E'
quindi inutile/fuorviante/demagogico/finalizzato/opportunistico
l'atteggiamento di chi, fors'anche con in fine di conquistarsene i
consensi ovvero i favori, “coccola” questa massa numericamente ed
etnicamente incerta (ma ben preparata a sollecitare favori e
riconoscimenti: ancor prima di approdare nelle nostre terre), ma
padrona delle nostre norme: “coccole” che divengono vere e
proprie elargizioni, quasi a dispetto di quegli italiani che non
riescono ad ottenere gli stessi vantaggi e benefici.
Una
sorta di “razzismo” al contrario, dove gli esclusi (vedi le
graduatorie per l'accesso alle scuole o quelle per fruire ad alloggi
o a qualunque altro tipo di provvidenza) sono gli italiani.
In
Europa lo ius
soli
è praticato in Francia – dal lontano 1515: pur se con metodi e
disciplina tali da evitare flussi tali da evitare un'alterazione
degli equilibri storico-sociali del paese – mentre altrove è lo
ius
sanguinis
a dominare. Nel resto del mondo, spiccano gli Stati Uniti d'America
dove pur esistendo lo ius
soli,
vigono una serie di norme tali da escludere squilibri storico-sociali
e, soprattutto, un carico finanziario e sanitario per la
collettività.
Sembra
strano che in Italia, vessata da una serie di problemi di grande
importanza – per lo più in attesa di essere affrontati, e peraltro
di incerta soluzione -, piagata dall'immigrazione clandestina, resa
socialmente instabile da un carico fiscale rilevantissimo unito ad
un'aspra fase recessiva dominata da una disoccupazione pesantissima,
alcuni neo-eletti ovvero taluni esponenti politici abbiano scatenato
la corsa per concludere a livello istituzionale delle norme a lungo
accarezzate e care a certi demagoghi che non si preoccupano
minimamente delle conseguenze di ciò: nel breve, come nel medio e
lungo periodo.
Qualora
dovesse avere sciagurata conclusione un'applicazione frettolosa,
qualunquistica e anti-sociale dello ius
soli,
l'Italia dovrebbe affrontare ulteriori massicce ondate di
immigrazione clandestina di fronte alle quali l'attuale sistema
collasserebbe, determinandosi solo aggravi di costi. Le forze
dell'ordine non riuscirebbero ad adoperarsi molto al di là del già
gravoso impegno quotidiano (con conseguente sparpagliamento di
soggetti “irregolari” per tutta l'Italia: micro e macro
criminalità prevedibilmente in significativo aumento); opportunità
di lavoro regolare, praticamente zero (ad essere ancor più
alimentato, e forse in modo dilagante, sarebbe solo il mercato del
lavoro “nero” e quindi dello sfruttamento gestito capacemente
dalla malavita nazionale e non. Con buona pace di tutti gli stentorei
proclami dei nostrani politici, tipo “no allo sfruttamento
minorile”, “non al lavoro nero”, “no agli infortuni sul
lavoro”, “no all'evasione fiscale e contributive originate dal
sommerso”, ...); possibilità di alloggio, invariate rispetto alle
attuali (conseguente aggravio di costi per Stato/Regioni/Comuni, che
dovrebbero “ospitare” e assicurare un accettabile “mantenimento”
a costoro); strutture sanitarie – che dovrebbe offrire cure
gratuite a tutti questi soggetti (nonché ai loro figli ed a tutti
coloro con i quali avvierebbero le pratiche di ricongiungimento)
– con conseguenti ulteriori problemi di efficienza sanitaria e di
ulteriore difficoltà amministrativo-finanziaria (in poche parole:
agli italiani, cui la spesa sanitaria costa già moltissimo,
l'offerta di strutture disponibili/posti-letto é stata drasticamente
ridotta, a questi altri soggetti la garanzia umanitaria di assistenza
sanitaria gratuita è a carico della collettività); senza contare
che sicuramente il “resto d'Europa” non accetterebbe volentieri
(anzi, personalmente credo nell'opposto) questo “cancello” sempre
più spalancato.
