Nei due articoli precedenti - “L'erba
del vicino...”
pubblicato il 24 Giugno e “A
buon intenditor...”
pubblicato il 30 Giugno, entrambi su questo stesso blog
– era contenuta una documentata analisi (basata
su reperti affidabili, quali sono possono essere Verbali ed altri
documenti di provenienza e contenuti certi)
e delle conseguenti considerazioni anche critiche espresse circa
alcuni contenuti di cui al Comunicato del 5 Giugno 2014 da parte
della GLDI
- Gran Loggia d'Italia degli ALAM - Obbedienza di Piazza del Gesù -
Palazzo Vitelleschi
a seguito del dichiarato rinvenimento in terra di Turchia di un
documento massonico a firma del Sovrano Saverio Fera.
In questo ultimo
articolo – suddiviso in due parti: mi scuso per la lunghezza, ma è
un pezzo di Storia dai più sconosciuto - viene non solo analizzato
il contesto dell'epoca ma anche i riferimenti storici ed i possibili
reali collegamenti con fatti e personaggi pur citati in detto
Comunicato, come pure l'analisi della reale riconducibilità storica
di situazioni dove il nesso di causa-effetto può venire proposto in
modo distorto (ovvero, lasciato all'altrui deduzione dopo aver però
fornito pochi e strumentali elementi/suggerimenti).
Quindi...
24
Giugno 1908
: nell'immediatezza
della storica “scissione”, il Supremo
Consiglio del Rito Scozzese Antico e Accettato d'Italia
presieduto del Sovrano Saverio Fera – limitatamente alle
principali Dignità, anche con incarichi provvisoriamente cumulati ad
interim
– risultava costituito dai seguenti SGIG:
Sovrano
Gr. Comm. :
Saverio Fera
Luogotenente
Gr. Commendatore : Giovanni Miranda
Gran
Ministro di Stato : Giovanni Camera
Gran
Segretario + Gran Cancelliere : Francesco Pellicano
Gran
Tesoriere + Grande Elemosiniere : Leonardo Ricciardi
Gran
Capitano delle Guardie : Cesare Pastore
Gran
Cerimoniere : Cosma Panunzi
Gran
Guardasigilli : Enrico Pegna
Gran
Portastendardo : Carlo Woodyatt
24
Giugno 1910
: viene riferito essere questa la data riportata sulla Balaustra (di
cui non viene precisata la data di stesura)
per la convocazione del Supremo Consiglio per la Giurisdizione
d'Italia di cui era legittimo Sovrano Saverio Fera. Esaminando i
documenti fino al 1925, ho rilevato che, con lo scopo di procedere a
rinnovo/conferimento di cariche/incarichi ovvero a nomine di nuovi
membri (effettivi, aggiunti, onorari) il Supremo Consiglio di Piazza
del Gesù – anche quale Sacro Collegio – ebbe a riunirsi
formalmente anche
nelle date del 24 Giugno 1908, 24 Giugno 1909, 21 Marzo 1914, 24
Giugno 1915, 30 Dicembre 1915, 27 Dicembre 1916, 27 Dicembre 1917,
12 Gennaio 1918, 24 Giugno 1918, 21 Marzo 1919, 24 Giugno 1919, 24
Giugno 1922, 23 Agosto 1922, 24 Giugno 1923, 14 Giugno 1924, 24
Giugno 1924, 24 Giugno 1925.
Con
riferimento alla data del 1910, significative furono le nomine a
Sovrano GC ad honorem
del Fr. Antonio Mar* (ex Sovrano GC e GM della Gran Loggia Antica
“Sebetia”) ed a Luogotenente GC ad
honorem del Fr.
Giuseppe Mar* (ex LgTen. GC del SC e GMA della medesima GL
“Sebetia”).
