L'Ill.mo e Risp.mo Fratello Virgilio Gaito - già unanimemente apprezzato Gran Maestro del GOI - lo scorso anno aveva avuto la cortesia di inviarmi una nota nel cui contesto evidenziava con enfasi le grandi qualità - descrittive e di contenuto - del grande Fratello Giovanni Papini.
Ebbe così a segnalarmi i 'Soliloqui di Natale' scritti da Giovanni Papini, che qui ripropongo ai miei Lettori, certo che sapranno trarre dalla loro lettura quegli elevati insegnamenti ivi soffusi con sublime maestrìa dall'Autore, peraltro particolarmente evidenti in questo periodo natalizio.
Buona lettura e ancora grazie al Gran Maestro Virgilio Gaito per la fraterna amicizia che mi riserva, e per la stima - peraltro assolutamente reciproca - con cui si compiace di discettare con me dei temi a noi iniziaticamente ed esotericamente cari, mai tralasciando di ricordare i contenuti e l'esempio nell'opera degli Alti Spiriti che ci hanno preceduti nell'arduo percorso terreno, non quella grande eredità storico-iniziatica lasciataci dal compianto Gran Maestro Francesco Bellantonio, la cui eccellente Figura è ad entrambi molto cara.
Buona lettura, quindi.
Roma, 10 Dicembre 2016
Giuseppe Bellantonio
GIOVANNI PAPINI
Soliloqui di Natale
IL LOCANDIERE
Anche se mi fosse
rimasta una camera libera, non l'avrei data davvero a quella coppia lì.
Gente sospetta.
Hanno detto di essere marito e moglie, ma io non sono nato ieri e non me la
danno ad intendere.
Lui è troppo vecchio
e lei è troppo giovane. E siccome è incinta …
Forse è il padre che
l'ha portata via dal suo paese per sfuggire lo scandalo.
Ma il mio è un
albergo onorato e qui non voglio parti clandestini.
D'altra parte non mi
pare che la tratti come figliola. Quel vecchietto la guarda come fosse una cosa
santa e quasi con riverenza.
Forse un servitore
fidato che s'è preso questa bella incombenza... In ogni modo marito non è.
E lei con quell'aria
innocente e casta come se non si vergognasse di nulla....e dev'essere agli
ultimi giorni.
Quando si dice le
apparenze… Vai a fidarti delle donne! Pare una verginella e sta per essere
madre. Alla larga!
E poi, come se non
bastasse, puzzano di miseria lontano un miglio. E in casa mia poveri non ne
voglio.
Sarebbero capaci di
piantarsi qui per un mese, colla scusa della partoriente, e alla fin del salmo
sentirsi dire che non hanno abbastanza denari per pagare il conto. Se fossero
arrivati con dei bei vestiti e colla borsa pregna forse un posticino l'avrei
potuto trovare anche per loro.
Il garzone poteva
andare a dormire a casa dei suoi fratelli, per qualche notte...
Quando c'è l'oro di
mezzo tutto s'accomoda. Ma lì non c'è bene.
Lei ha un vestitino
alla buona che mi vergognerei di metterlo alla mia moglie e lui un mantelluccio
liso che deve aver più anni di chi lo porta.
E c'è il pericolo
che gli urli di lei e i pianti del bambino dessero noia agli altri viaggiatori.
Bel sollievo
trovarsi l'albergo vuoto per colpa di due vagabondi misteriosi!
Assicurano che son
galilei, ma il proverbio dice che dalla Galilea non può venir nulla di buono.
Ho fatto proprio
bene a mandarli via! Un buco in qualche posto lo troveranno di certo, prima che
sia notte.
IL PADRONE DELLA
STALLA
Ormai ho detto di sì
ma quasi quasi mi pento …
All'albergo non li
hanno voluti, non sapevano dove batter la testa...
Son debole: mi son
lasciato commuovere, specialmente da lei, con quel viso umile eppur
appassionato, con quegli occhi di bambina venuta da un mondo più chiaro del
nostro.
E sembra che porti
un gran segreto stretto al petto come un'altra porterebbe un mazzo di fiori.
Così innocente,
candida, pura che pare impossibile debba partorire da un momento all'altro...
Non ho avuto il
coraggio di mandarla via, di notte, in quello stato: forse ho fatto male ma non
c'è più rimedio.
Si son seduti nella
stalla, in silenzio; come se pregassero senza parole o aspettassero un
miracolo.
Anche il vecchio
pare una persona per bene. Assiste quella donna con tanti riguardi come se lei
fosse una regina e lui un signore diventato uno schiavo.
Non capisco nulla.