Tirare
fuori dai cassetti vecchi e polverosi progetti, é facile: così come
è facile insinuarsi nelle pieghe di contingenze storiche per portare
a termine/realizzare antichi “sogni”, forse con l'appoggio di
altri soggetti che – pur di diversa parte politica – hanno
interesse a “sparigliare” il contesto socio-politico-economico
nazionale, in nome di alibi ideologici difficilmente sostenibili.
Penso:
ma perché i fautori di queste “brillanti idee” non si adoperano,
non si battono perchè questa gente – i cittadini di paesi
extra-comunitari, comunque spesso in condizioni localmente difficili
– non ottenga nel loro paese un miglioramento delle proprie
condizioni di vita? Perché non lascia le proprie posizioni, la
propria condizione italica, trasferendosi in questi paesi e così
dare un contributo anche fisico-partecipativo per poter giungere a
modificare le leggi di questa nazione, per così dire “meno attenta
e sensibile”?
Facile
fare le rivoluzioni in terra altrui: nella terra dove si sta comodi
comodi, circondati dal benessere, dai vantaggi, dalle prerogative,
dai “diritti”. Fin troppo facile: specie quando non si tengono
in minimo conto le conseguenze!
Ius
soli,
quindi. Un “finto progresso”, un sicuro regresso. Ricordate?
Subito dopo la Seconda Guerra Mondiale l'Italia era considerata come
una “portaerei” naturalmente posizionata nel Mediterraneo: ponte
naturale che dall'Europa si protendeva verso l'Africa e che giovava a
far sentire più vicini anche Medio Oriente e Arabia. Ora che gli
eventi della Storia hanno ridimensionato questa portaerei, qualcuno
vorrebbe far assumere a questa nostra, povera, malandata, Italia il
ruolo di una gigantesca sala-parto a disposizione solo apparentemente
di altre genti: in realtà di genti alla mercé di crudeli
trafficanti di uomini!
Una
norma di tal segno sarebbe una iattura.
Diversamente
da una più corretta possibilità di revisione della legge
Reale-Mancino che punisce l'istigazione all'odio razziale, etnico e
religioso, aggiungendo l' “omofobia” ai c.d. “reati di odio”:
ferme restano le mie considerazioni, sopra ricordate, sul tema del
riconoscimento di taluni “diritti” a favore di chi “pratichi”
ovvero “viva” una propria diversa sessualità.
Ah
dolce Italia! Ma proprio perchè tanto dolce dovrebbe essere resa più
ospitale per i propri figli. E, a questo proposito, mi viene in
mente il nostro “petrolio”, la nostra ricchezza: antica cultura,
capacità creativa, vestigia del passato, turismo; già, il turismo.
Vera
miniera mai abbastanza valorizzata: anche in un'ottica occupazionale
che non sia una visione di “ripiego”! Si ha una percezione di
quanta ricchezza - occupazionale, ricettiva, di servizi, edilizia,
culturale e museale - può sprigionare l'intelligente potenziamento
del settore “turismo” in combinazione con quello dei “monumenti
e belle arti”? Si ha coscienza che ogni metro delle nostre coste –
ma che gioielli splendidi ma poco valorizzati sono tutte le Regioni
d'Italia! Quelle ricche di monti e laghi, come quelle percorse da
morbide colline! - ha un potenziale inestimabile ed invidiatoci?
Quanto
c'é da fare!
Quanto
bisogno c'é di uomini che, finalmente, governino nel contesto di una
visione sociale che oggi è già oltre l'emergenza!
Di
uomini, di governanti, che operino per tutto il Popolo Italiano, per
la Patria!
Di
uomini che abbandonino le angustie di preconcetti e preclusioni
aprioristiche per operare con ampio respiro, in un'ottica di amore,
condivisione, pace e rispetto!
Di
uomini che rifuggano dall'assemblearismo e dal comitatismo per essere
più vicini a quanti da loro si attendono soluzioni ai loro problemi,
alle loro attese!
Tutto
questo – ma in realtà, c'é bisogno di tanto altro: ma questo é
compito di esperti e non certo mio, poco capace ovvero competente in
ciò – comporta una scelta di fondo: occorre serenità nel Paese,
un clima costruttivo e partecipe dove ogni cittadino si senta
protagonista e quindi corresponsabile della propria attualità e del
proprio futuro; una sorta di “riedizione” di quello spirito
pionieristico, dei nostri Padri e dei nostri Nonni.
