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giovedì 21 giugno 2018

SOLSTIZIO D'ESTATE, OGGI...



SOLSTIZIO D'ESTATE, OGGI...


Carissime Amiche e Carissimi Amici che mi leggete, Pace e Prosperità a tutti Voi!
Oggi è per il mondo iniziatico in generale un giorno 'speciale', arricchito dall'evento astronomico per eccellenza. il Solstizio d'Estate.
Dopo la fase primaverile del 'primo risveglio' della Natura, la stessa ora prorompe in tutta la sua forza creativa, arricchendo il paesaggio di colori sgargianti e di profumi intensi.
E' il vero momento del rinnovamento, profondo e radicale: il vecchio 'abito' non c'è più, dando spazio ad una nuova e più sgargiante livrea.
Questa particolare giornata - ma in realtà, questo periodo - , cui fa seguito dopo pochissimi giorni la ricorrenza del San Giovanni Battista, arricchita di evocativi e scintillanti fuochi propiziatori, nei nostri cuori, e nei nostri corpi, dà scaturigine a tutta una serie di sommovimenti, di sensazioni spesso impalpabili e sottili, da collocarsi sul piano delle Energie.
Niente occultismo, niente bacchette magiche, niente riti particolari e persino blasfemi: ma solo Energie che solcano velocissime l'Aria, il Tempo, lo Spazio, e ci pervadono entrando ed uscendo dal nostro corpo terreno.
E di ENERGIE è colma la Cultura, l'Arte, la Storia...
...ne sono colme tutte le SCUOLE DI PENSIERO... colme di ENERGIA PURA, VIVACE!!!

Sul tema, è fiorita un'ampia letteratura, che ha sviscerato il tema sotto tutti i profili: in realtà, tutto è 'vecchio' e nel contempo tutto è 'nuovo', nel contempo. E la differenza la fa il nostro stato d'animo, la nostra forza interiore, la nostra volontà.
Qualche giorno fa, un fraterno amico, chiosando un mio scritto, mi poneva il quesito: ma ce la faremo?
Probabilmente, l'imminenza della data solstiziale mi ha fatto dare un commento particolare.
Basta un seme anche in una landa desolata... A questo seme va assicurata l'energia vitale: qualche goccia d'acqua dal Cielo... un buon aiuto, con un fertilizzante... un buon fertilizzante: noi stessi!
Ciascuno di noi è in grado di far germogliare anche solo un singolo seme: basta che ci sostenga la fiducia, nell'offrire - senza nulla chiedere, ma donandoci - noi stessi.
Non c'è una contropartita tangibile, mercantile, per aver contribuito alla nascita di un bel germoglio da un semplice seme... Ma la gioia interiore è enorme: nella consapevolezza che è stato il nostro contributo ad agevolare un processo semplice, naturale, ma difficile nel contempo.
Ecco, oggi è questo il mio messaggio: aiutiamo questo seme a crescere... estirpiamo le male piante che possono soffocarne la corretta crescita, eliminiamo i parassiti che possano infestarlo... curiamolo!
Tra poche ore, avrò il piacere di vivere un momento intenso con Sorelle e Fratelli di altre Nazioni, con i quali - basterà uno sguardo - potremo 'leggerci', 'pesarci', 'misurarci' e quindi confrontarci...
...nel segno di un'UNIONE, che non vuol dire UNIFORMITA'... 
...il desiderio di far trionfare il Bene è tanto, pari al desiderio di dare una svolta ad un sistema che mostra i segni del tempo ed i freni di una classe dirigente 'vecchia': non tanto 'fuori' quanto 'dentro'...
...ci rifaremo alle Tradizioni, ci ricondurremo allo spirito dei Fondatori dell'Arte Reale, chiederemo a Dio di proteggere i nostri passi e di illuminare i nostri cuori.
Con quel sacro fuoco, con quel calore che sono propri di questo giorno...
...che non è 'solo' un giorno... ma la somma di tanti giorni, di tanti 'periodi'.
Ecco... riponete e custodite nei Vostri cuori questo fuoco sacro, questo calore intenso... DIFENDETELO ma anche CONDIVIDETELO !
Buona giornata a tutti, Buon Solstizio d'Estate...
...fatene un giorno senta tempo...che duri un'Eternità.

Roma, 21 Giugno 2018
Giuseppe Bellantonio


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mercoledì 20 giugno 2018

MASSONERIA, MASSONI E COSTITUZIONE REPUBBLICANA...


Dall'Ill.mo e Fraterno Amico VIRGILIO GAITO - personaggio tra i più trasparenti e capaci che la Massoneria Italiana abbia contemplato a cavallo tra il XX° e XXI° secolo - riceviamo e volentieri pubblichiamo.  Per motivi tecnici, l'articolo è qui riprodotto integralmente ma carente delle immagini di corredo. Ce ne scusiamo con l'Autore, VINICIO SERINO.

Massoneria, Massoni e Costituzione repubblicana. 
Valori e contaminazioni.
                                                 di Vinicio Serino

Massoni tra i (magnifici) 75
Tra i componenti della Commissione dei 75, l’organo incaricato di elaborare e proporre il progetto di Costituzione repubblicana,  almeno cinque erano massoni. Il più famoso era Meuccio Ruini, uomo politico, storico, giurista, studioso di economia, presidente della stessa Commissione, futuro presidente del Senato nel tempo “caldo” della “legge truffa”. “Eccolo l’edificio che abbiamo costruito: la casa comune”, ebbe a dire del nuovo ordinamento nato dopo la Dittatura. Un linguaggio non ignoto ai Liberi Muratori, da sempre impegnati nella costruzione del proprio tempio interiore. E di quello di Salomone …

Tra i settantacinque c’era anche il latinista Concetto Marchesi, comunista di ferro, colui che, secondo la vulgata, avrebbe steso la condanna a morte di Gentile, in realtà opera di Girolamo Li Causi. Massimo Teodori ha definito Marchesi "supposto fratello" e Luciano Canfora nel suo libro "La sentenza“ ne ha avallato la massonicità (Canfora, 2005). Canfora rimanda alla chiusa di un articolo de la “Libera stampa” di Lugano del 24.2.1944 nel quale Marchesi rispondeva all’invito alla pacificazione nazionale avanzato mesi prima da Giovanni Gentile :”No: è bene che la guerra continui … Rimettere la spada nel fodero, solo perché la mano è stanca e la rovina è grande, è rifocillare l’assassino. La spada non va riposta, va spezzata. Domani se ne fabbricherà un’altra? Non sappiamo. Tra oggi e domani c’è di mezzo una notte ed una aurora”.

