aria mentre la terra
assicura la costanza e la continuità del procedimento. La quantità degli
elementi che vengono impiegati nel procedimento debbono però essere ben
equilibrati perché un fuoco eccessivo prosciugherebbe completamente
l’acqua, creatrice di immagini. L’aria, a questo punto non avrebbe più
utilità non potendo veicolare alcuna forza sottile e la terra si calcinerebbe.
D’altro canto un regime smodato di acqua porterebbe allo spegnimento
dell’elemento fuoco e alla dispersione dell’elemento terra; troppa terra
finirebbe con lo spegnere definitivamente il fuoco sotto la propria massa
provocando anche il prosciugamento dell’acqua; un regime di aria
eccessivo determinerebbe le conseguenze dovute ad un eccessivo regime di
fuoco. Come si vede i quattro elementi bisogna saperli adoperare. Dopo
averli ben conosciuti e ben adoperati, dopo cioè aver fatto un buon lavoro
su noi stessi, vediamo come questi elementi ci conducono alla suprema
visione.
Siamo così giunti al culmine dell’ascesa. Adesso, utilizzando i quattro
elementi, possiamo dedicarci a conoscere ciò che è posto in alto e quindi
far sì che la conoscenza che così acquisiamo, proprio per ciò che ci dice
Ermete, ciò che sta in alto è come ciò che sta in basso, attraverso un
percorso inverso, discenda fino al nostro corpo. Dobbiamo far sì che la
conoscenza si manifesti, cioè, mentre ancora siamo in possesso
dell’involucro che ci ha accompagnato in questa vita e che tanto ci ha
condizionato. E’ quello che vogliamo. E’ ciò che, in massima parte,
giustifica la nostra presenza in questo Tempio.
Cerchiamo la conoscenza anagogica. La conoscenza di ciò che eravamo
prima di utilizzare l’involucro che possiede la nostra anima ed il nostro
spirito e dopo che la nostra anima, il nostro spirito, lasceranno tale
involucro.
Questa conoscenza non possiamo ottenerla con i cinque sensi che abbiamo
a disposizione; non possiamo ottenerla utilizzando lo strumento che fino ad
oggi ci ha fornito la nozione di ciò che siamo e di ciò che sono stati coloro
che ci hanno preceduto. In buona sostanza non possiamo ottenerla
utilizzando il nostro cervello. Anzi dobbiamo considerare il nostro cervello
come un eccessivo regime di fuoco, di acqua, di aria e di terra. Il giusto
regime degli elementi che ci occorre dobbiamo ottenerlo abbandonando
quell'organo che fino ad oggi ci ha dato sicurezza e che abbiamo timore di
abbandonare come si ha timore di abbandonare una cosa conosciuta e, in
fin dei conti, anche comoda.
A questo punto il cuore prende il posto del cervello. Il cuore nel quale
risiede quel fuoco, quella fiamma che, ben adoperata purifica gli altri
elementi e li mette a disposizione dell’universo affinchè attraverso le
vibrazioni, attraverso il ritmo, attribuisca loro quella densità necessaria
affinchè, nei vari mondi che si trovano nell’universo e nel cosmo stesso,
vengano ad essere quelle entità che assumono visibilità agli occhi di noi
tutti. Noi uomini, composti dagli elementi che oggi abbiamo illustrato,
attraverso il fuoco che alberga nel nostro cuore, purifichiamo quegli
elementi che costituiscono il nostro fisico, il nostro corpo, il nostro spirito e
la nostra anima. Quando l’involucro che contiene tutti gli elementi non ci
sarà più, gli stessi elementi, purificati o meno, torneranno a costituire parte
del cosmo e resteranno a disposizione dell’energia, della vibrazione. Da lì
ricomincerà il ciclo. Badate bene, Fratelli, gli elementi che costituiscono il
corpo torneranno a costituire parte del cosmo. E’ ciò che vi era prima della
nascita. Gli stessi elementi che hanno costituito il nostro corpo erano nel
cosmo prima della nostra nascita e torneranno nel cosmo dopo la nostra
morte. Gli stessi elementi che hanno costituito il nostro corpo hanno
qualcosa in comune con ciò che si trova nel cosmo. Oserei dire che tali
elementi, mentre sono parte integrante del nostro corpo, conoscono già ciò
che vi è nel cosmo perchè prima della nostra nascita erano insieme anche se
con diversa densità.
