ATTUALITA’ IN MASSONERIA
… LE “ LOGGE DI
SAN GIOVANNI ”
(parte seconda)
Il riferimento
iniziatico a “San Giovanni”
I
Franchi Muratori delle Confraternite di San Dionigi e di San Giovanni - che in Italia presero anche il nome di
Maestri Comacini - si misero all'opera per costruire la prima Cattedrale
Gotica, alla cui ombra fiorì l'Ermetismo.
Come
noto, i Franchi Muratori (aggettivo che contraddistingue e qualifica non per
l’appartenenza all’etnia dei Franchi,
bensì per la condizione di affrancamento
dai fardelli dell’umana materia, di libertà e di onestà, di capacità e
lealtà, di coraggio) – siamo ancora nella Massoneria Operativa, l'epoca
della Muratorìa, ben prima della famosa data del 1717 ! - dedicarono a San Dionigi la prima Cattedrale:
questa fu il modello simbolico di tutte le altre che seguirono.
E'
dunque vero che San Dionigi e San Giovanni furono citati e indicati anche prima
di allora – tanto del 1717 che della costruzione della prima Cattedrale Gotica
- con devozione e rispetto dalle varie Confraternite di Muratori, Scalpellini
e Tagliatori di Pietre; ma è altrettanto
vero che la storiografia più ampia (ivi inclusa quella parte “leggendaria”
basata comunque su decise tracce storiche: talvolta decise, talaltra
superficiali) ci indica molti patroni dei Muratori, degli Scalpellini e dei
Tagliatori di Pietre: ad esempio San Biagio, San Gregorio, San Luigi, San
Marino, i Quattro Santi Coronati, Santo Stefano, San Giorgio, Sant'Andrea, San Tommaso e
forse altri che le cronache ad oggi ci celano, tra i quali certamente anche una
donna: Santa Barbara.
Particolare
menzione va ad un Sant’Alessandro di Scozia, i cui riferimenti nelle
Corporazioni non sono molto consistenti anche se è certo come in onore di
questo Santo sia stata dedicata proprio quella Loggia Madre di Parigi
presso la quale fu poi nominato Gran Maestro il venezuelano Simon Bolivar.
Tra
le varie annotazioni una risalta in modo particolare: tra le ricorrenze che i
Franchi Muratori, i Tagliatori ed i Maestri di Pietra tradizionalmente celebravano con significativo, rilevante, riguardo, vi erano le festività
dell'Ascensione e dell'Assunzione. Segno
certo dell'animo devozionale che allora era certamente evidente e preminente
rispetto a quella laicità che scaturì solo successivamente; in modo prorompente,
a far tempo da due grandi avvenimenti: Rivoluzione Francese e Illuminismo.
Una
laicità che - proprio con l'avvio nel 1717 della “Massoneria Moderna” -, trovò
uno dei suoi cardini nell'ammantarsi di laicismo: una degenerazione, quindi,
che aveva la propria chiave di lettura nell'anticlericalismo – in generale – e
nell'anticattolicesimo in particolare.
Una posizione che – complici diversi enunciati rituali e regolamentari,
costituenti le fondamenta della Massoneria Moderna, – venne di fatto “fatta
propria” da tutto ciò che ebbe vita da quella nuova fase costituente. E’ ormai acclarato come il 1717 abbia segnato anche la nascita di cattive o
strumentali interpretazioni di antiche Tradizioni – quelle della Massoneria delle Antiche Pietre,
come io amo definirla – e l'innescarsi, sovente, di scontri e polemiche
con gli ambienti confessionali. Contrasti, come ho sostenuto in altri miei
scritti, profondamente ingiusti perché immotivati; frutto di una non-conoscenza
(ma oserei dire “voluta cattiva applicazione di ciò che si è appreso”)
di precise parole e di precisi concetti espressi da chi – pur riferendosi alle
antiche Confraternite – inizialmente non si era di certo posto “contro”
questa o quella forma religiosa: bensì “al di sopra”, perché la Libera
Muratorìa – proprio per la superiorità
delle proprie peculiarità ideali, storiche
ed iniziatiche – ben si poneva “al di sopra” delle umane passioni e “al
di sopra” di tutto ciò che potesse innescare contrasti o liti, specie se
tali da sconvolgere gli equilibri e l'armonia interni.
