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venerdì 24 maggio 2013

...CAPIRE QUEST'ITALIA... - Parte IV°


E' quindi inutile/fuorviante/demagogico/finalizzato/opportunistico l'atteggiamento di chi, fors'anche con in fine di conquistarsene i consensi ovvero i favori, “coccola” questa massa numericamente ed etnicamente incerta (ma ben preparata a sollecitare favori e riconoscimenti: ancor prima di approdare nelle nostre terre), ma padrona delle nostre norme: “coccole” che divengono vere e proprie elargizioni, quasi a dispetto di quegli italiani che non riescono ad ottenere gli stessi vantaggi e benefici.

Una sorta di “razzismo” al contrario, dove gli esclusi (vedi le graduatorie per l'accesso alle scuole o quelle per fruire ad alloggi o a qualunque altro tipo di provvidenza) sono gli italiani.

In Europa lo ius soli è praticato in Francia – dal lontano 1515: pur se con metodi e disciplina tali da evitare flussi tali da evitare un'alterazione degli equilibri storico-sociali del paese – mentre altrove è lo ius sanguinis a dominare. Nel resto del mondo, spiccano gli Stati Uniti d'America dove pur esistendo lo ius soli, vigono una serie di norme tali da escludere squilibri storico-sociali e, soprattutto, un carico finanziario e sanitario per la collettività.

Sembra strano che in Italia, vessata da una serie di problemi di grande importanza – per lo più in attesa di essere affrontati, e peraltro di incerta soluzione -, piagata dall'immigrazione clandestina, resa socialmente instabile da un carico fiscale rilevantissimo unito ad un'aspra fase recessiva dominata da una disoccupazione pesantissima, alcuni neo-eletti ovvero taluni esponenti politici abbiano scatenato la corsa per concludere a livello istituzionale delle norme a lungo accarezzate e care a certi demagoghi che non si preoccupano minimamente delle conseguenze di ciò: nel breve, come nel medio e lungo periodo.

Qualora dovesse avere sciagurata conclusione un'applicazione frettolosa, qualunquistica e anti-sociale dello ius soli, l'Italia dovrebbe affrontare ulteriori massicce ondate di immigrazione clandestina di fronte alle quali l'attuale sistema collasserebbe, determinandosi solo aggravi di costi. Le forze dell'ordine non riuscirebbero ad adoperarsi molto al di là del già gravoso impegno quotidiano (con conseguente sparpagliamento di soggetti “irregolari” per tutta l'Italia: micro e macro criminalità prevedibilmente in significativo aumento); opportunità di lavoro regolare, praticamente zero (ad essere ancor più alimentato, e forse in modo dilagante, sarebbe solo il mercato del lavoro “nero” e quindi dello sfruttamento gestito capacemente dalla malavita nazionale e non. Con buona pace di tutti gli stentorei proclami dei nostrani politici, tipo “no allo sfruttamento minorile”, “non al lavoro nero”, “no agli infortuni sul lavoro”, “no all'evasione fiscale e contributive originate dal sommerso”, ...); possibilità di alloggio, invariate rispetto alle attuali (conseguente aggravio di costi per Stato/Regioni/Comuni, che dovrebbero “ospitare” e assicurare un accettabile “mantenimento” a costoro); strutture sanitarie – che dovrebbe offrire cure gratuite a tutti questi soggetti (nonché ai loro figli ed a tutti coloro con i quali avvierebbero le pratiche di ricongiungimento) – con conseguenti ulteriori problemi di efficienza sanitaria e di ulteriore difficoltà amministrativo-finanziaria (in poche parole: agli italiani, cui la spesa sanitaria costa già moltissimo, l'offerta di strutture disponibili/posti-letto é stata drasticamente ridotta, a questi altri soggetti la garanzia umanitaria di assistenza sanitaria gratuita è a carico della collettività); senza contare che sicuramente il “resto d'Europa” non accetterebbe volentieri (anzi, personalmente credo nell'opposto) questo “cancello” sempre più spalancato.

