Si
é così creato un habitat
per il proliferare indisturbato di qualunquismo e nichilismo (non
post-moderni, bensì anti-moderni), dando così forma e sostanza a
un poderoso arsenale dialettico (infarcito di vetero-pseudo-ideali,
luoghi comuni, ricerca dello scontro fisico piuttosto che non del
confronto, proposte urlate).
E'
questo il serbatoio al quale attingono capipopolo e magici pifferai
di ogni luogo: i suoi contenuti sono tossici al punto di poter
avvelenare (leggasi: influenzare) anche quanti hanno da tempo
abbandonato l'idea delle singole nazioni per spaziare nell'Europa
Unita, sentendosi “cittadini” di un'Europa che però è ancora da
realizzare. Personalmente, condivido quanto sostenuto da molti
critici circa lo stato d'animo degli stessi tedeschi: anche se a
parole si dicono europeisti convinti, oggi tendono a sentirsi
cittadini di un’Europa tedesca piuttosto che non di una Germania
europea.
Una
visione tutto sommato coerente, poiché si tende sempre a sostenere
il modello socio-politico-economico che offre più garanzie, specie
se rapportate al mantenimento del benessere di un Paese e quindi dei
suoi cittadini.
E'
indubbio che questa Unione Europea non è quella vagheggiata, voluta,
costruita e sostenuta dai suoi Padri fondatori: è preda di orgogli
ed egoismi nazionali che vanificano ogni richiesta di aiuto da parte
dei più deboli, spesso salvati da una “rapida morte” per
condannarli a condizionamenti vincolanti (anche sofferti: come può
essere sofferto scegliere tra il “bere e l'affogare”); al punto
da rendere problematica ogni aspettativa di crescita e di sviluppo
futuri, salvo essere autorizzati ad ogni passo che si fa, anche se
piccolo, dai creatori di quell'Europa odierna abbigliata con le vesti
di Nazione-matrigna.
Questa
é la percezione che se ne ha: che così non sia deve essere ora
dimostrato da chi ne abbia il dovere e l'autorità.
Senza
tentennamenti.
Diversamente,
capipopolo e pifferai magici continueranno a battere la grancassa per
disgregare definitivamente questa Europa (in verità, poco unita:
quantomeno sugli originari ed originali principi cardine): le lingue,
i dialetti, dell’anti-europeismo martellano senza risparmio,
attribuendo a “questa” Unione Europea – e specialmente alla sua
moneta unica, l'euro – tutto il fallimento che é sotto i nostri
occhi. E' inutile continuare su questa linea, anzi è necessario
andarsene al più presto o non aderirvi mai al fine di non perdere la
propria sovranità specie nelle politiche industriali e di bilancio,
come nella gestione dei cambi.
Questo
è quanto sostengono i neonazisti greci di Alba
Dorata
o i radicali comunisti di Syriza
o i britannici dell'Uk
Independence Party
o i “Veri Finlandesi” di estrema destra del Perussuomalaiset
o
gli olandesi del Partij
voor de Vrijheid
(il “Partito per la Libertà” fondato da Geert Wilders) o i
magiari del Fidesz
di Victor Orbán. Non casi isolati, ma un vero movimento che di
giorno in giorno acquista nuovo vigore facendo breccia nella paura,
nello scontento e nell'esasperazione delle genti.
Purtroppo,
la medicina rischia di essere peggiore del male, poiché mancano
precisi studi – e soprattutto, affidabili valutazioni quantitative
- su come reagirebbe il sistema dei singoli Stati e quello
complessivo di tutti gli Stati oggi aderenti qualora si tornasse agli
Stati sovrani. Ogni azione, scatena una reazione: e in questo caso
sarebbe di segno opposto e contrario; chi è stabile potrebbe
sopportare gli scossoni ritrovando un nuovo seppur diverso
equilibrio. Ma chi fosse già traballante, finirebbe per essere
travolto; da qui due le possibili alternative: risollevarsi
ricostruendo ex-novo il paese oppure unirsi ad alleati stabili e
verificati per superare insieme nel segno della ricostruzione.
Prima
di passare alle conclusioni nella terza parte di questo mio
intervento, desidero rifarmi a due citazioni: di Pascal “Ci
sono due gradi di eccessi, escludere la ragione e non vedere altro
che la ragione” e
Aristotele “Quello
che é in nostro potere fare, è in nostro potere non fare”.
Solo
apparentemente sono distanti tra di loro - nei significati e
nell'applicabilità - nello specifico del contesto qui trattato, ma a
mio avviso sono invece estremamente ricche di suggestioni.
Occorre
produrre una schietta testimonianza che la vera, autentica Massoneria
– quella più antica e tradizionale, cavalleresca, altruista e
solidale - é ricca di umori vivi e correttamente propulsivi?