Ma  in un altro periodico della Resistenza, “Nostra lotta”, Girolamo Li Causi cambiò il testo: “La spada non va risposta finché l’ultimo nazista non abbia ripassato le Alpi, finché l’ultimo traditore fascista non sia sterminato. Per i manutengoli del tedesco invasore e dei suoi scherani fascisti, senatore Gentile, la giustizia del popolo ha emesso la sentenza: morte”. La differenza tra i due testi è evidente, esplicita la seconda, criptica la prima. Aldo Mola sostiene che non esistono prove della massonicità di Marchesi, per altro noto per il suo stalinismo. Forse la fama di libero muratore Marchesi se la conquistò quando, disobbedendo a Togliatti, si espresse contro l'art. 7 della Carta Costituzionale , la norma che manteneva nell’ordinamento repubblicano i Patti Lateranensi (Mola, 1992).
L’operazione di spezzare la spada sembra rimandare al rito praticato dalla assemblea dei dignitari del Grande Oriente di Francia il 13 Maggio 1793 quando Filippo d’Orleans si ritirò dalla sua dignità di G.M. perché in una repubblica “non vi deve essere alcun mistero né alcuna riunione segreta”. Alla rottura della spada l’assemblea si manifestò con una batteria di lutto segno, appunto, che l’ormai ex G.M. era da considerarsi morto, almeno ritualmente (Clavel, 1843).

Calamandrei e l’aria della libertà
Altro nome (illustre) in ballo per la sua appartenenza libero-muratoria è quello di Piero Calamandrei. Lo sostiene, tra gli altri  M. Ghezzi. Il suo partito, il Partito d'Azione, dice appunto M. Ghezzi, come il Partito Repubblicano, il Partito Socialista aveva “fortissime presenze massoniche”.

Calamandrei, insigne giurista, ordinario di procedura Civile a Siena e Firenze, fu sodale di Giovanni Amendola e dei fratelli Rosselli, componente della commissione per il nuovo codice di procedura civile, membro del CNL, uomo politico militante nel partito d’Azione prima, tra le varie componenti del Socialismo liberale poi …
In un celebre discorso sulla Costituzione tenuto nel Gennaio del 1955 alla Umanitaria di Milano Calamandrei ebbe a dire, rivolto ai giovani, che “… la libertà è come l’aria. Ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare, quando si sente quel senso di asfissia che gli uomini della mia generazione hanno sentito per vent’anni … sulla libertà bisogna vigilare, vigilare dando il proprio contributo alla vita politica …” Aggiungendo: ”E vi auguro di non trovarvi mai a sentire questo senso di angoscia”, ma “di riuscire a creare voi le condizioni perché questo senso di angoscia non lo dobbiate provare mai, ricordandovi ogni giorno che sulla libertà bisogna vigilare, vigilare dando il proprio contributo alla vita politica … Quindi voi giovani alla Costituzione dovete dare il vostro spirito, la vostra gioventù, farla vivere, sentirla come vostra; metterci dentro il vostro senso civico, la coscienza civica; rendersi conto (questa è una delle gioie della vita), rendersi conto che ognuno di noi nel mondo non è solo, che siamo in più, che siamo parte, parte di un tutto, nei limiti dell’Italia e del mondo …”
Celebre e continuamente citata la lapide ad ignominia dettata da Calamadrei in memoria del partigiano Duccio Galimberti, del Corpo Volontari della Libertà e collocata nell'atrio del Palazzo Comunale di Cuneo in segno di  protesta per l'avvenuta scarcerazione del criminale nazista A. Kesserling, comandante delle forze di occupazione tedesca, condannato a morte per l’eccidio delle Fosse Ardeatine e rimesso in libertà già nel 1952. Kesserling aveva spavaldamente sostenuto che gli italiani avrebbero dovuto erigere in suo onore un monumento per quanto aveva fatto di bene nei diciotto mesi dell’occupazione … E Calamandrei così gli rispose.
Lo avrai
camerata Kesserling
il monumento che pretendi da noi italiani
ma con che pietra si costruirà
a deciderlo tocca a noi.
Non coi sassi affumicati
dei borghi inermi straziati dal tuo sterminio
non colla terra dei cimiteri
dove i nostri compagni giovinetti
 riposano in serenità
non colla neve violata delle montagne
che per due inverni ti sfidarono
non colla primavera di queste valli
che ti videro fuggire.
Ma soltanto col silenzio dei torturati
più duro d’ogni macigno
soltanto colla roccia di questo patto
giurato fra uomini liberi
che volontari si adunarono
per dignità e non per odio
decisi a riscattare
la vergogna e il terrore del mondo.
Su queste strade se vorrai tornare
ai nostri posti ci troverai
morti e vivi con lo stesso impegno
popolo serrato intorno al monumento
che si chiama
ora e sempre
RESISTENZA.

La lapide in memoria del partigiano Duccio Galimberti
Quella pietra su cui costruire il monumento che avrebbero eretto gli italiani finalmente liberati proveniva (anche) dai cantieri libero-muratori.
Continua Calamandrei “… quando leggo nell’art. 2: «l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica, sociale»; o quando leggo nell’art. 11: «L’Italia ripudia le guerre come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli», la patria italiana in mezzo alle altre patrie … questo è Mazzini!...
O quando io leggo nell’art. 8: «Tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge», questo è Cavour! O quando io leggo nell’art. 5: «La Repubblica una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali», questo è Cattaneo! O quando nell’art. 52 io leggo a proposito delle forze armate: «l’ordinamento delle forze armate si informa allo spirito democratico della Repubblica», esercito di popoli, ma questo è Garibaldi! E quando leggo nell’art. 27: «Non è ammessa la pena di morte», ma questo è Beccaria! Grandi voci lontane, grandi nomi lontani …” non ignoti al mondo delle logge …
Da notare che questo illuminante discorso di Calamandrei fu tenuto alla Umanitaria di Milano, Ente morale costituito grazie al lascito testamentario del massone Prospero Moisè Loria, mecenate mantovano, “che con l’aggettivo ‘umanitaria’ non intendeva una semplice assistenza sotto forma di beneficenza, ma un’assistenza operativa, che fosse in grado di mettere i diseredati, senza distinzione, in condizione, di rilevarsi da sé medesimi, procurando loro appoggio, lavoro ed istruzione” (http://www.umanitaria.it/). Un tempio del pensiero laico e massonico che ancora oggi contribuisce al progresso delle genti ed alla emancipazione degli individui.