Tirare fuori dai cassetti vecchi e polverosi progetti, é facile: così come è facile insinuarsi nelle pieghe di contingenze storiche per portare a termine/realizzare antichi “sogni”, forse con l'appoggio di altri soggetti che – pur di diversa parte politica – hanno interesse a “sparigliare” il contesto socio-politico-economico nazionale, in nome di alibi ideologici difficilmente sostenibili.

Penso: ma perché i fautori di queste “brillanti idee” non si adoperano, non si battono perchè questa gente – i cittadini di paesi extra-comunitari, comunque spesso in condizioni localmente difficili – non ottenga nel loro paese un miglioramento delle proprie condizioni di vita? Perché non lascia le proprie posizioni, la propria condizione italica, trasferendosi in questi paesi e così dare un contributo anche fisico-partecipativo per poter giungere a modificare le leggi di questa nazione, per così dire “meno attenta e sensibile”?

Facile fare le rivoluzioni in terra altrui: nella terra dove si sta comodi comodi, circondati dal benessere, dai vantaggi, dalle prerogative, dai “diritti”. Fin troppo facile: specie quando non si tengono in minimo conto le conseguenze!

Ius soli, quindi. Un “finto progresso”, un sicuro regresso. Ricordate? Subito dopo la Seconda Guerra Mondiale l'Italia era considerata come una “portaerei” naturalmente posizionata nel Mediterraneo: ponte naturale che dall'Europa si protendeva verso l'Africa e che giovava a far sentire più vicini anche Medio Oriente e Arabia. Ora che gli eventi della Storia hanno ridimensionato questa portaerei, qualcuno vorrebbe far assumere a questa nostra, povera, malandata, Italia il ruolo di una gigantesca sala-parto a disposizione solo apparentemente di altre genti: in realtà di genti alla mercé di crudeli trafficanti di uomini!

Una norma di tal segno sarebbe una iattura.

Diversamente da una più corretta possibilità di revisione della legge Reale-Mancino che punisce l'istigazione all'odio razziale, etnico e religioso, aggiungendo l' “omofobia” ai c.d. “reati di odio”: ferme restano le mie considerazioni, sopra ricordate, sul tema del riconoscimento di taluni “diritti” a favore di chi “pratichi” ovvero “viva” una propria diversa sessualità.

Ah dolce Italia! Ma proprio perchè tanto dolce dovrebbe essere resa più ospitale per i propri figli. E, a questo proposito, mi viene in mente il nostro “petrolio”, la nostra ricchezza: antica cultura, capacità creativa, vestigia del passato, turismo; già, il turismo.

Vera miniera mai abbastanza valorizzata: anche in un'ottica occupazionale che non sia una visione di “ripiego”! Si ha una percezione di quanta ricchezza - occupazionale, ricettiva, di servizi, edilizia, culturale e museale - può sprigionare l'intelligente potenziamento del settore “turismo” in combinazione con quello dei “monumenti e belle arti”? Si ha coscienza che ogni metro delle nostre coste – ma che gioielli splendidi ma poco valorizzati sono tutte le Regioni d'Italia! Quelle ricche di monti e laghi, come quelle percorse da morbide colline! - ha un potenziale inestimabile ed invidiatoci?

Quanto c'é da fare!

Quanto bisogno c'é di uomini che, finalmente, governino nel contesto di una visione sociale che oggi è già oltre l'emergenza!

Di uomini, di governanti, che operino per tutto il Popolo Italiano, per la Patria!

Di uomini che abbandonino le angustie di preconcetti e preclusioni aprioristiche per operare con ampio respiro, in un'ottica di amore, condivisione, pace e rispetto!

Di uomini che rifuggano dall'assemblearismo e dal comitatismo per essere più vicini a quanti da loro si attendono soluzioni ai loro problemi, alle loro attese!

Tutto questo – ma in realtà, c'é bisogno di tanto altro: ma questo é compito di esperti e non certo mio, poco capace ovvero competente in ciò – comporta una scelta di fondo: occorre serenità nel Paese, un clima costruttivo e partecipe dove ogni cittadino si senta protagonista e quindi corresponsabile della propria attualità e del proprio futuro; una sorta di “riedizione” di quello spirito pionieristico, dei nostri Padri e dei nostri Nonni.