Girano il mondo soli, senza un servitore, senza una donna che possa porgere
aiuto a questa fanciulla che sta per soffrire...
Come mai saranno
partiti proprio agli ultimi giorni della gravidanza? Portare quella poveretta
per le strade, in questo mese freddo, e in quelle condizioni, non è da uomo di
giudizio. Insomma non ho avuto il coraggio di mandarli via sconsolati.
La stalla è vecchia
e sudicia ma per lo meno hanno un po' di tetto sopra il capo e le bestie un po'
di caldo lo fanno.
Anche se ho
sbagliato l'ho fatto a fin di bene: il Signore non mi castigherà.
Mi son sentito come
spinto da una voce dentro a ospitare questi due poveri spersi.
E anche il Libro
comanda d'albergare i pellegrini abbandonati.
Dio voglia che tutto
vada a finir bene per loro e per me!
IL PASTORE RIMASTO
INDIETRO
Che furia, i miei
compagni, appena hanno parlato con quei giovani sconosciuti!
Io son più vecchio e
non posso correr come loro ma, in compenso, conosco il mondo un po' meglio di
loro.
Chi saranno quei
giovinetti luminosi? Qui nel paese non si sono mai visti. Dunque son forestieri
e dei forestieri bisogna fidarsi fino ad un certo punto.
Metteteli alla
prova, interrogateli... Nossignori! Questi miei compagni, subito, alle prime
parole hanno alzato le braccia come ali e son corsi via come il vento.
Quei giovani, per
dir la verità, non parevano neanche uomini come noi. Eran tutti illuminati nel
viso e nelle vesti, senza che si potesse capire da che parte veniva il lume.
Lanterne in mano non l'avevano, il fuoco era spento e la luna non c'è. Eppure
sembrava che avessero dinanzi un braciere più che ardente.
Potrebbero essere
spiriti del Signore, ma potrebbero anch'essere fantasmi o, peggio che mai,
demoni che giran di notte.
Invece questi
pecorai sono stati lì a bocca aperta ad ascoltare e hanno issofatto bevuto ogni
cosa. E cosa hanno saputo? Che laggiù, in quella grotte, è nato un Re. Ma, per
quanto ho imparato nei settant'anni dacché sono al mondo, i re nascono nei
palazzi delle città e non già nelle greppie, in mezzo al sudiciume degli
animali.
E pare che questo Re
sia nientemeno che il discendente di David e il figliolo di Dio.
Ma il nostro Adonai,
ch'io sappia, non ha figlioli: è il Signore unico, creatore del cielo e della
terra, e non vi sono altri dei fuor di Lui.
Quanto alla famiglia
di David, dopo mill'anni e più, ho paura che non ci sia rimasta sulla terra
neanche l'ombra.
E quelli corrono
come pazzi inseguiti per andare a vedere il miracolo.
Eppure voglio andare
anch'io laggiù: non si sa mai..
LE PECORE LASCIATE
SOLE
Ci hanno destato con
quella luce che non era né sole né fuoco e poi son fuggiti via.
Non si sa dove, non
si sa perché. Se lo sapesse il padrone! Perché abbandonarci, proprio a quest'ora,
in questo buio?
Ci avessero lasciato
di giorno meno male! Si poteva entrare, almeno, in quel campo di grano laggiù e
levarsi la voglia.
Quando è giorno guai
ad accostarsi: ci cacciano via cogli urli e coi bastoni. E bisogna contentarsi
dell'erba rada che si nasconde, col freddo, tra i sassi e a volte ci buca i
labbri. Ora, benché i guardiani siano scappati, dal chiuso non si può sortire e
non c'è speranza di pascoli proibiti. Bisogna star qui a tremare, un po' dal
freddo, e un po' dalla paura. Ci badano quando c'è il sole, che nessuno
s'accosta, e ora che il mondo è tutto nero e ci son tanti pericoli, i nostri
aguzzini sono spariti.
Eppure è proprio di
notte che posson venire i lupi, gli sciacalli e tutti i nostri nemici. C'è da
ritrovarsi sgozzate in un battibaleno da quelle bestie cogli occhi rossi e
senza misericordia. Oppure i ladri ci posson portare via i figlioli e venderli
chissà dove. Il tutto per colpa di questi pastori ammattiti che sono andati via
di corsa per dar retta a quei giovani rilucenti. Bel modo di fare i guardiani!
Ci picchian di giorno e ci lascian senza difesa di notte! Gli uomini si danno
l'aria di essere chissà cosa e poi perdono la testa ad un tratto.
Noi ubbidienti, noi
buone, noi zitte – e poi ci ricompensan così!