Essi
seppero rialzare la testa dalle guerre, dalle dittature, dalla fame e
dalla povertà: gli anni della ricostruzione e della ripresa tali
furono non solo per gli importantissimi aiuti che dall'estero ci
furono dati, ma soprattutto per lo spirito, il carattere, la forza, e
soprattutto la volontà di cambiare.
Di
cambiare la loro condizione per aspirare a qualcosa di meglio: per
loro stessi ma soprattutto per i loro figli.
Occorre
accantonare il clima di “caccia alle streghe” che in Italia
appare sempre vivo e vivace con l'incivile macchina del fango sempre
pronta a scattare per dilaniare ed eliminare brutalmente i “nemici”:
specie quelli contro cui si é a corto di argomentazioni concrete.
Quei
“nemici” che lo stile della politica vorrebbe che si definissero
“avversari” sempre che affrontati nella giusta dimensione e con
opportuno equilibrio e misura: specie nel linguaggio adoperato; un
linguaggio, ultimamente, devastante e corrosivo, offensivo e osceno,
senza limiti e senza freni.
Mi
sembra che una volta fosse applicato il reato di “oltraggio al Capo
dello Stato” al pari di quello di “vilipendio del Parlamento”
se non della Nazione: ebbene, credo che un solerte ed italico
Funzionario di Polizia ovvero un degno rappresentante di una qualche
Procura della Repubblica potrebbe chiedere a taluno – specie se non
tutelato dalle “garanzie” offerte dalla c.d. “immunità
parlamentare” circa la libertà di espressione – di rendere conto
delle continue - ed anche subdole ed aspre –
espressioni/formulazioni che comunque inneggiano alla
violenza/rivolta o a moti di piazza ovvero offendano pesantemente il
Capo dello Stato e le Istituzioni repubblicane.
Una
ribellione quasi sollecitata da abili mestatori, nello stesso momento
in cui comunque la si evochi solo citandola. Anche se poi costoro
sono abilissimi nel tirare il sasso per poi nascondere la mano,
novelli emuli di un mai desueto “armiamoci e partite!”. E la
riprova é sotto gli occhi di tutti: un giorno si offende in modo
cocente mentre l'altro si sollecitano – con grande faccia tosta e a
gran voce – interventi di “garanzia” delle solite (abusate,
offese, oltraggiate, mistificate) “libertà” (in realtà forme
anarcoidi tendenti a provocare/alimentare disordine/confusione:
forme circa l'esercizio delle quali non si ammettono controlli né
limiti).
E’
una deriva che va fermata, senza tentennamenti: ma non “dalle
piazze” e “nelle piazze”, ma da chi ne abbia l’autorità e
con gli strumenti che la Legge per ciò prevede e stabilisce. Una
Legge nota a tutti ma che si tenta di aggirare in nome di equivoci
pseudo-valori.
E
il sangue versato dai fedeli e coerenti Servitori dello Stato –
termine che a me personalmente piace poco, preferendo quello di
Galantuomini al Servizio dello Stato, per indicare coloro che,
semplicemente, fanno il proprio dovere: anche in condizione di
estremo pericolo – ne è stato una recente prova.
Che
ogni cittadino sia dunque vigile, respingendo questa deriva!
Che
ogni cittadino si faccia parte diligente nel vigilare, respingendo ed
attivandosi nel respingere queste pessime tentazioni!
Che
i cittadini, pur se inquieti per gli eventi di questi anni, non
firmino “cambiali in bianco”, peraltro affidandole nelle mani di
soggetti altezzosi e arroganti che disdegnano il pubblico confronto
per preferire il “prendere ordini” a “scatola chiusa” da
soggetti “dominanti”: quegli stessi soggetti che parlano di
povertà, di fame, di ribellione verso il “sistema” (di cui fanno
comunque parte...) dall'alto delle loro ricchezze (non ereditarie),
delle loro prebende e delle loro vantaggiose, avvantaggiate e lucrose
carriere.