Ma
di San Giovanni – sia esso il San Giovanni Battista o il San Giovanni
Evangelista, comunque
inteso quale patrono della Muratorìa (o parte di essa), c’è carenza di tracce
certe a ritroso del tempo, specie se si va antecedentemente alla presenza del
sistema templare. Nonostante ciò, è ormai un fatto che - per
tutta una serie di motivazioni, ma soprattutto a causa dell’umana complicatezza
che ha spinto ad esasperate e immotivate ‘personalizzazioni’ – che entrambe le
ricorrenze siano molto sentite e celebrate, soprattutto per le classiche coincidenze
solstiziali ed il complesso simbolismo che ad esse è collegato.
Sottolineo
come le fonti più fonti autorevoli – specie ultimamente - riconducono la
devozione a San Giovanni (i riferimenti talvolta sono contraddittori,
però, su quale dei due si accentui l’attenzione) alla devozione espressa dai
Cavalieri del Tempio: devozione che, con il trasferirsi di Cavalieri nelle fila
della Muratorìa , sarebbe stata mutuata da quest'ultima.
Personalmente,
ero dell’avviso che questa ricostruzione basata sulla riconducibilità al solo
templarismo potesse avere eccessivi margini di insicurezza, con la conseguente
incertezza che si tendesse a coltivare realtà – o pseudo-tali – idonee a
sostenere un costrutto di tipo eroico,
basato più sull’enfasi del mito che su fatti concreti.
Ritenevo
quindi che il riferimento, il ricondursi, a San Giovanni potesse essersi
manifestato anche antecedente – e di molto - a quel periodo templare: forse in
modo meno evidente - oserei dire meno “materiale”, e forse meno ‘operativo’
- ma molto più spirituale, velato,
filosofico e interiore: guardando più al Cielo che alla Terra, tendendo ad
una visione cosmologica piuttosto che ad
una visione terrena (pur se “universale”, secondo la nostra visione; la stessa ottica delle confessioni religiose,
come pure – è utile, al riguardo, averne consapevolezza storica, filosofica e
sociale - di alcuni contesti settari, sovente deviati, che si
considerano anch'essi universali se non addirittura affetti dalla
sindrome tipica dei padroni del mondo).
Fermo
restando tutto quanto sopra indicato, e rilevato come tutto ciò che comunque
ruota attorno alla figura di San Giovanni
sia stato definito in modo più evidente solo in un tempo successivo a quello
delle originarie Confraternite dei Muratori, dei Maestri e dei Tagliatori di
Pietra, è innegabile (cfr. Oswald Wirth) come l’indicazione contemporanea di “Loggia
di San Giovanni” si incardini nel riferimento che nell'Evo di Mezzo
contraddistingueva le Corporazioni di costruttori ed artigiani del settore in
genere (Muratori, Tagliatori e Maestri di Pietra), poi enfatizzato nel contesto
cavalleresco templare successivamente alla tragica data del 1314. E’ pertanto pacifico come in detti contesti,
al pari della gente che vi aderiva, si dedicasse l’attività ad onore di questo
Santo: perpetuandosi ciò nel tempo, fino ai giorni nostri.
Era quindi tutto l’impianto sopra indicato a
costituire le vere “Confraternite di San Giovanni”, cui nel tardo
periodo si unirono le “Confraternite di San Dionigi”: queste ultime, non
un alter bensì frutto della pur graduale separazione allora verificatasi
e dovuta ad una diversa identificazione e valutazione degli obiettivi da
perseguire, come pure ad un rarefarsi dell'attività operativa ossia
manuale.
A
ben vedere, a mio avviso, furono proprio quelli i prodromi della divisione –ma
definirei meglio tale assunto come un vero e proprio cambio di passo, dettato dall’evolversi dei tempi - da cui ebbe
avvio quella che tempo dopo sarebbe diventata la divaricazione sempre più
marcata tra “operativi” e “speculativi”.
In
San Giovanni Battista, il Precursore,
si identificarono le c.d. Logge di Rito Francese ovvero Riformato
o Moderno, mentre in San Giovanni
Evangelista – l’Evangelista, il cui
scritto è indicato anche come Vangelo dello Spirito, visto lo spessore
esoterico già evidente fin dal prologo – si identificarono quei Massoni che intesero
identificare in certa eredità c.d. templare, e quindi nello Scozzesismo e nelle
sue Regole, il loro riferimento precipuo.