Se
la risposta é affermativa – e non può essere diversa, se origina
da soggetti non solo culturalmente ed esotericamente preparati, ma
anche intimamente già pre-disposti ad un diverso e più profondo
sentire del proprio animo - a tutti indistintamente gli Iniziati mi
permetto di suggerire un maggiore impegno diretto, personale, così
da essere più incisivamente presenti nella vita quotidiana, nei
rapporti con la società e con i loro concittadini: essi sono, per
cultura iniziatica ed esoterica, gli elementi ideali - ovviamente
super
partes
e scevri da quelle passionalità e da quegli impulsi utili solo a
deteriorare ogni contributo – per contribuire alla ricerca di sani
equilibri alimentati dalla giusta emotività oltre che dal sommo
rispetto per le regole che presidiano la civile convivenza, oltre che
il rispetto delle Leggi, scritte e non scritte.
Deve
essere respinto ogni tentativo di far degenerare il clima sociale e
politico, senza per questo scendere nell'arena dello scontro ma solo
alimentando con ogni forza il confronto; devono essere
additati/sottolineati/evidenziati i pericoli che sono riposti in
quelle equazioni che sono purtroppo sotto gli occhi di tutti e che
taluno “gode” a rimarcare: violenza = libertà; protesta =
sobillazione; vandalismo = ribellione.
Ci
sono fautori e nostalgici dello “scontro fisico”, che continuano
ad infiammare gli animi con parole pregne di violenza, di rabbia, di
intenti disgregatori e distruttivi: sono coloro che sostengono da
sempre che bisogna “abbattere il sistema”, che bisogna far
“pagare la crisi ai banchieri, ai palazzinari agli speculatori”
(ma non sono proprio quelli che, la crisi, l'hanno sentita poco e
niente?), che occorre che il “popolo si riappropri del Parlamento”.
Ma, al di là delle parole – e del loro nefasto effetto, specie
sui giovani e sulle menti più deboli/predisposte/disponibili – c'é
il vuoto: all'assenza o all'inconcretezza delle parole, fa da
contorno una strana situazione. Colpisce che a parlare di “diritti”
(ma molto poco di “doveri”), che a stimolare “marce” e
“occupazioni” per “riprendersi il potere” “mandando tutti a
casa”, sia gente che “dice” di parlare al popolo, che “dice”
di parlare per il popolo, che “dice” di voler fare di tutto per
il recupero di una cittadinanza attiva (tanto e subito... ma non si
sa come, con quali mezzi e tramite quali soggetti), che “dice” di
voler eliminare le disuguaglianze e gli strabismi del “sistema”,
che “dice” di voler prendere da chi più ha per dare ai più
bisognosi (intento lodevole, comunque: ma occorrerebbe prima indicare
chi/cosa/come debba essere inteso “ricco” e chi “povero”);
che “dice” di voler dare lavoro/opportunità specie ai giovani,
senza però approfondire il chi/come/quando/con quali mezzi (in
questo caso, i critici sono alla pari con coloro che vengono
criticati: è più facile, quanto inconcreto, enunciare piuttosto che
fare/saper fare); che insegue i politici nei ristoranti per sputare
loro in faccia o per urlare loro una rabbia scurrile e lorda di
preconcetti, odio sociale (quello stesso odio di marca estremista,
covato a lungo nel brodo di coltura degli agit-prop
di professione: identico in ogni epoca e ad ogni latitudine, salvo il
colore delle “bandiere”).
Deve
essere sostenuta la “famiglia”, riscoprendone e arricchendone
significato, ruolo e valore, mettendola in condizione di poter
sostenere una vita dignitosa anche attraverso i figli, figli che non
possono essere visti/considerati un “peso” bensì un
“investimento”; umano, culturale, sociale, specie in chiave
futura. Ma alla “famiglia”, cui va riconosciuto questo ruolo
insostituibile – la cui erosione, il cui deteriorarsi, sono
all'origine dell'instaurarsi di nuovi e diversi meccanismi, affatto
positivi – deve essere fornito ogni supporto utile alla sana
crescita: dalle scuole alla sanità; dalle provvidenze a sostegno
della crescita – da estendere fino al compimento della maggiore età
-, alla individuazione di forme di insegnamento - già in età
scolare – di materie tecnico-pratiche, con perfezionamento in
laboratori attrezzati: così da consentire già l'indirizzo verso
attività di mestiere; dalla possibilità di accedere ad alloggi
decorosi e a canoni pre-definiti alla definizione di adeguati
sostegni a quelle che ospitano soggetti colpiti da patologie
invalidanti anche croniche. E questo solo per citare alcuni esempi.