Tutte
cose che li fanno solo “assomigliare” agli altri comuni mortali:
assomigliare e non “essere”, perché in realtà sono solo parte
di una casta, ovvero di rami di essa, ovvero di freschi innesti su
quanto preesistente.
Ecco.
Tutto
ciò rappresenta ciò di cui diffidare e da cui stare lontani.
Come
fosse la “peste”.
Una
peste dei cuori e dell'anima, che tutto corrode e tutto rende
maleodorante, mefitico.
Un
cancro dell'anima alimentato dalla spasmodica ricerca del profitto,
dall'ostinazione con cui si continuano a perseguire logiche ormai in
netto contrasto con lo “star bene” (o “bene essere” che dir
si voglia) delle genti, di centinaia di milioni di persone: per dirla
con Vandana
Shiva,
paladina del pensiero ambientalista mondiale, de-strutturare tutto
l'artificioso castello costruito sul mercato del debito per tornare
ad una dimensione più umana ed edificante, é un imperativo!
Un
imperativo da affrontare non con l' “austerità” – tanto
interna che imposta dall'esterno – ma con l'arma della
“semplicità”, la sola che possa garantire il benessere
rinunciando al superfluo e che possa alfine consentirci di uscire da
quella “schiavitù della finanza” che la stessa Vandana Shiva
paragona ad “una grande fabbrica di fiction”, che ad oggi ha
creato calamità e problemi per molti e successi per pochi. Un
sistema nefasto i cui effetti negativi e perversi sono ormai
approdati in un'Europa affatto pronta a questa prova, e che può
sopravvivere solo se saprà depotenziare questa ordigno tremendo con
un ritorno alla terra, all'agricoltura. Una posizione, questa, sempre
più condivisa a livello mondiale da eminenti personalità - tra
queste, e non a caso, i Pontefici Benedetto
XVI
e Francesco
-
e che ha dato vita a sempre più numerose scuole di questo nuovo
pensiero, peraltro già abbracciato con entusiasmo da milioni di
persone resesi conto che “questa” globalizzazione – mi spiego
meglio: “questo” modello così dannoso e perfino diabolico di
globalizzazione – uccide la creatività e la dignità del lavoro.
Per
superare questa onda lunga di difficoltà planetaria (attenzione,
perché chi al momento ne é “apparentemente” esente, dovrà
presto fare i conti con questa tossina già presente in
nuce nel
loro sistema)
bisogna ripartire creando lavori che abbiano un significato e bisogna
rispettare la Natura, ridandole quell'enorme valore che le compete.
Ecco
perché il “ritorno alla terra” può costituire la “nuova
frontiera dell'economia”, quella svolta epocale invano attesa dalle
genti ormai resesi conto di essere “prigioniere” - quando non
“ostaggio”! - di questa economia drogata e fittizia il cui “nodo
scorsoio” é rappresentato da quel “debito” che mani esperte e
menti diabolicamente sopraffine manovrano a dispetto delle realtà
umane, sociali, imprenditoriali e finanziarie di intere nazioni.
Un
recupero – quindi - di un più umano “ritmo lento”, di quel
“ritmo della vita” che ha scandito e contraddistinto per
centinaia di migliaia di anni l'equilibrio tra Uomo e Natura, e che
può offrire ai più giovani un futuro degno di tale nome, degno di
essere vissuto; un futuro “da vivere” e non “da subire” nel
segno dell'assoluta incertezza!
Tra
pochi giorni i cittadini di moltissimi Comuni sono chiamati ad
esprimersi per il rinnovo delle loro Amministrazioni: al riguardo mi
permetto di dire una semplice cosa. Che la scelta premi sì il
desiderio di evoluzione, di crescita e di innovazione, ma che
comunque vada premiata la continuità: poiché la “continuità”
è in diretta relazione ad un “progetto”, ad un “programma”
ed alla relativa formula attuativa. Occorre quindi che qualunque
amministratore – purché operi in buona fede e con risultati onesti
e trasparenti, regolarmente sottoposti ai cittadini – possa contare
su tempi non certo brevi oltre che su risorse adeguate.
