Una eccellente Iniziata, Gerardina Laudato, nel tempo, mi ha reso partecipe di alcune sue riflessioni: che qui in parte traspongo, in quanto perfettamente coincidenti con il mio pensiero e con il mio stato d’animo; riflessioni che qui coniugo liberamente con le mie. Il tema è incentrato sullo stato del Corpo Massonico Nazionale. Mai tanto squassato da situazioni talvolta imbarazzanti, spesso ricche di non-sense, ma soprattutto sminuito nei propri fondamentali pilastri: la Credibilità e la Dignità.
Con
questo proclamare, agitarsi, allearsi, determinare intese trasversali ad hoc e alfine lamentarsi, molte aggregazioni
di tipo massonico in realtà stanno incarnando la ‘profanità’ – ossia quel contesto esterno che non appartiene al vero
mondo iniziatico -, dando a chi legge o ascolta l’idea di trovarsi di fronte ad
un contesto complessivamente vociante, disarticolato, privo di coesione e
quindi non rappresentativo della pluralità. Insomma, un insieme disomogeneo,
chiaramente preda di un indistinto, confusionario quanto palpabile cicaleccio
interno, che assume le caratteristiche di un’armata dai molti generali che
lanciano proclami anche ad effetto e quindi strumentali a finalità particolari –
e persino di comodo - piuttosto che non generali. Credo,
e non sono il solo – anzi, l’opposto -, che questa pletora di soggetti che
ostentano sbandieramenti massonici, in realtà stiano dando il colpo finale al
naufragare di quei concetti e di tutte quelle idealità tipiche della Massoneria
classica – riconducibile a quella Tradizione determinata in vitro nel XVIII° secolo e corrente con il nome di Massoneria
Moderna, per distinguerla da quella delle più Antiche ed Originali Tradizioni –
affossando definitivamente gli impianti massonici italiani, ormai troppo
diversi e difformi – nella sostanza, più che nella forma - dagli standard altrove rispettati. Proprio
questo rumoreggiare composito e non coeso indica lo sfibrarsi di un meccanismo
che, se vuole concretamente e seriamente mantenere in vita i propri valori e la
propria essenza in modo coerente con gli Alti Ideali che comunque la
caratterizzano, deve necessariamente rifugiarsi nel silenzio latomistico per
così tornare a operare con pochi eletti in un clima di ritrovata quanto austera
concordia. Il
silenzio è stato ed è la nostra forza: specie quando nel corso della Storia
abbiamo subito attacchi e persecuzioni. Levare, specie nell’ambito di quel
contesto Internazionale cui pur ci riconduciamo attraverso la ‘universalità’ del
contesto, una voce unitaria e quindi rappresentativa sarebbe stata la cosa
migliore da ricercarsi piuttosto che non il protagonismo dei singoli, così
preferendo ciò alla giostra delle varie iniziative. Molte voci - e pochi reali
contenuti - si sono aggiunte via via al coro dei partigiani che, sdegnati,
insorgono a difesa del contesto piuttosto che adottare in modo netto tutti gli
accorgimenti necessari a impedire che tra le fila degli ‘ostentati massoni’ alligni
quella mala pianta che trova fertile humus
in delinquenti, opportunisti, imbroglioni e profittatori determinati a
usare il contesto ed i suoi meccanismi al solo fine di trarre vantaggi
personali e non. E’
il momento delle responsabilità piuttosto che non solo quello di lamentarsi e
dolersi – così non volendosi negare l’esistenza di tematiche e problematiche di
tutto rispetto ed affatto favorevoli -: più che parlare di Massoneria, e sono
convinto che se ne ‘sparla’ troppo ed a sproposito, sarebbe meglio – nel silenzio che fa parte del
nostro abito più corretto e reale – concentrarsi nello sgrossare la pietra che è sempre in noi, esaltando
