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sabato 23 maggio 2015

LUIGI PRUNETI: "GLI INIZIATI..."

Ieri 22 Maggio 2015, nelle sale della Biblioteca Statale Antonio Baldini di Roma - diretta dal Dott. Giovanni Arganese - il Prof. Luigi Pruneti ha presentato il proprio libro GLI INIZIATI, edito per i tipi di Mondadori nella edizione Oscar-Nuovi Misteri.
L'intrigante sottotitolo del volume - IL LINGUAGGIO SEGRETO DELLA MASSONERIA - e l'autorevolezza dell'Autore - con all'attivo innumerevoli opere di carattere storico-esoterico, Rettore dell'Ateneo Tradizionale Mediterraneo nonché altissimo Dignitario per anni ai vertici della Gran Loggia d'Italia di Palazzo Vitelleschi - ha attratto un folto ed attento pubblico, che ha seguito con grande attenzione tanto gli interventi dell'Autore che quelli, non meno interessanti e qualificati, degli altri intervenuti, anch'essi introdotti dall'Ing.Galeazzi: il Prof. Garofalo ed il Dr. Foccillo.  
Tra il pubblico, numerosi gli "addetti ai lavori" ma anche molti i semplici curiosi o gli studiosi tanto della fenomenologia muratoria nei suoi aspetti contemporanei che della sua ricca storia, specie se antecedente alla nascita della c.d. Massoneria Moderna.
Il Prof. Pruneti - Illustre Autore ed altrettanto Illustre Iniziato, che con l'occasione ho avuto l'opportunità di salutare nuovamente e che stimo per la serietà e il rigore della ricerca storica oltre che per il tratto personale - non ha lesinato di offrire spunti e dettagli nel rispondere alle domande del Moderatore come pure a qualche interrogativo proposto dal pubblico a fine conferenza.
L'Autore, ponendo i propri interventi all'insegna del corretto assunto che la Massoneria (ovviamente, quella più autentica e genuina: attenta alle tradizioni ma anche consapevole della propria valenza sociale)sappia generare e trasmettere sani valori, ha stimolato la lettura del proprio scritto.
Personalmente, ne ho terminato la lettura proprio mentre inizio questo mio articolo, trovandolo certamente adeguato a soddisfare - ma anche correggere - la curiosità di quanti già siano attivi in tale contesto, come pure ad invogliare ad ulteriori approfondimenti quanti possano essere spinti da sana curiosità ovvero possano anche intendere di avvicinarsi ad una qualche comunità già organizzata ed attiva.
Un bel pomeriggio di sana cultura, quindi, alla cui riuscita ha anche contribuito il supporto di IDEA SERVICE, coordinata da Quirino Martellini. 
Rinnovati e sinceri complimenti al Prof. e Fr. Luigi Pruneti, e buona lettura a quanti vorranno leggere circa "GLI INIZIATI" in questa sua ultima fatica letteraria.

Roma, 23 Maggio 2015                  Giuseppe Bellantonio

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lunedì 11 maggio 2015

ATTUALITA': LOGGE DI S.GIOVANNI - 2° parte


ATTUALITA’  IN  MASSONERIA

 … LE  “ LOGGE DI SAN GIOVANNI ”
(parte seconda)

Il riferimento iniziatico a “San Giovanni” 

         I Franchi Muratori delle Confraternite di San Dionigi e di San Giovanni  - che in Italia presero anche il nome di Maestri Comacini - si misero all'opera per costruire la prima Cattedrale Gotica, alla cui ombra fiorì l'Ermetismo.

         Come noto, i Franchi Muratori (aggettivo che contraddistingue e qualifica non per l’appartenenza all’etnia dei Franchi, bensì per la condizione di affrancamento  dai fardelli dell’umana materia, di libertà e di onestà, di capacità e lealtà, di coraggio) – siamo ancora nella Massoneria Operativa, l'epoca della Muratorìa, ben prima della famosa data del 1717 ! -  dedicarono a San Dionigi la prima Cattedrale: questa fu il modello simbolico di tutte le altre che seguirono.

