“PERCHE’ SANREMO È SANREMO” recitava un adagio di qualche anno fa: come a dire che sul palcoscenico di quel Teatro molto (o persino troppo) era concesso, anche sotto l’aspetto del bizzarro ovvero del cattivo gusto, in nome di uno spettacolo che ‘doveva’ esser messo in scena poiché l’Italia ne era in attesa, che comunque ‘doveva’ restare incentrato su nuove proposte musicali che però dovevano mantenere alta la bandiera della tradizione canora italiana. Ma, specie negli ultimi anni, a prescindere che la manifestazione canora sia divenuta un dispositivo dispendiosissimo, sul palcoscenico si sono avvicendati soggetti caldeggiati, quando non palesemente designati, dalla politica attiva: così che la qualità delle proposte canore è divenuta mediocre mentre si è cercato sempre più di eccitare i potenziali spettatori con lo spettacolo di contorno. Diventando così un ‘contenitore’ omnibus non molto dissimile da quelli che passano tra pomeriggio e sera su varie emittenti TV, conditi da scollature, pettegolezzi, cattivo gusto, finte esclusive e quant’altro: un mix di scarsissimo profilo culturale, quando non un vero e proprio insulto all’intelligenza e alla cultura, vero e proprio trash. Negli ultimi anni, a peggiorare il quadro, anche i ‘vincitori’ hanno rispecchiato – forse, non casualmente – delle volontà troppo contigue alla politica attiva: dando così ragione ai critici, sempre pronti. Ma Sanremo sembra diventata anche un palcoscenico d’elezione per chi vi organizza delle kermesse che evocano a protagonista la Massoneria, in nome di una presunta o supposta cultura che viene poi mortificata allorché ci si possa accorgere che tutto scade in una banale vetrina commerciale, limitata e delimitata a certi soggetti, dove di letterario e di cultura – specie di quella con la ‘C’ maiuscola - non ce n’è molto.
Già, la Massoneria – per
intenderci: quella seria (ma tale indicazione parrebbe persino superflua, dal
momento che quella ‘non seria’ di per sé stessa è cosa altra e diversa, come l’oro
di Bologna…), le cui Tradizioni hanno radici profonde sicuramente antecedenti alla
nascita della c.d. “Massoneria Moderna”; una Massoneria palestra di Cultura, scuola
di pensiero e fucina di Uomini, rispettosa di regole scritte e non scritte, ricca
di elevatissimi contenuti di ordine etico, storico, simbolico, con indubbie implicazioni
nel sociale (quello di ‘qualità’, che deve coincidere con l’interesse comune
dei Cittadini, nell’assoluto rispetto delle Leggi dello Stato) - non è istituzionalmente
idonea a essere qualificabile come soggetto da ospitare in uno spazio c.d. ‘letterario’ (dal momento che non è un soggetto fisico che
produce di per sé Cultura o Arte, ma è soltanto soggetto che invece le contiene
- in quanto queste sono solo ed esclusivamente prodotto e fatica di singoli - non
scrive libri o prose o poesie, non dipinge o scolpisce).
Quindi indicare
questo o quel contesto massonico come autore o protagonista di una qualsiasi
attività letteraria o artistica, è una forzatura solenne e persino una
stonatura, quando entrano in ballo questioni dove chi possa intervenire cade
non solo nella ripetitività dei contenuti, ma espleta palesemente attività non culturalmente
speculativa, bensì di vero e proprio marketing.
Più volte mi sono confrontato su questi
temi, scalzando le presunte ragioni di chi – quasi con i paraocchi – tendeva a
fare allegro e disinvolto codazzo a simili accadimenti, senza porsi troppe domande,
preso com’era dal fascino di patine ammiccanti. Ho sempre posto costoro di
fronte ai contenuti che le cronache, dirette o indirette, riportavano: là non
vi era traccia di verticalità filosofiche, le stesse citazioni storiche erano
carenti della lapidaria certezza della Verità, si notava confusione tra tempi-fatti-contenuti
e si dubitava della stessa autenticità dell’identità di soggetti citati ovvero
coinvolti.
Uno spazio letterario è
recinto solenne in cui ci si interroga sul significato di un’opera, in
primis sull’identità dello scrittore, sulla sua ispirazione interiore e poetica
e sullo spessore delle stessa. È un contenitore che diviene palestra intellettuale,
specie là dove pubblico e autore incrocino le proprie sensibilità, assistiti da
chi, per studi e cultura personali, possa essere in grado di procedere a una esegesi
autentica e quindi rigorosa e puntuale. In questo tipo di spazio (serale, pomeridiano
o matinée che possa essere), dedicato alle Muse, non c’è spazio per la
banalità salvo l’ingenerare equivoci lessicali e di contenuto sulla stessa
natura dell’incontro. Spesso l’ispirazione
del letterato rappresenta un enigma al cospetto del quale si finisce per accorgersi
che l’obiettivo originario dell’opera è irraggiungibile per chi scrive e il
desiderio di avvicinarne il focus diventa fine strenuo, imperativo, tormento,
perché trascina in una regione estranea al mondo e a sé stessi. Un contesto in
cui l’ “io” non esiste, in cui bisogna abbandonare tutto per far nascere un’opera.