l’Apprendista che ivi deve albergare, guidandoci nella continua opera di umano
perfezionamento per così renderci sempre
migliori di ciò che siamo. Un assioma ben noto alla più parte
dei nostri buoni e onesti Fratelli, ma ignoto a coloro che sono solo dei ‘falsi
massoni’, a loro volta propalatori di un falso modello dii massoneria
non-Massoneria: sono costoro i veri nemici della Massoneria. Indubbiamente, noi
stiamo con gli Uomini Liberi, impossibili da piegare specie se sono le
ingiustizie a volerli domare; Uomini che sappiano respirare la magia delle
energie prodotte dall’immenso patrimonio di Cultura originato – nel tempo -
sulla Terra, rispettandone l’ancestrale sacralità. Le ipocrisie, specie di questi ultimi tempi, hanno
l’amaro sapore di qualcosa che disgusta, tanto sono impregnate di pochezza
culturale, toni apocalittici, clima da caccia alle streghe, formule
discriminatorie e illiberali: un clima che, attraverso atti ammiccanti, pervasi
da una luccicante patina virtuosa, trasudano un senso di responsabilità che –
in realtà – è pregno di pregiudizi, discriminazioni, illiberalità, bieco
assolutismo… e grande furbizia: quella utile ad attrarre e coagulare le masse
attorno a inesistenti tesi complottiste. Di fronte a tutto questo
insieme di situazioni, spesso tra loro confliggenti ma certamente degne di
attenzione, anche perché – come una cartina di tornasole – hanno offerto ed
offrono la possibilità di valutare ogni dichiarazione e quindi la posizione
concettuale ma anche operativa di componenti tra di loro diverse, vale la pena
di soffermarsi su taluni elementi. Vi è stato – nella grande confusione
certamente determinatasi – chi ha invitato i responsabili delle svariate
Comunità massoniche italiane a concordare una comune linea d’azione, ad
esprimersi con voce unica ed univoca, per sostenere le ragioni, ovvero i
‘diritti’, degli aderenti alle stesse di fronte all’ipotesi di ‘illiberalità’, ‘persecuzioni’,
‘discriminazioni’, ‘intimidazioni’, ‘timori’ suscitati e ‘attacchi’ posti in
essere all’insegna di un bieco giustizialismo persino celato da una parvenza di
garantismo. Ma,
al di là dell’interesse suscitato dalla proposta – persino sin troppo semplice
-, far ciò non era né semplice né agevole, e difatti non è avvenuto: anche qui
le chiavi di lettura sono molteplici. La principale è che una corretta
rappresentatività di tutto il contesto, di quello che io definisco essere il
‘popolo massonico’, non era né è facile da raggiungere. Ed i motivi trascendono
dall’ordine di grandezza delle singole componenti. Difatti, fermo restando che
in Italia la disordinata proliferazione dei più disparati contesti ha ormai
toccato cifre impensabili e persino ridicole, ben superiore alle 300 unità (tra
Ordini, Riti e quant’altro), non è possibile coinvolgere in uno stesso
contesto, in una medesima iniziativa, soggetti che – per quanto possa essersi
appreso attraverso la ‘rete’ informale che capta informazioni, al netto di
possibili chiacchiericci – non abbiano
quei requisiti di correttezza e trasparenza che pur la sottoscrizione di un
documento comune di matura pubblica è ovvio che debba prevedere, sottolineare
ed enfatizzare. Altro motivo è la ‘spocchia’ con
cui taluno – al di là dei contenuti – possa pensare di essere il ‘solo e unico esponente’
dell’Italica Massoneria, oppure l’unico in possesso dello strano crisma definito regolarità
(in realtà, tutte le associazioni
italiane, ancorché di tipo massonico, regolarmente costituitesi a termini di
legge e operanti in ossequio delle Leggi dello Stato Italiano, sono ‘regolari’.