Essi seppero rialzare la testa dalle guerre, dalle dittature, dalla fame e dalla povertà: gli anni della ricostruzione e della ripresa tali furono non solo per gli importantissimi aiuti che dall'estero ci furono dati, ma soprattutto per lo spirito, il carattere, la forza, e soprattutto la volontà di cambiare.

Di cambiare la loro condizione per aspirare a qualcosa di meglio: per loro stessi ma soprattutto per i loro figli.

Occorre accantonare il clima di “caccia alle streghe” che in Italia appare sempre vivo e vivace con l'incivile macchina del fango sempre pronta a scattare per dilaniare ed eliminare brutalmente i “nemici”: specie quelli contro cui si é a corto di argomentazioni concrete.

Quei “nemici” che lo stile della politica vorrebbe che si definissero “avversari” sempre che affrontati nella giusta dimensione e con opportuno equilibrio e misura: specie nel linguaggio adoperato; un linguaggio, ultimamente, devastante e corrosivo, offensivo e osceno, senza limiti e senza freni.

Mi sembra che una volta fosse applicato il reato di “oltraggio al Capo dello Stato” al pari di quello di “vilipendio del Parlamento” se non della Nazione: ebbene, credo che un solerte ed italico Funzionario di Polizia ovvero un degno rappresentante di una qualche Procura della Repubblica potrebbe chiedere a taluno – specie se non tutelato dalle “garanzie” offerte dalla c.d. “immunità parlamentare” circa la libertà di espressione – di rendere conto delle continue - ed anche subdole ed aspre – espressioni/formulazioni che comunque inneggiano alla violenza/rivolta o a moti di piazza ovvero offendano pesantemente il Capo dello Stato e le Istituzioni repubblicane.

Una ribellione quasi sollecitata da abili mestatori, nello stesso momento in cui comunque la si evochi solo citandola. Anche se poi costoro sono abilissimi nel tirare il sasso per poi nascondere la mano, novelli emuli di un mai desueto “armiamoci e partite!”. E la riprova é sotto gli occhi di tutti: un giorno si offende in modo cocente mentre l'altro si sollecitano – con grande faccia tosta e a gran voce – interventi di “garanzia” delle solite (abusate, offese, oltraggiate, mistificate) “libertà” (in realtà forme anarcoidi tendenti a provocare/alimentare disordine/confusione: forme circa l'esercizio delle quali non si ammettono controlli né limiti).

E’ una deriva che va fermata, senza tentennamenti: ma non “dalle piazze” e “nelle piazze”, ma da chi ne abbia l’autorità e con gli strumenti che la Legge per ciò prevede e stabilisce. Una Legge nota a tutti ma che si tenta di aggirare in nome di equivoci pseudo-valori.

E il sangue versato dai fedeli e coerenti Servitori dello Stato – termine che a me personalmente piace poco, preferendo quello di Galantuomini al Servizio dello Stato, per indicare coloro che, semplicemente, fanno il proprio dovere: anche in condizione di estremo pericolo – ne è stato una recente prova.

Che ogni cittadino sia dunque vigile, respingendo questa deriva!

Che ogni cittadino si faccia parte diligente nel vigilare, respingendo ed attivandosi nel respingere queste pessime tentazioni!

Che i cittadini, pur se inquieti per gli eventi di questi anni, non firmino “cambiali in bianco”, peraltro affidandole nelle mani di soggetti altezzosi e arroganti che disdegnano il pubblico confronto per preferire il “prendere ordini” a “scatola chiusa” da soggetti “dominanti”: quegli stessi soggetti che parlano di povertà, di fame, di ribellione verso il “sistema” (di cui fanno comunque parte...) dall'alto delle loro ricchezze (non ereditarie), delle loro prebende e delle loro vantaggiose, avvantaggiate e lucrose carriere.