Tra
il 1908 ed il 1915, il SC del Sovrano Fera contò 1* Sovrani Grandi
Ispettori Generali (SGIG, tutti insigniti del 33° ed ultimo Grado
del regolare RSAA per la Giurisdizione d'Italia, sempre della
Comunione di Piazza del Gesù), di cui almeno *1 erano in
pectore e
quindi noti solo al Sovrano ed al suo LgTenente
(ve ne era comunque un dettagliato elenco in chiaro – cosa che
fecero anche i successori del Sovrano - custodito in busta chiusa e
sigillata posta sotto la custodia di un Notaio, a Roma).
Saverio
Fera, la firma
:
lettere con carattere di circolarietà (balaustre), relazioni,
disposizioni e decreti (ovverosia, norme edittali), indirizzi, tavole
interlocutorie o di chiarimento, stampati, libri recanti disposizioni
e norme interne - dal tempo di Saverio Fera, qui preso in esame, e
comunque fino ai sovranati dell'immediato dopoguerra - molto spesso
recavano stampigliata una firma riconducibile al Sovrano, ma questa
non era una firma c.d. autografa.
Posto che per firma
autografa si deve
intendere solo quella che un soggetto appone di suo
pugno su un
documento al fine di assumere la paternità dei contenuti tutti,
resta da verificare e stabilire se la c.d. firma
autografa di Saverio
Fera citata nel Comunicato della GLDI sia solo una firma originale ma
stampata ovvero autentica e autografa. Del pari, sarebbe utile
conoscere se la “carta intestata” su cui il “documento” è
stato tracciato abbia inchiostratura nera ovvero rossa, se la firma
del Sovrano sia stata lì apposta con inchiostro nero oppure rosso,
se possa essere rilevabile anche la presenza della firma di un Gr.
Segretario/Gr. Cancelliere/Gr. Guardasigilli, se siano stati apposti
i necessari sigilli anche del tipo “a secco”, se possa trattarsi
di una copia “silente” o avente caratteristiche di una qualche
particolarità atta a garantire la riconducibilità al responsabile
qualora la lettera fosse stata impropriamente diffusa.
A
Piazza del Gesù era consuetudine dei vertici adottare cautele e
prassi particolari: dalla colorazione delle carte intestate
all'adozione di più protocolli (di tipo istituzionale, l'uno, di
tipo riservato l'altro), da una o più delle firme non apposte in
originale all'utilizzo di timbri/sigilli in gomma o “a secco”,
dal colore dell'inchiostro utilizzato per le firme all'allineamento
di timbri/sigilli secondo schemi particolari quanto ermetici ma
esotericamente significativi per i pochi che “conoscevano” e
quindi erano in grado di cogliere e interpretare ogni più sottile
sfumatura, all'apposizione di segni minuscoli quanto particolari che
facevano di ogni copia un esemplare unico che riconduceva
inequivocabilmente ad uno ed uno solo dei destinatari (specie nel
caso di una molteplicità di riceventi).
Una
sofisticatissima prassi che lasciava una molteplicità di opzioni a
disposizione di chi inviava della corrispondenza (e delle funzioni
che rivestiva), specie se di contenuto delicato/riservato/segreto
(nota: quando la “segretezza” in Massoneria era una prassi
costante, piuttosto che non un “peccato” socio-giuridico).
Chiarimenti,
quelli di cui sopra, certamente noti solo a pochi all'epoca e ancor
più pochi oggi, e che sono utili a individuare la specie, la natura,
la ritualità e quindi la regolarità di testi assolutamente
“interni” ma che hanno bisogno di quei doverosi “requisiti
essenziali” per il rispetto dei quali – la c.d. ortodossia
formale e sostanziale,
almeno a questo proposito
- proprio la Famiglia di Piazza del Gesù era ed è nota; ma anche,
tutto sommato, chiarimenti oggi forniti per una manciata di “addetti
ai lavori” che abbiano il giusto livello di “conoscenza” e
amanti della Storia. Dati non essenziali per i più, quindi, anche se
io voglio dare comunque per scontata l'originalità complessiva del
citato “documento” proposto dalla GLDI e dei suoi contenuti.
