ATTUALITA’
IN MASSONERIA
… SULLE “ LOGGE DI SAN
GIOVANNI ”
(parte quinta)
Le conclusioni
Costoro,
saputo della lotta che Robert de Bruis
(successivamente conosciuto come Robert the Bruce) stava conducendo per
liberare la Scozia dalla presenza inglese, decisero di mettere le loro spade al
servizio del Condottiero: una piccola parte rimase però lì, mentre gli altri
partirono. Giunti da Bruce, si unirono a numerosi altri Cavalieri: dando un
aiuto considerevole nella battaglia decisiva che quell’esercito condusse contro
gli armati di Edoardo II° d’Inghilterra.
In
queste fasi, i cavalieri del Tempio colà ritrovatisi numerosi, vennero a conoscenza
delle esperienze fatte in precedenza da ciascuno dei gruppi di Cavalieri, mano
a mano che – raggiunta la terra di Scozia – si riunivano ovvero si univano sotto
la protezione di qualche nobile locale. Emerse così anche l’esperienza fatta con gli stonemason e delle comuni frequentazioni e discussioni
avvenute nella tranquillità di una lodge.
Uguali contatti furono ben presto presi
nei nuovi luoghi, gettando radici profonde per gli sviluppi futuri: sempre con
identica devozione Cristiana e un profondo sentire per il loro Santo
Protettore, San Giovanni Evangelista.:
testimone della loro spiritualità.
Terminato
il conflitto, Bruce Re di Scozia volle costituire l’Ordine di Sant’Andrea di Scozia nel quale, per dimostrare la
propria gratitudine, fece confluire tutti i Templari che avevano combattuto per
lui e con lui, ivi includendoli con onore presso il Capitolo attivo a Kilwinning
presso una lodge.
Una
nota: la Loggia di Kilwinning – la più antica (a detta di molti, del mondo…
forse, anglosassone!), nata nel XII° secolo, e sempre attiva dalla sua
costituzione come tale – è, con orgoglio nazionale, la numero ‘zero’ nel Registro delle Logge di Scozia;
per la sua costituzione essa riunì un gruppo di stonemason giunti dall’Europa per costruirvi un’Abbazia.
Ne
sappiamo di più, su costoro?
L’incrocio
dei documenti disponibili, ci indica che nel 1140 alcuni stonemason
lombardi - provenienti dal gruppo dei Maestri Comacini, costituiti in
corporazione con norme simili a quelle date da Hiram re di Tiro ai costruttori
da lui inviati presso Re Salomone, affinchè edificassero il Tempio di
Gerusalemme - si recarono in Scozia per costruire la Torre e l’Abbazia di
Kilwinning: luogo dove ancor prima del 1128
esisteva una lodge che ospitava le
comuni assemblee. Templari e stonemason ben presto costituirono un insieme formidabile: tanto
operativo che intellettuale, con la formazione di vere e proprie ‘correnti di
pensiero’ che, ben presto, si intrecciarono e si confrontarono in ambiti sempre
più ampi. Coltivavano indifferentemente
l’Ermetismo come il Pitagorismo, la Kabbala come il Platonismo, l’Alchimia,
come il Simbolismo. Il tutto, veniva
purtroppo considerato da taluni ambienti alla stregua di pratiche eresiache: ma
ciò a causa della grande ignoranza che all’epoca dominava, con livelli di
cultura estremamente rarefatti. E la
storia insegna che ciò che non si riesce a comprendere, specie se permeato da
livelli alti di cultura, è sempre guardato con sospetto e spesso osteggiato:
anche violentemente!
Ricordiamo che, dati storici alla mano,
già nel X° secolo, in Inghilterra, erano stabilite delle compagnie di stonemason : ne fanno fede documenti
che ricordano come molti edifici pubblici e di culto fossero stati edificati
grazie ad abili architetti e Maestri provenienti tanto dalla Francia che da altri
Paesi europei tra cui l’Italia. Vennero scrupolosamente raccolti e organizzati
statuti e norme delle più vecchie corporazioni – di epoca Romana -, trasferendone la più parte dei principi fondanti
in un rinnovato contesto di connotazione prettamente inglese, creando un vero e
proprio ordine sul quale allineare e disciplinare (meglio: irreggimentare) ogni
simile contesto (oggi, per utilizzare un linguaggio più consono ai
contemporanei, diremmo che avvenne un processo di ‘cannibalizzazione’ di tutto
il bellissimo e fluido impianto dei collegia
di epoca romana, trasposto – con pochissimi cambiamenti, per lo più riferiti al
sacrum dei riferimenti).