         E' dunque vero che San Dionigi e San Giovanni furono citati e indicati anche prima di allora – tanto del 1717 che della costruzione della prima Cattedrale Gotica - con devozione e rispetto dalle varie Confraternite di Muratori, Scalpellini e  Tagliatori di Pietre; ma è altrettanto vero che la storiografia più ampia (ivi inclusa quella parte “leggendaria” basata comunque su decise tracce storiche: talvolta decise, talaltra superficiali) ci indica molti patroni dei Muratori, degli Scalpellini e dei Tagliatori di Pietre: ad esempio San Biagio, San Gregorio, San Luigi, San Marino, i Quattro Santi Coronati, Santo Stefano, San Giorgio, Sant'Andrea, San Tommaso e forse altri che le cronache ad oggi ci celano, tra i quali certamente anche una donna: Santa Barbara.  

Particolare menzione va ad un Sant’Alessandro di Scozia, i cui riferimenti nelle Corporazioni non sono molto consistenti anche se è certo come in onore di questo Santo sia stata dedicata proprio quella Loggia Madre di Parigi presso la quale fu poi nominato Gran Maestro il venezuelano Simon Bolivar.

         Tra le varie annotazioni una risalta in modo particolare: tra le ricorrenze che i Franchi Muratori, i Tagliatori ed i Maestri di Pietra tradizionalmente celebravano con significativo, rilevante, riguardo, vi erano le festività dell'Ascensione e dell'Assunzione.    Segno certo dell'animo devozionale che allora era certamente evidente e preminente rispetto a quella laicità che scaturì solo successivamente; in modo prorompente, a far tempo da due grandi avvenimenti: Rivoluzione Francese e Illuminismo.  

         Una laicità che - proprio con l'avvio nel 1717 della “Massoneria Moderna” -, trovò uno dei suoi cardini nell'ammantarsi di laicismo: una degenerazione, quindi, che aveva la propria chiave di lettura nell'anticlericalismo – in generale – e nell'anticattolicesimo in particolare.   Una posizione che – complici diversi enunciati rituali e regolamentari, costituenti le fondamenta della Massoneria Moderna, – venne di fatto “fatta propria” da tutto ciò che ebbe vita da quella nuova fase costituente.   E’ ormai acclarato come il 1717  abbia segnato anche la nascita di cattive o strumentali interpretazioni di antiche Tradizioni – quelle della Massoneria delle Antiche Pietre, come io amo definirla e l'innescarsi, sovente, di scontri e polemiche con gli ambienti confessionali.     Contrasti, come ho sostenuto in altri miei scritti, profondamente ingiusti perché immotivati; frutto di una non-conoscenza (ma oserei dire “voluta cattiva applicazione di ciò che si è appreso”) di precise parole e di precisi concetti espressi da chi – pur riferendosi alle antiche Confraternite – inizialmente non si era di certo posto “contro” questa o quella forma religiosa: bensì “al di sopra”, perché la Libera Muratorìa – proprio per la superiorità  delle proprie peculiarità ideali, storiche ed iniziatiche – ben si poneva “al di sopra” delle umane passioni e “al di sopra” di tutto ciò che potesse innescare contrasti o liti, specie se tali da sconvolgere gli equilibri e l'armonia interni.

         Ma di San Giovanni – sia esso il San Giovanni Battista o il San Giovanni Evangelista, comunque inteso quale patrono della Muratorìa (o parte di essa), c’è carenza di tracce certe a ritroso del tempo, specie se si va antecedentemente alla presenza del sistema templare.    Nonostante ciò, è ormai un fatto che - per tutta una serie di motivazioni, ma soprattutto a causa dell’umana complicatezza che ha spinto ad esasperate e immotivate ‘personalizzazioni’ – che entrambe le ricorrenze siano molto sentite e celebrate, soprattutto per le classiche coincidenze solstiziali ed il complesso simbolismo che ad esse è collegato.