Cinque più due
Ed ecco tra i magnifici settantacinque le teste massoniche:
Eduardo Di Giovanni, avvocato, in rappresentanza del PSLI, nel dopoguerra G.M. onorario;
Giovanni Conti, avvocato e giornalista, in rappresentanza del Gruppo Repubblicano;
Vito Reale, avvocato, ministro dell’interno nel Governo Badoglio del Regno del Sud, in rappresentanza dell’Unione Democratica Nazionale;
Mario Cevolotto, avvocato, ministro nei governi Bonomi, Parri e De Gasperi, in rappresentanza della Democrazia del lavoro;
Oltre al già citato e più noto Meuccio Ruini. E poi, tra i cinquecento dell’Assemblea, Ugo Della Seta, storico della filosofia e allievo di G. Bovio, e Randolfo Pacciardi. 
Questi uomini erano transitati tra le colonne delle logge, imbevuti di molte delle idee che quelle logge animavano, almeno dalla costituzione della Massoneria moderna, fondata il 24 Giugno del 1717 in Inghilterra sul fecondo humus culturale ed iniziatico delle antiche corporazioni dei costruttori di cattedrali.
Queste idee avrebbero costituito il fondamentale punto di riferimento per Domizio Torrigiani, l’ultimo Gran Maestro prima dello scioglimento della Massoneria da parte del Fascismo. “Se la nostra colpa” scriveva Torrigiani a Mussolini all’indomani della devastazione dei templi massonici avvenuta nel settembre 1924, “è quella di rimanere custodi fedelissimi … delle grandi idee … della libertà, della sovranità popolare … della autonomia dello Stato contro le ingerenze della gerarchia ecclesiastica, della giustizia dovuta egualmente e sempre a tutti … allora codesta colpa, nonché respingerla, io la rivendico per i miei fratelli e per me con fiero e geloso amore”. Libertà, individuale e di associazione, sovranità popolare, autonomia, ossia laicità dello stato, giustizia eguale per tutti sono i principi ispirativi del nostro ordinamento costituzionale …

Tolleranza e tolleranti
Come è noto il primo valore del massone è la tolleranza e la Massoneria è un metodo, una strada attraverso la quale si perviene alla conoscenza che si conquista con la riflessione, il dialogo, la discussione …“pur nel rapido mutare delle cose” vi è sempre un punto fermo: la “legge del dialogo” (Calogero, 1953). Tutto è discutibile, persino la scienza … Nessuno possiede la verità …
Si attribuisce al massone Voltaire, iniziato alla verde età di 84 anni, la più celebre definizione di tolleranza: “Disapprovo ciò che dici, ma difenderò sino alla morte il tuo diritto di dirlo”.

Tolleranza non è sopportazione dell’altro, ma impegno etico “ad agire in modo da predisporsi … a promuovere la propria diversità”, e “ad accettare quella dell’altro all’interno di una reciprocità di atteggiamenti di rispetto, di apprezzamento e di confronto come coadiutore del suo bene e di quello comune” (Bianca,1997).
Curioso. La parola tolleranza non compare nella nostra carta costituzionale, ma il senso vero della tolleranza massonica, che sfocia nel valore (massonico) della fraternità, si può ritrovare nell’art. 3. “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche  di condizioni personali e sociali. E` compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.
Quell’impegno a rimuovere gli ostacoli che di fatto impediscono il completo sviluppo della persona umana ha molto a che fare con l’idea di fraternità massonica che può essere, almeno in linea di massima, declinata attraverso il valore e la pratica della solidarietà. Rimuovere quegli ostacoli è l’essenza stessa dello stato welfare, lo stato che non è solo garante della sicurezza interna e guardiano delle frontiere, ma tutore dei diritti dell’Uomo – e non solo del cittadino – della sua vita, del suo benessere, della sua salute. L’idea di un ordinamento che eroga formazione; previene, cura e riabilita i corpi malati; sostiene con la previdenza pubblica quando il soggetto non è più in grado di assicurarsi un reddito dignitoso sta tutta nel secondo comma dell’art. 3.
La fraternità massonica è bene espressa da Friederich Schiller, poeta, drammaturgo, massone autore dell’ Inno alla gioia, quello della IX Sinfonia di Beethoven: “ Gioia, bella scintilla divina, figlia degli Elisei, noi entriamo ebbri e frementi, celeste, nel tuo tempio … Abbracciatevi, moltitudini! Questo bacio vada al mondo intero Fratelli, sopra il cielo stellato deve abitare un padre affettuoso … Cercalo sopra il cielo stellato! Sopra le stelle deve abitar “.

Conquistare la libertà e ascendenze ideali
“Nello  sforzo di conquistare stabilmente la libertà e di ancorarla ad una sfera di valori alti”, scrive Ruini nella sua Relazione al Progetto di Costituzione, “convergono correnti profonde: dalle democratiche fedeli agli ‘immortali principi’ e dalle liberali che invocano ‘la religione della libertà’; alla grande ispirazione cristiana che rivendica a sé la fonte eterna di quei principi ed all’impulso di rinnovamento che muove dal Manifesto dei comunisti e che, per combattere lo sfruttamento di una classe da parte di un’altra, risale alla liberazione dell’uomo dal giogo dell’uomo; e cioè ai suoi inalienabili diritti” (Ruini, 1947).
Queste correnti profonde erano circolate in abbondanza nelle logge massoniche, con gli immortali principi della immortale Rivoluzione del 1789. Libertà, eguaglianza, fraternità sono i tre fondamentali valori iscritti nel tempio massonico, posti immediatamente sopra al trono del maestro venerabile … Le tre parole “magiche” della immortale Rivoluzione del 1789.