Tale
serie di eventi ci riconduce al nobile Athelstan
– da considerare il vero primo re d’Inghilterra, nipote di Alfredo il Grande - che installò
le confraternite degli stonemason ponendosi formalmente a loro protettore. Nel 926,
a York, sotto la presidenza del figlio del re (Edwin, il più giovane: che, come altri giovani rampolli di nobile
schiatta, oltre ad essere stato allevato da colti precettori, era stato già
messo a conoscenza di quelli che oggi ancora definiamo ritualmente essere i misteri ) queste comunità si
riunirono, così costituendo quella Gran
Loggia di York (926-1717) che, alla fondazione della Gran Loggia d’Inghilterra,
alfine vi confluì venendovi così assorbita.
Questa
forzatura ebbe poi esiti indiretti nel 1739,
con una divisione in seno alla Grand Lodge of London - dalla quale si formò la Grande Loggia
d'Inghilterra - i cui i dissidenti si unirono ai resti di corporazioni di
“muratori-costruttori”, sotto la costituzione della grande Corporazione di
York. Questi dissidenti videro nella Grande Loggia
d'Inghilterra l'espressione del “rito moderno” (decisamente, vi furono
influssi francesi) e presero il nome di “Grande Loggia del Regime Scozzese Antico”;
cui poi, a seguito del riconoscimento delle Grandi Logge di Scozia e d'Irlanda,
aggiunsero - alla parola “antico” - “e accettati”.
E'
quindi solo ed esclusivamente in questo momento che nasce il titolo di “Regime”
o “Rito Scozzese Antico e Accettato”; ma attenzione: queste Grandi Logge
non praticavano che i tre gradi simbolici : in pratica l’Ordine
era quello costituito solo dai primi tre gradi, pur se particolarmente ricco di
simbolismo ed esoterismo, e detto Rito
Simbolico era anche quello del regime Scozzese. Fu dopo che tutto ebbe a
mutare, con il variare di tutta l’architettura dei Gradi!
Motivo
per cui sembra assurdo (cfr. anche Orthodoxie
Maçonnique, 1853) che in modo veramente temerario si tenti un collegamento
temporale tra il 1739 e il 1804 quando il de Grasse fece
una raccolta dei trentatré gradi creando a Parigi un Supremo
Consiglio del 33° grado di un Rito che presumeva essere la
continuazione della Antica Accettazione.
Abbiamo quindi nel tempo il
determinarsi delle:
- “Logge
di Accettazione” (nate al tramonto della muratorìa operativa ad
opera di soggetti estranei al lavoro di costruzione – Muratori e Tagliatori di Pietre –
che adottarono un diverso rituale certamente permeato da un filosofare ricco di
misticismo, dalle quali lo scozzesismo manifesta la sua diretta discendenza
così titolandosi “Antico Rito
Accettato ”);
- “Logge
Simboliche della Massoneria di San Giovanni” (Apprendista, Compagno
e Maestro) e “Logge Simboliche di
Sant'Andrea” (Maestri Scozzesi di Sant'Andrea) nel contesto del Rito Scozzese Rettificato ( per
intenderci, quello nato nel 1778);
- “Logge
di San Giovanni di Scozia” riferentesi sempre ai primi tre gradi della Massoneria
Azzurra (o Massoneria Turchina:
definizione da non confondere però con altra analoga forma iniziatica ad est
dell’Europa), operante nell'ambito dello scozzesismo (l'intitolazione onora il San Giovanni Evangelista e si
riferisce allo scozzesismo della divisa rituale).
E'
utile ricordare che anche le Logge
del Rito di York citano il “San Giovanni ”. Difatti il
Venerabile Maestro, allorché apre i Lavori, lo fa nel nome dei “due
felicissimi Santi Giovanni ”: così che con tale citazione non c'è
riferimento certo ed unico collegamento a Giovanni l'Evangelista, bensì anche
al Battista; lo stesso dicasi per quelle che seguono il rito c.d. Emulation.
Nel
Francken
Manuscript del 1783, un passo del rituale del XX° grado prevede la
domanda ‘…Perché date alla vostra loggia
il nome di san Giovanni?’’, alla quale
il preposto replica ‘…Inizialmente tutte
le logge lavoravano sotto il nome di
Salomone, dato che era il fondatore della Massoneria: ma dopo le Crociate,
abbiamo convenuto con i Cavalieri Templari Ospitalieri o Cavalieri di san
Giovanni, di dedicare le nostre Logge a san Giovanni, poiché fu il fondamento
della nuova Legge cristiana’’. E
solo l’Evangelista aveva ed ha questi requisiti.
