Fraternità e Fratellanza: a
confronto.
Visione laica e religiosa: coincidenti
o contrapposte?
(segue seconda parte del 25-02-2021)
Quando qui parliamo
di Massoneria, fatto salvo il riferimento alla Storia, lo facciamo nel generico,
così come quando parliamo di religioni: diversamente, dovremmo impegnare
centinaia di pagine. Ma è persino ovvio e affatto criticabile reputare che, nell’antica arte di tirare acqua
al proprio mulino, il Vaticano formalmente non si è discostato dai contenuti di
cui alla ‘Notre charge apostolique’ promulgata da Pio X°, in cui questi rinnovava
la ferma sanzione espressa da Leone XIII° che condannava in modo inappellabile quelle ‘cupe officine in cui si elaborano dottrine
deleterie’ nel segno della nefasta ‘trilogia rivoluzionaria e di quella
fraternità universale nemica di Cristo’ (solo la fede cattolica può affratellare
gli uomini, in Cristo; notate però come Leone XIII° abbia utilizzato
correttamente il termine fraternità e non fratellanza).
Decisione forte del Papa-re: quella sopra
richiamata, divenuta lapidaria, incandescente e irrevocabile sentenza a seguito
del forte contributo dato dalla Carboneria e dalla Massoneria al processo che
portò all’Unità d’Italia, concretizzatosi nella presa di Roma (breccia di Porta
Pia…) e nella fine del potere temporale della Chiesa. Cosa ben concreta, questa,
che acuì il rancore vaticano verso i Massoni, visti e considerati nemici da osteggiare
e combattere con ogni mezzo. Ancora oggi, in ambito vaticano,
i Massoni sono dipinti come strani, astratti, individui privi di identità e
radicamento individuali, pregni di (deleterio…) Illuminismo, concepiti in
serie piuttosto che non frutto della Creazione, sostenitori di una generica quanto
inconsistente religione dell’umanità, vista quale sincretismo tra le
varie religiosità unite nel deismo. Un impianto – sempre secondo questa
visione arcaica e grezza – nettamente opposto alla fraternità naturale derivata
dalla Creazione, e lontanissima dalla fraternità soprannaturale scaturente
a seguito della Grazia Divina). Quindi,
fraternità e fratellanza sono due concetti diversi tanto nell’etimologia
che nella stessa loro storia: e questo si accentua nel confronto tra talune
posizioni a tale espresso riguardo da parte del cattolicesimo con quelle in ambito
massonico. Se è vero che la Fratellanza, - che assieme
all’Uguaglianza, alla Libertà e alla Tolleranza – rappresenta
un pilastro della Massoneria, è anche vero che costituisce uno dei concetti maggiormente
abusati, travisati e persino mistificati da chi possa essere tentato di
appropriarsene. Per evitare di incorrere in errore, basta tenere
sempre in evidenza una semplice equazione: la
fratellanza sta al rapporto tra consanguinei come la fraternità sta al rapporto
come se fosse esistente
tra fratelli di sangue, ossia tra fratelli in umanità. Riferendomi
espressamente al contesto iniziatico massonico, al di là di ogni enunciazione
appassionata e romantica, il sentimento di fraternità tra i soggetti
coinvolti non è istintivo e immediato, essendo l’elaborazione di un processo
basato sull’accettazione di precisi doveri e – soprattutto - sulla volontà di
lavorare in tolleranza e armonia per il medesimo fine: la costruzione (perenne…)
del Tempio dell’Umanità, incuranti di ogni differenza di età, censo, posizione
sociale, cultura, religione, etnia e aggiungo ancora ‘di sesso’; già, perché
l’Umanità – nel suo articolato insieme – è proprio come la ‘fratellanza
massonica’: asessuata. Difatti, i Massoni, nell’ufficialità del proprio
essere/far parte, si considerano tra di loro tutti Fratelli e membri di
un’unica comunità, la Fratellanza Universale. La fratellanza massonica è terra permeata
dall’Amore Fraterno, ove alberga il miglior sentire e dominata dalla
ragione, che disciplina ogni azione e ogni reazione, accantonando le passioni,
gli egoismi (non esiste un ‘io’ supponente e arrogante, ma si è sempre
alla ricerca del proprio ‘sé’ attraverso un percorso di studio e di
perfezionamento interiore). La fratellanza massonica, nei suoi Alti Ideali,
non tollera la menzogna, la superbia, l’intolleranza e l’ingiustizia; piuttosto,
opera per la Verità, la Tolleranza, la Pace e la Giustizia. Questa fratellanza
non guarda al benessere materiale bensì allo ‘star bene’ interiore, perseguito nel
corso di un continuo processo di crescita/sviluppo intimo; un percorso di tipo
individuale ma non solitario, fatto di approfondimenti culturali, storici, filosofici,
letterari, esoterici, simbolici, ritualistici (riferito ai cerimoniali interni) e quant’altro, nel corso
del quale è continuo il confronto, così da poter verificare insieme agli altri le
proprie idee, valutazioni e considerazioni: proprio perché la supponenza (intesa
quale eccesso di confidenza con gli strumenti dell’Arte) e l’errore sono sempre