L’uomo che ha percorso il cammino iniziatico è riuscito a penetrare i
segreti del cosmo. Ha visto, ha conosciuto. Sa cosa accade dell’energia,
delle vibrazioni, durante l’attesa. E conosce tante altre cose.
Questa conoscenza non può riferirla in quanto non può descriverla a chi
non ha percorso il cammino iniziatico, a chi non possiede gli stessi sensi.
Può soltanto dirgli tenta la strada. Io sono quì ad ascoltarti a discutere
insieme a te ciò che vedi o ti sembra di vedere.
Ciò che si può dire, e che facilmente i nostri cinque sensi possono
comprendere, e che quella mescolanza che avviene quando si raggiunge la
conoscenza, quella mescolanza degli elementi, quelli che ancora formano il
nostro corpo e quelli che esistono nel cosmo, dà luogo a quei fenomeni che
tanto colpiscono i profani. In buona sostanza dà luogo all'acquisizione dei
poteri. Ciò avviene perchè gli elementi che occupano l’involucro che ci
costituisce non vengono adoperati nella loro interezza, sono il prodotto di
una operazione alchemica e, in quanto tali, vengono impiegati
parzialmente. La conoscenza la si acquisisce quando quel processo
alchemico avviene anche per gli elementi che formano il nostro involucro;
e, mentre una parte di essi rimane con l’involucro, l’altra parte è capace,
anche se momentaneamente, di mescolarsi con gli altri elementi che
formano il cosmo e che riguardano sia il passato che l’avvenire. Allora si
acquisisce la conoscenza e si acquisiscono quei fenomeni che colpiscono il
profano e che si identificano con i poteri.
Le scuole iniziatiche, la Massoneria, ci abituano a contemplare, ci abituano
ad operare. Attraverso l’operatività, attraverso la contemplazione, l’uomo
che vuole può raggiungere la conoscenza. Coloro che non vogliono, coloro
che non sanno, sono destinati a restare lungo il cammino.
Anche il percorso non completo però è notevole. Val la pena tentare. Val la
pena restare anche lungo il percorso. E’ possibile che un percorso, anche se
non completo, attribuisca, forse inconsapevolmente e in maniera
incontrollata, quei poteri di cui si diceva.
Noi abbiamo dedicato questa Loggia ad un uomo. Ad un Fratello che ha
raggiunto la conoscenza e che ha trasmesso a coloro che lo vogliono, a
coloro che lo sanno ascoltare, ciò che ha visto. Ascoltiamo di nuovo il Suo
messaggio. Ascoltiamo di nuovo ciò che tenta di dirci con le sue sette
trasformazioni.
Un giorno io mi risvegliai e mi ritrovai nella bara, coperto delle vesti che
mi ero scelte. Sentii allora per la prima volta la bara e le vesti e tentai di
togliermi le vesti ed aprire la bara: né l'una cosa né l'altra potei fare. Allora
corsi alla pura acqua della sorgente e, mentre bevevo, il fanciullo mi disse:
"Non si può salire se non prima si discende. Sono tre le parole: Osare,
Volere, Tacere; e tre le lettere: L􀉏D􀉏P􀉏 
Ed io osai, volli e tacqui e mi servii delle lettere.
Ed ecco il mio cuore uscì dal mio petto ed io lo vedevo. In questo modo mi
accorsi della trasformazione e discesi. Vidi e fui fatto tutto di presente,
mentre una nebbia copriva il passato, e il futuro in me non c'era. Dominio
di me era una forza che operava dall'interno, alla quale non potevo
sottrarmi. Ma io compresi e la sentii, e quando quella forza non ebbe più
segreti per me ed io divenni uno con essa, allora mi resi libero.
Questa è la prima trasformazione.
Quando fui libero discesi ancora e perdetti tutti i sensi tranne uno. Sentii
l'immobilità e la fissità: appresi così un'altra forza. La mia vita fu nel caldo
e nel freddo, e solo la luce, che pur non vedevo, mi faceva vivere. Anche il
presente era scomparso. Questa nuova vita non era meno interessante
dell'altra. Dapprima questa nuova forza l'avvertii come estranea a me, ma
poi essa ed io fummo una sola cosa. Allora mi resi libero.
Questa è la seconda trasformazione.
Discesi ancora e fui peso tra cose pesanti. Tutto mi era al di sopra ed io non
l'avvertivo. Anche la sensazione del caldo e del freddo era scomparsa. Mi
parve che fosse un regno morto e che morto fossi anch'io. Però mi guardai
dentro e vidi la vita nella forza misteriosa che produceva un velocissimo
moto nascosto, il quale proveniva dal moto universale e con esso si
accordava. E quando non vi fu più quella forza, ma divenni uno con essa,
allora mi resi libero.