Leggendo le cronache di questi spazi
letterari sanremesi ci si accorge che non sono neanche dedicati alla
Massoneria ma riguardano solo determinati contesti di essa e che in essa
operano, che in definitiva vi autocelebrano se stessi e ciò che possano
rappresentare nelle rispettive realtà, nei rispettivi quanto esclusivi ambiti.
Niente letteratura quindi, niente poesia, niente prosa, niente che riporti a Eco,
a Tomasi di Lampedusa, a Omero, a Blanchot, alla abissale disperazione di Mallarmé, niente
indagini sul travaglio di Leopardi o di un Kafka preda di una solitudine che lo
annichilì, niente che possa ricondurre all’infinito sussurro della scrittura, all'orgoglio
di chi vi si possa cimentare, niente che decifri lo smarrimento interiore che porta
l’analisi della simbologia, nulla che ci conduca per mano nella trascendenza della
poesia.
Ma tant’é.
Da una vetrina non
si può pretendere altro se non l’esposizione di ciò che in essa possa
sollecitare curiosità e attenzione per le merci in bella mostra: quanto ai
contenuti, del come e con quali materiali queste merci siano state fabbricate,
delle garanzie implicite nei prodotti, questa è tutt'altra cosa.
Quest’anno
poi, una confusione forse figlia della routine si è impadronita degli
organizzatori e di quanti possano a loro essersi riferiti, ivi inclusi i mezzi
di comunicazione: un Grande Oriente indicato e pubblicizzato quale Gran Loggia,
una Gran Loggia spacciata per elemento appartenente alla Storia fin dai primi
anni del 1900 (mentre invece è ‘nata’ nella seconda metà del 1960), grande confusione
di denominazioni (che citate in modo parziale o improprio possono invece ricondurre
ad altre e del tutto diverse realtà)… un calderone, insomma, dove la confusione
ha regnato sovrana e dove cuoce a fuoco lento un brodo di coltura del tutto insipido.
E la confusione è amica intima dell’errore, e l’errore è generatore certo non di
informazione bensì di disinformazione; quindi, che senso ha partecipare a
qualcosa dove regna l’errore e la disinformazione, dove i contenuti tendono a
essere ripetitivi? Già:
anche la ripetitività si presta a essere analizzata; oltre che potersi
sostenere siamo ‘i più bravi’ o i ‘meno bravi’, i ‘più grandi’ o i ‘meno grandi’,
i ‘più giovani’ o i ‘meno giovani’, i ‘più corretti’ o i ‘meno corretti’, il ‘noi
siamo’ o ‘non siamo’, manca tutto ciò che riporti alla Storia, alla filosofia,
alle Tradizioni originarie e alla stessa mission della Massoneria nella
società contemporanea, manca tutto ciò che faccia ben comprendere la bellezza e
l’operare – ormai utopici, forse, per qualcuno – dell’Arte Reale per
eccellenza, l’Arte dei Maestri, dei Costruttori, degli Uomini di Cultura e Fede. A meno che qualcuno non tenti di persuaderci
che si tratti di un qualche esperimento alla Frankenstein, finalizzato ad
assemblare un qualche nuovo simulacro: modernissimo ma freddo e impersonale, cpme un sepolcro.
E’ quindi una ripetitività attribuibile ai soggetti che intervengono e che nel tempo poco d’altro possano avere da dire o che abbiano una limitata visione di cose da poter poi offrire a un pubblico sempre meno attento? O è invece una ripetitività che poco maschera la limitatezza dei contenuti e le angustie di certe ricostruzioni storiche affette da cronica zoppìa? Se non ripetitività e superficialità, si tratta quantomeno di una consuetudine fors’anche modestamente modaiola che, proprio per questo, toglie comunque ogni ‘bollicina’ alle manifestazioni stesse.
E’ quindi una ripetitività attribuibile ai soggetti che intervengono e che nel tempo poco d’altro possano avere da dire o che abbiano una limitata visione di cose da poter poi offrire a un pubblico sempre meno attento? O è invece una ripetitività che poco maschera la limitatezza dei contenuti e le angustie di certe ricostruzioni storiche affette da cronica zoppìa? Se non ripetitività e superficialità, si tratta quantomeno di una consuetudine fors’anche modestamente modaiola che, proprio per questo, toglie comunque ogni ‘bollicina’ alle manifestazioni stesse.