in agguato. Anche perché la perfezione
non è di questo mondo, né dell’uomo. Siamo tutti perfettibili ma non certo perfetti,
anche se ci si riconosce esser dei fratelli, membri di una fraternità
diffusa su tutta la Terra (universale, quindi) con la quale si condividono
idealità, obiettivi (certamente niente guerre o battaglie, bensì la bella operosità
quale vera e propria scuola di cultura e di pensiero) storiografie
generali e storie del proprio territorio, ma soprattutto obiettivi comuni quali sono il perseguimento
della Pace nel Mondo, l’abbattimento della povertà e delle umane miserie, la tutela
della Vita, il contrasto alle disuguaglianze: per la tutela e il ripristino
della dignità dell’Uomo. E questo, con un’aura magica e ricca di energie
che circonda il tutto: non ateismo, non una ‘strana religione interna’
(come i vertici cattolici rimproverano da sempre), non ‘strane e diaboliche cerimonie’
(neanche si celebrassero riti woodoo o danze propiziatorie pagane od
oscene), ma la Fede è in noi, ci circonda, ci ispira, ci guida, ci sprona. La Fede
nell’Uno, nel Tutto. A tale specifico riguardo, con un gruppo di studio, chi
scrive ha sviluppato degli approfondimenti che vanno indietro nel tempo di centinaia
e centinaia di anni: errori concettuali consolidatisi nel tempo, eufemismi ed
equilibrismi dialettici non giovano per indicare il ‘nome’ del destinatario di questa
Fede, che non può essere un pur nobile Architetto o un pur abilissimo Geometra…
per noi è e non può essere che Dio, l’Uno,
il Tutto, il Creatore; l’Artefice degli Universi (dal momento che
la Scienza ci ha chiarito che esiste una moltitudine di mondi in una pluralità
di universi, o, se proprio volessimo così indicarlo, di un universo di
universi), alla cui ‘maggior gloria’ ogni Massone deve dedicare la propria
attività (ossia la propria opera, la propria quotidianità, insieme agli
altri operai). Se questa è la fotografia dei fratelli di
una comunità iniziatica massonica, non è né mai potrà essere la stessa fotografia
dei fratelli indicati nel linguaggio del Nuovo Testamento, e quindi per la
Chiesa Cattolica. Se è vero che nel senso
più ampio ci riconosciamo tutti appartenenti alla medesima razza e quindi specie,
è vero che con grande apertura mentale possiamo considerarci affratellati da
una comune appartenenza di razza, da un comune insistere su questa Terra, piuttosto
che non da altre comunanze legate ai più svariati motivi (sociali, politici, tribali,
religiosi, culturali, ecc.). Quindi, al netto delle specificità, siamo
umanamente tutti fratelli e sorelle. Ma nella comunità ecclesiale cattolica non è
così. Non si può essere compiutamente
fratelli se prima non si nasce nuovamente quali figli di Dio attraverso il
Battesimo, divenendo così correttamente dotati della necessaria essenza
per poterlo chiamare Padre. Quindi, secondo il linguaggio della fede cattolica,
gli uomini non sono considerati figli di Dio, e quindi fratelli fra di loro,
per nascita bensì per adozione attraverso l’inclusione in Cristo.
È quindi una nuova nascita, ovvero una ri-nascita (cfr. passi de Vangelo di Giovanni:
3,5-8 1,12-13). In estrema sintesi; per
la fede cristiana non nasciamo figli di Dio, ma lo diventiamo credendo in Gesù
e ricevendo i suoi sacramenti, attraverso l’azione dello Spirito Santo: primo
tra tutti il Battesimo. Pertanto,
il legame fraterno che nasce tra i Cristiani risiede nell’essere diventati
figli del Figlio, ed è quindi un divenire fratelli perché generati
dal Padre. Il linguaggio del Nuovo Testamento è chiaro oltre ogni dire: il termine
fratello è riservato solo agli Ebrei (figli di Abramo
e appartenenti a Israele e all’alleanza delle sue Tribù) e soprattutto
ai battezzati (divenuti figli di Dio proprio con Ne consegue che, accostare fratelli di qua
con i fratelli di là, fratellanze di sopra con fratellanze di
sotto, diventa non solo atto complesso ma persino temerario e fors’anche confusionario
qualora si intenda passare con leggiadria sulle pur esistenti diversità di
fondo, piuttosto che eliminarle (sempreché possibile e di una qualche utilità). Sulla scia delle (sommarie… o
utilitaristiche) valutazioni sulla lettera dell’enciclica vaticana e delle
comunicazioni/informazioni a seguire, c’è chi sostiene, fors’anche esemplificandolo,
che il concetto di fratellanza universale sia comune alla Chiesa Cattolica,
alla Massoneria e all’Islam: ciò partendo dal presupposto che le tre strutture
siano accomunate dalla diffusione in tutto il mondo dei loro aderenti e che quindi
possano sussistere comuni visioni tra i membri di tali aggregazioni circa il concetto
di fraternità. Francamente, affermazione molto peregrina e dai molteplici
punti oscuri: citarla con superficialità può esporre a una moltitudine di criticità.