         Sottolineo come le fonti più fonti autorevoli – specie ultimamente - riconducono la devozione a San Giovanni (i riferimenti talvolta sono contraddittori, però, su quale dei due si accentui l’attenzione) alla devozione espressa dai Cavalieri del Tempio: devozione che, con il trasferirsi di Cavalieri nelle fila della Muratorìa , sarebbe stata mutuata da quest'ultima.  

         Personalmente, ero dell’avviso che questa ricostruzione basata sulla riconducibilità al solo templarismo potesse avere eccessivi margini di insicurezza, con la conseguente incertezza che si tendesse a coltivare realtà – o pseudo-tali – idonee a sostenere un costrutto di tipo eroico, basato più sull’enfasi del mito che su fatti concreti.

         Ritenevo quindi che il riferimento, il ricondursi, a San Giovanni potesse essersi manifestato anche antecedente – e di molto - a quel periodo templare: forse in modo meno evidente - oserei dire meno “materiale”, e forse meno ‘operativo’ -  ma molto più spirituale, velato, filosofico e interiore: guardando più al Cielo che alla Terra, tendendo ad una  visione cosmologica piuttosto che ad una visione terrena (pur se “universale”, secondo la nostra visione;  la stessa ottica delle confessioni religiose, come pure – è utile, al riguardo, averne consapevolezza storica, filosofica e sociale - di alcuni contesti settari, sovente deviati, che si considerano anch'essi universali se non addirittura affetti dalla sindrome tipica dei padroni del mondo).

         Fermo restando tutto quanto sopra indicato, e rilevato come tutto ciò che comunque ruota attorno alla figura di San Giovanni sia stato definito in modo più evidente solo in un tempo successivo a quello delle originarie Confraternite dei Muratori, dei Maestri e dei Tagliatori di Pietra, è innegabile (cfr. Oswald Wirth) come l’indicazione contemporanea di “Loggia di San Giovanni” si incardini nel  riferimento che nell'Evo di Mezzo contraddistingueva le Corporazioni di costruttori ed artigiani del settore in genere (Muratori, Tagliatori e Maestri di Pietra), poi enfatizzato nel contesto cavalleresco templare successivamente alla tragica data del 1314.    E’ pertanto pacifico come in detti contesti, al pari della gente che vi aderiva, si dedicasse l’attività ad onore di questo Santo: perpetuandosi ciò nel tempo, fino ai giorni nostri.

         Era  quindi tutto l’impianto sopra indicato a costituire le vere “Confraternite di San Giovanni”, cui nel tardo periodo si unirono le “Confraternite di San Dionigi”: queste ultime, non un alter bensì frutto della pur graduale separazione allora verificatasi e dovuta ad una diversa identificazione e valutazione degli obiettivi da perseguire, come pure ad un rarefarsi dell'attività operativa ossia manuale.  

         A ben vedere, a mio avviso, furono proprio quelli i prodromi della divisione –ma definirei meglio tale assunto come un vero e proprio cambio di passo, dettato dall’evolversi dei tempi - da cui ebbe avvio quella che tempo dopo sarebbe diventata la divaricazione sempre più marcata tra “operativi” e “speculativi”.

         In San Giovanni Battista, il Precursore, si identificarono le c.d. Logge di Rito Francese ovvero Riformato o Moderno, mentre in San Giovanni Evangelista – l’Evangelista,  il cui scritto è indicato anche come Vangelo dello Spirito, visto lo spessore esoterico già evidente fin dal prologo – si identificarono quei Massoni che intesero identificare in certa eredità c.d. templare, e quindi nello Scozzesismo e nelle sue Regole, il loro riferimento precipuo. 

