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domenica 20 luglio 2014

UN PO' DI STORIA. (2)



ATTENZIONE !!!
AVVISO PER I LETTORI
A SEGUITO DI UN VIOLENTO ATTACCO INFORMATICO SCATENATO IL 19 LUGLIO AI MIEI DANNI, E QUINDI ANCHE SUI BLOG CHE SI RIFERISCONOALLA MIA PERSONA O CHE OSPITANO I MIEI SCRITTI, TUTTI I FLUSSI DI COMUNICAZIONI E/O INFORMAZIONI SONO CESSATI FINO AD OGGI.  ANCHE LO SCRITTO CHE SEGUE - "UN PO' DI STORIA (2)"  - HA SUBITO PICCOLE ALTERAZIONI CHE, IN DATA ODIERNA,  SONO STATE DA ME CORRETTE.
GRAZIE A VOI, COME SEMPRE, CHE MI FATE DONO DELLA VOSTRA CORTESE ATTENZIONE ANCHE SEGNALANDOMI QUELLE PARTICOLARITA' CHE, IN DEFINITIVA, RENDONO UNICO E SPECIFICO QUESTO BLOG.
A TUTTI I MIEI LETTORI, AUGURO NELL'OCCASIONE UN BUON PERIODO DI RIPOSO E ARRIVEDERCI DOPO IL 20 AGOSTO!

Roma, 25 Luglio 2014                                                              Giuseppe Bellantonio
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(seguito della precedente parte)

Sintesi : E' indubbio che tanto il Sovrano GC Saverio Fera che il SC da lui guidato, al pari dei successivi, non hanno dato vita alla GLDI-Gran Loggia d'Italia degli ALAM-Obbedienza di Piazza del Gesù-Palazzo Vitelleschi, sodalizio costituito solo dopo il 1960; per converso la GLDI non gode di alcuna regolare e legittima riconducibilità, di alcun collegamento, di alcuna discendenza storica o rituale o comunque fattuale con tutto ciò che possa essere antecedente alla propria legale costituzione e che possa essere riferibile al Fera, al SC da lui guidato, ai successori feriani, ai successivi SC feriani, a Piazza del Gesù, alla Comunione Italiana (determinatasi per l'avvenuta unificazione tra il GOI e Piazza del Gesù a seguito dell'avvenuta consegna del proprio maglietto dalle mani di Domizio Torrigiani – allora Gran Maestro del Grande Oriente d'Italia - a quelle di Placido Martini - Gran Maestro della Comunione di Piazza del Gesù – durante l'esilio vissuto in comune, decretato dal regime fascista. Evento talmente importante sulla cui base si utilizzò da allora anche l'indicazione “Comunione Italiana di Piazza del Gesù”.  
I termini “Serenissimo” e “Comunione di Piazza del Gesù”, inibiti ai terzi anche a seguito della già chiarita vertenza giudiziaria avversa al Fr. Ghinazzi - come pure quello citato a parte di “Comunione Italiana di Piazza del Gesù” - sono purtroppo diventati nelle epoche successive agli '60 del XX° secolo preda di una moltitudine di soggetti che, ben consapevoli dei valori e dell'unicità di tali indicazioni, adoperandole arbitrariamente intendevano fregiarsene per spacciare impossibili regolarità e legittimità in qualsivoglia collegamento con elementi e peculiarità di tipo storico/documentale/ritualistico pertinenti esclusivamente il glorioso vissuto di Piazza del Gesù.