Tornando ora al focus della tematica: possiamo dire con certezza che
Chiesa e Massoneria – ovvero, il mondo iniziatico legato a essa riferentesi – utilizzano i termini ed i concetti correlati
alle parole fraternità e fratellanza con significati profondamente
diversi: così che non possono farsi disinvolti parallelismi né pensare, con
supponente e audace superficialità, che il semplice utilizzo di qualche parola ‘magica’
possa rappresentare la chiave di volta per sanare ciò che da Leone XIII° in poi
ha rappresentato il netto distinguo della Chiesa cattolica dalla Massoneria in
generale, con un costante fuoco di sbarramento della prima verso la seconda,
pur se i contesti restano del tutto diversi: l’uno religioso-fideistico, l’altro
laico e razionale. Del pari, non è possibile fare parallelismi
tra religione cristiano-cattolica e religione musulmana, senza cadere nella
trappola di ambiguità e non-sense. Per intenderci, occorre anteporre una realtà
evidente: cristiani e musulmani si dividono i rispettivi ambiti operativi,
percorrono le stesse vie sul territorio e sono in competizione, non hanno punti
di integrazione, tendono a escludersi l’un l’altro. L’eventuale comune, civile
e pacifica convivenza quotidiana nei medesimi luoghi, può avvenire solo nella
esclusiva condivisione di aspetti educativi e sociali, all’insegna della
cultura, della tolleranza e del rispetto reciproci. Diversamente, sarebbe un dialogo tra
sordi. Vero è che ad Abu
Dhabi venne firmato il documento ‘Fratellanza Umana per la Pace Mondiale e
la Convivenza Comune’, e altrettanto vero è che nell’enciclica ‘Fratelli
Tutti’ il papato non tralascia di richiamare il concetto di fratellanza
come punto di collegamento nel dialogo con l’Islam. Ma quattordici secoli di Storia
e l’attenta lettura dei testi fondanti della religione coranica ci riconducono
all’innata e mai sopita tendenza dell’Islam a estendersi non pacificamente
attraverso forme aggressive e violente, dispotiche e fataliste, intolleranti
verso quanti reputati – ora come allora, uomini o donne che siano - impuri,
corrotti e infedeli. Certamente, il
monoteismo islamico e quello cristiano hanno alcuni punti in comune: ma sono
solo dei punti in un contesto difficilmente armonizzabile e sostanzialmente conciliabile
solo previa rinuncia del proprio ruolo magistrale e di punti fondanti della
propria religione da parte di una delle due parti. La fratellanza
operativa al pari della fratellanza umana (di cui all’originario
documento di Abu Dhabi) perseguite dal papato, paiono coincidere con la mera considerazione
di essere fratelli in umanità, tutti sotto lo stesso Cielo: altro non vi
può essere, stante l’assenza di una visione di fratellanza universale
nella religione musulmana. Secondo questa, esistono i musulmani e i non
musulmani (impuri, corrotti e infedeli, come accennavo prima), i padroni
e gli schiavi, gli uomini e le donne: il tutto non secondo una visione culturale,
sociale, o di segno religioso, ma secondo un’ottica di tipo antropologico,
riconducibile a piani di umanità tra loro diversi. E’ quindi arduo
immedesimarsi e tentare di comprendere il concetto legato a quella fratellanza
operativa tra le religioni, “… perseguita da papa Francesco dopo la dichiarazione
di Abu Dhabi e ora ripresa e rilanciata nella ‘Fratelli Tutti’ ed a ciò che ne
è seguito. E lo stesso discorso di fondo vale
anche per altre forme di religione: non si può parlare di fratellanza (e
semmai, di ‘fraternità’: vista l’assenza di vincoli di sangue) con chi non ne
possiede il concetto, ovvero ne pratichi uno diverso o persino opposto, tanto
concettualmente
che nella pratica, persino basato su disuguaglianze e assenza di equità. Senza tema di smentita, possiamo dire
che trattare il tema della fratellanza universale, come se fosse un concreto e tangibile valore
in comune, da potersi condividere (o anche solo facendo ‘finta’ di poterlo fare)
non può essere affrontato con superficialità o banalità senza determinare
equivoci, distonie ed equivocità interpretative. I due ambiti (il massonico e l’ecclesiale:
tra di loro autonomi, sovrani e indipendenti, uno attivo nel contesto laico e l’altro
in quello fideistico-religioso anche se vi è una profonda connotazione amministrativa
verticistica in comune) non sono affatto paragonabili. Riguardo i temi della fraternità,
della fratellanza e della fratellanza universale, in termini comparativi,
non ci sono punti in comune se non nella mera enunciazione – ma certamente non
nell’impianto concettuale che li caratterizza - di principi e/o idealità tali
da rappresentare valori e capisaldi che, peraltro, troviamo comuni a molte espressioni