Ora poi che siamo
sveglie si sente il corpo mezzo vuoto che mugola – ieri s'è trovato poco da
pascere – e chi riesce a ripigliar sonno?
LA LEVATRICE
Perché son venuti a
chiamarmi, nel cuor della notte, se non avevan bisogno di me?
Il vecchio arriva,
bussa alla porta come se volesse buttarla giù, si raccomanda, mi fa scendere
dal letto caldo, e mi racconta che la sua sposa sta per sgravarsi e che non ha
nessuno per assisterla. Io, ingenua, mi fo persuadere a gli vo dietro. Credevo
che fossero in casa di parenti o almeno alla locanda. Invece mi porta a una
stalla fuor del paese, lontana, mezza diroccata. Si ferma, e dice: è qui.
Io non volevo
neanche entrare perché non sono avvezza a mettere i piedi nello stabbio. Le mie
clienti son tutte signore, le prime signore di Betlemme. E questa donna, se
alloggia in una stalla, dev'essere una sciagurata, una fuggiasca, forse una
peccatrice che si nasconde.
Nonostante mi feci
coraggio ed entrai. Ormai ero arrivata fin lì e forse c'era da buscare un
siclo, benché il vecchio avesse tutt'altro che l'aspetto d'una persona di
mezzi. Ma quando fui là dentro cosa vedo? La mamma tutta calma e placida,
seduta vicino alla greppia, come se non fosse accaduto nulla. E là dentro, nel
fieno, un bel maschio che mi guarda negli occhi e che illumina tutta la stanza.
E allora? Dico io.
Che sorprese son queste? Come mai mi avete strappato di casa mia, dove sognavo
tanto bene, s'è finita ogni cosa?
Loro, l'uomo e la
donna, si guardano e non mi rispondono. Finalmente riesco a sapere che quella
giovane ha partorito senza strazio, senza fatica e sola, senza l'aiuto di
nessuno, mentre il vecchio cercava di me.
Non ho potuto
resistere alla rabbia e mi sono sfogata con tutti e due quanto m'è parso. Ma la
donna era tutta incantata intorno al bambino e il bambino pareva che mi
sorridesse, quasi per calmarmi.
Il vecchio ha
tentato di mettermi in mano qualche moneta, ma io non ho voluto nulla e son
venuta via sbatacchiando l'uscio. Quelle non son persone come le altre, e non
voglio neanche toccare i loro denari. Posso sbagliare ma qui sotto c'è qualche
stregoneria. Non s'è mai sentito dire che una donna partorisca a quel modo,
senza dolori e senza soccorsi.
E quel figliolo che
fissa la gente come un uomo! E poi farmi alzare a quest'ora, con questo vento
ghiacciato, e per arrivare a cose fatte!
Domattina, appena
giorno, voglio raccontar tutto al centurione.
E io non son più io
se non li fo andar via da Betlemme, codesti vagabondi ignoranti.
IL TOPO NEL MURO
Ho bell'e visto:
stanotte si digiuna.
Aspettavo a gloria
che si facesse buio per uscir dal mio nascondiglio e procacciarmi il desinare
quando è cominciato ad arrivar gente e si son messi a far luce, a discorrere, a
muoversi di qua e di là. C'è una donna con un bambino, un vecchio che li
accompagna e per di più i pastori che stanno da queste parti.
Son uomini, dunque
persecutori della mia razza e non è il caso di farsi vedere. Mi tocca star qui,
tra queste due pietre smosse, a spiar quel che succede.
E sì che mi sento
venir meno dalla fame. Speravo di trovare qualche minuzzolo di pane cascato
oggi al contadino e un po' di chicchi di grano rimasti tra la paglia, come
l'altre notti. Ma non c'è scampo.
Sortire di qui non
mi conviene. I pastori hanno acceso il fuoco e ci si vede come di giorno. Appena
mi scoprono mi schiacciano sotto le scarpe ferrate. Cosa stiano a fare qui
dentro non si sa. Di solito, la notte, non c'è che il bove e l'asino e di loro
non ho paura. Direi quasi che siamo amici, benché sian tanto più grossi di me.
Questi mandriani
stanno lì intorno alla mangiatoia, con gli occhi spalancati, come se adorassero
quel bambino ch'è nato ora.
Cosa ci sia da far
tante meraviglie e tante feste Dio solo lo sa.
A me pare un bambino
come tanti altri, e anche i bambini, quando possono, si divertono a torturare i
miei fratelli.
Io non me la sento
davvero di adorarlo, come fanno questi villani.
Tanto più che
patisco la fame per colpa sua.
Se lo lasciassero
solo mi vorrei divertire a morsicarlo.