         Chiarendo ancor meglio: il fatto che in quelle terre di Scozia avessero cercato rifugio molti Cavalieri del Tempio fuggiti per cercare riparo dalla feroce repressione comandata dal vile francese in combutta con il connivente papato di allora, motivò che il San Giovanni Evangelista da loro adottato fosse poi lo stesso che la Libera Muratorìa  del tempo accolse: complice l’appartenenza di Nobili e Cavalieri dell’Ordine Cavalleresco alle Confraternite operative del tempo.  Confraternite che, proprio per loro impulso e sotto la loro guida, scrissero o riscrissero le proprie regole, facendo divenire le Logge un vero e proprio nucleo aggregativo e aggregante. In Scozia: da qui, la denominazione di origine - ‘scozzese’, appunto – che ancora si perpetua per tale ramo ritualistico.

         Trascurando in questa sede ogni commento sulle libere scelte adottate da talune Grandi Logge o Grandi Orienti che nel loro quotidiano poco si riferiscono all'originario scozzesismo – che per loro diviene “accessorio” piuttosto che “fondamentale”, rispetto al Rito Simbolico: molti lo qualificano come un qualcosa da vivere in modo meramente cavalleresco -, ricordiamo che nelle Logge si pone sull’Ara, posta di fronte al Venerabile, la Bibbia aperta proprio sulla prima pagina del Vangelo di Giovanni l'Evangelista; quella che, appunto, così recita:

  In principio erat Verbum                            Nel principio era la Parola
  et Verbum erat apud Deum,                e la Parola era con Dio,
  et Deus erat Verbum.                       e la Parola era Dio.
  (...)                                           (...)

         L'apertura del Libro Sacro – per noi, la Bibbia – deve rappresentare un gesto solenne, ricco di simbolismo e di allegorie; ma molti, troppi, sentono il momento dell’Apertura dei Lavori con scarsa immedesimazione, vivendo quasi con superficialità routinaria un atto e una serie di allegorie che – nella mia sfera percettiva - equivale allo scuotimento che può generare nell'anima, nella mente e nel corpo il fortissimo suono di un gong  vibrante nel silenzio più profondo. 

         Personalmente, non posso che condividere le osservazioni di molti studiosi: mentre San Pietro rappresenta la chiesa esteriore, San Giovanni Evangelista simboleggia la chiesa interiore, la chiesa dello spirito.  Da questa considerazione, e riconducendoci d'un balzo a questa mia nota, e quindi all'utilizzo dell'espressione “di San Giovanni” per qualificare o titolare le Logge,  in molti hanno voluto vedere un legame alla Gnosi: da più e più parti autorevolmente considerata la dottrina interiore e per ciò segreta – in quanto nascosta e profonda - della Chiesa.  In verità, non sono uno strenuo difensore di questa tesi, che percepisco essere una sorta di forzatura tesa a stabilire connotazioni, collegamenti e caratteristiche al limite dell’azzardato, talvolta persino forzati o eccessivi: difficile valutare e soppesare ambiti tra loro solo apparentemente ricchi di situazioni comuni e convergenze, senza rischiare di fare delle mescolanze improprie, confuse e imprecise.

         Non dimentichiamo che l'invocazione a S. Giovanni è una costante nella Massoneria contemporanea (quella “moderna”, per intenderci): motivo per cui -  io, fautore del rito Scozzese più autentico – non vedo nessun problema a festeggiare solennemente tanto l'Evangelista – quale nostro Patrono - il 27 Dicembre, rendendo onore anche al Battista, il 24 Giugno.    Entrambe le ricorrenze hanno riferimenti, contenuti e significati esoterici ed essoterici diversi, ma riconducibili ad un'unica Verità Fondante; questo mi sembra un buon motivo per tenerle entrambe in grande considerazione: ovviamente, avendo cura di evidenziare, spiegare e far comprendere ai Fratelli, ai Lettori, quali sostanzialità contraddistinguano le due Figure.

         Trattando tra qualche capitolo - con più incisività e con più elementi storici - la “Figura di San Giovanni”, sarà più chiaro perché gli onori a San Giovanni Evangelista resi dalle Logge muratorie - c.d. ‘giovannite ’, solo per tale fatto – abbia effettivi e sostanziali motivi, e quali essi siano.