Tutte cose che li fanno solo “assomigliare” agli altri comuni mortali: assomigliare e non “essere”, perché in realtà sono solo parte di una casta, ovvero di rami di essa, ovvero di freschi innesti su quanto preesistente.

Ecco.

Tutto ciò rappresenta ciò di cui diffidare e da cui stare lontani.

Come fosse la “peste”.

Una peste dei cuori e dell'anima, che tutto corrode e tutto rende maleodorante, mefitico.

Un cancro dell'anima alimentato dalla spasmodica ricerca del profitto, dall'ostinazione con cui si continuano a perseguire logiche ormai in netto contrasto con lo “star bene” (o “bene essere” che dir si voglia) delle genti, di centinaia di milioni di persone: per dirla con Vandana Shiva, paladina del pensiero ambientalista mondiale, de-strutturare tutto l'artificioso castello costruito sul mercato del debito per tornare ad una dimensione più umana ed edificante, é un imperativo!

Un imperativo da affrontare non con l' “austerità” – tanto interna che imposta dall'esterno – ma con l'arma della “semplicità”, la sola che possa garantire il benessere rinunciando al superfluo e che possa alfine consentirci di uscire da quella “schiavitù della finanza” che la stessa Vandana Shiva paragona ad “una grande fabbrica di fiction”, che ad oggi ha creato calamità e problemi per molti e successi per pochi. Un sistema nefasto i cui effetti negativi e perversi sono ormai approdati in un'Europa affatto pronta a questa prova, e che può sopravvivere solo se saprà depotenziare questa ordigno tremendo con un ritorno alla terra, all'agricoltura. Una posizione, questa, sempre più condivisa a livello mondiale da eminenti personalità - tra queste, e non a caso, i Pontefici Benedetto XVI e Francesco - e che ha dato vita a sempre più numerose scuole di questo nuovo pensiero, peraltro già abbracciato con entusiasmo da milioni di persone resesi conto che “questa” globalizzazione – mi spiego meglio: “questo” modello così dannoso e perfino diabolico di globalizzazione – uccide la creatività e la dignità del lavoro.

Per superare questa onda lunga di difficoltà planetaria (attenzione, perché chi al momento ne é “apparentemente” esente, dovrà presto fare i conti con questa tossina già presente in nuce nel loro sistema) bisogna ripartire creando lavori che abbiano un significato e bisogna rispettare la Natura, ridandole quell'enorme valore che le compete.

Ecco perché il “ritorno alla terra” può costituire la “nuova frontiera dell'economia”, quella svolta epocale invano attesa dalle genti ormai resesi conto di essere “prigioniere” - quando non “ostaggio”! - di questa economia drogata e fittizia il cui “nodo scorsoio” é rappresentato da quel “debito” che mani esperte e menti diabolicamente sopraffine manovrano a dispetto delle realtà umane, sociali, imprenditoriali e finanziarie di intere nazioni.

Un recupero – quindi - di un più umano “ritmo lento”, di quel “ritmo della vita” che ha scandito e contraddistinto per centinaia di migliaia di anni l'equilibrio tra Uomo e Natura, e che può offrire ai più giovani un futuro degno di tale nome, degno di essere vissuto; un futuro “da vivere” e non “da subire” nel segno dell'assoluta incertezza!

Tra pochi giorni i cittadini di moltissimi Comuni sono chiamati ad esprimersi per il rinnovo delle loro Amministrazioni: al riguardo mi permetto di dire una semplice cosa. Che la scelta premi sì il desiderio di evoluzione, di crescita e di innovazione, ma che comunque vada premiata la continuità: poiché la “continuità” è in diretta relazione ad un “progetto”, ad un “programma” ed alla relativa formula attuativa. Occorre quindi che qualunque amministratore – purché operi in buona fede e con risultati onesti e trasparenti, regolarmente sottoposti ai cittadini – possa contare su tempi non certo brevi oltre che su risorse adeguate.

