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domenica 20 luglio 2014

UN PO' DI STORIA. (2)



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A TUTTI I MIEI LETTORI, AUGURO NELL'OCCASIONE UN BUON PERIODO DI RIPOSO E ARRIVEDERCI DOPO IL 20 AGOSTO!

Roma, 25 Luglio 2014                                                              Giuseppe Bellantonio
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(seguito della precedente parte)

Sintesi : E' indubbio che tanto il Sovrano GC Saverio Fera che il SC da lui guidato, al pari dei successivi, non hanno dato vita alla GLDI-Gran Loggia d'Italia degli ALAM-Obbedienza di Piazza del Gesù-Palazzo Vitelleschi, sodalizio costituito solo dopo il 1960; per converso la GLDI non gode di alcuna regolare e legittima riconducibilità, di alcun collegamento, di alcuna discendenza storica o rituale o comunque fattuale con tutto ciò che possa essere antecedente alla propria legale costituzione e che possa essere riferibile al Fera, al SC da lui guidato, ai successori feriani, ai successivi SC feriani, a Piazza del Gesù, alla Comunione Italiana (determinatasi per l'avvenuta unificazione tra il GOI e Piazza del Gesù a seguito dell'avvenuta consegna del proprio maglietto dalle mani di Domizio Torrigiani – allora Gran Maestro del Grande Oriente d'Italia - a quelle di Placido Martini - Gran Maestro della Comunione di Piazza del Gesù – durante l'esilio vissuto in comune, decretato dal regime fascista. Evento talmente importante sulla cui base si utilizzò da allora anche l'indicazione “Comunione Italiana di Piazza del Gesù”.  
I termini “Serenissimo” e “Comunione di Piazza del Gesù”, inibiti ai terzi anche a seguito della già chiarita vertenza giudiziaria avversa al Fr. Ghinazzi - come pure quello citato a parte di “Comunione Italiana di Piazza del Gesù” - sono purtroppo diventati nelle epoche successive agli '60 del XX° secolo preda di una moltitudine di soggetti che, ben consapevoli dei valori e dell'unicità di tali indicazioni, adoperandole arbitrariamente intendevano fregiarsene per spacciare impossibili regolarità e legittimità in qualsivoglia collegamento con elementi e peculiarità di tipo storico/documentale/ritualistico pertinenti esclusivamente il glorioso vissuto di Piazza del Gesù.