I gruppi massonici in generale, compresa l'antica e originaria Piazza del Gesù, usavano originariamente definirsi “Famiglia”, e allorché il termine “comunione” veniva utilizzato (molto, molto, raramente; più che altro in epoca tarda del ciclo “moderno”) esso era inteso nel senso di comunità/aggregazione/unione in associazione tra soggetti aventi medesime finalità/medesimo sentire/medesime idealità(proprio così come avvenne nel caso della “Comunione Italiana”). Negli usi e nelle consuetudini dei Massoni italiani – e via via anche all'estero - il termine sintetico di “Comunione” e quello di "Piazza del Gesù" vennero a riferirsi al gruppo feriano di Piazza del Gesù, così volendosi intendere l'unica e regolare “Comunione di Piazza del Gesù”.
Riepilogando, per copiare dall'unica Famiglia regolare italiana e quindi ricondursi (impropriamente, irregolarmente, illecitamente e irritualmente) ad una qualche solennità e parvenza utile e strumentale ai loro fini, in molti avviarono l'utilizzo quantomeno arbitrario dei termini “serenissimo”, “comunione”, “comunione italiana” e quant'altro: qui non volendosi trattare l'anomalo utilizzo di concetti quali "discendenza" e "obbedienza", circa i quali sono comunque già intervenuto in altri scritti di qualche anno orsono.  
E' palese come Fera ed i suoi successori, e nel suo complesso, Piazza del Gesù, facendo punto dal momento della storica scissione del 1908, avendo tutte le patenti di regolarità e di riconoscimento internazionale, divennero “oggetto del desiderio” di quanti intendevano, così come possono continuare a intendere, di voler/dover dimostrare una riconducibilità storica/un pedigree/un qualche legame con un qualche impossibile nobile passato che potesse giustificarne o motivarne “l'esistenza” stessa. 
Il fine? Quello di circondarsi di un'aura fascinosa e, in definitiva, di semplificare e agevolare l'attrazione di iscritti (cui “somministrare” storielle piuttosto che non insegnare la storiografia massonica - in generale – e quella del gruppo cui gli iscritti aderiscono – in particolare -), quindi per lo più a fini di alimentare il sostentamento economico; anche perchè nell'attuale panorama massonico italiano (nota: costituito da oltre 350 gruppi e gruppuscoli di tipo massonico e/o para-massonico o meglio simil-massonico) definirsi o sentirsi definire “nati-ieri-e-senza-passato” sembra essere vissuto come un handicap insuperabile quando non come un cocente  insulto.   Al riguardo, invito a diffidare fortemente di quei gruppetti che possano "somministrare promozioni" (aumenti di gradi, tanto nell'Ordine che nel Rito) all'approssimarsi dell'estate o dell'inverno: nell'immaginario più smaliziato, indicate come una "raccolta" straordinaria di mezzi utili a propiziare una serena vacanza estiva o un più cospicuo numero di panettoni sul desco natalizio.
Se dovessi trasporre i concetti di cui sopra nel contesto dell'advertising, parafrasando uno slogan attuale, direi che "non basta avere un tacco 12 per essere una modella" o "non basta essere alti 2 metri per essere un campione di basket".
Da quanto sopra,  ne deriva complessivamente una serie di incresciosi equivoci i cui effetti si ripercuotono a catena e non solo a livello nazionale. Specie a causa di una grande quantità di notizie inesatte ovvero false pubblicate e sparse anche nel web, interlocutori esteri, anche blasonati, vengono tratti in inganno sulla reale riconducibilità storica, e quindi sulla stessa regolarità, di molti (troppi) interlocutori; per fare un esempio, si pensi a quante “grandi logge” e “grandi orienti” esistono di nome, senza averne caratteristiche, attributi e prerogative ritualistiche, e quante "storielle" sono spacciate per vere sulle home page di moltissime di queste entità.

Torniamo a questo “documento” feriano. Si tratta forse di un reperto unico al cui ritrovamento attribuire solenne rilevanza? Macchè! Ci si rende conto di quante centinaia ne esistono? Diverse: oltre che in Italia anche in possesso di organizzazioni massoniche estere – come quella turca, che certamente ne avrà altri: tanto di Piazza del Gesù che del GOI - oltre che a mani di singoli soggetti massonicamente collocati all'estero. Ogni volta che se ne dovesse trovare uno, occorrerebbe quindi gridare “al miracolo”, quasi che chi lo possedesse venisse a subire una sorta di magica e propizia unzione celestiale? Personalmente non credo: è chiaro che possesso non fa titolo, salvo il poter dimostrare e documentare i propri diritti ovvero le proprie pretese. M
Ma che fatica sentirsi investiti dal dovere di dover rintuzzare – precisando, puntualizzando, documentando – ogni tentativo che possa essere concretamente posto in atto da chi tenti di appropriarsi di un qualche pezzo di Storia!
Quindi, qual'è “il perchè” della sua conservazione presso l'archivio massonico di Istanbul? Si tratta della banale archiviazione di normale corrispondenza (così come altrove se ne può reperire...) pur se riferita ad un autorevole Personalità della Massoneria Italiana, come dimostra – a prescindere dagli archivi storici, privati e non - la numerosa letteratura esistente in materia e come specificamente risulterà anche dagli archivi della stessa Grande Loggia di Turchia ovvero della Ozgur Masonlar Buyuk Locası.

Relativamente alla citazione nel contesto del Comunicato “... è da ritenere che sia stato fornito, all’epoca, dall’Ill.mo e Pot.mo Fr. Principe Aziz Hazzan PACHA, che figura fra i destinatari ...”, è da sottolineare che il Fr. P.pe Aziz Hasan Paşa (scriviamo il suo nome come gli compete: nella vita profana l'uomo era Principe e anche Generale, nella vita iniziatica era un nostro Fratello; quindi, se lo intendiamo come tale, per noi le qualifiche rispettano prima il Fratello. Motivo per cui il Fratello Principe e Generale Aziz Hasan Paça) fu nel 1908 il Gran Commendatore del SC di Turchia, e per tanto personalità eminente anche dopo tale data, piuttosto che non un “semplice” SGIG: certo, quindi, che vi fosse della corrispondenza di cui egli era stato destinatario.