Poco utile il “cambiare per cambiare”, e ancora peggio farsi attirare da quell'eloquenza ciarlatanesca farcita da ingiurie, istigazioni, evocazioni di ribellioni, posta in opera dagli attivisti della gogna mediatica, dai fautori del killeraggio politico, da chi adopera un linguaggio deteriorato, arrogante e schifiltoso, per arrivare là dove il voto liberamente espresso dai cittadini ha invece posto dei limiti.

Attenti a questi imbonitori, attenti a chi si serve dei preziosi doni della Libertà e della Democrazia per diffondere nuovi, pericolosi, perversi mali: peraltro senza alcuna proposta costruttiva, senza alcun impegno diretto e senza alcuna responsabilità palese. Meglio premiare chi ha dimostrato di fare un uso corretto della macchina amministrativa e soprattutto delle risorse economiche, finanziarie e patrimoniali loro affidato dai cittadini: non bisogna cedere alle tentazioni dei fautori della deriva dialettica ed ideologica, come pure bisogna credere con cautela alle promesse di quei candidati che si sono accorti dell'esistenza dell'Italia e dei suoi mali - non dico di Roma – solo al termine di loro dorate permanenze all'estero.

Il motto “la Patria mi chiama” era certamente più consono agli antichi Gentiluomini che costruirono l'Unità d'Italia, mentre appare quantomeno stonato sulle labbra di quei novelli ”patrioti” dell'ultima ora – quelli che hanno lo stupore scolpito sul viso, e gli angoli della bocca perennemente rivolti verso il basso (a sostegno del loro intimo, solenne, pessimismo: di fronte al quale anche Leopardi sfigurerebbe) cui mi viene da chiedere “ma scusi, lei fino ad oggi dov'é stato?”.

Nel concludere questo mio intervento – lungo, e non esaustivo: per esserlo occorrerebbero altre pagine e l'inserimento di numerosi dettagli tecnici, cosa evidentemente pertinente ad altri soggetti più qualificati di me -, a chi con me può condividere la filantropia, la fedeltà allo Stato ed alle sue Istituzioni, l'amore per l'Uomo e l'innato rispetto per tutto ciò che riconduce al Divino ed al Creato, mi permetterei di lanciare una serie di flash così da ricordare a se stessi ed ai soggetti cui possano politicamente ricondursi:

  • l'utilità pratica e finanziaria di disporre da subito l'accorpamento amministrativo e gestionale di quei comuni che, complessivamente, non superino i 15.000 residenti; in ogni Comune potrà risiedere un coordinatore locale/referente, mentre a rappresentarlo nel Consiglio Comunale Unificato vi saranno due Consiglieri eletti, uno per la maggioranza e uno per l'opposizione.
  • La necessità di abolire senza indugi ogni sovrastruttura politico-amministrativa tanto a livello periferico che centrale.
  • La necessità di ridurre in modo drastico il numero dei rappresentanti eletti/eleggibili alla Camera dei Deputati ed al Senato della Repubblica. Una riduzione del 60-70% dell'attuale composizione garantirebbe in ogni caso ai rappresentanti eletti l'esercizio delle loro funzioni, riportando il numero dei componenti a livelli più equilibrati rispetto alla popolazione italiana ed alle sue reali esigenze.
  • La modifica dell'attuale disciplina dell'aborto quantomeno con una rilettura del testo ed una nuova formulazione della relativa Legge: ferma restando la necessità di prevedere l'aborto terapeutico per tutte le specifiche esigenze cliniche (inclusi i casi di violenza sessuale), deve essere contrastata ogni possibilità di spacciare metodiche/volontà banalmente anti-concezionali e/o di controllo delle nascite con qualsiasi altro diverso tipo di esigenza individuale.
  • L'abbandono delle attuali tendenze di agevolazione del “fine vita”. Anche alla luce dei numerosi - quanto clinicamente inspiegabili: a conferma dei limiti della scienza medica, in pimis circa il funzionamento di cervello e coscienza – casi di ripresa di coscienza dopo lunghi periodi di vita vegetativa ovvero di coma, nessuno può mettere fine alla vita di un altro essere umano. L'accompagnamento al “fine vita” di ciascun essere umano deve essere reso dignitoso, assistito sotto il profilo medico, supportato sotto il profilo psicologico, vegliato dai famigliari con l'assistenza di quelle associazioni che hanno a cuore la dignità dell'uomo: dalla nascita alla sua morte. Per questo motivo, va data grande energia all'azione dei governanti, comunque con tutt'altro tipo di obiettivo.
  • Far intendere con tutte le proprie energie – in ogni caso, espresse sempre in modo corretto – la necessità che l'Italia (possibilmente d'intesa con le Autorità di altri Stati Europei, se non con l'Unione Europea) soprassieda per almeno un biennio al rispetto del c.d. “patto di stabilità”, così consentendo l'immissione nel circuito finanziario di risorse economiche al momento bloccato. Ha senso rispettare che una Nazione rispetti e osservi, in presenza di gravi condizioni economiche, il “patto” mentre il suo sistema economico-finanziario é al collasso? Ha senso tenere fermi dei mezzi finanziari mentre c'é gente che è alla fame, mentre le aziende continuano a chiudere, mentre il malcontento – in assenza di misure drastiche, rapide, coerenti, razionali assunte dalla classe politica – cresce pericolosamente? Ha senso alimentare i movimenti “anti-sistema” con frotte di cittadini delusi dalla crescente insostenibilità di una situazione che viene percepita come prossima al punto critico (quello di “non ritorno”)?
  • Eliminare ogni ente “inutile”, ogni “doppione” amministrativo/burocratico, ogni “doppio incarico”, le “consulenze” non strettamente necessarie/funzionali: sospendere ogni beneficio/prerogativa/privilegio tanto economico che di carriera (abolizione dei c.d. automatismi che mortifichino, invece, l'aspetto meritocratico e le effettive competenze).
  • Affrontare l'emergenza in cui versano le famiglie con forme di agevolazione/contribuzione (assistenza malati gravi, portatori di handicap, ecc.).
  • Intervenire sulla dinamica dei prezzi, attraverso un concreto e immediato controllo che contempli per almeno 6 mesi il blocco dei prezzi sui generi alimentari di prima necessità come pure sulle tariffe dei principali servizi energetici. Pe un po' di tempo, se le Società erogatrici chiudono i propri conti in pareggio anziché in utile, non sarà poi un male ovvero potrebbe essere una negatività bilanciata da decenni di utili.
  • Intervenire radicalmente sulle politiche energetiche puntando con decisione sulle fonti rinnovabili, concedendo agevolazioni e detrazioni fiscali a chi installi sistemi fotovoltaici: che andrebbero diffusi a macchia d'olio, al pari dell'eolico e dello sfruttamento delle maree. Stimolare l'utilizzo di carburanti alternativi per l'autotrazione, come avviene in molte altre nazioni.
  • Sgombrare dagli equivoci il famoso “cambiamento climatico”: l'uomo certamente contribuisce, ma é la situazione complessiva del pianeta che va mutando. A volte in modo accelerato, altre meno: un riferimento per tutti é il famoso (o famigerato) “buco nell'ozono” che la Natura sta (miracolosamente? Forse. Inspiegabilmente? Si) “riparando” in modo provvidenziale. Certamente l'uomo, in questo caso, ha contribuito positivamente, abbandonando i gas per ciò nocivi. Parola d'ordine, quindi: salviamo l'uomo, rispettando e tutelando la Natura. Quindi, investendo risorse in modo coerente e ponderato piuttosto che non su enunciati segnati da ideologie, ed quindi viziati. Che, francamente, appare un po' “stanca” dell'invadenza miope esercitata dall'essere umano.
  • Modificare il diritto famiglia, ad esempio rendendo subito operativi i “contratti pre-matrimoniali” che uniti al regime di “separazione dei beni”, dovrebbero caratterizzare ogni unione (matrimoniale e non) salvo scelte diverse che possono essere liberamente adottate dai contraenti il vincolo. Questo gioverebbe ad eliminare tutta una serie di conflittualità nei rapporti tra quei coniugi che possano giunti ad una fase delicata del loro percorso comune, così salvaguardando meglio i figli minori ed evitando poi forme “speculative” di un coniuge sull'altro. Adozioni e affidi, dovrebbero poi essere molto più agevolati e fluidificati, anche per scoraggiare percorsi secondari ovvero border line rispetto alle norme vigenti.
  • Incentivare la ricerca attraverso una scuola/università più snella e dinamica, improntata al metodo-qualità-merito, con premi/agevolazioni per i meritevoli: va eliminata ogni farragine burocratica e resa più corta la “filiera”, così che i fondi possano arrivare direttamente a chi effettua la ricerca evitando ogni dispersione durante il percorso di assegnazione. Adottare le esperienze pre-professionali per quegli studenti degli ultimi due anni di scuole superiori: avvicinarli al mondo del lavoro non potrà che costituire utile stimolo, favorendo non solo un possibile futuro inserimento, ma anche meglio indirizzando le scelte future degli studenti in esito al prosieguo degli studi e/o al pervenimento a sbocchi occupazionali. Meglio questi tipi di investimento, sui giovani, piuttosto che prevedere utopici “redditi minimi garantiti” - che, al limite, potrebbero “premiare” anche soggetti amorfi o allergici al lavoro – sostenuti a gran voce dai fautori di un “mondo fantastico” più che di un “mondo ideale”. Se mai dovessero esserci dei passi in questa direzione, ci sono delle nazioni (ad esempio, la Francia) dove il sistema delle garanzie e delle tutele è già praticato da moltissimi anni: con soddisfazione delle parti sociali coinvolte e con un sistema politico-economico che non per questo genera voragini nel debito statale.
  • Sollecitare che la UE abbandoni l'applicazione dello studio (o formula) Reinhart-Rogoff, che gli studi di Thomas Herdon (Università del Massachussets) hanno dimostrato errato, e che molti altri economisti oggi mettono sotto accusa: non è vero che se il rapporto tra PIL e debito pubblico superi quota 90 si apra il baratro della recessione, e che di conseguenza si debbano applicare i necessari correttivi.  Così come è stato imposto a Grecia, Italia, Cipro, Spagna, con i conseguenti problemi. Un motivo in più per interrompere questa perversa ed errata  gestione politico-economica imposta dalla UE e adottata su una formula tecnica sbagliata e che ha prodotto visibili e macroscopici danni!
  • ... (.) ...
Un corollario di buone cose, come altre ce ne sarebbero: ma si impone fin da subito la necessità di una metodica che abbia in sé i connotati certi della forte progressione: in un momento, quale questo è, dove soffiano venti di uragano, é quantomeno azzardato pensare di ripararsi utilizzando degli ombrelli!