Saverio
Fera, i destinatari
:
una convocazione regolare è tale se è destinata ai soli soggetti
titolati – per Dignità, grado e qualità – a riceverla,
considerarne i contenuti, predisporsi alla trattazione degli
argomenti posti all'Ordine del Giorno, decidere se presenziare ovvero
farsi rappresentare da altro elemento aventi pari e idonea
Dignità/titolo/grado. Anomalo, irrituale, irregolare, qualora
invece possa contenere altri destinatari “non aventi titolo”. E
conoscendo l'ortodossia di Fera e dei suoi Pari componenti i SC
dell'epoca, attenti a non operare ultra
vires,
ossia non in sintonia con le norme tipiche dello scozzesismo, tale
fatto non
rituale
sembra non aver campo: la citata lettera non ricapitolava i SGIG
(quelli noti, poiché quelli in
pectore
non potevano evidentemente risultare) all'obbedienza del Sovrano,
bensì una serie di SGIG che erano o Garanti di Amicizia di Piazza
del Gesù presso altri Corpi in regime di relazioni con il SC
feriano, o che avevano ricevuto delega dal Sovrano per particolari
incarichi o funzioni, o che – residenti all'estero –
rappresentavano il loro SC presso il SC di Piazza del Gesù con il
quale erano in relazione attraverso Patti espressi o meno.
In
più - particolare affatto secondario: anzi, tutt'altro - a Piazza
del Gesù (ricordiamolo ancora una volta: l'unica Massoneria
riconosciuta internazionalmente come regolare per l'Italia) venivano
ospitati membri e Logge di altre Nazioni che non vivevano un regime
politico e sociale di libertà e che, nella loro Patria, non potevano
liberamente esprimere le proprie idee né potevano riunirsi
liberamente e senza controlli opprimenti/oppressivi.
Tali
soggetti esteri, che operavano secondo le loro tradizioni comunque
non tradendo
l'ospitalità loro concessa, durante questo loro “esilio” si
preparavano in ogni caso a tornare al più presto possibile nella
loro terra d'origine, per qui dar vita ad un Supremo Consiglio
regolare della Massoneria Scozzese. E' questo il caso di quei
Supremi Consigli che “allevati” o “ospitati” nelle schiere
scozzesi del SC di piazza del Gesù, crebbero in spessore, tornando
alfine nelle loro terre d'origine per dare forma e sostanza a Supremi
Consigli che si posero “sotto gli auspici” del SC di Piazza del
Gesù e, nella particolare fascia temporale che samino, di Saverio
Fera (tra il 1908 e il 1915) e dei suoi successori nel sovranato.
E' il caso – qui prescindendo
da altre Nazioni – di un gruppo di SGIG di Varsavia che dapprima
operarono in sicurezza a Roma, nel SC di Piazza del Gesù, per poi
rendersi autonomi per dar vita nel 1922 ad un nuovo SC di Polonia,
operante sotto gli auspici del Supremo Consiglio d'Italia di Piazza
del Gesù.
Come gli estensori del
Comunicato della GLDI certamente sanno, operare “sotto gli auspici”
di un SC regolare - riconosciuto a livello mondiale, e dal quale si è
ottenuta tutta una serie di riconoscimenti formali – vuol dire
ottenere sostegno formale e materiale e, per “luce riflessa”, i
migliori accreditamenti per essere a propria volta riconosciuti dalle
altre Nazioni: tutte cose che prevedono, tra l'altro, una vicendevole
presenza nei rispettivi SC attraverso “garanti” e “rappresentati”
di Pari dignità.
Questo la dice lunga sul
rilevante ed esclusivo ruolo che solo Piazza del Gesù ebbe nel lungo
arco che vide i due conflitti mondiali; peraltro, queste sono norme
di ritualità e “diplomazia” massonica, valide allora come oggi,
pur se molti “cerimoniali” hanno perso la solennità della forma
più corretta, ma non la sosta nzialità.