I gruppi massonici in generale, compresa l'antica e originaria Piazza del Gesù, usavano originariamente definirsi “Famiglia”, e allorché il termine “comunione” veniva utilizzato (molto, molto, raramente; più che altro in epoca tarda del ciclo “moderno”) esso era inteso nel senso di comunità/aggregazione/unione in associazione tra soggetti aventi medesime finalità/medesimo sentire/medesime idealità(proprio così come avvenne nel caso della “Comunione Italiana”). Negli usi e nelle consuetudini dei Massoni italiani – e via via anche all'estero - il termine sintetico di “Comunione” e quello di "Piazza del Gesù" vennero a riferirsi al gruppo feriano di Piazza del Gesù, così volendosi intendere l'unica e regolare “Comunione di Piazza del Gesù”.
Riepilogando, per copiare dall'unica Famiglia regolare italiana e quindi ricondursi (impropriamente, irregolarmente, illecitamente e irritualmente) ad una qualche solennità e parvenza utile e strumentale ai loro fini, in molti avviarono l'utilizzo quantomeno arbitrario dei termini “serenissimo”, “comunione”, “comunione italiana” e quant'altro: qui non volendosi trattare l'anomalo utilizzo di concetti quali "discendenza" e "obbedienza", circa i quali sono comunque già intervenuto in altri scritti di qualche anno orsono.  
E' palese come Fera ed i suoi successori, e nel suo complesso, Piazza del Gesù, facendo punto dal momento della storica scissione del 1908, avendo tutte le patenti di regolarità e di riconoscimento internazionale, divennero “oggetto del desiderio” di quanti intendevano, così come possono continuare a intendere, di voler/dover dimostrare una riconducibilità storica/un pedigree/un qualche legame con un qualche impossibile nobile passato che potesse giustificarne o motivarne “l'esistenza” stessa. 
Il fine? Quello di circondarsi di un'aura fascinosa e, in definitiva, di semplificare e agevolare l'attrazione di iscritti (cui “somministrare” storielle piuttosto che non insegnare la storiografia massonica - in generale – e quella del gruppo cui gli iscritti aderiscono – in particolare -), quindi per lo più a fini di alimentare il sostentamento economico; anche perchè nell'attuale panorama massonico italiano (nota: costituito da oltre 350 gruppi e gruppuscoli di tipo massonico e/o para-massonico o meglio simil-massonico) definirsi o sentirsi definire “nati-ieri-e-senza-passato” sembra essere vissuto come un handicap insuperabile quando non come un cocente  insulto.   Al riguardo, invito a diffidare fortemente di quei gruppetti che possano "somministrare promozioni" (aumenti di gradi, tanto nell'Ordine che nel Rito) all'approssimarsi dell'estate o dell'inverno: nell'immaginario più smaliziato, indicate come una "raccolta" straordinaria di mezzi utili a propiziare una serena vacanza estiva o un più cospicuo numero di panettoni sul desco natalizio.
Se dovessi trasporre i concetti di cui sopra nel contesto dell'advertising, parafrasando uno slogan attuale, direi che "non basta avere un tacco 12 per essere una modella" o "non basta essere alti 2 metri per essere un campione di basket".
Da quanto sopra,  ne deriva complessivamente una serie di incresciosi equivoci i cui effetti si ripercuotono a catena e non solo a livello nazionale. Specie a causa di una grande quantità di notizie inesatte ovvero false pubblicate e sparse anche nel web, interlocutori esteri, anche blasonati, vengono tratti in inganno sulla reale riconducibilità storica, e quindi sulla stessa regolarità, di molti (troppi) interlocutori; per fare un esempio, si pensi a quante “grandi logge” e “grandi orienti” esistono di nome, senza averne caratteristiche, attributi e prerogative ritualistiche, e quante "storielle" sono spacciate per vere sulle home page di moltissime di queste entità.

Torniamo a questo “documento” feriano. Si tratta forse di un reperto unico al cui ritrovamento attribuire solenne rilevanza? Macchè! Ci si rende conto di quante centinaia ne esistono? Diverse: oltre che in Italia anche in possesso di organizzazioni massoniche estere – come quella turca, che certamente ne avrà altri: tanto di Piazza del Gesù che del GOI - oltre che a mani di singoli soggetti massonicamente collocati all'estero. Ogni volta che se ne dovesse trovare uno, occorrerebbe quindi gridare “al miracolo”, quasi che chi lo possedesse venisse a subire una sorta di magica e propizia unzione celestiale? Personalmente non credo: è chiaro che possesso non fa titolo, salvo il poter dimostrare e documentare i propri diritti ovvero le proprie pretese. M
Ma che fatica sentirsi investiti dal dovere di dover rintuzzare – precisando, puntualizzando, documentando – ogni tentativo che possa essere concretamente posto in atto da chi tenti di appropriarsi di un qualche pezzo di Storia!
Quindi, qual'è “il perchè” della sua conservazione presso l'archivio massonico di Istanbul? Si tratta della banale archiviazione di normale corrispondenza (così come altrove se ne può reperire...) pur se riferita ad un autorevole Personalità della Massoneria Italiana, come dimostra – a prescindere dagli archivi storici, privati e non - la numerosa letteratura esistente in materia e come specificamente risulterà anche dagli archivi della stessa Grande Loggia di Turchia ovvero della Ozgur Masonlar Buyuk Locası.

Relativamente alla citazione nel contesto del Comunicato “... è da ritenere che sia stato fornito, all’epoca, dall’Ill.mo e Pot.mo Fr. Principe Aziz Hazzan PACHA, che figura fra i destinatari ...”, è da sottolineare che il Fr. P.pe Aziz Hasan Paşa (scriviamo il suo nome come gli compete: nella vita profana l'uomo era Principe e anche Generale, nella vita iniziatica era un nostro Fratello; quindi, se lo intendiamo come tale, per noi le qualifiche rispettano prima il Fratello. Motivo per cui il Fratello Principe e Generale Aziz Hasan Paça) fu nel 1908 il Gran Commendatore del SC di Turchia, e per tanto personalità eminente anche dopo tale data, piuttosto che non un “semplice” SGIG: certo, quindi, che vi fosse della corrispondenza di cui egli era stato destinatario.