Questo deve far riflettere tutti noi, cittadini di una società indebolita, a quotidiano contatto con fasce sempre più ampie di deboli ed emarginati, consapevoli che la schiera degli “ultimi” si è purtroppo infoltita.

Ciò non vuol dire che non si possano attuare dei miglioramenti, utili al concretizzarsi delle attese comuni: anzi, i cambiamenti sono necessari oltreché opportuni. Ma “cambiare” attraverso la “distruzione” (con i paraocchi, indiscriminata ed indistinta) di ciò che già c'é non é la soluzione. Come non sarebbe una soluzione utilizzare, per “costruire”, utilizzare le macerie di ciò che si abbattuto.

Volontà, ottimismo, senso critico e capacità di analisi, disponibilità, abbandono delle tensioni e della conflittualità sociale, buona volontà: ci aiuteranno a compiere il nostro dovere. 

Adottando quello che mi sembra uno slogan incisivo e semplice, ma che dovremmo avere ben presente dinnanzi agli occhi :

COSTRUIAMO IL FUTURO !

OGGI, INSIEME !

tenendoci per mano, aiutandoci e anche sopportandoci a vicenda, con spirito di solidarietà: perché per COSTRUIRE non si può essere SOLI, mentre per DISTRUGGERE può anche bastare UNA SOLA persona!
 
Roma, 24 Maggio 2013                                                       Giuseppe Bellantonio
(fine)
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