Religione della libertà, “che rende forti i cuori e illumina le menti e redime le genti e le fa capaci di difendere i loro legittimi interessi “, è frase di B. Croce, per altro non molto benevolo verso la Massoneria. Prima di lui G. Mazzini aveva accostato la categoria della religione a quella della libertà. “La libertà è sacra come l'individuo, del quale essa rappresenta la vita. Dove non è libertà, la vita è ridotta ad una pura funzione organica. Lasciando che la sua libertà sia violata, l'uomo tradisce la propria natura e si ribella contro i decreti di Dio”(Mazzini, 1860).
L’ispirazione cristiana della Costituzione si ritrova nell’art. 2 : “La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo, sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale”. E’ il principio personalista per il quale, afferma C. Mortati, costituente, insigne costituzionalista, democristiano,“… l’uomo non è in funzione dello stato ma quest’ultimo in funzione dell’uomo, nel senso che suo fine è di assicurare lo svolgimento della persona umana  e di garantirne i diritti, e che pertanto questi sono inviolabili  …” (Mortati, 1967).  Si tratta, dice mons. Forte, della esplicitazione giuridica del principio cristiano de “l“Esse in”, ovvero il principio della singolarità e dell’uguaglianza: l’irripetibile dignità di ogni persona umana …” (Forte, 2012) 
In maniera molto più esplicita e, in tempi non sospetti, l’Assemblea Nazionale dei rappresentanti del popolo francese aveva riconosciuto e dichiarato, già il 26 agosto 1789,“in presenza e sotto gli auspici dell’Essere Supremo, i seguenti diritti” inalienabili e imprescrittibili “dell’uomo e del cittadino:
            Art. 1 – Gli uomini nascono e rimangono liberi e uguali nei diritti. Le distinzioni sociali non possono essere fondate che sull’utilità comune.
            Art. 2 – Il fine di ogni associazione politica è la conservazione dei diritti naturali ed imprescrittibili dell’uomo. Questi diritti sono la libertà, la proprietà, la sicurezza e la resistenza all’oppressione” …
E’ certo l’influsso marxista nella costituzione, soprattutto nella parte relativa ai “Diritti e doveri economico-sociali”, tra i quali tutela del lavoro; organizzazione sindacale; assistenza e  previdenza; diritto di proprietà, con relativi “limiti allo scopo di assicurarne la funzione sociale e di renderla accessibile a tutti” (art. 48). Eppure anche qui si avverte l’influenza di antichi campioni massonici, come Andrea Costa, già seguace dell’anarchico e massone Bakunin, uno dei fondatori del Partito socialista, nonché G.M. aggiunto del GOI, forgiatore  di una intera generazione di socialisti che, coraggiosamente,  lavorarono tra le colonne del Tempio per il riscatto della classe operaia.

E poi c’è la lunga e gloriosa tradizione delle Fratellanze artigiane, nate nella seconda metà dell’800 su iniziativa di fratelli fervidi patrioti. “Per iscopo ha il mutuo soccorso fra i suoi membri … il favorire la educazione e istruzione degli operai ed il concorrere a tutto quanto può essere utile alla famiglia ed alla patria”. Così recita l’art. 4 dello Statuto che, ancora oggi, governa la Fratellanza Artigiana di Livorno, sorta il 25 Agosto del 1861, e posta da subito sotto gli auspici di Giuseppe Garibaldi, “Gran Primato Benemerito”.
Un’altra importante battaglia condotta tra le colonne massoniche anticipa i valori repubblicani. Una battaglia condotta da Salvatore Morelli, repubblicano irriducibile, massone che, fin dal 1861, aveva fermamente sostenuto l’emancipazione della donna in un tempo in cui quella che oggi si chiama “disparità di genere” era, soprattutto nella dimensione culturale, diffusissima e praticata. Nella sua opera  “La donna e la scienza o la soluzione del problema sociale”, scritta, come dichiara lui stesso, per ricostruire la società attraverso la rigenerazione della famiglia, sostiene con fermezza che il “primato che apparentemente l’uomo esercita sulla donna è una usurpazione della forza sul dritto, è un grossolano controsenso, che ripugna alla logica indagatrice del vero.”
In nome del superamento di questo “controsenso “ e del riconoscimento del buon diritto della donna ad una esistenza in grado di innalzarla “sul seggio  della dignità ed a rigenerarla mercè la vera scienza”, Morelli si rivolge allora alle sue connazionali, che si sono così distinte nel propugnare “la libertà e l’unità della patria”, preludio alla “grande libertà ed unità del genere umano” perché, approfittando del momento in cui “l’Italia volge a migliori destini”, si impegnino nell’azione rivendicatrice, nel riconoscimento della agognata libertà . Nonostante l’impegno profuso, la battaglia per l’emancipazione femminile non sarebbe stato affatto vinta e la condizione di minorità della donna sarebbe rimasta tale ancora per molti decenni, essendo rimossa, per altro solo formalmente, con l’avvento della Repubblica prima e con la promulgazione della Carta Costituzionale poi.
Annotando il fallimento del generoso tentativo di Morelli, Giuseppe Mazzini amaramente constatava: “L’emancipazione della donna sancirebbe una grande verità base a tutte le altre, l’unità del genere umano, e assocerebbe nella ricerca del vero e del progresso comune una somma di facoltà e di forze, isterilite da quella inferiorità che dimezza l’anima. Ma sperare di ottenerla alla Camera come è costituita, e sotto l’istituzione che regge l’Italia [la monarchia] è, a un dipresso, come se i primi cristiani avessero sperato di ottenere dal paganesimo l’inaugurazione del monoteismo e l’abolizione della schiavitù”.

Segreti (di Pulcinella)
Infine la (spinosa) questione sulla natura di associazione segreta della Massoneria. Come è noto l’art. 18 dispone: “I cittadini hanno diritto di associarsi liberamente, senza autorizzazione, per fini che non sono vietati ai singoli dalla legge penale. Sono proibite le associazioni segrete e quelle che perseguono, anche indirettamente, scopi politici mediante organizzazioni di carattere militare”. Il tema viene continuamente riproposto, quasi sempre a sproposito, da improvvisati e/o interessati denigratori delle idealità massoniche.
Quando la norma era in fattura il massone U. Della Seta, l’antico allievo di Giovanni Bovio, Gran Maestro aggiunto dal 1946, che conosceva i suoi polli, propose l’inserimento di questo comma di forte valenza interpretativa, in sostituzione dell’attuale secondo comma. “Sono proibite quelle associazioni che, per tener celata la loro sede, per non compiere nessun pubblico atto che accerti della loro esistenza, per tener celati i principî che esse professano, debbono considerarsi associazioni segrete e, come tali, incompatibili in un disciplinato regime di libertà. Sono proibite, altresì, quelle associazioni che perseguono anche indirettamente scopi politici mediante organizzazioni di carattere militare” (Della Seta, 1947).