IL BOVE
Chi avrà mai dato a
costoro il diritto di invadere la mia casa?
È la prima volta che
li vedo. Quella giovane non è la moglie del massaio e quel vecchio non è un
bifolco.
Eppure la fanno qui
da padroni e hanno occupato anche la greppia destinata al mio fieno.
Che prepotenza è mai
questa? Cosa avranno deposto dentro la mangiatoia?
Eccolo; ora lo vedo.
È un figliolo di donna, un uomo appena nato! Ma com'è differente da tutti gli
altri! Nella mia vita non ho mai visto una simile creatura. Non piange, come
fanno i bambini. Non dorme, non geme, non grida. Ha gli occhi aperti grandi,
sereni come il cielo d'aprile. Non sembra un fanciullo vero, ma un'apparizione,
un piccolo Dio capitato per sbaglio in mezzo ai fili dell'erba secca...
Non m'ero mai
accorto quanto fosse scura e sporca questa mia stalla. Mi vergogno di non aver
un posto più bello, più degno di lui. Scopro le ragnatele a cui prima non
badavo; le travi tarlate, le lastre, in terra, tutte umide, tutte nere. È mai
possibile che un tal miracoloso essere abbia scelto questa capannaccia lercia per
venire al mondo?
Esce da lui un
chiarore caldo, una lucenza amorosa, che trapassa ogni cosa e fa bene al cuore.
Gli uomini non son
così, neanche quando nascono. Gli uomini son duri, rozzi, crudeli, tristi...
Ora sorride e par
che voglia parlare. S'è accorto che lo guardo e pare che mi ringrazi. Non ha
paura di me. Direi quasi che mi vuol bene, che mi vorrebbe consolare. In
nessuno sguardo umano ho mai scoperto una tale espressione. Son vecchio, ormai,
e ho faticato tanti anni che i miei poveri ossi sono stanchi. Ma per lui farei
volentieri qualunque cosa: portare addosso un monte, solcare tutti i campi
della Giudea.
Cosa potrei fare per
lui? In che maniera mostrargli la mia riconoscenza? Riscaldarlo con il fiato?
Ma sarò degno, io,
animale da giogo, di avvicinarmi a questo corpicino che splende?
IL PASSEROTTO SUL
TETTO
Non capisco più quel
che succede.
Luce sotto e luce
sopra. Sembra che già si faccia giorno eppure questo non è il calore del sole.
Mi pare d'esser
tornato da poco nel nido e di questi tempi le notti non finiscono mai. Non può
essere mattina.
Qui c'è un mistero.
Giù nella stalla sento le voci; su nel cielo altre voci, non so di chi.
È mai possibile che
gli uomini si sian messi ad un tratto a volare come noi? Sarebbe la nostra rovina!
Fatto sta che non è
possibile dormire in pace, stanotte. E per me che domattina presto devo andare
in volo a cercarmi qualche semino o qualche avanzucolo per non morire di fame
questi lumi e queste voci non ci volevan davvero.
L'altre notti su
stava in pace che era un desìo. Cosa abbia da girare la gente a quest'ora per
dar noia ad un povero uccello, che di giorno si deve arrapinare di qua e di là
per guadagnarsi la vita, non lo so davvero.
O perché non dormono
tranquilli come facevo io? Pare impossibile ma questi brutti giganti a due
gambe paion creati apposta per il nostro castigo.
O ci fanno
prigionieri o ci ammazzano. E, non contenti, mi disturbano il sonno.
L'ASINO
Dio ha voluto che
prima di morire vedessi cose di meraviglia.
Tutte le notti qua
dentro, nelle tenebre, stracco e triste, a pensare alla mia vita disgraziata,
senz'altra compagnia fuor d'un bove che rumina o d'un topo che rosicchia!
Ora, invece, mi par
d'essere nel cuore del mondo.
Uno splendore che
palpita, un canto che scende dal cielo, una donna più bella di tutte l'altre
donne, un bambino che ruba il bene a chi lo vede.
Non sono un
sentimentale, come il mio bianco compagno, e neppure superstizioso come il mio
padrone. Eppure mi verrebbe la voglia d'inginocchiarmi come fanno questi
pecorai che son corsi qua dentro, come se l'avesse convocati un Dio.
Ho girato anch'io la
mia parte. Sono stato, una volta, fino a Damasco e sei volte a Gerusalemme. Ma
non rammento un prodigio come questo, non mi so mai sentito così felice come stasera.
Quella giovane che china il viso bellissimo e pallido sopra il frutto del suo
sangue mi fa quasi piangere per non so quale tenerezza.