Massoneria
in Turchia
: quanto sopra indicato non deve trarre in errore nella valutazione
dei fatti, specie alla luce di quanto più o meno esplicitamente/più
o meno implicitamente vuol lasciare intendere il fraseggio del
Comunicato della GLDI, creando una sorta di causa-effetto tra i
contenuti della balaustra feriana, i suoi destinatari, la sua
detenzione in archivi turchi, un possibile/probabile nesso con
(possibili) rapporti esclusivi/preferenziali all'epoca esistenti tra
il Supremo Consiglio di Piazza del Gesù e un SC di Turchia (nota:
oppure con singoli SGIG di quel SC, o con SGIG solo presenti in quel
SC in quanto ospitati colà).
Per far capire ai Lettori,
occorre tornare al lontano 1909: immedesimandoci nella realtà
dell'epoca, in una Turchia islamica già crocevia di diversi
interessi internazionali e con una consistente presenza in questo
Paese islamico di colonie di occidentali (inglesi, francesi e
tedeschi e – cosa non usuale, allora – di cittadini statunitensi,
pur se pochi). Testimonianza di forti interessi commerciali ma,
soprattutto, di forti mire politiche e commerciali per ricercare
intese strategiche in uno scacchiere che – la Storia contemporanea
continua ad insegnarci – definire delicato sotto il profilo
internazionale era dir poco.
Oltre tutto, la panoramica di
fatti pertinenti il Rito non può prescindere dall'esame di fatti
relativi all'Ordine Simbolico (sempre con riferimento all'epoca in
esame), poiché nel 1910 non era ancora vigente la specifica
deliberazione dei Conventi Internazionali che vietata commistioni tra
Ordine e Rito, così stabilendo per i due Alti Corpi rispettiva
autonomia e sovranità.
Nel 1908, la Rivoluzione
condusse in Turchia al ripristino della Costituzione; ma già il 13
Aprile 1909 Istanbul fu teatro di violentissimi e sanguinosi
disordini che condussero ad una contro-rivoluzione che condusse
all'estromissione e al conseguente esilio del Sultano Abdul-Hanid
II°.
Momenti
ricchi di avvenimenti e azioni, dunque, che sempre nel
1909
condussero i Massoni ottomani ad approfittare dell'abrogazione della
norma che vietava la libertà di associazione tra i cittadini
dell'Impero ottomano per uscire allo scoperto, decidendo di dare
forma ad un Grande
Oriente
nazionale. Fino a quel momento i Massoni ottomani (nota: sottoposti
al Supremo Consiglio di Turchia, costituito nel 1861 dal massone
Principe Abdul-Halim I°-
ultimo
figlio del vice-Re d’Egitto, Mehmet Ali Paşa -, sotto
l'egida inglese, che aveva decretato la sospensione dei lavori a
causa di detto divieto) operavano occultamente, o accolti in modo
segreto in logge straniere (ossia, alle dirette dipendenze di GL
estere) attive nel territorio dell'Impero, oppure lavorando -
ritualmente ma sempre in modo segreto – direttamente in terra
straniera, quali esuli perseguitati o fuorusciti volontariamente.
Proprio per l'avvenuta caduta
del divieto di libera associazione, il 3 Marzo 1909 il SC di Turchia
riprese “forza e vigore”, forte dell'obbedienza ricevuta
inizialmente da 4 logge turche cui si unirono dopo poco tempo gli
esuli riunitisi in 3 logge egiziane, 3 italiane, 1 spagnola e 2
francesi: in totale, in poco tempo, il SC di Turchia ebbe alle
proprie dipendenze 13 logge regolari (nota: in questa fase fu
consistente il sostegno e la diretta confluenza di FFr. di numerosi
Orienti esteri. Quindi, tra il 1909 ed il 1912 vennero
complessivamente costituite 29 logge regolari).