Circa poi la successiva riportata indicazione “... figura tra i destinatari... un altro Fratello residente all'epoca a Istanbul, il Pot.mo Fr. David J. Cohen...”: le considerazioni palesi o sottese di chi ha stilato il citato Comunicato appaiono quantomeno imprecise. Contatti e relazioni (sempre all'epoca, 1908 e anni segg., e comunque riferite al SC di Turchia) il SC di Fera li ebbe con il Fr. Davit Kohen di Istanbul, soggetto diverso (a parte le assonanze fonetiche) dal David J. Cohen cui si attribuisce un nesso sull'asse Turchia-Supremo Consiglio di Turchia-Istanbul-destinatari balaustra feriana del SC di Piazza del Gesù.
A Piazza del Gesù, nel periodo 24 Giugno 1908 - 29 Dicembre 1915 (data della morte di Saverio Fera) erano attivi due FFr. aventi come cognome Cohen, entrambi insigniti del 33° grado e quindi SGIG.
Uno, David Cohen – ufficialmente in pectore, all'epoca, del Sovrano Fera – nato a *or*, nel 1***, con Brevetto di SGIG rilasciato nel 1910, a firma del Sovrano Fera, e postosi in sonno nel 1914, allora in stretto contatto per il Sovrano con l'altro SGIG del SC di Fera Fr. Ar* *olp* di Vienna con il compito di coadiuvare il Sovrano nel seguire le relazioni con gli USA e con l''area geograficamente posta a Est e Sud-Est dell'Italia. Negli USA ebbe stretti contatti con i nostri FFr. che vi si recavano, anche per motivi di sicurezza/opportunità socio-politica.
L'altro, David J.Cohen, era un British subject poi deceduto in *, era in contatto principalmente con i FFr. di Irlanda e Gran Bretagna e, relativamente a quest'ultima, aveva rapporti con alcuni Consiglieri privati della Corona durante il regno di Edoardo VII e Giorgio V - tra cui C* S* P*, J* M* e S* A* A* –; ne derivava il mantenimento di relazioni fraterne anche con le nazioni soggette all'influenza del Regno Unito e alla Massoneria inglese, nonché con i personaggi che vi si riferivano. Era, a prescindere da altri incarichi, “ *** ” per Piazza del Gesù in due Supremi Consigli a Est dell'Italia. Di lui scrissero la The Jewish Chronicle & Anglo Jewry e lo The Amsterdam Evening Recorder.
Tutto lascia intendere che il “Cohen” citato nel documento possa essere solo il secondo: un soggetto, quindi, non stabilmente residente in Turchia bensì solo temporaneamente (nota: e strumentalmente) “appoggiato” a quella realtà e in quel momento, certamente “riferimento” per un qualche soggetto esterno ai confini turchi.

Circa la chiosa finale del Comunicato, che intende sforzarsi a dare enfasi nel fornire una “spiegazione” sul perchè il “documento” feriano si trovasse negli “...archivi di Istanbul” (come ho spiegato, niente di eccezionale: uno dei tantissimi documenti recanti una firma del Sovrano Fera e una mera testimonianza di rapporti diplomatico-istituzionali ma anche soggettivi all'epoca - ma non solo - intercorrenti con il Supremo Consiglio guidato da Saverio Fera – l'unico regolare per l'Italia - e la realtà massonica internazionale), mi permetto di dire che l'ipotesi voluta fornire è complessivamente di scarsa consistenza.

Appare del tutto ardita, fantasiosa e inverosimile, invece, la seconda parte di detta chiosa finale che, circa lo scritto feriano, ipotizza in alternativa “... che sia stato affidato ai Fratelli della Turchia quando, con l’avvento del Fascismo in Italia, parte dei nostri archivi vennero nascosti per evitarne la distruzione”; vediamo perchè e limitandoci all'eventuale occultamento - piuttosto che al “saccheggio” o alla “illecita asportazione” o “illecita detenzione” subita nel tempo dagli archivi di Piazza del Gesù.

Se si intende “mettere al sicuro” degli archivi o parte di essi, il materiale è cospicuo e di solito aggregato (ad es.: fascicoli personali, elenchi, bolle, timbri e sigilli, copie dei decreti e delle balaustre, copia della corrispondenza, ecc.). Ma il concetto “di solito” nella Massoneria di Piazza del Gesù non ha mai trovato dimora: la logica di chi è stato colà cresciuto – direi, “ben allevato” - è sempre stata quella di “disperdere” in modo disaggregato per poi consentire, a chi sapesse “come”, ri-aggregazioni e ri-costruzione di parti eventualmente “smarrite” o non restituite: e questo modus operandi ebbe proprio inizio con il primo SC di Fera.
Gli archivi “messi al sicuro” specificamente in epoca fascista (ma, se vogliamo parlare seriamente, dobbiamo riferirci pragmaticamente alla sola “parte importante degli archivi”) seguirono i principali protagonisti massonici dell'epoca, ovvero li seguirono temporaneamente quando questi si rifugiarono anche temporaneamente in Francia, in Svizzera, in Gran Bretagna, negli Stati Uniti d'America. Quando indico “li seguirono”, specifico meglio: non sempre seguirono materialmente (es.: valigie, casse, ecc.) i nostri Fratelli, ma occorrendo furono spediti con mezzi sicuri (nota: plichi coperti da immunità) tali da non consentire che potessero essere “intercettati” da soggetti terzi specie se ostili o avversi.
In realtà, anche contando su una rete fidata e fedele, durante il fascismo (nota: sarebbe il caso di dire “durante le fasi che portarono alla degenerazione del regime fascista”) la gran parte dei documenti – sempre riferendoci a Piazza del Gesù – rimase in Italia. 
Anche se furono moltissime le Logge saccheggiate o date alle fiamme dallo squadrismo estremista di allora, anche con perdita di documentazioni e/o archivi, il rigore storico obbliga a ricordare che una cosa erano gli archivi delle singole Logge (definiamoli “archivi locali”) mentre ben altra cosa erano gli archivi principali o centrali (anche riassuntivi delle attività “periferiche”) tenuti dalla Famiglia massonica.