Circa poi la successiva riportata indicazione “... figura tra i destinatari... un altro Fratello residente all'epoca a Istanbul, il Pot.mo Fr. David J. Cohen...”: le considerazioni palesi o sottese di chi ha stilato il citato Comunicato appaiono quantomeno imprecise. Contatti e relazioni (sempre all'epoca, 1908 e anni segg., e comunque riferite al SC di Turchia) il SC di Fera li ebbe con il Fr. Davit Kohen di Istanbul, soggetto diverso (a parte le assonanze fonetiche) dal David J. Cohen cui si attribuisce un nesso sull'asse Turchia-Supremo Consiglio di Turchia-Istanbul-destinatari balaustra feriana del SC di Piazza del Gesù.
A Piazza del Gesù, nel periodo 24 Giugno 1908 - 29 Dicembre 1915 (data della morte di Saverio Fera) erano attivi due FFr. aventi come cognome Cohen, entrambi insigniti del 33° grado e quindi SGIG.
Uno, David Cohen – ufficialmente in pectore, all'epoca, del Sovrano Fera – nato a *or*, nel 1***, con Brevetto di SGIG rilasciato nel 1910, a firma del Sovrano Fera, e postosi in sonno nel 1914, allora in stretto contatto per il Sovrano con l'altro SGIG del SC di Fera Fr. Ar* *olp* di Vienna con il compito di coadiuvare il Sovrano nel seguire le relazioni con gli USA e con l''area geograficamente posta a Est e Sud-Est dell'Italia. Negli USA ebbe stretti contatti con i nostri FFr. che vi si recavano, anche per motivi di sicurezza/opportunità socio-politica.
L'altro, David J.Cohen, era un British subject poi deceduto in *, era in contatto principalmente con i FFr. di Irlanda e Gran Bretagna e, relativamente a quest'ultima, aveva rapporti con alcuni Consiglieri privati della Corona durante il regno di Edoardo VII e Giorgio V - tra cui C* S* P*, J* M* e S* A* A* –; ne derivava il mantenimento di relazioni fraterne anche con le nazioni soggette all'influenza del Regno Unito e alla Massoneria inglese, nonché con i personaggi che vi si riferivano. Era, a prescindere da altri incarichi, “ *** ” per Piazza del Gesù in due Supremi Consigli a Est dell'Italia. Di lui scrissero la The Jewish Chronicle & Anglo Jewry e lo The Amsterdam Evening Recorder.
Tutto lascia intendere che il “Cohen” citato nel documento possa essere solo il secondo: un soggetto, quindi, non stabilmente residente in Turchia bensì solo temporaneamente (nota: e strumentalmente) “appoggiato” a quella realtà e in quel momento, certamente “riferimento” per un qualche soggetto esterno ai confini turchi.

Circa la chiosa finale del Comunicato, che intende sforzarsi a dare enfasi nel fornire una “spiegazione” sul perchè il “documento” feriano si trovasse negli “...archivi di Istanbul” (come ho spiegato, niente di eccezionale: uno dei tantissimi documenti recanti una firma del Sovrano Fera e una mera testimonianza di rapporti diplomatico-istituzionali ma anche soggettivi all'epoca - ma non solo - intercorrenti con il Supremo Consiglio guidato da Saverio Fera – l'unico regolare per l'Italia - e la realtà massonica internazionale), mi permetto di dire che l'ipotesi voluta fornire è complessivamente di scarsa consistenza.

Appare del tutto ardita, fantasiosa e inverosimile, invece, la seconda parte di detta chiosa finale che, circa lo scritto feriano, ipotizza in alternativa “... che sia stato affidato ai Fratelli della Turchia quando, con l’avvento del Fascismo in Italia, parte dei nostri archivi vennero nascosti per evitarne la distruzione”; vediamo perchè e limitandoci all'eventuale occultamento - piuttosto che al “saccheggio” o alla “illecita asportazione” o “illecita detenzione” subita nel tempo dagli archivi di Piazza del Gesù.