religiose, a molti gruppi associativi, a organizzazioni filantropiche e umanitarie,
ecc.; così che, nella fattispecie, il
parallelismo tra Chiesa e Massoneria è e resta solo limitato a un significato
estensivo di squisito quanto (molto) contenuto segno culturale. Chiarito ad abundantiam
che la Massoneria non è una chiesa
né un’assemblea o un contesto religioso o di tipo comunque fideistico (intesi quale ambito ove
si segua ed applichi una dottrina religiosa
e si celebrino riti sacri afferenti a una qualche religione, presieduto e
gerarchicamente distribuito e disciplinato da una qualche forma di clero) e che
quindi essa non svolge attività religiosa o clericale o ad esse assimilabili, è
evidente che la Massoneria (sempre quella che operi correttamente, senza
deviazioni e commistioni, secondo il tracciato inequivoco delle Tradizioni,
degli Ideali e dei Valori) non è integrativa, complementare o concorrenziale ad
alcuna formula religiosa, né quest’ultima potrà essere di supporto alla prima salvo
il coincidere di talune generiche sovrapposizioni di fondo – peraltro comuni a
moltissimi altri contesti -, affrontando le quali ci si accorge di quanto i
rispettivi piani siano sostanzialmente e formalmente diversi. E non potrebbe essere diversamente: nonostante
che a taluno possa star bene il farsi pubblicità con concetti altisonanti, e a tal
altro possa sembrare persino vantaggioso vagheggiare accostamenti e prossimità molto
improbabili se non impossibili. D’altronde, non possiamo dire che
una casa in cemento sia simile a una casa di legno sol perché in entrambe sono
stati utilizzati dei chiodi e un progetto costruttivo! Anche perché, mentre da un lato suonano i
pifferi dei pontieri di turno (sovente soverchiati dall’ignorare Storia,
tradizioni e procedure), dall’altro perdura l’ormai anacronistica posizione
avversa di certa parte che continua nel sostenere misure contro i Massoni: anatemi
anacronistici, non assunti neanche verso
centrali del terrorismo, sterminatori di Cristiani, pedofili, centrali dello
spaccio, schiavisti, sette sataniche e quant’altro, ma che riconferma quel
potere che sotto l’Inquisizione produsse abusi, omicidi e roghi, che vide arso
Jacques de Molay, che vide impiccati o fucilati o arsi tanti Uomini e Donne
tacciati di stregoneria, che cacciò Frate
Elia e arse sul rogo il libero pensatore Giordano Bruno. Già… non si perdona al
Massone – che non ha mai fatto salire alcuno sul rogo, o mai gli ha tagliato la
testa, o mai ha impiccato o torturato, o che mai ha ritenuto alcuno indegno di
appartenere al genere umano - di essere un dichiarato Libero Pensatore, al di fuori
di ogni schema e di ogni imposizione. Ma forse non perdona alla Massoneria di
essere stata protagonista con dei suoi Uomini in Italia nelle fasi che
determinarono la fine del potere temporale, colpevole poi di esaltare il Libero Pensiero al di fuori di
ogni forma coercitiva, a sottolineare l’Universalità
dell’Ideale Massonico uniformemente presente anche in Nazioni con
espressioni religiose diverse da quella Cattolica, come pure il profondo
convincimento dell’esistenza di una Fraternità Universale dominato da un Amore
autentico e originale di natura fraterna. Nel leggere le prime parti di
questo unico studio, moltissime sono state le reazioni e i commenti: cui, ‘a
caldo’, qui mi rifaccio precisando: la ‘frattura’ tra Chiesa (istituzione
religiosa) e Massoneria (istituzione laica), determinatasi come Storia insegna,
permane per volere ecclesiale pur coinvolgendo contesti diversi e distinti. Oggigiorno,
le associazioni massoniche non sono dissimili da altre associazioni culturali o
filantropiche, differenziandosene solo per gli scopi sociali: che siano amanti
delle bocce o teatranti dilettanti o ciclisti amatoriali o amanti dei funghi
trifolati o cacciatori dei calzini scomparsi in lavatrice… le associazioni hanno
tutte un medesimo impianto di fondo, come la Legge prescrive. Ma non vedo
bocciofile scomunicate o teatranti accusati di ateismo o ciclisti amatoriali da
condannare al rogo perché pretendono di calcare qualche sacro e incerto suolo…
d’altronde, pur se la Massoneria ha difeso sempre il Libero Pensiero e chi
possa sostenerlo, non ha per questo lanciato anatemi a chicchessia, né lo ha scarnificato
vivo mettendolo su una graticola, additandolo al disprezzo generale o tacciandolo
di essere un eretico o un anticristico. Mutatis mutandis: dal medioevo a
oggi, qualcosa dovremmo aver compreso: tutti! Ognuno ha un proprio ruolo e delle
proprie competenze, ed è bene che resti nel suo piuttosto che pensi che l’erba
del vicino sia migliore di quella del proprio prato, e che sia lecito