Quindi, ipotizzare che documentazione di Piazza del Gesù possa aver preso la strada della Turchia per colà esservi celata, così sottraendola alla requisizione/distruzione da parte del regime fascista, è esercizio arbitrario oltre che un vero e proprio atto di “equilibrismo storico”: e questo anche se dovessero/potessero venire alla luce dagli archivi turchi altri “documenti” feriani e non. Cosa probabile oltre che possibile: null'altro di più e di più banale, come dicevo prima.

Conclusione : ancora una volta, come ho già fatto in altra sede, desidero non alimentare alcuna conflittualità con i FFr. e le SSr. della GLDI-Gran Loggia d'Italia degli ALAM-Obbedienza di Piazza del Gesù-Palazzo Vitelleschi– cui va la mia personale e più fraterna stima e considerazione -; per tale motivo voglio credere che la serie di “imprecisioni” contenute nel loro Comunicato del 5 Giugno 2014 siano da attribuire alla frettolosa stesura di un compilatore superficiale e purtroppo forse poco preparato sulla Storia della Massoneria Italiana, preso da uno schietto, fanciullesco, brioso, entusiasmo nel porgere al pubblico e agli “addetti ai lavori” questa notizia.

Fermo restando che la citata GLDI non aveva, non ha né potrà mai avere alcun collegamento – né di causa né di effetto - con Fera ed il suo Supremo Consiglio, né con fatti/elementi/personaggi/storiografia antecedenti la nascita – nella forma attuale - di detto sodalizio massonico nella seconda metà degli anni '60 del 1900, io non posso né voglio pensare ad una qualche manovra specifica o ad un qualche intento doloso o colposo da parte di una Famiglia con tanta propria, autorevole, storia.

Roma, 20 Luglio 2014                                                         Giuseppe Bellantonio

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giovedì 17 luglio 2014

UN PO' DI STORIA...


      Nei due articoli precedenti - “L'erba del vicino...” pubblicato il 24 Giugno e “A buon intenditor...” pubblicato il 30 Giugno, entrambi su questo stesso blog – era contenuta una documentata analisi (basata su reperti affidabili, quali sono possono essere Verbali ed altri documenti di provenienza e contenuti certi) e delle conseguenti considerazioni anche critiche espresse circa alcuni contenuti di cui al Comunicato del 5 Giugno 2014 da parte della GLDI - Gran Loggia d'Italia degli ALAM - Obbedienza di Piazza del Gesù - Palazzo Vitelleschi a seguito del dichiarato rinvenimento in terra di Turchia di un documento massonico a firma del Sovrano Saverio Fera.
      In questo ultimo articolo – suddiviso in due parti: mi scuso per la lunghezza, ma è un pezzo di Storia dai più sconosciuto - viene non solo analizzato il contesto dell'epoca ma anche i riferimenti storici ed i possibili reali collegamenti con fatti e personaggi pur citati in detto Comunicato, come pure l'analisi della reale riconducibilità storica di situazioni dove il nesso di causa-effetto può venire proposto in modo distorto (ovvero, lasciato all'altrui deduzione dopo aver però fornito pochi e strumentali elementi/suggerimenti). 
      Quindi...

24 Giugno 1908 : nell'immediatezza della storica “scissione”, il Supremo Consiglio del Rito Scozzese Antico e Accettato d'Italia presieduto del Sovrano Saverio Fera – limitatamente alle principali Dignità, anche con incarichi provvisoriamente cumulati ad interim – risultava costituito dai seguenti SGIG:
   Sovrano Gr. Comm. : Saverio Fera
   Luogotenente Gr. Commendatore : Giovanni Miranda
   Gran Ministro di Stato : Giovanni Camera
   Gran Segretario + Gran Cancelliere : Francesco Pellicano
   Gran Tesoriere + Grande Elemosiniere : Leonardo Ricciardi
   Gran Capitano delle Guardie : Cesare Pastore
   Gran Cerimoniere : Cosma Panunzi
   Gran Guardasigilli : Enrico Pegna
   Gran Portastendardo : Carlo Woodyatt