Perché poi quelle operanti nel nostro contesto – quello ‘massonico’, appunto – possano
dirsi massonicamente regolari, è quindi sufficiente che nello svolgimento delle
loro attività di tipo iniziatico-ritualistico seguano con solerzia le
prescrizioni previste in materia da norme e regolamenti esistenti da
lunghissimo tempo) o di quei pezzi di carta bellamente incorniciati e
che fanno bella mostra su qualche parete, che rispondono al nome di ‘trattati’
o ‘riconoscimenti’ (anche in questo caso, l’ampia casistica, e quindi
l’esperienza, ci insegnano che una qualche Comunità che, dopo la stipula di un
simile accordo, non sia stata più controllata per verificare il mantenimento
dei requisiti - requisiti che peraltro, per vicende di dominio pubblico,
possano risultare persi o fortemente appannati – meritano più ‘disconoscimento’
e riprovazione che non approvazione e ‘riconoscimento’!). Situazioni, quelle di cui sopra, che vedono i
c.d. ‘vertici’ librarsi sopra tutto e sopra tutti, all’insegna del detto caro
al Marchese Onofrio del Grillo… “io so’
io, e voi nun contate un …”, così rivendicando una esclusività di fatto
inesistente. Proprio questo porsi in modo ‘sparpagliato’, con linguaggi e
contenuti tra loro difformi e persino ‘massonicamente irregolari’, in questi
ultimi anni ci ha posti – tutti, indistintamente – alla scorretta e anche
malevola attenzione di un’opinione pubblica facilmente solleticata – e quindi
influenzata - dall’idea di scandali, di irregolarità, illiceità, collusioni e
quant’altro. Non
è poi possibile coinvolgere nel medesimo contesto soggetti che – vivano ed
‘interpretino’ la vita massonica (tanto iniziatica che pratica) – in modo
disinvolto e discrezionale o che – stando alla vulgata dell’ambiente che, anche se non del tutto precisa, pur
descrive in modo spietato e crudo le incongruenza, le illiceità, le (poche)
virtù ed i (molti) vizi di questo o quel soggetto, di tale o tal altro ambito –
non abbiano i più idonei requisiti, peraltro l’un l’altro parametrabili: per
storicità, per correttezza e trasparenza nel comportamento ritualistico e non, per
flebilità della loro voce, ecc. ecc. Va subito detto che la responsabilità di
ciò, per una qualche parte, è da attribuire ad un’informazione disordinata,
parziale, culturalmente ‘ignorante’ (sotto il profilo storico,
esoterico-simbolico, delle tradizioni, dei riti e via dicendo) e gravata dal
forte sospetto di essere fors’anche ‘sensibile’ alle sollecitazioni di chi – di
questioni facilmente omologabili ai più svariati contesti - vuol farne strumento di accusa a senso unico. Ma
se la comunicazione, e quindi l’informazione, sono affette da palese zoppìa intellettuale
e da strumentale miopia – la grande responsabilità è di chi, adombrando ma
anche alimentando temerarie ipotesi complottiste, non ha saputo volgere il
proprio sguardo verso se stesso ed il contesto ove operava; non ha scelto
l’agile via della ‘pulizia sempre e ad
ogni costo’; non ha emarginato gli ‘infetti’,
così salvaguardando il buon nome e l’onore degli altri sodali; non si è reso
spontaneamente collaborativo con le Autorità, così alimentando sospetti e
soprattutto discredito. Se è vero –
così com’è vero – che il Massone è fedele cittadino del proprio Stato e ne osserva le Leggi, rispondendone – anche
sotto forma di ottemperanza all’emanazione delle stesse come pure alle norme di
corredo – al Magistrato Supremo, è altrettanto vero che l’assunzione di atteggiamenti di segno diverso, ivi incluse
forme di ‘resistenza’ non solo sono socialmente biasimevoli ma sono persino
intollerabili: se posti in essere, rappresentano proprio l’opposto di ciò che
ogni ‘buon’ Massone deve essere. Se
mai si possa avere il sospetto che una Legge abbia un qualche fondamento di
illiceità, ovvero che venga artatamente interpretata in modo tale da nuocere,
ebbene ci sono metodi per rappresentare tali presunte irregolarità nelle
opportune sedi, piuttosto che non dar luogo a clamori persino sguaiati,
evocando presunte tesi complottiste. Prima si ottempera, poi si sollevano
eventuali dubbi interpretativi/valutativi/applicativi. Le
ipocrisie, ogni ipocrisia, specie in questi ultimi anni, hanno l’amaro sapore
del rancido: non basta impregnare le parole con toni da Giudizio Universale,
occorre coerenza e correttezza nelle azioni: ponendole al di sopra di ogni
possibile sospetto. Se non ci si pone
correttamente a disposizione delle Autorità, fornendo ogni possibile contributo,