La
ripresa dei lavori da parte del SC di Turchia non fu semplice, anzi:
in pratica, per qualche tempo, questo di fatto esistette solo sulla
carta. Fu così che il 13 Luglio 1909 quattordici FFr. turchi si
ritrovarono presso il Fr. Davit Kohen – ebreo e con un importante
ruolo in un consesso religioso, in stretto contatto in Francia con la
loggia “La Renaissance” -, per mettere fine a questa situazione
di “molle” incertezza e per tratteggiare il futuro possibile
della Massoneria Turca; alla riunione erano presenti FFr. peraltro
rappresentanti varie confessioni religiose oltre quella musulmana,
quali FFr. ebrei e cristiani. Cristiano, in quanto battezzato, e
presente a quella riunione il P.pe Fr. Aziz
Hasan
Paşa
(nato a Il Cairo l'8 dicembre 1873 e deceduto a
Shubra
al-Balad – sempre nei pressi de Il Cairo - l'11 dicembre 1925).
Su
questa figura occorre offrire al Lettore qualche chiarimento: dai
dati sempre a conoscenza di chi scrive – anche consultando la
dettagliata bibliografia estera esistente, tra cui i libri Buyuk
Ustad Sehid Faik Paça
sulla fine dell'Impero Ottomano e Arabic
Political Memories & Other Studies
- risulta tra l'altro che il P.pe Fr. Aziz Hasan Paşa, militarmente
formatosi all'Accademia Militare Prussiana di Berlino, fu Generale di
Cavalleria dell'Esercito Imperiale Ottomano, sposò la secondogenita
del vicerè d'Egitto Ismail Paşa con cui era comunque imparentato
(per cui, divenne membro della Famiglia reale egiziana),
successivamente esiliato dall'Egitto dalle autorità britanniche
durante la Grande Guerra e nuovamente per attività politica
“irregolare” dal 1922 al 1924, fu fondatore e membro di una
fazione politica e fece pressioni sulla Gran Bretagna per concedere
l'indipendenza sotto forma di monarchia costituzionale prima di
subire l'esilio in Spagna. Persona di grande cultura, si avvicinò al
mondo esoterico/iniziatico già durante l'Accademia militare, fu poi
iniziato – elementi sembrerebbero attestare che dapprima si fosse
legato al Grand
Royal Arch Chapter
anglosassone - intraprendendo e mantenendo contatti con altri
illustri FFr. inglesi, tedeschi, francesi, italiani e statunitensi,
per lo più in posizione di prestigio e anche appartenenti alla
nobiltà. Ricoprì innumerevoli incarichi di prestigio in vari
settori della vita pubblica e sociale. Nel 1908 fu designato Gran
Commendatore del Supremo Consiglio del RSAA in Turchia, continuando anche dopo tale data a
mantenere rapporti anche con il Sovrano Fera.
Quindi,
fu praticamente da quell'incontro del Luglio 1909 che ebbe origine il
Grande
Oriente Ottomano
dando configurazione
alla Gran Loggia, le cui cariche risultano essere state le seguenti:
Gran
Maestro Talat Paşa, I° Gran Maestro Agg. Miralay Galip,
II° Gran Maestro Agg. Emanuele Carasso, Primo Gr.
Sorvegliante Mehmet Ali Baba, Primo Gr. Sorvegliante Agg.
Edoardo Denari, Primo Gr. Assist. Osman Fehmi, Secondo Gr.
Assist. Agg. Nadra Mutran, Grande Oratore Riza Tevfik, Gr.
Oratore Agg. Michel Noradunkian, Gr. Segretario Osman
Talat, Gr. Segretari Agg. Fevzi Manahem, Solon Kazon e Dario
Errera, Gr. Tesoriere Sarim Kibar, Gr. Tesoriere Agg.
Ilyas Modiano, Gr. Revisore Jak Suhami, Gr. Primo Revisore
Nail Reşid, Gr. Secondo Revisore Bohur Kamhi, Gr. Terzo
Revisore Victor Algranti, Gr. Quarto Revisore Tevfik, Gr.