24 Giugno 1910 : viene riferito essere questa la data riportata sulla Balaustra (di cui non viene precisata la data di stesura) per la convocazione del Supremo Consiglio per la Giurisdizione d'Italia di cui era legittimo Sovrano Saverio Fera. Esaminando i documenti fino al 1925, ho rilevato che, con lo scopo di procedere a rinnovo/conferimento di cariche/incarichi ovvero a nomine di nuovi membri (effettivi, aggiunti, onorari) il Supremo Consiglio di Piazza del Gesù – anche quale Sacro Collegio – ebbe a riunirsi formalmente anche nelle date del 24 Giugno 1908, 24 Giugno 1909, 21 Marzo 1914, 24 Giugno 1915, 30 Dicembre 1915, 27 Dicembre 1916, 27 Dicembre 1917, 12 Gennaio 1918, 24 Giugno 1918, 21 Marzo 1919, 24 Giugno 1919, 24 Giugno 1922, 23 Agosto 1922, 24 Giugno 1923, 14 Giugno 1924, 24 Giugno 1924, 24 Giugno 1925.
Con riferimento alla data del 1910, significative furono le nomine a Sovrano GC ad honorem del Fr. Antonio Mar* (ex Sovrano GC e GM della Gran Loggia Antica “Sebetia”) ed a Luogotenente GC ad honorem del Fr. Giuseppe Mar* (ex LgTen. GC del SC e GMA della medesima GL “Sebetia”).
Tra il 1908 ed il 1915, il SC del Sovrano Fera contò 1* Sovrani Grandi Ispettori Generali (SGIG, tutti insigniti del 33° ed ultimo Grado del regolare RSAA per la Giurisdizione d'Italia, sempre della Comunione di Piazza del Gesù), di cui almeno *1 erano in pectore e quindi noti solo al Sovrano ed al suo LgTenente (ve ne era comunque un dettagliato elenco in chiaro – cosa che fecero anche i successori del Sovrano - custodito in busta chiusa e sigillata posta sotto la custodia di un Notaio, a Roma).

Saverio Fera, la firma : lettere con carattere di circolarietà (balaustre), relazioni, disposizioni e decreti (ovverosia, norme edittali), indirizzi, tavole interlocutorie o di chiarimento, stampati, libri recanti disposizioni e norme interne - dal tempo di Saverio Fera, qui preso in esame, e comunque fino ai sovranati dell'immediato dopoguerra - molto spesso recavano stampigliata una firma riconducibile al Sovrano, ma questa non era una firma c.d. autografa. Posto che per firma autografa si deve intendere solo quella che un soggetto appone di suo pugno su un documento al fine di assumere la paternità dei contenuti tutti, resta da verificare e stabilire se la c.d. firma autografa di Saverio Fera citata nel Comunicato della GLDI sia solo una firma originale ma stampata ovvero autentica e autografa. Del pari, sarebbe utile conoscere se la “carta intestata” su cui il “documento” è stato tracciato abbia inchiostratura nera ovvero rossa, se la firma del Sovrano sia stata lì apposta con inchiostro nero oppure rosso, se possa essere rilevabile anche la presenza della firma di un Gr. Segretario/Gr. Cancelliere/Gr. Guardasigilli, se siano stati apposti i necessari sigilli anche del tipo “a secco”, se possa trattarsi di una copia “silente” o avente caratteristiche di una qualche particolarità atta a garantire la riconducibilità al responsabile qualora la lettera fosse stata impropriamente diffusa.   
A Piazza del Gesù era consuetudine dei vertici adottare cautele e prassi particolari: dalla colorazione delle carte intestate all'adozione di più protocolli (di tipo istituzionale, l'uno, di tipo riservato l'altro), da una o più delle firme non apposte in originale all'utilizzo di timbri/sigilli in gomma o “a secco”, dal colore dell'inchiostro utilizzato per le firme all'allineamento di timbri/sigilli secondo schemi particolari quanto ermetici ma esotericamente significativi per i pochi che “conoscevano” e quindi erano in grado di cogliere e interpretare ogni più sottile sfumatura, all'apposizione di segni minuscoli quanto particolari che facevano di ogni copia un esemplare unico che riconduceva inequivocabilmente ad uno ed uno solo dei destinatari (specie nel caso di una molteplicità di riceventi). 
Una sofisticatissima prassi che lasciava una molteplicità di opzioni a disposizione di chi inviava della corrispondenza (e delle funzioni che rivestiva), specie se di contenuto delicato/riservato/segreto (nota: quando la “segretezza” in Massoneria era una prassi costante, piuttosto che non un “peccato” socio-giuridico).
Chiarimenti, quelli di cui sopra, certamente noti solo a pochi all'epoca e ancor più pochi oggi, e che sono utili a individuare la specie, la natura, la ritualità e quindi la regolarità di testi assolutamente “interni” ma che hanno bisogno di quei doverosi “requisiti essenziali” per il rispetto dei quali – la c.d. ortodossia formale e sostanziale, almeno a questo proposito - proprio la Famiglia di Piazza del Gesù era ed è nota; ma anche, tutto sommato, chiarimenti oggi forniti per una manciata di “addetti ai lavori” che abbiano il giusto livello di “conoscenza” e amanti della Storia. Dati non essenziali per i più, quindi, anche se io voglio dare comunque per scontata l'originalità complessiva del citato “documento” proposto dalla GLDI e dei suoi contenuti.