Nella
Gran
Loggia Femminile Francese, le Logge si definiscono ‘di San Giovanni’’, propendendo per l’Evangelista.
Anche
nella Gran Loggia Nazionale Francese e presso la Gran Loggia di Francia,
nei loro lavori invocano San Giovanni, mentre il Rito Scozzese Rettificato,
ha dedicato a San Giovanni importanti
studi e alcuni interessanti libri.
Infine, non
é certo Giovanni Evangelista – ricordiamolo: l'autore del Vangelo
dello Spirito – quello cui si rifanno le Logge del Rito Riformato, considerando che sull'Ara non è neanche presente il Libro Sacro e che la loro visione del G\A\D\U\ è molto
particolare: sofisticata ed esasperatamente laica, anzi nettamente improntata ad un laicismo
ove l’impronta fideistica è molto tenue.
Ricordiamo
ai lettori, invitandoli anche ad ampliarne lo studio, le citazioni e le
considerazioni - nell'ampia bibliografia disponibile – contenute negli scritti
di Mirabeau (“La Monarchie Prussienne sous Fréderic le Grand”), di
Adolphe V. Knigge (“Uber Jesuiten, Freymaurer und Deutsche Rosencreutzen”
- Leipzig, 1781; “Beytrag zue neusten Geschichte Freymaurers orden” -
Berlin, 1783), di Rebold, di Bode, di Georges Smith (The use and abuse of
free Masonry, del 1866).
Lo
studio dei riflessi e del significato nella Massoneria della figura di San Giovanni mi ha fatto poi scoprire, nella
seconda metà degli anni ’70 del XX° secolo, l'opera – importantissima, ma scarsamente
cosciuta in Italia – scritta dal francese Nicolas de Bonneville che nel 1788, a
Londra, pubblicò un interessante studio: tanto nella prima parte (“La
Maçonnerie Ecossoise comparee avec les trois professions et le secret des
Templiers du 14° siecle” ), che nella seconda parte (“Mémeté des Quatre
Voeux de la Compagnie de S. Ignace, et des Quatre Grades de la Maçonnerie de S.
Jean”), come pure nei suoi ragionamenti, oltre che le fonti originarie citate
in uno all'ampia bibliografia di corredo, fissa – ancora una volta ed in modo indubitabile
– che il nostro San Giovanni, il San Giovanni dei Massoni, il San Giovanni
degli Scozzesi, il San Giovanni del Rito Scozzese, è unicamente San Giovanni
l'Evangelista. Tutto il resto… è
solo un filosofare, un discettare, un dirigersi verso il San Giovanni Battista,
che però non offre risultati con lo stesso indice di certezza.
Motivo
per cui, quando ancor oggi citiamo “Loggia
di San Giovanni” in realtà non facciamo altro che abbreviare il titolo di “Loggia
di San Giovanni Evangelista”: anche il richiamo allo scozzesismo attraverso
la citazione di “Loggia di San Giovanni
di Scozia” si deve intendere correttamente “Loggia di San Giovanni Evangelista di Scozia” (evidentemente troppo
“lungo” e dalla fonìa poco felice per poter essere mantenuto, nel tempo; al
pari di quello di “Loggia scozzese – o
di Scozia - di San Giovanni Evangelista”: certamente
più assonante per la nostra lingua, quale titolo).