Poco
utile il “cambiare per cambiare”, e ancora peggio farsi attirare
da quell'eloquenza ciarlatanesca farcita da ingiurie, istigazioni,
evocazioni di ribellioni, posta in opera dagli attivisti della gogna
mediatica, dai fautori del killeraggio politico, da chi adopera un
linguaggio deteriorato, arrogante e schifiltoso, per arrivare là
dove il voto liberamente espresso dai cittadini ha invece posto dei
limiti.
Attenti
a questi imbonitori, attenti a chi si serve dei preziosi doni della
Libertà e della Democrazia per diffondere nuovi, pericolosi,
perversi mali: peraltro senza alcuna proposta costruttiva, senza
alcun impegno diretto e senza alcuna responsabilità palese. Meglio
premiare chi ha dimostrato di fare un uso corretto della macchina
amministrativa e soprattutto delle risorse economiche, finanziarie e
patrimoniali loro affidato dai cittadini: non bisogna cedere alle
tentazioni dei fautori della deriva dialettica ed ideologica, come
pure bisogna credere con cautela alle promesse di quei candidati che
si sono accorti dell'esistenza dell'Italia e dei suoi mali - non dico
di Roma – solo al termine di loro dorate permanenze all'estero.
Il
motto “la Patria mi chiama” era certamente più consono agli
antichi Gentiluomini che costruirono l'Unità d'Italia, mentre appare
quantomeno stonato sulle labbra di quei novelli ”patrioti”
dell'ultima ora – quelli che hanno lo stupore scolpito sul viso, e
gli angoli della bocca perennemente rivolti verso il basso (a
sostegno del loro intimo, solenne, pessimismo: di fronte al quale
anche Leopardi sfigurerebbe) cui mi viene da chiedere “ma
scusi, lei fino ad oggi dov'é stato?”.
Nel
concludere questo mio intervento – lungo, e non esaustivo: per
esserlo occorrerebbero altre pagine e l'inserimento di numerosi
dettagli tecnici, cosa evidentemente pertinente ad altri soggetti
più qualificati di me -, a chi con me può condividere la
filantropia, la fedeltà allo Stato ed alle sue Istituzioni, l'amore
per l'Uomo e l'innato rispetto per tutto ciò che riconduce al Divino
ed al Creato, mi permetterei di lanciare una serie di flash
così da ricordare a se stessi ed ai soggetti cui possano
politicamente ricondursi:
l'utilità
pratica e finanziaria di disporre da subito l'accorpamento
amministrativo e gestionale di quei comuni che, complessivamente,
non superino i 15.000 residenti; in ogni Comune potrà risiedere un
coordinatore locale/referente, mentre a rappresentarlo nel Consiglio
Comunale Unificato vi saranno due Consiglieri eletti, uno per la
maggioranza e uno per l'opposizione.
La necessità di abolire senza indugi ogni sovrastruttura politico-amministrativa tanto a livello periferico che centrale.
La
necessità di ridurre in modo drastico il numero dei rappresentanti
eletti/eleggibili alla Camera dei Deputati ed al Senato della
Repubblica. Una riduzione del 60-70% dell'attuale composizione
garantirebbe in ogni caso ai rappresentanti eletti l'esercizio delle
loro funzioni, riportando il numero dei componenti a livelli più
equilibrati rispetto alla popolazione italiana ed alle sue reali
esigenze.
La
modifica dell'attuale disciplina dell'aborto quantomeno con una
rilettura del testo ed una nuova formulazione della relativa Legge:
ferma restando la necessità di prevedere l'aborto terapeutico per
tutte le specifiche esigenze cliniche (inclusi i casi di violenza
sessuale), deve essere contrastata ogni possibilità di spacciare
metodiche/volontà banalmente anti-concezionali e/o di controllo
delle nascite con qualsiasi altro diverso tipo di esigenza
individuale.
L'abbandono
delle attuali tendenze di agevolazione del “fine vita”. Anche
alla luce dei numerosi - quanto clinicamente inspiegabili: a
conferma dei limiti della scienza medica, in
pimis
circa il funzionamento di cervello e coscienza – casi di ripresa
di coscienza dopo lunghi periodi di vita vegetativa ovvero di coma,
nessuno può mettere fine alla vita di un altro essere umano.
