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giovedì 4 febbraio 2016

CONCLUSIONI DELLO STUDIO SULLE 'LOGGE DI S.GIOVANNI'


ATTUALITA’  IN  MASSONERIA

… SULLE “ LOGGE DI SAN GIOVANNI ”
(parte quinta)
Le conclusioni

          Per la cronaca – rifacendoci a quel gruppo di Cavalieri che dal 1308 lasciò le sue tracce, unendosi dapprima fortuitamente in talune pratiche esoteriche con gli stonemason di Scozia -, la più parte di loro, dopo il tempo necessario a ben comprendere i rudimenti dell’Arte (nota: la loro esperienza reale era quella prevalente della condizione nobiliare come pure di uomini d’arme), si trasferì altrove: comunque, portando con sé il nuovo, rinnovato, ‘bagaglio’.   Un ‘bagaglio’ anche prezioso, poiché ha loro consentito di tramandare un’Arte – quella legata all’uso ed alla lavorazione della pietra -  diversa da quella della Guerra, fermatasi con l’esaurirsi della loro vitalità di combattenti ed entrata nella Storia quale ‘epopea dei Cavalieri Templari’.
         Costoro, saputo della lotta che Robert de Bruis (successivamente conosciuto come Robert the Bruce) stava conducendo per liberare la Scozia dalla presenza inglese, decisero di mettere le loro spade al servizio del Condottiero: una piccola parte rimase però lì, mentre gli altri partirono. Giunti da Bruce, si unirono a numerosi altri Cavalieri: dando un aiuto considerevole nella battaglia decisiva che quell’esercito condusse contro gli armati di Edoardo II° d’Inghilterra.
         In queste fasi, i cavalieri del Tempio colà ritrovatisi numerosi, vennero a conoscenza delle esperienze fatte in precedenza da ciascuno dei gruppi di Cavalieri, mano a mano che – raggiunta la terra di Scozia – si riunivano ovvero si univano sotto la protezione di qualche nobile locale.   Emerse così anche l’esperienza fatta con gli stonemason e delle comuni frequentazioni e discussioni avvenute nella tranquillità di una lodge.   
         Uguali contatti furono ben presto presi nei nuovi luoghi, gettando radici profonde per gli sviluppi futuri: sempre con identica devozione Cristiana e un profondo sentire per il loro Santo Protettore, San Giovanni Evangelista.: testimone della loro spiritualità.
         Terminato il conflitto, Bruce Re di Scozia volle costituire l’Ordine di Sant’Andrea di Scozia nel quale, per dimostrare la propria gratitudine, fece confluire tutti i Templari che avevano combattuto per lui e con lui, ivi includendoli con onore presso il Capitolo attivo a Kilwinning  presso una lodge.  
         Una nota: la Loggia di Kilwinning – la più antica (a detta di molti, del mondo… forse, anglosassone!), nata nel XII° secolo, e sempre attiva dalla sua costituzione come tale – è, con orgoglio nazionale, la numero ‘zero’ nel Registro delle Logge di Scozia; per la sua costituzione essa riunì un gruppo di stonemason giunti dall’Europa per costruirvi un’Abbazia.
         Ne sappiamo di più, su costoro? 
         L’incrocio dei documenti disponibili, ci indica che nel 1140 alcuni stonemason lombardi - provenienti dal gruppo dei Maestri Comacini, costituiti in corporazione con norme simili a quelle date da Hiram re di Tiro ai costruttori da lui inviati presso Re Salomone, affinchè edificassero il Tempio di Gerusalemme - si recarono in Scozia per costruire la Torre e l’Abbazia di Kilwinning: luogo dove ancor prima del 1128 esisteva una lodge che ospitava le comuni assemblee.    Templari e stonemason ben presto costituirono un insieme formidabile: tanto operativo che intellettuale, con la formazione di vere e proprie ‘correnti di pensiero’ che, ben presto, si intrecciarono e si confrontarono in ambiti sempre più ampi.  Coltivavano indifferentemente l’Ermetismo come il Pitagorismo, la Kabbala come il Platonismo, l’Alchimia, come il Simbolismo.  Il tutto, veniva purtroppo considerato da taluni ambienti alla stregua di pratiche eresiache: ma ciò a causa della grande ignoranza che all’epoca dominava, con livelli di cultura estremamente rarefatti.   E la storia insegna che ciò che non si riesce a comprendere, specie se permeato da livelli alti di cultura, è sempre guardato con sospetto e spesso osteggiato: anche violentemente!                                                                                         
          Ricordiamo che, dati storici alla mano, già nel X° secolo, in Inghilterra, erano stabilite delle compagnie di stonemason : ne fanno fede documenti che ricordano come molti edifici pubblici e di culto fossero stati edificati grazie ad abili architetti e Maestri provenienti tanto dalla Francia che da altri Paesi europei tra cui l’Italia. Vennero scrupolosamente raccolti e organizzati statuti e norme delle più vecchie corporazioni – di epoca Romana -, trasferendone la più parte dei principi fondanti in un rinnovato contesto di connotazione prettamente inglese, creando un vero e proprio ordine sul quale allineare e disciplinare (meglio: irreggimentare) ogni simile contesto (oggi, per utilizzare un linguaggio più consono ai contemporanei, diremmo che avvenne un processo di ‘cannibalizzazione’ di tutto il bellissimo e fluido impianto dei collegia di epoca romana, trasposto – con pochissimi cambiamenti, per lo più riferiti al sacrum dei riferimenti). 