appropriarsene… Concludo da dove ho iniziato: ossia la Dichiarazione
Universale dei Diritti dell’Uomo,
base di partenza nella formale e pubblica concezione laica della fratellanza
universale. Sotto
il profilo cattolico, si tratta di una fratellanza carente di figliolanza,
ossia senza il senso di un Padre comune. È quindi una enunciazione del tutto laica
permeata dalla considerazione di comuni radici giudaico-cristiane, utile ad accomunare
tutti: credenti, non credenti, cristiani e non. Una fratellanza laica priva
di espressa genitorialità (DioàGesùàfigli di Dio) né con una genitorialità
comune: una fratellanza carente di un principio generatore comune (generato
e non creato…). Una fratellanza indicativa in senso laico, quale vera e
propria metafora d’ordine generale: ma certamente non si tratta di una realtà
sostanziale. Riferendoci ancora una volta al testo dell’enciclica
e delle altre occasioni/dichiarazioni e alle considerazioni qui espresse sul concetto
di fratellanza, sono estremamente modesti e affatto significativi i punti
di contatto reali sul tema tra Cattolicesimo e Massoneria; piani diversi e concretamente
non convergenti sono anche quelli tra cattolicesimo e altre religioni; quindi,
solo rare coincidenze in senso lato, esteso, ma in concreto nulla di più, anche
se in molti si sono lasciati prendere da un entusiasmo che probabilmente si
ferma alle titolazioni piuttosto che non ai contenuti. Grazie ai Lettori per la cortese attenzione. Roma, 2 Marzo 2021 Giuseppe Bellantonio (fine) Un
aiuto e una guida: uno studio sulle parole. Amicizia :- l’amicizia è una vera e propria relazione interpersonale,
un rapporto, caratterizzato e testimoniato da slanci di affettuosità, contraddistinto
da costanza e gesti che rendono concreto e tangibile il rapporto stesso. C’è un
sostanziale allineamento di caratteri e degli stessi intendimenti, non di rado
basati su una coincidenza di pensiero. Va detto che la vera amicizia non sottende il perseguimento
di alcun fine, ma esalta un costante rispetto
pur circondato da cameratesca vicinanza.
Sempre con riguardo all’ambito iniziatico di cui sopra, l’amicizia non è sinonimo di fratellanza.
Qui ricordiamo una risposta di Cicerone a chi gli chiedeva cosa dovesse intendersi
per fratellanza: "Se per
Fratellanza intendi l’Amicizia, la forza è innanzitutto, nel massimo accordo delle
volontà, degli interessi, delle opinioni. Ricercare il massimo accordo non vuol
dire semplicemente avere le stesse idee. Vuol dire avere il massimo rispetto". Equità : – da aequitate, che
a sua volta deriva da eguale. Riconduce al concetto di “giustizia
esercitata con senso etico”; in senso esteso, sta per imparzialità.
Così che equo sta per giusto, imparziale. Fratellanza : - da frater – fratello,
sta per rapporto, legame, affettivo e relazionale tra fratelli,
tra consanguinei; in senso esteso amicizia fraterna, società
(generalmente) con fini umanitari. La
fratellanza, di riflesso a come viene
utilizzato il termine, esprime un ambito molto circoscritto, spesso esclusivo. Per esempio, la Fratellanza Massonica riguarda un gruppo – o, estensivamente, tutti
quei gruppi – che abbiano contatto tra di loro, riconoscendosi quali appartenenti
di un medesimo contesto. Anche quando in massoneria adopereremo il termine Fratellanza Universale, il termine universale – riferito a tutto il Mondo – sta per società, complesso, a livello mondiale/diramato nel mondo ove si pratica
la fratellanza, una fratellanza iniziatica basata su una sorta di modello unico
e condiviso praticato dagli aderenti. Ma anche fratellanza universale quale
metafora (visto che non è possibile evocare una fratellanza di sangue) di una
stessa specie governata dall’Amore Fraterno, affrancata da guerre e fame, dove
la Dignità dell’Uomo sia rispettata ed esaltata. Come noto, si parla di fratellanza tanto come sentimento
che può pervadere gli aderenti ad uno stesso gruppo, che per indicare l’insieme dei membri, degli aderenti, a detto
gruppo ovvero ad una Loggia o ad una Gran Loggia. Molti, nei luoghi ove vengono
praticate forme miste di Rito Simbolico,
hanno la tendenza di citare – chissà se per una forma di educazione - la presenza
o gli interventi di Sorelle definendole
tali: così che non di rado al termine fratellanza
pare affiancarsi quello di una impossibile sorellanza.
Decisamente inesistente: in una Loggia
massonica, in un Tempio massonico, si è tutti Fratelli e solo Fratelli: termine
plurale, quindi, iniziatico quanto asessuato. Fratello : - da frater –
al pl. figli degli stessi genitori -; anche membro
di una soc. umanitaria; nel linguaggio religioso, converso.