Quindi,
una “Loggia di San Giovanni” degna di tale titolo, che quindi operi
coerentemente e correttamente con la ritualità ed il simbolismo prescritti per
tale contesto, deve avere dei requisiti imprescindibili:
- essere una
Loggia Azzurra, che operi con gli arredi ed i paramenti prescritti, ivi incluso
il Labaro;
- avere tutti i
Fratelli attivi nell’ambito del Corpo Azzurro degli AA\LL\AA\MM\, con adozione di paramenti Azzurri con sottile
bordo rosso;
- adottare tutte
le prescrizioni simboliche e ritualistiche che disciplinano le Logge Azzurre e
gli AA\LL\AA\MM\; prima tra tutte l’inibizione della presenza
maschile in Logge femminili e viceversa;
- i FFr\ e le LL\
non
praticano né tollerano miscugli di Ordine e di Rito;
- adottare il
Libro Sacro (la Bibbia, nel nostro caso) sull’Ara;
- onorare
la Festa dell’Ordine, celebrando il
Patrono San Giovanni Evangelista il 27 Dicembre di ciascun anno
(ma è ormai simpatica consuetudine festeggiare anche il Battista);
- adottare tutti
i segni e/o gli emblemi che raffigurino e/o palesino la fede nel G\A\D\U\, testimonianza della coerenza dell’essenza
libero-muratoria alle norme dell’Ordine ed ai suoi Statuti Generali (nota: in
ogni caso, parliamo sempre della c.d. ‘Massoneria Moderna’);
- i FFr\ muniti del grado di Maestro potranno completare il
proprio percorso transitando obbligatoriamente
dal Rito Simbolico (corrente anche con il nome di Ordine Simbolico) al Rito Scozzese A\ e
Accettato. Se i protocolli intercorrenti
tra i Corpi Superiori lo potranno consentire, i FFr\ oltre che al
Rito Scozzese A\ e A\ potranno aderire anche ad altro Rito: sempre che
questo, a sua volta, abbia un’intesa
protocollare con il Corpo Simbolico di sua appartenenza e che anche per il Rito Scozzese A\ e A\ non
sussistano condizioni di conflittualità e/o incompatibilità con tale altro Rito
(i Riti, si sa, non sono tutti
uguali: così come i loro rapporti con i Corpi Simbolici hanno sfaccettature e
sfumature diverse).
Spendiamo
ora una parola a proposito di Elias
Ashmole – divenuto un’icona nella Storia della Massoneria (specie
anglosassone) -. La letteratura di
corredo ci ricorda che non possiamo trascurare la sua opera; fu accettato nel
1646 nella Loggia di Warrington (Marc
Saunier, meticoloso studioso e indagatore dell’opera di Ashmole, tra il 1907 e
il 1910 scriveva che la scelta di Ashmole fu dovuta al fatto che “… i Muratori inglesi erano restati, più che
gli altri costruttori di Templi, gli eredi fedeli delle tradizioni liberali dei
loro antenati Iniziati...”), fu poi iniziato in Germania al rito Rosa+Croce. Elaborò
in seguito una profonda riforma dividendo in quattro gruppi la nuova fratellanza di segno speculativo
emersa nel 1717: il primo comprendeva i primi tre gradi, proseguendo i c.d.
Misteri dei Liberi Muratori; il secondo prevedeva quindici gradi, di origine
Rosa+Croce e approfonditi attraverso l’approfondimento della Gnosi; il terzo
gruppo era di provenienza Templare, e prevedeva una sufficientemente armoniosa
fusione dell’intelletto con la scienza; il quarto gruppo, che all’apice aveva
un grado XXXIII°, sintetizzava tutti gli altri in una visione prettamente
alchemica. Questo complesso curato da Ashmole, fu il primo
articolato ritualistico di segno speculativo.
La figura di questo illustre Fratello è
particolare e per taluni spetti controversa: dal 1646, data della sua acception, la successiva data nella
quale si parla di Massoneria è quella del 1682 – data di una riunione presso la
Mason’s Hall -. Che il suo ruolo,
come elemento di unione tra la Massoneria operativa e quella speculativa, sia
stato inferiore a quello che comunemente si crede? Certamente il vuoto di oltre trent’anni che
nessuna cronaca ci aiuta a colmare, e durante il quale non vi è pressoché
traccia del binomio Ashmole-Massoneria, non
ci aiuta a sciogliere questo dubbio, facendo sì che la figura di Ashmole – a seguito
degli ultimissimi approfondimenti – sta assumendo sempre più il ruolo del
fedele cronista e rifinitore di risultanze maturate altrove e con altri
soggetti. E forse con altri progetti.
Tornando
alle incertezze (o ignoranze?) di molti sulla reale figura del San Giovanni degli scozzesi, la storia della ‘nascita’ della Massoneria come tale (leggasi:
Massoneria Moderna) e dello scozzesismo come suo Rito di elezione -
come pure la storia degli Antichi Liberi e degli Accettati - è avvolta in un
inestricabile intreccio di storie, storielle, affabulazioni, leggende, in cui
coesistono - oltre a quanto storicamente accertabile e documentato – vere o
presunte influenze templari, scozzesi (Bruce Re di Scozia), stuardiste, e perfino
della Chiesa Cattolica (attraversi i Gesuiti).