La
gente si interroga, la gente capisce sempre di più, comprende benissimo quando ci
si possa trovare di fronte a dei contenuti e quando invece si è coinvolti in
attività di mero marketing finalizzate a fare ‘proseliti’ per una certa qual causa (piuttosto che non per certi
Ideali).
Certo non possono dire
di non leggere i giornali o di non parlare – se ‘addetti ai lavori’ - con dei
loro Fratelli e quindi non posso dire di non sapere degli scandali, degli
arresti, delle accuse e dei pentiti, delle confessioni e delle connessioni
delittuose che si attribuiscono a questo o a quel soggetto.
Ecco, prima o poi
qualcuno potrà suggerire di impostare altro tipo di incontri e di dibattiti –
molto più ampi e partecipati - incentrati sulla trattazione della correttezza
gestionale, della repulsione per i facili guadagni, della necessità di essere
assolutamente affrancati e lontani da cupidigie e metalli, dell’essere ostici a
commistioni o contiguità con elementi connessi alla delinquenza organizzata, del
tipo di organizzazione si debba avere per tenere lontane tentazioni … il tutto,
per fare della vera, sana, interessante Massoneria.
Ecco... forse occorrerebbe organizzare delle tavole rotonde, dei seminari, per confrontarsi sui rapporti tra Massoneria e Leggi dello Stato, tra Massoneria (e finti/falsi massoni) e organi giudiziari dello Stato: certamente sarebbe incontri molto interessanti. Vera, sana, autentica Massoneria... già! In pochi la vivono e la praticano come tale, con lo spirito corretto, umile e franco per ciò necessario. E tra chi non la pratichino - ovvero: sedicenti praticanti - pongo anche coloro che cavalcano l'onda di litigi e beghe interne per costituire nuovi gruppetti di 'tifosi' delle loro teorie. Pensate: gente fuoriuscita l'altro giorno da una parte, scopiazza denominazioni appartenenti al passato più o meno prossimo di qualcun altro, solo al fine di darsi una (assolutamente finta) discendenza, una impossibile paternità... tutte meschinerie di piccoli uomini che radunano attorno a sé altri piccoli uomini, impreparati più di loro, attraverso i quali - peraltro - riprendono i modelli di provenienza perpetuandone gli errori, non sapendosene distaccare e quindi non sapendo creare alternative valide e concrete.
Ma ancora non si è capito che in Massoneria, con le 'tifoserie' non si va da nessuna parte, se non verso un profondo baratro!
Ecco... forse occorrerebbe organizzare delle tavole rotonde, dei seminari, per confrontarsi sui rapporti tra Massoneria e Leggi dello Stato, tra Massoneria (e finti/falsi massoni) e organi giudiziari dello Stato: certamente sarebbe incontri molto interessanti. Vera, sana, autentica Massoneria... già! In pochi la vivono e la praticano come tale, con lo spirito corretto, umile e franco per ciò necessario. E tra chi non la pratichino - ovvero: sedicenti praticanti - pongo anche coloro che cavalcano l'onda di litigi e beghe interne per costituire nuovi gruppetti di 'tifosi' delle loro teorie. Pensate: gente fuoriuscita l'altro giorno da una parte, scopiazza denominazioni appartenenti al passato più o meno prossimo di qualcun altro, solo al fine di darsi una (assolutamente finta) discendenza, una impossibile paternità... tutte meschinerie di piccoli uomini che radunano attorno a sé altri piccoli uomini, impreparati più di loro, attraverso i quali - peraltro - riprendono i modelli di provenienza perpetuandone gli errori, non sapendosene distaccare e quindi non sapendo creare alternative valide e concrete.
Ma ancora non si è capito che in Massoneria, con le 'tifoserie' non si va da nessuna parte, se non verso un profondo baratro!
In queste ore, a
Palermo, si è svolto un interessante incontro incentrato sui rapporti tra la Massoneria
e le varie confessioni religiose, organizzato presso la Chiesa Anglicana di Via
Roma: l’esito è scontato, dal momento che solo la Chiesa Cattolica – già detentrice
di un ferreo potere temporale - non ha mai perdonato alla Massoneria di essere
stata complessivamente avversa proprio nei confronti di tale prepotente potere come pure proponente e propulsiva per l’Unità d’Italia, liberando
dal giogo di un potere materiale che mal si addiceva – fin da allora – con quello
spirituale.
Ecco che, nel
chiudersi di questo giorno, le riflessioni devono lasciar spazio alle certezze:
come potrà proseguire i propri migliori Lavori una Massoneria Italiana che non
sia capace di avviare un processo di autoregolazione, di pulizia, di
disincrostazione dei suoi apparati eventualmente coinvolti, che sia attanagliata
da facili accuse e che non riesca a bloccare quei perniciosi trasversalismi che agevolano
e alimentano quei contatti e quei collegamenti che determinano situazioni di rischio
e di pericolo quando non malavitose.