Cerimoniere Rafaello Ricci.
Il
SC di Turchia riconobbe rate e valide tali designazioni e pose
formalmente sotto i propri auspici il GO Ottomano, dando così
inizio alla fase di contatti internazionali attraverso delegazioni
itineranti il cui scopo era quello di stabilire relazioni e
sottoscrivere trattati idonei a pervenire a “riconoscimenti”
ufficiali, tali da consentire anche al Grande Or. Ottomano di poter
accedere ai Conventi mondiali.
Tra
le tappe in Europa fatte sempre nel 1909, vi fu anche la visita in
Italia effettuata tanto al GOI che – riservatamente, da parte di
due componenti la delegazione ottomana - a Piazza del Gesù.
L'occasione era troppo ghiotta per lasciarsela sfuggire: la
delegazione turca era attratta dal concetto di Grande Oriente
piuttosto che non da quello di Gran Loggia, così propendendo per
ottenere un “riconoscimento” dal GOI; organizzazione
quest'ultima, nel post-terremoto della scissione del 1908, che, fatta
una rapidissima ricognizione/verifica della documentazione esibita,
l'8 Dicembre del 1909, attraverso una delibera in sede di Giunta
Esecutiva su proposta del GM Ettore Ferrari, stabilì di accordare al
GO Ottomano il richiesto riconoscimento.
Fu,
allora, un match
risolto sul filo di lana dal GOI, che bruciò letteralmente le tappe
temporali con lo scopo di battere sul tempo Piazza del Gesù:
concorrente pericolosa che si era già mossa specie tra le logge di
Costantinopoli per stabilire dei contatti preferenziali, secondo
procedure “classiche” e quindi naturalmente caute e lente. Ma i
contatti tra SC di Turchia – ovvero, elementi allo stesso
appartenenti – e Piazza del Gesù – ovvero elementi del suo SC e
della sua GL - non si esaurirono di certo, anzi si mantennero vivi e
in parallelo con quelli “ufficiali” con il GOI, poiché elementi
del SC ottomano che seguivano le religioni cristiana ed ebrea, si
trovarono presto in distonia con certe posizioni politico-massoniche
allora espresse in seno al GOI: tra questi perplessi proprio il Gran
Commendatore Fr.
Aziz
Hasan Paşa
la cui adesione al Grand Royal Arch Chapter probabilmente influì
non poco nella decisione da loro presa.
La
presenza della Massoneria nella vita sociale della Turchia fu
rilevante, al punto da poter affermare che fu un “governo massone”
a guidare la Turchia tra il 1909 e la fine della Prima Guerra
Mondiale. Dopo tale fase- siamo già nel 1929 - il GO Ottomano decise
di adottare un nome di copertura - Società
Turca per lo Sviluppo, Turk
Yukseltme Cemiyeti
– al fine di consentire ai propri aderenti di celare la loro
appartenenza, così da confondere avversari e spie (nota: nel 1933 i
FFr. Turchi decisero di tornare parzialmente alle loro origini, dando
così luogo alla “Società
Turca per lo Sviluppo – Grande Oriente di Turchia”).
Nel
1923 nacque la Repubblica turca, in cui numerosissima
e ad ogni livello fu la presenza di massoni: lo stesso Mustafa Kemal
non lesinò ammirazione per la Massoneria, tanto che vi sono tracce
certe di sue partecipazioni, nel biennio 1925 1926, a importanti
riunioni nel cui ambito espresse il proprio apprezzamento per la
Massoneria in generale e per le finalità che questa si prefiggeva
per combattere l'ignoranza, favorendo l'elevazione materiale e
spirituale dell'uomo.
La
seconda parte di quest'ultimo scritto, sarà pubblicata il giorno 20 Luglio
su questo stesso blog.
Roma,
16 Luglio 2014 Giuseppe
Bellantonio
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