Saverio Fera, i destinatari : una convocazione regolare è tale se è destinata ai soli soggetti titolati – per Dignità, grado e qualità – a riceverla, considerarne i contenuti, predisporsi alla trattazione degli argomenti posti all'Ordine del Giorno, decidere se presenziare ovvero farsi rappresentare da altro elemento aventi pari e idonea Dignità/titolo/grado. Anomalo, irrituale, irregolare, qualora invece possa contenere altri destinatari “non aventi titolo”. E conoscendo l'ortodossia di Fera e dei suoi Pari componenti i SC dell'epoca, attenti a non operare ultra vires, ossia non in sintonia con le norme tipiche dello scozzesismo, tale fatto non rituale sembra non aver campo: la citata lettera non ricapitolava i SGIG (quelli noti, poiché quelli in pectore non potevano evidentemente risultare) all'obbedienza del Sovrano, bensì una serie di SGIG che erano o Garanti di Amicizia di Piazza del Gesù presso altri Corpi in regime di relazioni con il SC feriano, o che avevano ricevuto delega dal Sovrano per particolari incarichi o funzioni, o che – residenti all'estero – rappresentavano il loro SC presso il SC di Piazza del Gesù con il quale erano in relazione attraverso Patti espressi o meno. 
In più - particolare affatto secondario: anzi, tutt'altro - a Piazza del Gesù (ricordiamolo ancora una volta: l'unica Massoneria riconosciuta internazionalmente come regolare per l'Italia) venivano ospitati membri e Logge di altre Nazioni che non vivevano un regime politico e sociale di libertà e che, nella loro Patria, non potevano liberamente esprimere le proprie idee né potevano riunirsi liberamente e senza controlli opprimenti/oppressivi. 
Tali soggetti esteri, che operavano secondo le loro tradizioni comunque non tradendo l'ospitalità loro concessa, durante questo loro “esilio” si preparavano in ogni caso a tornare al più presto possibile nella loro terra d'origine, per qui dar vita ad un Supremo Consiglio regolare della Massoneria Scozzese. E' questo il caso di quei Supremi Consigli che “allevati” o “ospitati” nelle schiere scozzesi del SC di piazza del Gesù, crebbero in spessore, tornando alfine nelle loro terre d'origine per dare forma e sostanza a Supremi Consigli che si posero “sotto gli auspici” del SC di Piazza del Gesù e, nella particolare fascia temporale che samino, di Saverio Fera (tra il 1908 e il 1915) e dei suoi successori nel sovranato.
E' il caso – qui prescindendo da altre Nazioni – di un gruppo di SGIG di Varsavia che dapprima operarono in sicurezza a Roma, nel SC di Piazza del Gesù, per poi rendersi autonomi per dar vita nel 1922 ad un nuovo SC di Polonia, operante sotto gli auspici del Supremo Consiglio d'Italia di Piazza del Gesù.
Come gli estensori del Comunicato della GLDI certamente sanno, operare “sotto gli auspici” di un SC regolare - riconosciuto a livello mondiale, e dal quale si è ottenuta tutta una serie di riconoscimenti formali – vuol dire ottenere sostegno formale e materiale e, per “luce riflessa”, i migliori accreditamenti per essere a propria volta riconosciuti dalle altre Nazioni: tutte cose che prevedono, tra l'altro, una vicendevole presenza nei rispettivi SC attraverso “garanti” e “rappresentati” di Pari dignità.
Questo la dice lunga sul rilevante ed esclusivo ruolo che solo Piazza del Gesù ebbe nel lungo arco che vide i due conflitti mondiali; peraltro, queste sono norme di ritualità e “diplomazia” massonica, valide allora come oggi, pur se molti “cerimoniali” hanno perso la solennità della forma più corretta, ma non la sosta nzialità.