Un particolare richiamo circa la comparsa degli Alti Gradi
Scozzesi, ci porta anche agli studi di Luigi Sessa sul celebrato ‘Discorso’ del Cavaliere di Ramsay. Un ‘Discorso’ in realtà mai proferito, pur se
suscitò grande entusiasmo, al punto da ricondurre ai suoi contenuti la comparsa
– tra il 1738 e il 1739 di quei “Maestri Scozzesi” il cui obiettivo era nettamente
riformatore. Segno che, già appena 20 anni dopo la nascita della
c.d. Massoneria Moderna si percepivano delle profonde incertezze nei testi,
specialmente nelle parti ricostruttive e rituali dei modern di Londra – volutamente
e superficialmente – molto ignorava
delle Tradizioni più antiche e della marcata impronta rituale di cui erano
portatori gli antient di Scozia. Nell’ottica di molti studiosi, Ramsay
sosteneva che i Massoni avrebbero genitura nei Cavalieri Crociati, posto che "… i Crociati, provenienti in Terra
Santa da tutte le parti della cristianità, vollero riunire in una sola
confraternita uomini d'arme di tutte le nazioni … [omissis] … non furono
soltanto architetti di templi materiali, ma anche di princìpi religiosi e
guerrieri che essi volevano fare risplendere, edificare e progettare nei templi
spirituali dell'Altissimo …". Personalmente, ritengo che la ricostruzione
da me tracciata confermi invece che - pur se i Crociati, nel loro girovagare e
permanere, come nel loro andare e venire dalle terre lontane di Palestina (ma
non solo) portarono in Europa molto del bagaglio culturale e tecnico degli
Arabi – trovarono già la realtà delle lodge e delle corporazioni :
loro ebbero ad inserirsi in queste realtà semi-iniziatiche, marcatamente
operative, impregnate di una forte Fede che l’intelletto indirizzava verso la
Gnosi, mutuandovi le loro conoscenze e potenziandone gli effetti. Cercare un nesso di casualità tra i due
elementi non è a mio avviso corretto: l’equazione Crociati = Massoneria,
zoppica vistosamente.
A ben
vedere, parti del “Discorso” inducevano persino
a potervi intravedere una sorta di trampolino ad un temerario e vanaglorioso progetto – di marca
pseudo cattolico-stuardista – inteso a
favorire la riconciliazione della Chiesa Cattolica con la Massoneria,
e della prima con la Monarchia Inglese, con il conseguente ritorno degli Stuart sul trono inglese.
Quanto fosse inconsistente o
irrealizzabile questa possibilità, sono i fatti a testimoniarlo: appena due
anni dopo, il 24 aprile del 1738, Clemente XII° scomunica la Massoneria, mentre l’ultimo
degli Stuart muore lontano dalla sua terra. Un duro colpo, dopo quello inferto il 13
ottobre 1307 - che passò alla storia come il primo, sfortunato, venerdì 13 (ma
tale nomea è solo nata nel 1800…) – che segnò l’inizio della fine per i Poveri Cavalieri di Cristo del Tempio di
Salomone. Ai quali si aggiunse
il colpo di maglio sferrato il 18 marzo del 1314, data in cui l’ultimo Gran
Maestro Templare - dopo vari processi farsa, torture, scomuniche, perdoni e
recidive (relapso) – venne arso sul rogo insieme a Geoffroy de Charney (dando
così il via ad una parte della Leggenda
della Sindone : secondo una leggenda nella leggenda templare, il
personaggio raffigurato nel Sacro Telo della Sindone sarebbe in realtà proprio Jacques
de Molay. Ma in realtà la querelle è
stata di recente risolta, attribuendo alla tela una retrodatazione non più
compatibile con la morte del Gran Maestro). Fece da contorno nel 1312 la scomunica definitiva dell’Ordine del
Tempio da parte di Papa Clemente V°: i Templari furono di fatto annientati,
tutte le proprietà confiscate e i Cavalieri perseguitati e uccisi. I sopravvissuti che mostrarono pentimento,
per lo più a seguito di sacre torture,
furono accettati nell’Ordine rivale
degli Ospedalieri: che ne incamerò le sostanze!
Se a tutto ciò aggiungiamo le soavità commesse in nome della Chiesa di
Roma allorché questa decise di reprimere nel sangue, con le peggiori atrocità,
il ribelle pronunciamento dei Catari, incaricando milizie assoldate e
travestite da Cavalieri Templari (per colpevolizzarli, essendosi rifiutati di
compiere l’eccidio di chi aveva il loro stesso sentire spirituale)… ebbene, è
facile comprendere perché la Chiesa – ma non tutta la Chiesa – ce l’abbia tanto
con i Massoni, e con ciò che essi storicamente rappresentano.
Roma, 4 Febbraio 2016
Giuseppe Bellantonio
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