         Un elemento a conclusione di questa ‘seconda parte’: è impossibile non notare come la più parte degli ‘operatori’ (termine volutamente vago…) faccia riferimento alla Loggia di San Giovanni – sia che essa già operi o che si stia costituendo o che si aggreghi in gruppo con altre similari – come se tale indicazione potesse costituire di per sé un titolo distintivo cui – peraltro – tutti possano attingere liberamente.  

         Chiarisco meglio (permettendomi di utilizzare dei parallelismi… ‘commerciali’): indicare che la Loggia X si costituisca ovvero operi come Loggia di San Giovanni, non la fa certo appartenere  ad un gruppo costituito, così condividendone l’insegna e le  modalità gestionali in modo tale che già quel tipo di indicazione la faccia distinguere da altri esercenti attività similari.   Il termine Loggia di San Giovanni è quindi utilizzato con eccessiva disinvoltura, quasi a voler delimitare un contesto entro il quale chissà cosa vi sia di eccezionale ed unico, ovvero di particolarmente riservato ad una élite di frequentatori.

         La Loggia, come noto, è sì un’entità in cui convergono e operano Fratelli che seguano medesime idealità e condividano mete e progetti attraverso procedure comuni, ma è anche un’entità amministrativa: la cellula-base sulla quale si fondano le obbedienze (o famiglie o comunioni), le quali – a loro volta – altro non sono se non una federazione di Logge: che seguono un medesimo Statuto, un medesimo Regolamento, un medesimo iter rituale ed amministrativo, e che si sottopongono ad un controllo/disciplina/coordinamento/potere di tipo centralizzato; ciò fa perdere loro – attraverso un atto di sottomissione ed obbedienza esplicitato e formalizzato proprio nei confronti di tale governo centrale – certa qual parte della loro autonomia e della propria sovranità.   Queste Logge di San Giovanni, dette anche giovannite al pari degli aderenti – anche se l’indicazione giovanniti è ormai desueta -, riferendosi proprio ed esclusivamente al loro patrono San Giovanni Evangelista, praticano lo scozzesismo (quello dei 3+30 Gradi) e sono quindi azzurre (o blu, dal termine anglosassone blue lodge che contraddistingue le Logge che conferiscono e amministrano i primi 3 Gradi, ereditati dalla tradizione operativa: detti, appunto, gradi blu o gradi azzurri o anche solo gradi simbolici) poiché i grembiuli, le sciarpe ed i collari indossati dai Fratelli sono di tale colore (anche se le bordature possono differenziarsi).

         Dire quindi – come molti fanno e come, purtroppo, tanti birbaccioni tendono a far fare, talvolta spinti dall’intento di poterne trarre un qualche vantaggio – che la Loggia X (che quindi non fa vertice su di una federazione di Logge, e perciò intende operare in autonomia) operi quale Loggia di San Giovanni è una forzatura tecnica, per non dire una scorrettezza di tipo procedurale e ritualistico.   Più correttamente, si potrà indicare come la Loggia X ed i Fratelli che la costituiscono, avvalendosi delle proprie insindacabili prerogative di autonomia e sovranità, abbia iniziato un proprio percorso indipendente, libero, autonomo e sovrano, così ponendosi sotto gli auspici del Santo Protettore dell’Ordine, San Giovanni Evangelista, e quindi adottando le insegne ed i rituali simbolici della Massoneria Azzurra, base per agli Alti Gradi Scozzesi.

         Va da sé che ove mancasse uno solo di questI come di altri ingredienti costitutivi – che peraltro vedremo più compiutamente in una  prossima parte – il prodotto finale sarebbe una torta deliziosa solo di nome, ma in realtà infarcita di broccoli e rape.

Roma, 11 Maggio 2015                                          Giuseppe Bellantonio



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