Devono
essere respinti, anche attraverso una maggiore e migliore
corresponsabilizzazione del ruolo della famiglia, i percorsi deviati
che possano coinvolgere giovani e meno giovani sul terreno delle
droghe (anche quelle c.d. “leggere”! Che non sono né “leggere”
né prive di rischi, e che anzi sono propedeutiche all'uso di quelle
più “pesanti”), della eccessiva e deteriore libertà/promiscuità
sessuale, dell'uso/abuso di fumo e alcool anche in età
drammaticamente adolescenziale. La famiglia, quale primo e
fondamentale baluardo, non può rinunciare né abdicare a questo suo
ruolo importantissimo di “maestra” e “guida” sicura!
Deve
essere compreso che la nostra storia, la nostra cultura di italiani –
anche se cittadini d'Europa – non deve farci abbandonare quelle
più corrette posizioni, quel corretto modo di pensare/agire, alla
base dei “quattro paletti” a presidio dei più tradizionali
valori. Poco sopra ho trattato della Francia, che ha forzato nel
dare riconoscimenti alle coppie omosessuali, ed é partita anche in
Italia una sorta di smania – tutto sommato, non comprensibile e non
condivisibile – per avviare sollecitamente un percorso analogo. Ma
se per giustificare il raggiungimento di questo tipo di obiettivo
prendiamo a campione quelle Nazioni, ovvero entità statali più
piccole, che hanno voluto eliminare i tabù etici/morali/religiosi
complessivamente esistenti per favorire quelle che sono erroneamente
definite “minoranze” con i loro “presunti diritti”, vediamo
che tutte hanno “sistemi” sociali, politici e religiosi diversi –
anche molto diversi – dai nostri: diverso background
religioso, diverse dinamiche sociali, diversa presenza dello Stato
nel rapporto con i cittadini e con la sfera dei diritti/doveri in
capo a ciascuno di essi. Ne consegue che non tutti i modelli
– anche quelli a prima vista migliori - sono
esportabili/copiabili/applicabili specie in situazioni oggettivamente
diverse. Vero è che ci possono essere spinte – esterne, talvolta
impalpabili – per far sì che vengano presi in considerazione certe
“novità”: ma spesso sono dettate da sottili “concorrenze”
sviluppatesi a livello etico/morale/comportamentale/storico
nell'ambito di sistemi e correnti religiose. Non possiamo, noi
Italiani, “copiare” sempre e comunque i modelli che l'estero ci
propone/offre, poiché questi possono anche essere talmente tossici
da inquinare la vita sociale e religiosa della stragrande maggioranza
dei cittadini. Ben vengano, quindi, norme che possano regolare
complessivamente i rapporti e la vita delle “coppie di fatto”,
comunque esse siano formate e sempre che la loro costituzione non sia
avversa e contraria preesistenti norme di Legge ovvero dannose per
singoli e collettività.
Trovare
altre formulazioni, sfornare nuove leggi, mobilitare l'opinione
pubblica e quanti possano essere “facili” ad innamorarsi delle
c.d. “nobili cause” sarebbe sbagliato oltre che dannoso: penso
che non si possano mortificare valori e tradizioni per “premiare”
chi segua un proprio – libero, per carità: e chi lo discute?! -
percorso personale contraddistinto da gusti/tendenze/predilezioni su
una base fisica particolare/non tradizionale e che tutto sommato si
può vivere anche senza smanie di pubblicizzarla - semplicemente con
discrezione, piuttosto che non con spavalderia -, e che comunque non
vuol disconoscere la possibile componente affettiva e solidaristica
delle parti interessate. Diversamente si imporrebbe un “valore”
nuovo la cui qualità e le cui implicazioni – sempre che ve ne
possano essere, in Italia e per gli Italiani – sarebbero tutte da
dimostrare; d'altronde, anche ad altre situazioni che oggi rientrano
nel novero delle “abitudini private” ovvero di quelli che una
volta erano chiamati “vizi”, potrebbero essere applicate similari
politiche di c.d. “sdoganamento”: ma con quali effetti
devastanti?
Salterebbero
le vecchie regole, ma prima di esse le antiche tradizioni, quei
valori ad oggi custoditi con sufficiente attenzione: ne vale la pena,
mi chiedo? C'é bisogno di leggi “speciali” per
tutelare/ufficializzare quelli che sono gusti/tendenze/predilezioni
appartenenti alla sfera dell'intimo? Per far diventare “non
equivoco” e “normale” ciò che quantomeno é particolare/non
tradizionale? Mi sembra eccessivo e fuorviante: quindi, senza falsi
bigottismi e senza mettere in campo utili energie che oggi é forse
meglio mobilitare per cause pragmaticamente più importanti, credo
sia utile e vantaggioso approdare ad una nuova disciplina delle
“coppie di fatto”. Semplicemente.