Chiarendo
ancor meglio: il fatto che in quelle terre di Scozia avessero cercato rifugio
molti Cavalieri del Tempio fuggiti per cercare riparo dalla feroce repressione
comandata dal vile francese in combutta con il connivente papato di allora,
motivò che il San Giovanni Evangelista da
loro adottato fosse poi lo stesso che la Libera
Muratorìa del tempo accolse:
complice l’appartenenza di Nobili e Cavalieri dell’Ordine Cavalleresco alle
Confraternite operative del tempo.
Confraternite che, proprio per loro impulso e sotto la loro guida,
scrissero o riscrissero le proprie regole, facendo divenire le Logge un vero e proprio nucleo
aggregativo e aggregante. In Scozia: da qui, la denominazione di origine - ‘scozzese’, appunto – che ancora si
perpetua per tale ramo ritualistico.
Trascurando
in questa sede ogni commento sulle libere scelte adottate da talune Grandi
Logge o Grandi Orienti che nel loro quotidiano poco si riferiscono
all'originario scozzesismo – che per loro diviene “accessorio” piuttosto
che “fondamentale”, rispetto al Rito Simbolico: molti lo qualificano
come un qualcosa da vivere in modo meramente cavalleresco -, ricordiamo che nelle Logge si pone sull’Ara, posta
di fronte al Venerabile, la Bibbia aperta proprio sulla prima pagina del
Vangelo di Giovanni l'Evangelista; quella
che, appunto, così recita:
In principio erat Verbum Nel
principio era la Parola
et Verbum erat apud Deum, e la Parola era con Dio,et Deus erat Verbum. e la Parola era Dio.
(...) (...)
L'apertura
del Libro Sacro – per noi, la Bibbia –
deve rappresentare un gesto solenne, ricco di simbolismo e di allegorie; ma
molti, troppi, sentono il momento dell’Apertura dei Lavori con scarsa
immedesimazione, vivendo quasi con superficialità routinaria un atto e una
serie di allegorie che – nella mia sfera percettiva - equivale allo scuotimento
che può generare nell'anima, nella mente e nel corpo il fortissimo suono di un gong
vibrante nel silenzio più profondo.
Personalmente,
non posso che condividere le osservazioni di molti studiosi: mentre San Pietro rappresenta
la chiesa esteriore, San
Giovanni Evangelista simboleggia la chiesa
interiore, la chiesa dello spirito. Da questa
considerazione, e riconducendoci d'un balzo a questa mia nota, e quindi
all'utilizzo dell'espressione “di San Giovanni” per qualificare o
titolare le Logge, in molti hanno voluto
vedere un legame alla Gnosi: da più e più parti autorevolmente considerata la
dottrina interiore e per ciò segreta
– in quanto nascosta e profonda - della Chiesa.
In verità, non sono uno strenuo difensore di questa tesi, che percepisco
essere una sorta di forzatura tesa a stabilire connotazioni, collegamenti e
caratteristiche al limite dell’azzardato, talvolta persino forzati o eccessivi:
difficile valutare e soppesare ambiti tra loro solo apparentemente ricchi di situazioni
comuni e convergenze, senza rischiare di fare delle mescolanze improprie,
confuse e imprecise.
Non
dimentichiamo che l'invocazione a S.
Giovanni è una costante nella Massoneria contemporanea (quella “moderna”,
per intenderci): motivo per cui - io, fautore
del rito Scozzese più autentico – non vedo nessun problema a festeggiare
solennemente tanto l'Evangelista – quale nostro Patrono - il 27 Dicembre, rendendo
onore anche al Battista, il 24 Giugno.
Entrambe le ricorrenze hanno riferimenti, contenuti e significati
esoterici ed essoterici diversi, ma riconducibili ad un'unica Verità Fondante;
questo mi sembra un buon motivo per tenerle entrambe in grande considerazione:
ovviamente, avendo cura di evidenziare, spiegare e far comprendere ai Fratelli,
ai Lettori, quali sostanzialità contraddistinguano le due Figure.