ed anzi ringraziandole allorché possano svelare elementi di allarme dapprima
ignorati, ogni diverso comportamento assume i connotati della frapposizione
furbesca di ostacoli piuttosto che non quelli di atti virtuosi e densi di
responsabilità. Se
a queste anomalie si aggiungono poi coloro che, pur dai più diversi pulpiti, fanno
da coro ai presunti arbitrii, agli apparenti vulnus che la Libertà e la Democrazia, la libertà di associazione,
di pensiero e di espressione,
sembrerebbero subire nei contesti massonici; se si sollecitano persino
‘solidarietà’ e ‘pronunciamenti’ difensivi da parte di terzi ancorché
appartenenti a contesti iniziatici in Italia e/o all’estero, ebbene il quadro
diviene ancora più complesso poiché dà inaspettato spazio a modeste entità per
dimostrare - a se stesse ed ai propri aderenti – che si esiste. Strani trasversalismi che, anziché chiarire e
semplificare il contesto massonico nazionale, lo complicano enormemente. Senza contare che siffatto modo di
operare, si presta a ‘fare politica’: altro grave errore. È
invece il momento delle responsabilità: e chi scrive attribuisce severa
responsabilità a quanti, protagonisti a vario titolo della questione, hanno
scelto una rigida contrapposizione piuttosto che non ringraziare le Autorità
per aver loro aperto gli occhi sull’eventuale esistenza di possibili quanto pericolosissime
anomalie interne, ponendoli così nella condizione di avviare immediate azioni
di verifica anche di concerto con le Autorità stesse ovvero riferendo
rapidamente loro. Questo innescarsi di
fattori – strettamente correlati a comportamenti, atteggiamenti e dichiarazioni
delle parti - ha determinato il boomerang
socioculturale che trova nelle attuali allarmate prese di posizione
dell’opinione pubblica la propria esplicitazione più evidente. A torto
o a ragione che possa essere. È il momento
delle responsabilità, quindi: il momento in cui proprio all’interno dei
contesti coinvolti, e più in generale nel corpo massonico nazionale, gli aderenti
devono aprirsi a una verifica profonda e radicale: via coloro che cercano
vantaggi personali e non, via coloro che con tutta evidenza non operano in modo
massonicamente corretto, via coloro che hanno appetiti discutibili e quindi una
tenuta morale altrettanto discutibile… in definitiva: via i mercanti dai Templi!
Se i ‘buoni’ Massoni non lo faranno, se
i ‘buoni’ Massoni – persino invocando pseudo-principi di tolleranza ovvero
alibi pretestuosi – non prenderanno le debite distanze da chi possa ‘gestirli’
in modo improprio ovvero scorretto (quindi, diametralmente opposto ai principii
dell’autentica, sana Massoneria: quella dai Nobili Ideali e dalle Nobili e più
Antiche Tradizioni), vorrà semplicemente dire che a loro sta bene così e che
per loro essere o diventare oggettivamente complici di certa gente non cambia
la propria vita né li fa sentire in imbarazzo con un contesto ove la
Trasparenza, la Correttezza, l’Onestà, la Verità, la Giustizia e la Dignità
dovrebbero albergare, come norma. D'altronde, da sempre si sa che sono i modi a fare l'uomo. Atteggiamenti, questi, che – con tutta
evidenza - non possono richiamare condivisione, pietismi o solidarietà: lo
scaricabarile, da qualche parte deve pur finire e la solidarietà mai può
degenerare in complicità! Quanto
sopra non vuol dire che si vedano di buon occhio cesure e censure verso i
Massoni. Ma la critica, sempre nei giusti toni, deve seguire l’impronta
generale piuttosto che non quella del particolare, ricordando che norme e Leggi
di uno Stato non possono essere politicamente affrontate, poiché si violerebbe
il principio cardine di quella Massoneria Moderna le cui regole pur fanno da
comune riferimento. Non si parla di politica né di religione, ma si possono
ugualmente affrontare tematiche sociali importanti usando equilibrio e misura.
Chi dovesse usare
altri metodi – nella forma e nella sostanza – per comunicare, manifesta
evidentemente il risultato di una cultura iniziatica limitata, persino
debordante in un litigio feroce con la propria intelligenza nonché con i propri
stessi enunciati. O, per meglio dire, è persino in conflitto con quel barlume
di intelligenza nascosto in un pensiero atrofizzato, assolutamente
‘non-massonico’, abortito sul nascere. Questo, ancora una volta, dimostra che i ‘buoni, veri, autentici
Massoni’, per uscire dall’attuale realtà devono modificato l’impianto dello
stesso pensiero su cui basano le loro azioni: abbandonando al loro misero
destino, e quindi disdegnando, re e
regine dei gradassi.