Massoneria in Turchia : quanto sopra indicato non deve trarre in errore nella valutazione dei fatti, specie alla luce di quanto più o meno esplicitamente/più o meno implicitamente vuol lasciare intendere il fraseggio del Comunicato della GLDI, creando una sorta di causa-effetto tra i contenuti della balaustra feriana, i suoi destinatari, la sua detenzione in archivi turchi, un possibile/probabile nesso con (possibili) rapporti esclusivi/preferenziali all'epoca esistenti tra il Supremo Consiglio di Piazza del Gesù e un SC di Turchia (nota: oppure con singoli SGIG di quel SC, o con SGIG solo presenti in quel SC in quanto ospitati colà).  
Per far capire ai Lettori, occorre tornare al lontano 1909: immedesimandoci nella realtà dell'epoca, in una Turchia islamica già crocevia di diversi interessi internazionali e con una consistente presenza in questo Paese islamico di colonie di occidentali (inglesi, francesi e tedeschi e – cosa non usuale, allora – di cittadini statunitensi, pur se pochi). Testimonianza di forti interessi commerciali ma, soprattutto, di forti mire politiche e commerciali per ricercare intese strategiche in uno scacchiere che – la Storia contemporanea continua ad insegnarci – definire delicato sotto il profilo internazionale era dir poco.
Oltre tutto, la panoramica di fatti pertinenti il Rito non può prescindere dall'esame di fatti relativi all'Ordine Simbolico (sempre con riferimento all'epoca in esame), poiché nel 1910 non era ancora vigente la specifica deliberazione dei Conventi Internazionali che vietata commistioni tra Ordine e Rito, così stabilendo per i due Alti Corpi rispettiva autonomia e sovranità.
Nel 1908, la Rivoluzione condusse in Turchia al ripristino della Costituzione; ma già il 13 Aprile 1909 Istanbul fu teatro di violentissimi e sanguinosi disordini che condussero ad una contro-rivoluzione che condusse all'estromissione e al conseguente esilio del Sultano Abdul-Hanid II°.
Momenti ricchi di avvenimenti e azioni, dunque, che sempre nel 1909 condussero i Massoni ottomani ad approfittare dell'abrogazione della norma che vietava la libertà di associazione tra i cittadini dell'Impero ottomano per uscire allo scoperto, decidendo di dare forma ad un Grande Oriente nazionale. Fino a quel momento i Massoni ottomani (nota: sottoposti al Supremo Consiglio di Turchia, costituito nel 1861 dal massone Principe Abdul-Halim I°- ultimo figlio del vice-Re d’Egitto, Mehmet Ali Paşa -, sotto l'egida inglese, che aveva decretato la sospensione dei lavori a causa di detto divieto) operavano occultamente, o accolti in modo segreto in logge straniere (ossia, alle dirette dipendenze di GL estere) attive nel territorio dell'Impero, oppure lavorando - ritualmente ma sempre in modo segreto – direttamente in terra straniera, quali esuli perseguitati o fuorusciti volontariamente. 
Proprio per l'avvenuta caduta del divieto di libera associazione, il 3 Marzo 1909 il SC di Turchia riprese “forza e vigore”, forte dell'obbedienza ricevuta inizialmente da 4 logge turche cui si unirono dopo poco tempo gli esuli riunitisi in 3 logge egiziane, 3 italiane, 1 spagnola e 2 francesi: in totale, in poco tempo, il SC di Turchia ebbe alle proprie dipendenze 13 logge regolari (nota: in questa fase fu consistente il sostegno e la diretta confluenza di FFr. di numerosi Orienti esteri. Quindi, tra il 1909 ed il 1912 vennero complessivamente costituite 29 logge regolari).
La ripresa dei lavori da parte del SC di Turchia non fu semplice, anzi: in pratica, per qualche tempo, questo di fatto esistette solo sulla carta. Fu così che il 13 Luglio 1909 quattordici FFr. turchi si ritrovarono presso il Fr. Davit Kohen – ebreo e con un importante ruolo in un consesso religioso, in stretto contatto in Francia con la loggia “La Renaissance” -, per mettere fine a questa situazione di “molle” incertezza e per tratteggiare il futuro possibile della Massoneria Turca; alla riunione erano presenti FFr. peraltro rappresentanti varie confessioni religiose oltre quella musulmana, quali FFr. ebrei e cristiani.  Cristiano, in quanto battezzato, e presente a quella riunione il P.pe Fr. Aziz Hasan Paşa (nato a Il Cairo l'8 dicembre 1873 e deceduto a Shubra al-Balad – sempre nei pressi de Il Cairo - l'11 dicembre 1925).
Su questa figura occorre offrire al Lettore qualche chiarimento: dai dati sempre a conoscenza di chi scrive – anche consultando la dettagliata bibliografia estera esistente, tra cui i libri Buyuk Ustad Sehid Faik Paça sulla fine dell'Impero Ottomano e Arabic Political Memories & Other Studies - risulta tra l'altro che il P.pe Fr. Aziz Hasan Paşa, militarmente formatosi all'Accademia Militare Prussiana di Berlino, fu Generale di Cavalleria dell'Esercito Imperiale Ottomano, sposò la secondogenita del vicerè d'Egitto Ismail Paşa con cui era comunque imparentato (per cui, divenne membro della Famiglia reale egiziana), successivamente esiliato dall'Egitto dalle autorità britanniche durante la Grande Guerra e nuovamente per attività politica “irregolare” dal 1922 al 1924, fu fondatore e membro di una fazione politica e fece pressioni