Occorre
procedere – in particolar modo – ad una modifica di talune norme
di Legge e della loro applicazione in sede Giudiziaria. Proprio
sulla base di quanto è dato cogliere ultimamente dalle cronache
quotidiane, i reati contro la persona sono in crescita: il comune
sentire dei cittadini indica che è auspicata l'introduzione di norme
che prevedano per i reati contro la persona (ad esempio: omicidi
tentati o consumati, rapine tentate o consumate, violenze anche
tentate, stupri e tentati stupri, molestie/abusi specie se reiterati
su donne e minori, ecc.) iter processuali rapidissimi – una sorta
di corsia giudiziaria privilegiata -, pene accresciute – tali da
scoraggiare il consumarsi di questo tipo di reato, non più
contemplando l'applicazione di attenuanti -, pene definitive –
cioè, la Corte, in presenza di questi tipi di reato si pronuncia con
una sentenza definitiva e con l'indicazione di una pena da scontare
per intero, senza alcun beneficio di successivi sconti o riduzioni).
Analoga percussione deve subito essere rivolta alla migliore
qualificazione di “omicidio/tentato omicidio/lesioni per guida in
stato alterato da uso di sostanze alcoliche e/o stupefacenti e/o
narcolettiche”: chi si mette alla guida in siffatte condizioni, non
può sostenere alcunché a propria discolpa ovvero a propria difesa;
inoltre, a costoro la patente va ritirata a vita, per la guida di
qualunque tipo di veicolo e/o motoveicolo. Ritiro assoluto della
patente, confisca del mezzo, penalizzazione del reato con una
detenzione minima certa di almeno “X” anni a chi guidi sprovvisto
di assicurazione o con titoli di guida non validi ovvero
alterati/falsificati. A questo ed altro, dovrebbe fare da contorno
un massiccio investimento per riqualificare l'attività delle Forze
dell'Ordine – già intensamente impegnate, e con rilevanti
sacrifici, a difendere i cittadini e le istituzioni -, adeguandole in
mezzi e specificità al fine di rendere ancora più concreto, rapido
e incisivo il loro intervento, tanto di prevenzione che di
repressione dei reati. Sono, infine, dello stesso pensiero di quanti
guardano con interesse a come si svolga la vita giudiziaria di altre
Nazioni europee: per evitare spreco di mezzi e di risorse, i processi
vengono istruiti su base probatoria. Ci sono prove, ovvero tanti
indizi+una prova almeno, diretta/grave/assoluta/certa/convincente,
per sostenere con successo un'accusa? Bene, il processo può essere
celebrato: diversamente, evitando di percorrere “teoremi” o
impianti accusatori basati su pur eccellenti “congetture” che
sempre tali restano, si dovrà approfondire ancor più l'indagine e
tenere sotto controllo il sospetto; il concetto é semplice, poiché
vuol pervenire alla condanna di imputati di cui sia già in buona
parte dimostrata la colpevolezza con economie nella gestione della
macchina giudiziaria, minor carico di impegno e di lavoro, tempi
assolutamente rapidi.
I
sistemi bancario, finanziario e borsistico devono essere rivisti
attraverso un potenziamento dei controlli, ma soprattutto occorre
adeguare un sistema bancario che – come sta accadendo in Italia –
stenta ad erogare il credito, non fa riferimento a banche degne di
tale nome. Le banche non possono essere solo strumento di raccolta,
per poi investire a loro insindacabile piacimento (la qual cosa, come
si é visto, per lo più non é che sia andata molto bene... anzi!):
le banche devono sostenere, pur se in un'atmosfera di dovuta cautela,
le iniziative e la produttività di una nazione, specie in questo
momento caratterizzato da un costo del denaro veramente ai minimi.
Se dovessero fare solo da “salvadanaio”, ebbene non avremmo
bisogno delle banche, ovvero di tante banche: che ci facciamo? Banca
d'Italia, Consob e Autorità Garanti devono avere libera e diretta
possibilità ispettiva, di controllo, di verifica e di intervento: in
diretta relazione con la Guardia di Finanza, alla quale in ogni caso
devono essere inviate copie dei report
di ogni verifica
per
le eventuali autonome valutazioni, da trasmettere – eventualmente e
ricorrendone – all'AG con le possibili note di corredo.
Roma, 13 Maggio 2013
(segue) Giuseppe Bellantonio
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Oltre ciò - specie per le parti informative a contenuto storico e/o divulgativo - i Lettori, ovvero quanti comunque interessati alla materia, che possano ritenere ciò utile e opportuno, potranno suggerire delle correzioni e/o far pervenire qualche proposta. Proposte che saremo lieti di valutare ed elaborare.
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