“Quando la libertà è un mito”, motivava la sua posizione Della Seta, “quando un delitto è il pensiero, quando anche uno sguardo, anche un sospiro è sospetto, allora le anime fiere e generose si raccolgono nell'ombra e da quell'ombra scaturiscono le primi luci annunciando l'aurora della libertà”. Si riferiva alla (benemerita) azione cospirativa della Carboneria. “Ma quando siamo in democrazia, quando la libertà non è un mito, quando libera la parola può farsi ascoltare dalla cattedra, dalla tribuna, nel foro, quando la stampa su tutto e su tutti può esercitare il suo diritto di critica, allora le associazioni segrete, di qualsiasi colore e di qualsiasi genere, rosse o nere, laiche od ecclesiastiche, non hanno alcuna ragione di essere …” Il divieto è stato consacrato nella Carta Costituzionale ma per Della Seta, era bene essere il più possibile precisi, per evitare che domani qualcuno potesse “colpire di traverso, senza nominarla, una qualche associazione ritenuta erroneamente segreta”. Appunto la Massoneria …
Di qui l’esigenza di definire cosa è segreto e cosa no. “… ad impedire che taluno — e questo taluno potrebbe essere un uomo di Governo, un uomo di parte, un partito o una chiesa — sotto la maschera di fare appello al rispetto della Costituzione, possa domani farsi iniziatore, in pieno regime repubblicano, di una nuova azione reazionaria e liberticida, la triplice necessità, morale, giuridica e politica, di ben precisare quali siano le note, onde una data associazione possa o no ritenersi segreta …”
Non ci fu verso. Ci volle la legge Anselmi, promulgata, in piena vicenda P2, il 25 gennaio 1982. “Si considerano associazioni segrete, come tali vietate dall'articolo 18 della Costituzione, quelle che, anche all'interno di associazioni palesi, occultando la loro esistenza ovvero tenendo segrete congiuntamente finalità e attività sociali ovvero rendendo sconosciuti, in tutto od in parte ed anche reciprocamente, i soci, svolgono attività diretta ad interferire sull'esercizio delle funzioni di organi costituzionali, di amministrazioni pubbliche, anche ad ordinamento autonomo, di enti pubblici anche economici, nonchè di servizi pubblici essenziali di interesse nazionale …” Il resto è storia recente.
In fine
“Il massone è chiamato a procurare la felicità della specie umana, promuovendo e accelerando il perfezionamento intellettuale, morale e politico della medesima” dice Gian Domenico Romagnosi, giurista, filosofo, fisico, collaboratore de Il Conciliatore, sodale di Silvio Pellico e di Pietro Maroncelli, libero muratore, membro della Loggia Reale Giuseppina all’Oriente di Milano.

 Bibliografia
      Bianca  M., Tedeschi E., a cura di, Etica della tolleranza, Firenze 1997;
      Calamandrei P., Discorso sulla Costituzione, sta in www.memoteca.it;
      Calogero G., Il futuro e l’eterno, sta in La cultura, fasc. 6. Novembre 1953;
      Canavero A., Ghezzi M., Alle origini dell’Umanitaria. Un moderno concetto di assistenza nella bufera sociale di fine ‘800, Milano 2013;
      Canfora L., La sentenza, Palermo 2005;
      Clavel F.T.B., Histoire pictoresque de la Franc-Maconnerie et des sociétés secretes ancienne et modernes, Paris 1843;
      Forte B., Centralità della persona, etica della responsabilità e della solidarietà: valori fondanti della Costituzione e della vita, in didatticaediritto.it, 2012;
      Francini M.,  Balli G.P., Il Gran Maestro Domizio Torrigiani (1876-1932), Pistoia,  2004;
      Mazzini G., Doveri dell'uomo : pensiero ed azione, Dio e il popolo, Forlì 2005; 
      Mecacci L., La Ghirlanda fiorentina e la morte di Giovanni Gentile, Milano 2014;
      Mola A. A., Storia della Massoneria italiana dalle origini ai nostri giorni, Milano 1992;
      Morelli S., La donna e la scienza o la soluzione del problema sociale, Napoli 1862;
      Mortati M.. Istituzioni di diritto pubblico, voll.2, Padova 1967;
      Ruini M., Progetto di Costituzione della Repubblica italiana. Relazione del Presidente della Commissione, Atti parlamentari, Roma 1947.




mercoledì 13 giugno 2018

TRA SOCRATE E... LARRY SEMON

   


Una eccellente Iniziata, Gerardina Laudato, nel tempo, mi ha reso partecipe di alcune sue riflessioni: che qui in parte traspongo, in quanto perfettamente coincidenti con il mio pensiero e con il mio stato d’animo; riflessioni che qui coniugo liberamente con le mie. Il tema è incentrato sullo stato del Corpo Massonico Nazionale. Mai tanto squassato da situazioni talvolta imbarazzanti, spesso ricche di non-sense, ma soprattutto sminuito nei propri fondamentali pilastri: la Credibilità e la Dignità.  
     