E quell'uomo anziano
che guarda la donna e il bambino come se fosse rapito nella beatitudine d'un
sogno.
E quei pastori che
hanno il viso più rosso per la gioia che per il riverbero della fiamma.
E quella creatura
dolcissima distesa nella greppia, che guarda tutti come se volesse attirarli a
sé, come se li volesse consumare col suo cuore.
Quello non è davvero
il figlio di un uomo.
Ho sentito dire dai
pastori che a loro fu annunziata la nascita di un Dio. Più lo guardo e più mi
sembra vero. Gli uomini non hanno quegli occhi che tramandano quel fulgore.
E pensare che l'ho
visto nascere, io povera bestia da soma, disprezzato da tutti!
Per quale mistero ha
voluto cominciare la sua vita qui, in questo presepio sconnesso, destinato ai
nostri musi famelici?
Per quale arcana
ragione son degno d'essere spettatore d'un portento così incredibile: la
natività d'un Dio?
Son l'ultimo degli
animali della terra, sono un povero sacco di pelle piagata e d'ossa tronche, ma
non mandarmi via, Bambino, permetti anche a me di amare Colui che un giorno
volle creare anche me.
Disclaimer / Avviso 1
Disclaimer / Avviso 1
L'autore nonché titolare dei diritti e dei doveri relativi alla gestione di questo blog rende noto a tutti gli effetti di Legge quanto segue:
1) tutti i diritti di proprietà artistica e letteraria sono riservati. Ai sensi dell'art. 65 della Legge 22 Aprile 1941 n° 633, è vietata la riproduzione e/o diffusione totale o parziale - sotto qualsivoglia forma - senza che vengano citati il nome dell'autore e/o la fonte ancorché informatica.
1) tutti i diritti di proprietà artistica e letteraria sono riservati. Ai sensi dell'art. 65 della Legge 22 Aprile 1941 n° 633, è vietata la riproduzione e/o diffusione totale o parziale - sotto qualsivoglia forma - senza che vengano citati il nome dell'autore e/o la fonte ancorché informatica.
2) E' vietato trarre copie e/o fotocopie degli articoli/interventi contenuti nel presente blog - con qualsiasi mezzo e anche parzialmente - anche per utilizzo strettamente personale/riservato.
Disclaimer / Avviso 2
Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n° 62 del 7.03.2001. L'autore non è responsabile per quanto pubblicato dai lettori nei commenti ad ogni post. I commenti ritenuti offensivi o lesivi dell’immagine o dell’onorabilità di terzi, di genere spam, razzisti o che contengano dati personali non conformi al rispetto delle norme sulla privacy, potranno essere rimossi senza che per ciò vi sia l'esigenza di prendere contatto anche preventivo con gli autori. Nel caso in cui in questo blog siano inseriti testi o immagini tratti dal web, ciò avviene considerandoli di pubblico dominio; qualora la loro pubblicazione fosse tutelata da possibili quanto eventuali diritti d'autore, gli interessati sono pregati di comunicarlo via e-mail al recapito giuseppebellantonio@infinito.it al fine di procedere alla opportune rettifiche previa verifica della richiesta stessa. L'autore del blog non è responsabile della gestione dei siti collegati tramite eventuali link né dei loro contenuti, entrambi suscettibili di variazioni nel tempo.
Disclaimer / Avviso 2
Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n° 62 del 7.03.2001. L'autore non è responsabile per quanto pubblicato dai lettori nei commenti ad ogni post. I commenti ritenuti offensivi o lesivi dell’immagine o dell’onorabilità di terzi, di genere spam, razzisti o che contengano dati personali non conformi al rispetto delle norme sulla privacy, potranno essere rimossi senza che per ciò vi sia l'esigenza di prendere contatto anche preventivo con gli autori. Nel caso in cui in questo blog siano inseriti testi o immagini tratti dal web, ciò avviene considerandoli di pubblico dominio; qualora la loro pubblicazione fosse tutelata da possibili quanto eventuali diritti d'autore, gli interessati sono pregati di comunicarlo via e-mail al recapito giuseppebellantonio@infinito.it al fine di procedere alla opportune rettifiche previa verifica della richiesta stessa. L'autore del blog non è responsabile della gestione dei siti collegati tramite eventuali link né dei loro contenuti, entrambi suscettibili di variazioni nel tempo.
Oltre ciò - specie per le parti informative a contenuto storico e/o divulgativo - i Lettori, ovvero quanti comunque interessati alla materia, che possano ritenere ciò utile e opportuno, potranno suggerire delle correzioni e/o far pervenire qualche proposta. Proposte che saremo lieti di valutare ed elaborare.