Il termine ci conduce a fraternità (affettuosità
tra fratelli, amicizia profonda, solidarietà). Dobbiamo
però scavare su frater nel suo significato di frate/fratello :
questa parola ha l'etimo nella parola indoeuropea bhatar (dal
sanscrito bhràta) con il senso di sostenitore
(la radice bhar è presente anche nel sanscrito bhartr -
marito, cioè colui che sostiene e protegge la bharya – moglie;
a sua volta, colei che è sostenuta e protetta dal
marito). In greco la voce phràter designava un membro della
stessa famiglia (o phatrìa - tribù in linea paterna); per
indicare la figura del “fratello” i greci utilizzavano invece il termine adelphòs (co-uterino)
con riferimento alla linea materna, probabile retaggio di un pregresso, ancestrale,
ordinamento matriarcale della famiglia. L'italiano fratello è
quindi una forma lessicale di minore intensità, certamente più determinata e quindi
circoscritta, di cui – nel parlare corrente – non abbiamo piena consapevolezza. Fraternità :- La fraternità è quel sentire personale
e profondo che ci induce a considerare, e quindi trattare, gli altri ‘come
se fossero’ dei nostri fratelli di sangue. S’esprime con la
comprensione, con gesti di attenzione/benevolenza/disponibilità, con forme di aiuto
e con azioni anche generose e disinteressate attuate soprattutto nei momenti di
maggiore bisogno, comunque senza secondi fini. Tale sentimento è stato ed è
presente in tutte le culture, e può essere connotato da un’ampia tipologia di
sfumature: tanto religiose che non. Si ricorre al concetto di fraternità – per esempio,
per indicare un legame fraterno, un’amicizia fraterna, un’intesa/un’alleanza
fraterna. Ma anche il concetto stesso di amore fraterno, tanto diffuso
nelle comunità specie se iniziatiche, ove il vincolo fraterno è percepito
in modo molto intenso. La nozione di fraternità ha caratterizzato profondamente
la Rivoluzione Francese del
1789, insieme con quelle di Libertà e di Uguaglianza: certamente, concetti già espressi
in precedenza e rafforzatisi attraverso la corrente di pensiero e azione conosciuta
con il nome di Illuminismo. Un contesto, quello illuministico, che ha caratterizzato
profondamente la Massoneria (per intenderci la Massoneria Moderna, nata tra
il 1717 e il 1720, con caratteristiche non più operative), alimentandola con i
suoi capisaldi, primo tra tutti quello della tolleranza. Nel XIX° secolo,
l'idea di fraternità teorizzata dal positivismo, ha anche accompagnato
lo sviluppo delle dottrine marxiane prima e di quelle marxiste poi, soprattutto
con riferimento alla parte relazionale tra i membri di una medesima classe
sociale, con significativo riferimento al proletariato e in generale nelle classi
meno abbienti, nel cui contesto si condividono sia le problematiche che le lotte
per superali insieme. Per quello che riguarda la Massoneria, c’è un netto distinguo:
si è tutti Fratelli all’interno dei classici
luoghi di aggregazione formale (Templi), mentre all’esterno possiamo – ma anche
questo elemento non è certo obbligatorio,
essendo la fraternità uno status acquisito con la cerimonia di ingresso
del sodalizio (iniziazione): è da quel momento che usa riconoscersi fratelli
– sentirci prossimi l’un l’altro in quanto uniti da un certo quale sentire di tipo amichevole e fraterno. L’approccio
tra le persone, anche se evidentemente collegate da un legame iniziatico-simbolico,
deve essere sempre e comunque rispettoso, cavalleresco, affatto confidenziale,
ciarliero o troppo informale: in quest’ultima circostanza, il rapporto sarebbe border-line con un eccesso di confidenza,
che non porterebbe a niente di buono. In sintesi: mai confondere l’amicizia con la fratellanza, anche se i due diversi tipi di sentire hanno molti
punti sovrapponibili… ma non tutti! Infine, esaminando la voce Fraternità, prendiamo atto che i più la confondono, per similitudine,
con la Fratellanza: il che è sostanzialmente errato. Fraternizzare : - da fraterno
- a sua volta dal latino fraternum-frater –
(sta per stringere rapporti fraterni, fare amicizia, condividere ideali);
in ogni caso, la radice comune è sempre frater - fratello.