Con questo proclamare, agitarsi, allearsi, determinare intese trasversali ad hoc e alfine lamentarsi, molte aggregazioni di tipo massonico in realtà stanno incarnando la ‘profanità’ – ossia quel contesto esterno che non appartiene al vero mondo iniziatico -, dando a chi legge o ascolta l’idea di trovarsi di fronte ad un contesto complessivamente vociante, disarticolato, privo di coesione e quindi non rappresentativo della pluralità.                                                               Insomma, un insieme disomogeneo, chiaramente preda di un indistinto, confusionario quanto palpabile cicaleccio interno, che assume le caratteristiche di un’armata dai molti generali che lanciano proclami anche ad effetto e quindi strumentali a finalità particolari – e persino di comodo - piuttosto che non generali.                            Credo, e non sono il solo – anzi, l’opposto -, che questa pletora di soggetti che ostentano sbandieramenti massonici, in realtà stiano dando il colpo finale al naufragare di quei concetti e di tutte quelle idealità tipiche della Massoneria classica – riconducibile a quella Tradizione determinata in vitro nel XVIII° secolo e corrente con il nome di Massoneria Moderna, per distinguerla da quella delle più Antiche ed Originali Tradizioni – affossando definitivamente gli impianti massonici italiani, ormai troppo diversi e difformi – nella sostanza, più che nella forma - dagli standard altrove rispettati.                          Proprio questo rumoreggiare composito e non coeso indica lo sfibrarsi di un meccanismo che, se vuole concretamente e seriamente mantenere in vita i propri valori e la propria essenza in modo coerente con gli Alti Ideali che comunque la caratterizzano, deve necessariamente rifugiarsi nel silenzio latomistico per così tornare a operare con pochi eletti in un clima di ritrovata quanto austera concordia.                                                                                     Il silenzio è stato ed è la nostra forza: specie quando nel corso della Storia abbiamo subito attacchi e persecuzioni. Levare, specie nell’ambito di quel contesto Internazionale cui pur ci riconduciamo attraverso la ‘universalità’ del contesto, una voce unitaria e quindi rappresentativa sarebbe stata la cosa migliore da ricercarsi piuttosto che non il protagonismo dei singoli, così preferendo ciò alla giostra delle varie iniziative. Molte voci - e pochi reali contenuti - si sono aggiunte via via al coro dei partigiani che, sdegnati, insorgono a difesa del contesto piuttosto che adottare in modo netto tutti gli accorgimenti necessari a impedire che tra le fila degli ‘ostentati massoni’ alligni quella mala pianta che trova fertile humus in delinquenti, opportunisti, imbroglioni e profittatori determinati a usare il contesto ed i suoi meccanismi al solo fine di trarre vantaggi personali e non.                                                           E’ il momento delle responsabilità piuttosto che non solo quello di lamentarsi e dolersi – così non volendosi negare l’esistenza di tematiche e problematiche di tutto rispetto ed affatto favorevoli -: più che parlare di Massoneria, e sono convinto che se ne ‘sparla’ troppo ed a sproposito,  sarebbe meglio – nel silenzio che fa parte del nostro abito più corretto e reale – concentrarsi nello sgrossare la pietra che è sempre in noi, esaltando l’Apprendista che ivi deve albergare, guidandoci nella continua opera di umano perfezionamento per così renderci  sempre migliori di ciò che siamo.                                                                         Un assioma ben noto alla più parte dei nostri buoni e onesti Fratelli, ma ignoto a coloro che sono solo dei ‘falsi massoni’, a loro volta propalatori di un falso modello dii massoneria non-Massoneria: sono costoro i veri nemici della Massoneria. Indubbiamente, noi stiamo con gli Uomini Liberi, impossibili da piegare specie se sono le ingiustizie a volerli domare; Uomini che sappiano respirare la magia delle energie prodotte dall’immenso patrimonio di Cultura originato – nel tempo - sulla Terra, rispettandone l’ancestrale sacralità.               Le ipocrisie, specie di questi ultimi tempi, hanno l’amaro sapore di qualcosa che disgusta, tanto sono impregnate di pochezza culturale, toni apocalittici, clima da caccia alle streghe, formule discriminatorie e illiberali: un clima che, attraverso atti ammiccanti, pervasi da una luccicante patina virtuosa, trasudano un senso di responsabilità che – in realtà – è pregno di pregiudizi, discriminazioni, illiberalità, bieco assolutismo… e grande furbizia: quella utile ad attrarre e coagulare le masse attorno a inesistenti tesi complottiste.                                         Di fronte a tutto questo insieme di situazioni, spesso tra loro confliggenti ma certamente degne di attenzione, anche perché – come una cartina di tornasole – hanno offerto ed offrono la possibilità di valutare ogni dichiarazione e quindi la posizione concettuale ma anche operativa di componenti tra di loro diverse, vale la pena di soffermarsi su taluni elementi.                                       Vi è stato – nella grande confusione certamente determinatasi – chi ha invitato i responsabili delle svariate Comunità massoniche italiane a concordare una comune linea d’azione, ad esprimersi con voce unica ed univoca, per sostenere le ragioni, ovvero i ‘diritti’, degli aderenti alle stesse di fronte all’ipotesi di ‘illiberalità’, ‘persecuzioni’, ‘discriminazioni’, ‘intimidazioni’, ‘timori’ suscitati e ‘attacchi’ posti in essere all’insegna di un bieco giustizialismo persino celato da una parvenza di garantismo.                                                                                 Ma, al di là dell’interesse suscitato dalla proposta – persino sin troppo semplice -, far ciò non era né semplice né agevole, e difatti non è avvenuto: anche qui le chiavi di lettura sono molteplici. La principale è che una corretta rappresentatività di tutto il contesto, di quello che io definisco essere il ‘popolo massonico’, non era né è facile da raggiungere. Ed i motivi trascendono dall’ordine di grandezza delle singole componenti. Difatti, fermo restando che in Italia la disordinata proliferazione dei più disparati contesti ha ormai toccato cifre impensabili e persino ridicole, ben superiore alle 300 unità (tra Ordini, Riti e quant’altro), non è possibile coinvolgere in uno stesso contesto, in una medesima iniziativa, soggetti che – per quanto possa essersi appreso attraverso la ‘rete’ informale che capta informazioni, al netto di possibili chiacchiericci  – non abbiano quei requisiti di correttezza e trasparenza che pur la sottoscrizione di un documento comune di matura pubblica è ovvio che debba prevedere, sottolineare ed enfatizzare.                                                                                     