L'accompagnamento al “fine vita” di ciascun essere umano deve
essere reso dignitoso, assistito sotto il profilo medico, supportato
sotto il profilo psicologico, vegliato dai famigliari con
l'assistenza di quelle associazioni che hanno a cuore la dignità
dell'uomo: dalla nascita alla sua morte. Per questo motivo, va data
grande energia all'azione dei governanti, comunque con tutt'altro
tipo di obiettivo.
Far
intendere con tutte le proprie energie – in ogni caso, espresse
sempre in modo corretto – la necessità che l'Italia
(possibilmente d'intesa con le Autorità di altri Stati Europei, se
non con l'Unione Europea) soprassieda per almeno un biennio al
rispetto del c.d. “patto di stabilità”, così consentendo
l'immissione nel circuito finanziario di risorse economiche al
momento bloccato. Ha senso rispettare che una Nazione rispetti e
osservi, in presenza di gravi condizioni economiche, il “patto”
mentre il suo sistema economico-finanziario é al collasso? Ha senso
tenere fermi dei mezzi finanziari mentre c'é gente che è alla
fame, mentre le aziende continuano a chiudere, mentre il malcontento
– in assenza di misure drastiche, rapide, coerenti, razionali
assunte dalla classe politica – cresce pericolosamente? Ha senso
alimentare i movimenti “anti-sistema” con frotte di cittadini
delusi dalla crescente insostenibilità di una situazione che viene
percepita come prossima al punto critico (quello di “non
ritorno”)?
Eliminare
ogni ente “inutile”, ogni “doppione”
amministrativo/burocratico, ogni “doppio incarico”, le
“consulenze” non strettamente necessarie/funzionali: sospendere
ogni beneficio/prerogativa/privilegio tanto economico che di
carriera (abolizione dei c.d. automatismi che mortifichino, invece,
l'aspetto meritocratico e le effettive competenze).
Affrontare
l'emergenza in cui versano le famiglie con forme di
agevolazione/contribuzione (assistenza malati gravi, portatori di
handicap,
ecc.).
Intervenire
sulla dinamica dei prezzi, attraverso un concreto e immediato
controllo che contempli per almeno 6 mesi il blocco dei prezzi sui
generi alimentari di prima necessità come pure sulle tariffe dei
principali servizi energetici. Pe un po' di tempo, se le Società
erogatrici chiudono i propri conti in pareggio anziché in utile,
non sarà poi un male ovvero potrebbe essere una negatività
bilanciata da decenni di utili.
Intervenire
radicalmente sulle politiche energetiche puntando con decisione
sulle fonti rinnovabili, concedendo agevolazioni e detrazioni
fiscali a chi installi sistemi fotovoltaici: che andrebbero diffusi
a macchia d'olio, al pari dell'eolico e dello sfruttamento delle
maree. Stimolare l'utilizzo di carburanti alternativi per
l'autotrazione, come avviene in molte altre nazioni.
Sgombrare
dagli equivoci il famoso “cambiamento climatico”: l'uomo
certamente contribuisce, ma é la situazione complessiva del pianeta
che va mutando. A volte in modo accelerato, altre meno: un
riferimento per tutti é il famoso (o famigerato) “buco
nell'ozono” che la Natura sta (miracolosamente? Forse.
Inspiegabilmente? Si) “riparando” in modo provvidenziale.
Certamente l'uomo, in questo caso, ha contribuito positivamente,
abbandonando i gas per ciò nocivi. Parola d'ordine, quindi:
salviamo l'uomo, rispettando e tutelando la Natura. Quindi,
investendo risorse in modo coerente e ponderato piuttosto che non su
enunciati segnati da ideologie, ed quindi viziati. Che,
francamente, appare un po' “stanca” dell'invadenza miope
esercitata dall'essere umano.
Modificare
il diritto famiglia, ad esempio rendendo subito operativi i
“contratti pre-matrimoniali” che uniti al regime di “separazione
dei beni”, dovrebbero caratterizzare ogni unione (matrimoniale e
non) salvo scelte diverse che possono essere liberamente adottate
dai contraenti il vincolo. Questo gioverebbe ad eliminare tutta una
serie di conflittualità nei rapporti tra quei coniugi che possano
giunti ad una fase delicata del loro percorso comune, così
salvaguardando meglio i figli minori ed evitando poi forme
“speculative” di un coniuge sull'altro. Adozioni e affidi,
dovrebbero poi essere molto più agevolati e fluidificati, anche per
scoraggiare percorsi secondari ovvero border
line
rispetto alle norme vigenti.