Massoneria
(quale ‘religione’) :- Per chi si chiede se
la massoneria possa essere concretamente una ‘religione’, e ai molti che –
erroneamente – così la possano intendere/descrivere, rispondiamo con un no
secco: essa non è una religione, essendo di per sé stessa laica e
in contrasto con qualsivoglia forma coercitiva del libero pensiero: presupposto
quest’ultimo di ogni religione che preveda l’accettazione ‘a scatola chiusa’
della propria narrazione. Vediamo prima cosa si intende per religione, dal lat. religio-onis, affine a religare ‘legare’, con
riferimento al valore vincolante degli obblighi e dei divieti anche di tipo
sacrale. Quindi, è il complesso di tradizioni, sentimenti, riti che legano un
individuo o un gruppo umano con ciò che questo ritenga sacro, in
particolare con la divinità di riferimento. Ricordiamo che la teologia
cattolica, ma anche la pratica religiosa corrente, distinguono la religione
naturale –
quale acquisizione di qualcosa cui è stato dato valore di sacralità attraverso la
ragione umana - dalla religione
soprannaturale fondata
sulla rivelazione da parte di Dio di verità inaccessibili alla ragione umana. È
evidente che gli Autori che, nel tempo, possono essersi sbilanciati nel vivere
e quindi qualificare la Massoneria con passione, come se fosse una ‘religione’
(laica), hanno dato grande valore al loro sentire, così ritenuto scuola di
pensiero e legame forte, di tipo assolutamente laico, e persino interiormente vincolata
alla nobiltà di Tradizioni, Ideali e Valori. Un trasporto letterario, un lirismo iniziatico, quindi. Di seguito, un sommario excursus di alcuni Illustri Autori, studiosi di Arte
Reale, che hanno considerato la Massoneria vera e propria ‘religione del
libero pensiero’ e ‘sacrale scuola di vita’, la ‘scuola delle
scuole’. Per A. Lantoine, la
Massoneria è "una religione laica" (‘Lettre au Souverain Pontife’,
1937); per U. Lenzi, è “una istituzione
profondamente religiosa" (1951) e "la più grande, la più bella,
la più nobile, la più civile di tutte le religioni!" (1951), anche
perché chi "ha chiesto di entrare in questo Tempio, ha compreso che è
uscito da un altro Tempio, dove si adoravano gli dei falsi e bugiardi"
(1951) e dove non vi trovava la soddisfazione del proprio bisogno religioso;
per A. Lemmi è una "religione di pensiero" (cit., 1955); per
U. Gorel Porciatti, “Massoneria è la Religione” (1946); RAMA cita che "La
Massoneria vera... è una Scuola, una Religione, un modo di vita... cui bisogna
conformarsi in pensieri ed opere" (1949). Percorso di perfezionamento/di crescita individuale: - Per noi, la Massoneria
in quanto tale, con le sue metamorfosi nel tempo, germina oggi con il fine di contribuire al perfezionamento dell’individuo attraverso la crescita dello spirito,
la meditazione, gli studi e l’approfondimento culturale e filosofico, l’attenzione
verso la morale universale, il confronto continuo con i propri simili e con la
società contemporanea. Ma anche attraverso la lotta contro l’ingiustizia, la disonestà,
l’ignoranza ed il male in ogni sua forma, adoperando gli strumenti del Bene ed
i migliori sentimenti di Amore e Fratellanza universali, con spirito
caritatevole e filantropico specie verso coloro che sono più deboli, emarginati,
svantaggiati, oppressi, e che subiscono forme di ingiustizia e iniquità sociale,
avverse alla dignità umana. Il tutto in un contesto di continuo confronto con
sé stessi e – soprattutto – con gli altri, al fine di correggere ogni proprio
eventuale errore. Ecco, questo è il ‘percorso
individuale di crescita interiore’: termine circa il quale si sono
pronunciati in tanti, gonfiando il concetto di improbabili quanto assurde
valenze, quasi fosse una sorta di fai da
te; in realtà il concetto esprime unicamente il ‘percorso che l’individuo intraprende per favorire la propria crescita soprattutto
spirituale, ma anche culturale e sociale, aprendosi ad ogni contributo che –
ancorché proveniente dall’esterno – gli possa giovare a perseguire il proprio
intento, soprattutto attraverso un confronto libero e rispettoso’ (cfr.
‘Regola’ della ‘Comunione di Piazza del Gesù’, Roma 2018). Ovviamente, si tratta di crescita interiore e quindi
spirituale: certamente Spirito, non Anima; poiché trattare di quest’ultima non
è una dimensione che massonicamente ci appartiene, specie in questa sede, e che
comunque potremmo affrontare esclusivamente da un punto di vista culturale, filosofico,
etico e scientifico. Profeta: - La Chiesa Cattolica,
tra i molti rimproveri che fa ai Massoni – e non solo a loro! – è quello di
considerare Gesù come uno dei grandi Profeti (ma in realtà, ciò non è scritto
da nessuna parte: la Massoneria non è il perito settore delle religioni, ma ne
può solo studiare l’essenza, comparandole solo in termini di studio, Vivere la
propria religiosità rientra nella sfera personale, indiscutibile e non
criticabile, di ciascuno). Vista la delicatezza, si citano le wikynotizie: “”“il termine deriva dal tardo latino prophèta… ricalcato sul greco antico προφήτης (pronuncia: profétes),
che è parola composta dal prefisso προ- (pro,
"davanti, prima", ma anche "per", "al posto di")
e dal verbo φημί (femì, "parlare, dire");
letteralmente quindi significa "colui che parla davanti" o