Altro motivo è la ‘spocchia’ con cui taluno – al di là dei contenuti – possa pensare di essere il ‘solo e unico esponente’ dell’Italica Massoneria, oppure l’unico in possesso dello strano crisma definito regolarità (in realtà, tutte le associazioni italiane, ancorché di tipo massonico, regolarmente costituitesi a termini di legge e operanti in ossequio delle Leggi dello Stato Italiano, sono ‘regolari’. Perché poi quelle operanti nel nostro contesto – quello ‘massonico’, appunto – possano dirsi massonicamente regolari, è quindi sufficiente che nello svolgimento delle loro attività di tipo iniziatico-ritualistico seguano con solerzia le prescrizioni previste in materia da norme e regolamenti esistenti da lunghissimo tempo) o di quei pezzi di carta bellamente incorniciati e che fanno bella mostra su qualche parete, che rispondono al nome di ‘trattati’ o ‘riconoscimenti’ (anche in questo caso, l’ampia casistica, e quindi l’esperienza, ci insegnano che una qualche Comunità che, dopo la stipula di un simile accordo, non sia stata più controllata per verificare il mantenimento dei requisiti - requisiti che peraltro, per vicende di dominio pubblico, possano risultare persi o fortemente appannati – meritano più ‘disconoscimento’ e riprovazione che non approvazione e ‘riconoscimento’!).  Situazioni, quelle di cui sopra, che vedono i c.d. ‘vertici’ librarsi sopra tutto e sopra tutti, all’insegna del detto caro al Marchese Onofrio del Grillo… “io so’ io, e voi nun contate un …”, così rivendicando una esclusività di fatto inesistente.                                                       Proprio questo porsi in modo ‘sparpagliato’, con linguaggi e contenuti tra loro difformi e persino ‘massonicamente irregolari’, in questi ultimi anni ci ha posti – tutti, indistintamente – alla scorretta e anche malevola attenzione di un’opinione pubblica facilmente solleticata – e quindi influenzata - dall’idea di scandali, di irregolarità, illiceità, collusioni e quant’altro.                                          Non è poi possibile coinvolgere nel medesimo contesto soggetti che – vivano ed ‘interpretino’ la vita massonica (tanto iniziatica che pratica) – in modo disinvolto e discrezionale o che – stando alla vulgata dell’ambiente che, anche se non del tutto precisa, pur descrive in modo spietato e crudo le incongruenza, le illiceità, le (poche) virtù ed i (molti) vizi di questo o quel soggetto, di tale o tal altro ambito – non abbiano i più idonei requisiti, peraltro l’un l’altro parametrabili: per storicità, per correttezza e trasparenza nel comportamento ritualistico e non, per flebilità della loro voce, ecc. ecc.                                            Va subito detto che la responsabilità di ciò, per una qualche parte, è da attribuire ad un’informazione disordinata, parziale, culturalmente ‘ignorante’ (sotto il profilo storico, esoterico-simbolico, delle tradizioni, dei riti e via dicendo) e gravata dal forte sospetto di essere fors’anche ‘sensibile’ alle sollecitazioni di chi – di questioni facilmente omologabili ai più svariati contesti -  vuol farne strumento di accusa a senso unico.                                                        Ma se la comunicazione, e quindi l’informazione, sono affette da palese zoppìa intellettuale e da strumentale miopia – la grande responsabilità è di chi, adombrando ma anche alimentando temerarie ipotesi complottiste, non ha saputo volgere il proprio sguardo verso se stesso ed il contesto ove operava; non ha scelto l’agile via della ‘pulizia sempre e ad ogni costo’; non ha emarginato gli ‘infetti’, così salvaguardando il buon nome e l’onore degli altri sodali; non si è reso spontaneamente collaborativo con le Autorità, così alimentando sospetti e soprattutto discredito.       Se è vero – così com’è vero – che il Massone è fedele cittadino del proprio Stato  e ne osserva le Leggi, rispondendone – anche sotto forma di ottemperanza all’emanazione delle stesse come pure alle norme di corredo – al Magistrato Supremo, è altrettanto vero che l’assunzione di  atteggiamenti di segno diverso, ivi incluse forme di ‘resistenza’ non solo sono socialmente biasimevoli ma sono persino intollerabili: se posti in essere, rappresentano proprio l’opposto di ciò che ogni ‘buon’ Massone deve essere.    Se mai si possa avere il sospetto che una Legge abbia un qualche fondamento di illiceità, ovvero che venga artatamente interpretata in modo tale da nuocere, ebbene ci sono metodi per rappresentare tali presunte irregolarità nelle opportune sedi, piuttosto che non dar luogo a clamori persino sguaiati, evocando presunte tesi complottiste. Prima si ottempera, poi si sollevano eventuali dubbi interpretativi/valutativi/applicativi.     Le ipocrisie, ogni ipocrisia, specie in questi ultimi anni, hanno l’amaro sapore del rancido: non basta impregnare le parole con toni da Giudizio Universale, occorre coerenza e correttezza nelle azioni: ponendole al di sopra di ogni possibile sospetto.  Se non ci si pone correttamente a disposizione delle Autorità, fornendo ogni possibile contributo, ed anzi ringraziandole allorché possano svelare elementi di allarme dapprima ignorati, ogni diverso comportamento assume i connotati della frapposizione furbesca di ostacoli piuttosto che non quelli di atti virtuosi e densi di responsabilità.                                                                                                   Se a queste anomalie si aggiungono poi coloro che, pur dai più diversi pulpiti, fanno da coro ai presunti arbitrii, agli apparenti vulnus che la Libertà e la Democrazia, la libertà di associazione, di pensiero e di espressione,  sembrerebbero subire nei contesti massonici; se si sollecitano persino ‘solidarietà’ e ‘pronunciamenti’ difensivi da parte di terzi ancorché appartenenti a contesti iniziatici in Italia e/o all’estero, ebbene il quadro diviene ancora più complesso poiché dà inaspettato spazio a modeste entità per dimostrare - a se stesse ed ai propri aderenti – che si esiste.   Strani trasversalismi che, anziché chiarire e semplificare il contesto massonico nazionale, lo complicano enormemente.        Senza contare che siffatto modo di operare, si presta a ‘fare politica’: altro grave errore.                                                                                È invece il momento delle responsabilità: e chi scrive attribuisce severa responsabilità a quanti, protagonisti a vario titolo della questione, hanno scelto una rigida contrapposizione piuttosto che non ringraziare le Autorità per aver loro aperto gli occhi sull’eventuale esistenza di possibili quanto pericolosissime anomalie interne, ponendoli così nella condizione di avviare immediate azioni di verifica anche di concerto con le Autorità stesse ovvero riferendo rapidamente loro.  