sulla Gran Bretagna per concedere l'indipendenza sotto forma di monarchia costituzionale prima di subire l'esilio in Spagna. Persona di grande cultura, si avvicinò al mondo esoterico/iniziatico già durante l'Accademia militare, fu poi iniziato – elementi sembrerebbero attestare che dapprima si fosse legato al Grand Royal Arch Chapter anglosassone - intraprendendo e mantenendo contatti con altri illustri FFr. inglesi, tedeschi, francesi, italiani e statunitensi, per lo più in posizione di prestigio e anche appartenenti alla nobiltà. Ricoprì innumerevoli incarichi di prestigio in vari settori della vita pubblica e sociale. Nel 1908 fu designato Gran Commendatore del Supremo Consiglio del RSAA in Turchia, continuando  anche dopo tale data a mantenere rapporti anche con il Sovrano Fera.
Quindi, fu praticamente da quell'incontro del Luglio 1909 che ebbe origine il Grande Oriente Ottomano dando configurazione alla Gran Loggia, le cui cariche risultano essere state le seguenti:
Gran Maestro Talat Paşa, I° Gran Maestro Agg. Miralay Galip, II° Gran Maestro Agg. Emanuele Carasso, Primo Gr. Sorvegliante Mehmet Ali Baba, Primo Gr. Sorvegliante Agg. Edoardo Denari, Primo Gr. Assist. Osman Fehmi, Secondo Gr. Assist. Agg. Nadra Mutran, Grande Oratore Riza Tevfik, Gr. Oratore Agg. Michel Noradunkian, Gr. Segretario Osman Talat, Gr. Segretari Agg. Fevzi Manahem, Solon Kazon e Dario Errera, Gr. Tesoriere Sarim Kibar, Gr. Tesoriere Agg. Ilyas Modiano, Gr. Revisore Jak Suhami, Gr. Primo Revisore Nail Reşid, Gr. Secondo Revisore Bohur Kamhi, Gr. Terzo Revisore Victor Algranti, Gr. Quarto Revisore Tevfik, Gr. Cerimoniere Rafaello Ricci.
Il SC di Turchia riconobbe rate e valide tali designazioni e pose formalmente sotto i propri auspici il GO Ottomano, dando così inizio alla fase di contatti internazionali attraverso delegazioni itineranti il cui scopo era quello di stabilire relazioni e sottoscrivere trattati idonei a pervenire a “riconoscimenti” ufficiali, tali da consentire anche al Grande Or. Ottomano di poter accedere ai Conventi mondiali.
Tra le tappe in Europa fatte sempre nel 1909, vi fu anche la visita in Italia effettuata tanto al GOI che – riservatamente, da parte di due componenti la delegazione ottomana - a Piazza del Gesù. L'occasione era troppo ghiotta per lasciarsela sfuggire: la delegazione turca era attratta dal concetto di Grande Oriente piuttosto che non da quello di Gran Loggia, così propendendo per ottenere un “riconoscimento” dal GOI; organizzazione quest'ultima, nel post-terremoto della scissione del 1908, che, fatta una rapidissima ricognizione/verifica della documentazione esibita, l'8 Dicembre del 1909, attraverso una delibera in sede di Giunta Esecutiva su proposta del GM Ettore Ferrari, stabilì di accordare al GO Ottomano il richiesto riconoscimento. 
Fu, allora, un match risolto sul filo di lana dal GOI, che bruciò letteralmente le tappe temporali con lo scopo di battere sul tempo Piazza del Gesù: concorrente pericolosa che si era già mossa specie tra le logge di Costantinopoli per stabilire dei contatti preferenziali, secondo procedure “classiche” e quindi naturalmente caute e lente. Ma i contatti tra SC di Turchia – ovvero, elementi allo stesso appartenenti – e Piazza del Gesù – ovvero elementi del suo SC e della sua GL - non si esaurirono di certo, anzi si mantennero vivi e in parallelo con quelli “ufficiali” con il GOI, poiché elementi del SC ottomano che seguivano le religioni cristiana ed ebrea, si trovarono presto in distonia con certe posizioni politico-massoniche allora espresse in seno al GOI: tra questi perplessi proprio il Gran Commendatore Fr. Aziz Hasan Paşa la cui adesione al Grand Royal Arch Chapter probabilmente influì non poco nella decisione da loro presa.
La presenza della Massoneria nella vita sociale della Turchia fu rilevante, al punto da poter affermare che fu un “governo massone” a guidare la Turchia tra il 1909 e la fine della Prima Guerra Mondiale. Dopo tale fase- siamo già nel 1929 - il GO Ottomano decise di adottare un nome di copertura - Società Turca per lo Sviluppo, Turk Yukseltme Cemiyeti – al fine di consentire ai propri aderenti di celare la loro appartenenza, così da confondere avversari e spie (nota: nel 1933 i FFr. Turchi decisero di tornare parzialmente alle loro origini, dando così luogo alla “Società Turca per lo Sviluppo – Grande Oriente di Turchia”).
Nel 1923 nacque la Repubblica turca, in cui numerosissima e ad ogni livello fu la presenza di massoni: lo stesso Mustafa Kemal non lesinò ammirazione per la Massoneria, tanto che vi sono tracce certe di sue partecipazioni, nel biennio 1925 1926, a importanti riunioni nel cui ambito espresse il proprio apprezzamento per la Massoneria in generale e per le finalità che questa si prefiggeva per combattere l'ignoranza, favorendo l'elevazione materiale e spirituale dell'uomo. 
La seconda parte di quest'ultimo scritto, sarà pubblicata il giorno 20 Luglio su questo stesso blog.

Roma, 16 Luglio 2014                                      Giuseppe Bellantonio

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