"colui che parla per, al posto di", sia nel senso di parlare
"pubblicamente" (davanti ad ascoltatori), sia parlare al posto, in
nome (di Dio), sia in quello di
parlare "prima" (anticipatamente sul futuro)…I profeti sono figure
tipicamente religiose, più o meno istituzionalizzate
in diverse fedi, ispirate dalla divinità e che parlano in suo nome, annunciandone la
volontà e talvolta predicendo il futuro. Il
riferimento più comune è ai profeti ebraici e cristiani dell'Antico Testamento. Nell'Islam quando
si parla del "profeta" senza ulteriori specificazioni si intende
indicare Maometto, l'ultimo dei profeti secondo questa religione… Nella Tanakh (Bibbia ebraica) il profeta (in ebraico נְבִיא nevì, pl. נְבִיאִים nevi'ìm)
è una persona che parla in nome e per conto (pro-) di Dio… L'accezione comune con cui il
termine è usato oggi, per cui il profeta descrive eventi futuri, è
caratteristica ma non esclusiva dell'operato dei profeti ebraici. La Bibbia
ebraica contiene nella sua seconda sezione trentasei libri riferiti ai profeti,
detti Neviìm. Tradizionalmente si distinguono fra di essi i
quattro "profeti maggiori" (Isaia, Geremia, Ezechiele e Daniele) e i dodici "profeti minori" (Osea, Gioele, Amos, Abdia, Giona, Michea, Naum, Abacuc, Sofonia, Aggeo, Zaccaria e Malachia). Il cristianesimo riconosce gli stessi profeti ebraici
dell'Antico Testamento, ma non
annovera figure di profeti cristiani in senso proprio ed esclusivo; riconosce
piuttosto qualità profetica ai discorsi di alcuni dei suoi santi,
a cominciare dal Giovanni dell'Apocalisse, sebbene le interpretazioni di questo testo possano
essere diverse. Il Concilio Vaticano II, in
particolare nella costituzione dogmatica sulla Chiesa Lumen Gentium, spiega perché nella Chiesa cattolica non sono riconosciute figure particolari
di profeti: in realtà ogni battezzato, in forza della sua unione con Cristo, è partecipe del suo ufficio profetico. Ogni cristiano
è dunque profeta, nel senso che diventa capace con la forza dello Spirito Santo di diffondere dovunque la viva
testimonianza del Cristo, soprattutto per mezzo di una vita di fede e
di carità. Attraverso la propria vita i credenti ancora oggi
annunciano la sovranità di Dio e la sua priorità nella vita”””. Faccio
rispettosamente notare che nel piego ‘La Domenica’ distribuito nelle Chiese
Cattoliche d’Italia, è citato un passo del Vangelo di Luca (7,16) -> Tutti furono presi da timore e
glorificavano Dio dicendo: «Un grande profeta è sorto tra noi e Dio ha visitato
il suo popolo», con ciò riferendosi espressamente a Cristo. Uguaglianza : - (sign. generico: identità, parità)
deriva dal verbo uguagliare (come verbo transitivo: rendere
uguale, divenire pari. Come verbo intransitivo: essere
uguali). Uguale ci porta ad eguale - che
deriva da aequalis ossia “pari” (di statura, di età) - successivamente
adoperato con la forma di eguale. Aequalis a
sua volta deriva da aequus (sign.: equo, da cui aequitas – equità, adaequare -
adeguare, aequator - equatore || perchè rende uguali i
giorni e le notti ||, aequatio - equazione). Aequus (equo)
peraltro è un termine che gli studiosi hanno riscontrato solo nell'area italica.
Possiamo quindi dire che il suo significato ultimo é: (essere) della
stessa natura, identico, uniforme.
Disclaimer / Avviso 1 L'autore nonché titolare dei diritti e dei doveri relativi alla gestione di questo blog rende noto a tutti gli effetti di Legge quanto segue: 1) tutti i diritti di proprietà artistica e letteraria sono riservati. Ai sensi dell'art. 65 della Legge 22 Aprile 1941 n° 633, è vietata la riproduzione e/o diffusione totale o parziale - sotto qualsivoglia forma - senza che vengano citati il nome dell'autore e/o la fonte ancorché informatica.2) E' vietato trarre copie e/o fotocopie degli articoli/interventi contenuti nel presente blog - con qualsiasi mezzo e anche parzialmente - anche per utilizzo strettamente personale/riservata. Disclaimer / Avviso 2 Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n° 62 del 7.03.2001. L'autore non è responsabile per quanto pubblicato dai lettori nei commenti ad ogni post. I commenti ritenuti offensivi o lesivi dell’immagine o dell’onorabilità di terzi, di genere spam, razzisti o che contengano dati personali non conformi al rispetto delle norme sulla privacy, potranno essere rimossi senza che per ciò vi sia l'esigenza di prendere contatto anche preventivo con gli autori. Nel caso in cui in questo blog siano inseriti testi o immagini tratti dal web, ciò avviene considerandoli di pubblico dominio; qualora la loro pubblicazione fosse tutelata da possibili quanto eventuali diritti d'autore, gli interessati sono pregati di comunicarlo via e-mail al recapito bellantoniogius@gmail.com al fine di procedere alla opportune rettifiche previa verifica della richiesta stessa. L'autore del blog non è responsabile della gestione dei siti collegati tramite eventuali link né dei loro contenuti, entrambi suscettibili di variazioni nel tempo. Oltre ciò - specie per le parti informative a contenuto storico e/o divulgativo - i Lettori, ovvero quanti comunque interessati alla materia, che possano ritenere ciò utile e opportuno, potranno suggerire delle correzioni e/o far pervenire qualche proposta. Proposte che saremo lieti di valutare ed elaborare.