Se si intende “mettere al sicuro” degli archivi o parte di essi, il materiale è cospicuo e di solito aggregato (ad es.: fascicoli personali, elenchi, bolle, timbri e sigilli, copie dei decreti e delle balaustre, copia della corrispondenza, ecc.). Ma il concetto “di solito” nella Massoneria di Piazza del Gesù non ha mai trovato dimora: la logica di chi è stato colà cresciuto – direi, “ben allevato” - è sempre stata quella di “disperdere” in modo disaggregato per poi consentire, a chi sapesse “come”, ri-aggregazioni e ri-costruzione di parti eventualmente “smarrite” o non restituite: e questo modus operandi ebbe proprio inizio con il primo SC di Fera.
Gli archivi “messi al sicuro” specificamente in epoca fascista (ma, se vogliamo parlare seriamente, dobbiamo riferirci pragmaticamente alla sola “parte importante degli archivi”) seguirono i principali protagonisti massonici dell'epoca, ovvero li seguirono temporaneamente quando questi si rifugiarono anche temporaneamente in Francia, in Svizzera, in Gran Bretagna, negli Stati Uniti d'America. Quando indico “li seguirono”, specifico meglio: non sempre seguirono materialmente (es.: valigie, casse, ecc.) i nostri Fratelli, ma occorrendo furono spediti con mezzi sicuri (nota: plichi coperti da immunità) tali da non consentire che potessero essere “intercettati” da soggetti terzi specie se ostili o avversi.
In realtà, anche contando su una rete fidata e fedele, durante il fascismo (nota: sarebbe il caso di dire “durante le fasi che portarono alla degenerazione del regime fascista”) la gran parte dei documenti – sempre riferendoci a Piazza del Gesù – rimase in Italia. 
Anche se furono moltissime le Logge saccheggiate o date alle fiamme dallo squadrismo estremista di allora, anche con perdita di documentazioni e/o archivi, il rigore storico obbliga a ricordare che una cosa erano gli archivi delle singole Logge (definiamoli “archivi locali”) mentre ben altra cosa erano gli archivi principali o centrali (anche riassuntivi delle attività “periferiche”) tenuti dalla Famiglia massonica.

Quindi, ipotizzare che documentazione di Piazza del Gesù possa aver preso la strada della Turchia per colà esservi celata, così sottraendola alla requisizione/distruzione da parte del regime fascista, è esercizio arbitrario oltre che un vero e proprio atto di “equilibrismo storico”: e questo anche se dovessero/potessero venire alla luce dagli archivi turchi altri “documenti” feriani e non. Cosa probabile oltre che possibile: null'altro di più e di più banale, come dicevo prima.

Conclusione : ancora una volta, come ho già fatto in altra sede, desidero non alimentare alcuna conflittualità con i FFr. e le SSr. della GLDI-Gran Loggia d'Italia degli ALAM-Obbedienza di Piazza del Gesù-Palazzo Vitelleschi– cui va la mia personale e più fraterna stima e considerazione -; per tale motivo voglio credere che la serie di “imprecisioni” contenute nel loro Comunicato del 5 Giugno 2014 siano da attribuire alla frettolosa stesura di un compilatore superficiale e purtroppo forse poco preparato sulla Storia della Massoneria Italiana, preso da uno schietto, fanciullesco, brioso, entusiasmo nel porgere al pubblico e agli “addetti ai lavori” questa notizia.

Fermo restando che la citata GLDI non aveva, non ha né potrà mai avere alcun collegamento – né di causa né di effetto - con Fera ed il suo Supremo Consiglio, né con fatti/elementi/personaggi/storiografia antecedenti la nascita – nella forma attuale - di detto sodalizio massonico nella seconda metà degli anni '60 del 1900, io non posso né voglio pensare ad una qualche manovra specifica o ad un qualche intento doloso o colposo da parte di una Famiglia con tanta propria, autorevole, storia.

Roma, 20 Luglio 2014                                                         Giuseppe Bellantonio

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