Chi
scrive, si schiera – e con ogni migliore energia – dalla parte dei veri
Iniziati, dei veri Massoni; dalla parte di quegli indomabili Spiriti Liberi che
hanno la rara capacità di lasciare nel Tempo e nello Spazio le tracce feconde
del proprio passaggio. In un continuum perenne
dove l’essere ed il divenire si intrecciano in modo indissolubile. Mi schiero con quegli Uomini che
sappiano percepire e respirare la magia, il ritmo, il respiro profondo: del
Mondo, del Creato, degli Universi, degli immensi livelli di Conoscenza che pur
ci circondano. Rispettandone la sublime
armonia. Qui mi piace ricordare a tutti coloro
che apprezzano la Storia della Massoneria Italiana, piuttosto che non le
storielle e i falsi storici e documentali, che i Massoni della ‘Comunione di
Piazza del Gesù’ hanno sempre saputo librarsi al di sopra delle contingenze;
non siamo scalatori di colline, o di montagne: siamo scalatori di
orizzonti. Come tali, cultori e seguaci
delle più Antiche Tradizioni (anteriori a quelle prettamente ‘moderne’, per
intenderci), nello spirito di quella che abbiamo individuato essere la Maestrìa
delle Antiche Pietre, abbiamo sempre operato con buonsenso, disprezzando le
avventure temerarie, consapevoli che commettere due volte lo stesso errore
possa equivalere a ‘scegliere di sbagliare’. Siamo
certi che operando per un vero e proprio Rinascimento delle Antiche Tradizioni
– adottando il meglio di regole antiche, ma con lo sguardo sempre rivolto al
futuro (altrimenti, che Massoneria sarebbe?) – si potrà perseguire la via
dell’Unione tra forze sane, omogenee e tra loro compatibili; un’Unione che –
forte degli errori del passato – non significhi necessariamente Uniformità, ma
che giovi invece a raccogliere,
stimolare, porre a confronto progetti, iniziative, realizzazioni creative e
solidali, che fioriscono nel bel mezzo della crisi di civiltà che stiamo
vivendo. Solo
questo potrà concorrere a ridare voce forte, equilibrata ma incisiva, e
soprattutto ricevibile, alla Massoneria Italiana. Una Massoneria che deve
liberarsi di molti limiti, primo tra tutti il taboo delle Donne: un taboo nato
300 anni orsono, allorché le donne erano considerate né più né meno come degli
oggetti, di cui poter disporre; e quindi sottomesse (a padri, fratelli maschi,
ecc.ecc.) ‘non libere’, al pari di chi fosse schiavo. Un taboo che proprio la Comunione di Piazza del Gesù – per prima in
Italia, con il supporto ufficiale delle Massoneria di USA e Inghilterra – fin
dalla seconda metà degli anni ’50 del 1900 interruppe, dando vita alle Tessitrici: Sorelle che, allora in
regime di Logge di Adozione, operavano ufficialmente nel contesto della Comunione
stessa. Solo
questo insieme di azioni liberatorie potrà far meglio e univocamente
comprendere la funzione dell’iniziazione nel cammino della nostra stessa riunione
con Dio, all’insegna di un nuovo trinomio IDENTITA’, TRADIZIONE, INNOVAZIONE: viaggio
nell’universo massonico post-moderno.
Roma, 10 Giugno 2018
Giuseppe Bellantonio
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Roma, 10 Giugno 2018
Giuseppe Bellantonio
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Dall'Illustre Sr. Gerardina Laudato, è pervenuto il seguente messaggio, principalmente riferito alla condizione della Donna in Massoneria, per quanto trattato nell'articolo.
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Apre un'altra finestra sulle situazioni conflittuali e organizzative del 'popolo massonico' ,come l'hai definito in quello scritto che farà imbestialire molti nocchieri e rematori della scalcagnata barca italica. È un bel documento, per chi abbia una mente davvero libera, ma è anche un'ascia bipenne per tanti tacchini che pretendono di essere uccelli del paradiso.
Sai che questo secondo tipo di magnifici pennuti ha una voce sgradevolmente ridicola e che riesce ad incantare fino a quando tace o , tutt'al più si muove per mostrare i suoi colori variegati.
Tante organizzazioni si riducono, agli occhi disincantati e oggettivi dell'iniziato, ad uno squallido banchetto da mercatino che , comunque , riesce ad incuriosire e ad attrarre poveri gonzi. A molti mercanti del nulla è ben chiara l'importanza della piaggeria e dell'apparire. In costoro, e ahimè, sono davvero la quasi totalità, ravviso sempre più la maligna volontà di attrarre curiosi o ingenui che sperano di scorgere o trovare, al di là del velo, il senso del divino.