Questa è la terza trasformazione.
Allora risalii e fui sempre nella bara. Così il terzo giorno risuscitai dai
morti e sentii la vita di prima e dissi a me stesso: "Io sono stato all'inferno".
Però sentii pure che se vita c'era in basso vita doveva esserci in alto, e che
la via percorsa non era stata che un ritorno. Allora volli sentire la vita del
presente.
Osai ricercare la vita sospingendo le pareti della bara. Ordinai a me stesso
di divenire un ritmo. I miei polmoni respirarono ritmicamente, i miei organi
conobbero il loro ritmo; infine il mio cervello si fermò, ed al posto di esso
si pose il cuore, che mi era stato sempre dinanzi agli occhi. E quando tutto
me stesso si uniformò al ritmo del cuore, e fui tutto un ritmo, allora le
pareti della bara caddero ed io mi resi libero.
Questa è la quarta trasformazione.
Divenuto ritmo ascesi nel sole. Guardai da lì la terra, la luna e l'inferno e
vidi che erano veri. Compresi perché gli uomini stanno tutti nella bara e
non se ne accorgono. Vidi che essi sono fatti del presente, del fisso e del
mobile e compresi l'unione di queste tre cose. Vidi pure che il sole era
come me ed aveva il suo cuore ed i suoi organi e soprattutto il suo ritmo. Il
mio era diverso: osai allora accordare il mio al suo e quando l'accordo fu
completo una veste mi cadde.
Questa è la quinta trasformazione.
Allora salii ancora e vidi che la notte non seguiva il giorno, né il giorno la
notte. Non c'era né il bene né il male, né il maschio né la femmina, né
l'ascesa né la discesa, né l'ieri né il domani, né il grande né il piccolo, né la
terra né il sole; e non c'era neanche il nulla e non c'era il tutto. Ma queste
cose le vedevo, ma non le capivo, fino a che il mio ritmo non si unì al ritmo
universale e non si accordò con esso. Allora sentii la forza eterna; l'altra
veste mi cadde, ed io rimasi nudo, rimasi io.
Questa è la sesta trasformazione.
Ma la settima non so esprimerla, neanche per allegoria; perché è quella
della sublimazione; e non si può esprimere che così:
Sublime Architetto dei Mondi, "Tu hai gettato un velo sulla Tua gloria e
nelle pieghe di questo velo hai proiettato la tua ombra. Tu hai permesso alla
notte di esistere al fine di lasciare apparire le stelle, ed hai impresso
un'immagine sul velo del quale Tu avevi coperto la tua Gloria; e
quest'immagine ti sorrise ed hai voluto che quest'immagine fosse la tua per
creare l'uomo a rassomiglianza di questa immagine". 
Così Tu sei Padre, così Tu sei Luce. Tu che sei questo hai voluto il 
movimento e nel ritmo perenne hai posto l'onda della vita. La vibrazione 
è la Tua legge e la creazione l'effetto di questa legge. Il Logos, vibrando, si rende carne. 
Così conciliando in te Libertà e Necessità hai dato all'universo libertà e
necessità. Così vive lo sterminato mondo, i di cui confini sono nella tua
volontà, così vive l'invisibile atomo la cui forza è nella tua potenza. 
Perché il basso è come l'alto.
Tu hai fatto la Gerarchia, perché Tu sei Ordine. E gli Angeli salgono e
discendono la infinita scala, e combattono una notte intera con gli uomini.
Tu hai accordato i mondi e le gerarchie, ed ogni cosa è un mondo ed ha una
gerarchia. Ed hai fatto i sentieri per cui ogni cosa creata può giungere a Te.
I sentieri sono infiniti, come i raggi della tua luce, e tutti si congiungono in
Te.
Quando Tu hai creato hai posto all'origine una forza, ed ogni creazione
dura quanto dura l'impulso originario. Questa legge Tu hai posto in ogni
cosa. Or, vedi, oggi, qui adunati, noi ricominciamo il nostro cammino verso
di Te. Manda qui l'Angelo Tuo perché accordi le onde che da noi
promanano, perché dei nostri ritmi faccia un ritmo solo e lo indirizzi là
dove Tu vuoi; e lo faccia si potente che questa Loggia lavori sempre per
l'esaltazione della Tua gloria, o Grande Architetto dell'Universo.