Incentivare
la ricerca attraverso una scuola/università più snella e dinamica,
improntata al metodo-qualità-merito, con premi/agevolazioni per i
meritevoli: va eliminata ogni farragine burocratica e resa più
corta la “filiera”, così che i fondi possano arrivare
direttamente a chi effettua la ricerca evitando ogni dispersione
durante il percorso di assegnazione. Adottare le esperienze
pre-professionali per quegli studenti degli ultimi due anni di
scuole superiori: avvicinarli al mondo del lavoro non potrà che
costituire utile stimolo, favorendo non solo un possibile futuro
inserimento, ma anche meglio indirizzando le scelte future degli
studenti in esito al prosieguo degli studi e/o al pervenimento a
sbocchi occupazionali. Meglio questi tipi di investimento, sui
giovani, piuttosto che prevedere utopici “redditi minimi
garantiti” - che, al limite, potrebbero “premiare” anche
soggetti amorfi o allergici al lavoro – sostenuti a gran voce dai
fautori di un “mondo fantastico” più che di un “mondo
ideale”. Se mai dovessero esserci dei passi in questa direzione,
ci sono delle nazioni (ad esempio, la Francia) dove il sistema delle
garanzie e delle tutele è già praticato da moltissimi anni: con
soddisfazione delle parti sociali coinvolte e con un sistema
politico-economico che non per questo genera voragini nel debito
statale.
Sollecitare che la UE abbandoni l'applicazione dello studio (o formula) Reinhart-Rogoff, che gli studi di Thomas Herdon (Università del Massachussets) hanno dimostrato errato, e che molti altri economisti oggi mettono sotto accusa: non è vero che se il rapporto tra PIL e debito pubblico superi quota 90 si apra il baratro della recessione, e che di conseguenza si debbano applicare i necessari correttivi. Così come è stato imposto a Grecia, Italia, Cipro, Spagna, con i conseguenti problemi. Un motivo in più per interrompere questa perversa ed errata gestione politico-economica imposta dalla UE e adottata su una formula tecnica sbagliata e che ha prodotto visibili e macroscopici danni!
... (.) ...
Un
corollario di buone cose, come altre ce ne sarebbero: ma si impone
fin da subito la necessità di una metodica che abbia in sé i
connotati certi della forte progressione: in un momento, quale questo
è, dove soffiano venti di uragano, é quantomeno azzardato pensare
di ripararsi utilizzando degli ombrelli!
Questo
deve far riflettere tutti noi, cittadini di una società indebolita,
a quotidiano contatto con fasce sempre più ampie di deboli ed
emarginati, consapevoli che la schiera degli “ultimi” si è
purtroppo infoltita.
Ciò
non vuol dire che non si possano attuare dei miglioramenti, utili al
concretizzarsi delle attese comuni: anzi, i cambiamenti sono
necessari oltreché opportuni. Ma “cambiare” attraverso la
“distruzione” (con i paraocchi, indiscriminata ed indistinta) di
ciò che già c'é non é la soluzione. Come non sarebbe una
soluzione utilizzare, per “costruire”, utilizzare le macerie di
ciò che si abbattuto.
Volontà,
ottimismo, senso critico e capacità di analisi, disponibilità,
abbandono delle tensioni e della conflittualità sociale, buona
volontà: ci aiuteranno a compiere il nostro dovere.
Adottando
quello che mi sembra uno slogan incisivo e semplice, ma che dovremmo
avere ben presente dinnanzi agli occhi :
COSTRUIAMO
IL FUTURO !
OGGI,
INSIEME !
tenendoci
per mano, aiutandoci e anche sopportandoci a vicenda, con spirito di
solidarietà: perché per COSTRUIRE non si può essere SOLI, mentre per DISTRUGGERE può anche bastare UNA SOLA persona!
Roma,
24 Maggio 2013
Giuseppe Bellantonio
(fine)
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