Questo innescarsi di fattori – strettamente correlati a comportamenti, atteggiamenti e dichiarazioni delle parti - ha determinato il boomerang socioculturale che trova nelle attuali allarmate prese di posizione dell’opinione pubblica la propria esplicitazione più evidente.                                                         A torto o a ragione che possa essere.                                                            È il momento delle responsabilità, quindi: il momento in cui proprio all’interno dei contesti coinvolti, e più in generale nel corpo massonico nazionale, gli aderenti devono aprirsi a una verifica profonda e radicale: via coloro che cercano vantaggi personali e non, via coloro che con tutta evidenza non operano in modo massonicamente corretto, via coloro che hanno appetiti discutibili e quindi una tenuta morale altrettanto discutibile… in definitiva: via i mercanti dai Templi!  Se i ‘buoni’ Massoni non lo faranno, se i ‘buoni’ Massoni – persino invocando pseudo-principi di tolleranza ovvero alibi pretestuosi – non prenderanno le debite distanze da chi possa ‘gestirli’ in modo improprio ovvero scorretto (quindi, diametralmente opposto ai principii dell’autentica, sana Massoneria: quella dai Nobili Ideali e dalle Nobili e più Antiche Tradizioni), vorrà semplicemente dire che a loro sta bene così e che per loro essere o diventare oggettivamente complici di certa gente non cambia la propria vita né li fa sentire in imbarazzo con un contesto ove la Trasparenza, la Correttezza, l’Onestà, la Verità, la Giustizia e la Dignità dovrebbero albergare, come norma. D'altronde, da sempre si sa che sono i modi a fare l'uomo.                                                        Atteggiamenti, questi, che – con tutta evidenza - non possono richiamare condivisione, pietismi o solidarietà: lo scaricabarile, da qualche parte deve pur finire e la solidarietà mai può degenerare in complicità!                                            Quanto sopra non vuol dire che si vedano di buon occhio cesure e censure verso i Massoni. Ma la critica, sempre nei giusti toni, deve seguire l’impronta generale piuttosto che non quella del particolare, ricordando che norme e Leggi di uno Stato non possono essere politicamente affrontate, poiché si violerebbe il principio cardine di quella Massoneria Moderna le cui regole pur fanno da comune riferimento. Non si parla di politica né di religione, ma si possono ugualmente affrontare tematiche sociali importanti usando equilibrio e misura. Chi dovesse usare altri metodi – nella forma e nella sostanza – per comunicare, manifesta evidentemente il risultato di una cultura iniziatica limitata, persino debordante in un litigio feroce con la propria intelligenza nonché con i propri stessi enunciati. O, per meglio dire, è persino in conflitto con quel barlume di intelligenza nascosto in un pensiero atrofizzato, assolutamente ‘non-massonico’, abortito sul nascere.                                                                                                     Questo, ancora una volta, dimostra che i ‘buoni, veri, autentici Massoni’, per uscire dall’attuale realtà devono modificato l’impianto dello stesso pensiero su cui basano le loro azioni: abbandonando al loro misero destino, e quindi disdegnando, re e regine dei gradassi.
Chi scrive, si schiera – e con ogni migliore energia – dalla parte dei veri Iniziati, dei veri Massoni; dalla parte di quegli indomabili Spiriti Liberi che hanno la rara capacità di lasciare nel Tempo e nello Spazio le tracce feconde del proprio passaggio. In un continuum perenne dove l’essere ed il divenire si intrecciano in modo indissolubile.                                                                                                Mi schiero con quegli Uomini che sappiano percepire e respirare la magia, il ritmo, il respiro profondo: del Mondo, del Creato, degli Universi, degli immensi livelli di Conoscenza che pur ci circondano.                                                              Rispettandone la sublime armonia.                                                        Qui mi piace ricordare a tutti coloro che apprezzano la Storia della Massoneria Italiana, piuttosto che non le storielle e i falsi storici e documentali, che i Massoni della ‘Comunione di Piazza del Gesù’ hanno sempre saputo librarsi al di sopra delle contingenze; non siamo scalatori di colline, o di montagne: siamo scalatori di orizzonti.  Come tali, cultori e seguaci delle più Antiche Tradizioni (anteriori a quelle prettamente ‘moderne’, per intenderci), nello spirito di quella che abbiamo individuato essere la Maestrìa delle Antiche Pietre, abbiamo sempre operato con buonsenso, disprezzando le avventure temerarie, consapevoli che commettere due volte lo stesso errore possa equivalere a ‘scegliere di sbagliare’.                                                                                           Siamo certi che operando per un vero e proprio Rinascimento delle Antiche Tradizioni – adottando il meglio di regole antiche, ma con lo sguardo sempre rivolto al futuro (altrimenti, che Massoneria sarebbe?) – si potrà perseguire la via dell’Unione tra forze sane, omogenee e tra loro compatibili; un’Unione che – forte degli errori del passato – non significhi necessariamente Uniformità, ma che giovi invece a raccogliere, stimolare, porre a confronto progetti, iniziative, realizzazioni creative e solidali, che fioriscono nel bel mezzo della crisi di civiltà che stiamo vivendo.                                                                                              Solo questo potrà concorrere a ridare voce forte, equilibrata ma incisiva, e soprattutto ricevibile, alla Massoneria Italiana. Una Massoneria che deve liberarsi di molti limiti, primo tra tutti il taboo delle Donne: un taboo nato 300 anni orsono, allorché le donne erano considerate né più né meno come degli oggetti, di cui poter disporre; e quindi sottomesse (a padri, fratelli maschi, ecc.ecc.) ‘non libere’, al pari di chi fosse schiavo. Un taboo che proprio la Comunione di Piazza del Gesù – per prima in Italia, con il supporto ufficiale delle Massoneria di USA e Inghilterra – fin dalla seconda metà degli anni ’50 del 1900 interruppe, dando vita alle Tessitrici: Sorelle che, allora in regime di Logge di Adozione, operavano ufficialmente nel contesto della Comunione stessa.                    Solo questo insieme di azioni liberatorie potrà far meglio e univocamente comprendere la funzione dell’iniziazione nel cammino della nostra stessa riunione con Dio, all’insegna di un nuovo trinomio IDENTITA’, TRADIZIONE, INNOVAZIONE: viaggio nell’universo massonico post-moderno.                
                                                                                                         Roma, 10 Giugno 2018
                                                                                                        Giuseppe Bellantonio


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