Trattando
tra qualche capitolo - con più incisività e con più elementi storici - la “Figura
di San Giovanni”, sarà più chiaro perché gli onori a San Giovanni Evangelista resi
dalle Logge muratorie - c.d. ‘giovannite ’,
solo per tale fatto – abbia effettivi e sostanziali motivi, e quali essi siano.
Un
elemento a conclusione di questa ‘seconda parte’: è impossibile non notare come
la più parte degli ‘operatori’
(termine volutamente vago…) faccia riferimento alla Loggia di San Giovanni – sia che essa già operi o che si stia
costituendo o che si aggreghi in gruppo con altre similari – come se tale
indicazione potesse costituire di per sé un titolo
distintivo cui – peraltro – tutti possano attingere liberamente.
Chiarisco
meglio (permettendomi di utilizzare dei parallelismi… ‘commerciali’): indicare
che la Loggia X si costituisca ovvero operi come Loggia di San Giovanni, non la fa certo appartenere ad un gruppo costituito, così condividendone l’insegna
e le modalità gestionali in modo tale
che già quel tipo di indicazione la faccia distinguere da altri esercenti attività
similari. Il termine Loggia di San Giovanni è quindi
utilizzato con eccessiva disinvoltura, quasi a voler delimitare un contesto
entro il quale chissà cosa vi sia di eccezionale ed unico, ovvero di particolarmente
riservato ad una élite di
frequentatori.
La
Loggia, come noto, è sì un’entità in cui convergono e operano Fratelli che
seguano medesime idealità e condividano mete e progetti attraverso procedure comuni,
ma è anche un’entità amministrativa: la cellula-base sulla quale si fondano le
obbedienze (o famiglie o comunioni), le quali – a loro volta –
altro non sono se non una federazione di
Logge: che seguono un medesimo Statuto, un medesimo Regolamento, un
medesimo iter rituale ed
amministrativo, e che si sottopongono ad un controllo/disciplina/coordinamento/potere
di tipo centralizzato; ciò fa perdere loro – attraverso un atto di
sottomissione ed obbedienza esplicitato e formalizzato proprio nei confronti di
tale governo centrale – certa qual parte
della loro autonomia e della propria sovranità. Queste Logge
di San Giovanni, dette anche giovannite
al pari degli aderenti – anche se l’indicazione giovanniti è ormai desueta -, riferendosi proprio ed esclusivamente
al loro patrono San Giovanni Evangelista,
praticano lo scozzesismo (quello dei 3+30 Gradi) e sono quindi azzurre (o blu, dal termine anglosassone blue
lodge che contraddistingue le Logge che conferiscono e amministrano i primi
3 Gradi, ereditati dalla tradizione operativa: detti, appunto, gradi blu o gradi azzurri o anche solo gradi
simbolici) poiché i grembiuli, le sciarpe ed i collari indossati dai Fratelli
sono di tale colore (anche se le
bordature possono differenziarsi).
Dire quindi
– come molti fanno e come, purtroppo, tanti birbaccioni tendono a far fare,
talvolta spinti dall’intento di poterne trarre un qualche vantaggio – che la
Loggia X (che quindi non fa vertice su di una federazione di Logge, e perciò
intende operare in autonomia) operi quale Loggia di San Giovanni è una
forzatura tecnica, per non dire una scorrettezza di tipo procedurale e
ritualistico. Più correttamente, si potrà
indicare come la Loggia X ed i Fratelli che la costituiscono, avvalendosi delle
proprie insindacabili prerogative di autonomia e sovranità, abbia iniziato un
proprio percorso indipendente, libero, autonomo e sovrano,
così ponendosi sotto gli auspici del Santo Protettore dell’Ordine, San Giovanni
Evangelista, e quindi adottando le insegne ed i rituali simbolici della
Massoneria Azzurra, base per agli Alti Gradi Scozzesi.
Va
da sé che ove mancasse uno solo di
questI come di altri ingredienti costitutivi
– che peraltro vedremo più compiutamente in una prossima parte – il prodotto finale sarebbe
una torta deliziosa solo di nome, ma in
realtà infarcita di broccoli e rape.
Roma, 11 Maggio 2015 Giuseppe
Bellantonio
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