Senza un immediato rinnovamento vivificante, la conclusione - per chi operi con severità e regolarità - non potrà che essere una: e vedrete che,
drastica come potrebbe essere, non potrà tardare a manifestarsi.
D'altronde, Sanremo riporta al gioco, alla roulette e alla sollecitazione del croupier quando ricorda che... les jeux sont faits, rien ne va plus!
Roma, 14 Febbraio 2020
Giuseppe Bellantonio
----------------------------------------------------
Disclaimer / Avviso 1 L'autore nonché titolare dei diritti e dei doveri relativi alla gestione di questo blog rende noto a tutti gli effetti di Legge quanto segue: 1) tutti i diritti di proprietà artistica e letteraria sono riservati. Ai sensi dell'art. 65 della Legge 22 Aprile 1941 n° 633, è vietata la riproduzione e/o diffusione totale o parziale - sotto qualsivoglia forma - senza che vengano citati il nome dell'autore e/o la fonte ancorché informatica.2) E' vietato trarre copie e/o fotocopie degli articoli/interventi contenuti nel presente blog - con qualsiasi mezzo e anche parzialmente - anche per utilizzo strettamente personale/riservata. Disclaimer / Avviso 2 Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n° 62 del 7.03.2001. L'autore non è responsabile per quanto pubblicato dai lettori nei commenti ad ogni post. I commenti ritenuti offensivi o lesivi dell’immagine o dell’onorabilità di terzi, di genere spam, razzisti o che contengano dati personali non conformi al rispetto delle norme sulla privacy, potranno essere rimossi senza che per ciò vi sia l'esigenza di prendere contatto anche preventivo con gli autori. Nel caso in cui in questo blog siano inseriti testi o immagini tratti dal web, ciò avviene considerandoli di pubblico dominio; qualora la loro pubblicazione fosse tutelata da possibili quanto eventuali diritti d'autore, gli interessati sono pregati di comunicarlo via e-mail al recapito bellantoniogius@gmail.com al fine di procedere alla opportune rettifiche previa verifica della richiesta stessa. L'autore del blog non è responsabile della gestione dei siti collegati tramite eventuali link né dei loro contenuti, entrambi suscettibili di variazioni nel tempo.
D'altronde, Sanremo riporta al gioco, alla roulette e alla sollecitazione del croupier quando ricorda che... les jeux sont faits, rien ne va plus!
Roma, 14 Febbraio 2020
Giuseppe Bellantonio
----------------------------------------------------
Disclaimer / Avviso 1 L'autore nonché titolare dei diritti e dei doveri relativi alla gestione di questo blog rende noto a tutti gli effetti di Legge quanto segue: 1) tutti i diritti di proprietà artistica e letteraria sono riservati. Ai sensi dell'art. 65 della Legge 22 Aprile 1941 n° 633, è vietata la riproduzione e/o diffusione totale o parziale - sotto qualsivoglia forma - senza che vengano citati il nome dell'autore e/o la fonte ancorché informatica.2) E' vietato trarre copie e/o fotocopie degli articoli/interventi contenuti nel presente blog - con qualsiasi mezzo e anche parzialmente - anche per utilizzo strettamente personale/riservata. Disclaimer / Avviso 2 Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n° 62 del 7.03.2001. L'autore non è responsabile per quanto pubblicato dai lettori nei commenti ad ogni post. I commenti ritenuti offensivi o lesivi dell’immagine o dell’onorabilità di terzi, di genere spam, razzisti o che contengano dati personali non conformi al rispetto delle norme sulla privacy, potranno essere rimossi senza che per ciò vi sia l'esigenza di prendere contatto anche preventivo con gli autori. Nel caso in cui in questo blog siano inseriti testi o immagini tratti dal web, ciò avviene considerandoli di pubblico dominio; qualora la loro pubblicazione fosse tutelata da possibili quanto eventuali diritti d'autore, gli interessati sono pregati di comunicarlo via e-mail al recapito bellantoniogius@gmail.com al fine di procedere alla opportune rettifiche previa verifica della richiesta stessa. L'autore del blog non è responsabile della gestione dei siti collegati tramite eventuali link né dei loro contenuti, entrambi suscettibili di variazioni nel tempo.
Oltre ciò - specie per le parti informative a contenuto storico e/o divulgativo - i Lettori, ovvero quanti comunque interessati alla materia, che possano ritenere ciò utile e opportuno, potranno suggerire delle correzioni e/o far pervenire qualche proposta. Proposte che saremo lieti di valutare ed elaborare.