         Tale serie di eventi ci riconduce al nobile Athelstan – da considerare il vero primo re d’Inghilterra, nipote di Alfredo il Grande  - che installò le confraternite degli stonemason  ponendosi formalmente a loro protettore.  Nel 926, a York, sotto la presidenza del figlio del re (Edwin, il più giovane: che, come altri giovani rampolli di nobile schiatta, oltre ad essere stato allevato da colti precettori, era stato già messo a conoscenza di quelli che oggi ancora definiamo ritualmente essere i misteri ) queste comunità si riunirono, così costituendo quella Gran Loggia di York (926-1717) che, alla fondazione della Gran Loggia d’Inghilterra, alfine vi confluì venendovi così assorbita.
         Questa forzatura ebbe poi esiti indiretti nel 1739, con una divisione in seno alla Grand Lodge of London  - dalla quale si formò la Grande Loggia d'Inghilterra - i cui i dissidenti si unirono ai resti di corporazioni di “muratori-costruttori”, sotto la costituzione della grande Corporazione di York.    Questi dissidenti videro nella Grande Loggia d'Inghilterra l'espressione del “rito moderno” (decisamente, vi furono influssi francesi) e presero il nome di  Grande Loggia del Regime Scozzese Antico”; cui poi, a seguito del riconoscimento delle Grandi Logge di Scozia e d'Irlanda, aggiunsero - alla parola “antico” - “e accettati”. 
         E' quindi solo ed esclusivamente in questo momento che nasce il titolo di “Regime” o “Rito Scozzese Antico e Accettato”; ma attenzione: queste Grandi Logge non praticavano che i tre gradi simbolici : in pratica l’Ordine era quello costituito solo dai primi tre gradi, pur se particolarmente ricco di simbolismo ed esoterismo,  e detto Rito Simbolico era anche quello del regime Scozzese. Fu dopo che tutto ebbe a mutare, con il variare di tutta l’architettura dei Gradi!   
         Motivo per cui sembra assurdo (cfr. anche Orthodoxie Maçonnique, 1853) che in modo veramente temerario si tenti un collegamento temporale tra il 1739 e il 1804 quando il de Grasse fece una raccolta dei trentatré gradi creando a Parigi un Supremo Consiglio del 33° grado di un Rito che presumeva essere la continuazione della Antica Accettazione.
         Abbiamo quindi nel tempo il determinarsi delle:            
- “Logge di Accettazione” (nate al tramonto della muratorìa operativa ad opera di soggetti estranei al lavoro di costruzione – Muratori  e Tagliatori di Pietre – che adottarono un diverso rituale certamente permeato da un filosofare ricco di misticismo, dalle quali lo scozzesismo manifesta la sua diretta discendenza così titolandosi Antico Rito Accettato ”);
- “Logge Simboliche della Massoneria di San Giovanni” (Apprendista, Compagno e Maestro) e “Logge Simboliche di Sant'Andrea” (Maestri Scozzesi di Sant'Andrea) nel contesto del Rito Scozzese Rettificato ( per intenderci, quello nato nel 1778); 
- “Logge di San Giovanni di Scozia” riferentesi sempre ai primi tre gradi della Massoneria Azzurra (o Massoneria Turchina: definizione da non confondere però con altra analoga forma iniziatica ad est dell’Europa), operante nell'ambito dello scozzesismo (l'intitolazione onora il San Giovanni Evangelista e si riferisce allo scozzesismo della divisa rituale).
         E' utile ricordare che anche le Logge del Rito di York  citano il “San Giovanni ”. Difatti il Venerabile Maestro, allorché apre i Lavori, lo fa nel nome dei “due felicissimi Santi Giovanni ”: così che con tale citazione non c'è riferimento certo ed unico collegamento a Giovanni l'Evangelista, bensì anche al Battista; lo stesso dicasi per quelle che seguono il rito c.d. Emulation.
         Nel Francken Manuscript del 1783, un passo del rituale del XX° grado prevede la domanda ‘…Perché date alla vostra loggia il nome di san Giovanni?’’,  alla quale il preposto replica ‘…Inizialmente tutte le logge lavoravano sotto il  nome di Salomone, dato che era il fondatore della Massoneria: ma dopo le Crociate, abbiamo convenuto con i Cavalieri Templari Ospitalieri o Cavalieri di san Giovanni, di dedicare le nostre Logge a san Giovanni, poiché fu il fondamento della nuova Legge cristiana’’.  E solo l’Evangelista aveva ed ha questi requisiti.
         Nella Gran Loggia Femminile Francese, le Logge si definiscono ‘di San Giovanni’’, propendendo per l’Evangelista.
         Anche nella Gran Loggia Nazionale Francese e presso la Gran Loggia di Francia, nei loro lavori invocano San Giovanni, mentre il Rito Scozzese Rettificato, ha dedicato a San Giovanni  importanti studi e alcuni interessanti libri.
          Infine, non é certo Giovanni Evangelista – ricordiamolo: l'autore del Vangelo dello Spirito – quello cui si rifanno le Logge del Rito Riformato, considerando che sull'Ara non è neanche presente il Libro Sacro e che la loro visione del G\A\D\U\ è molto particolare: sofisticata ed esasperatamente laica, anzi  nettamente improntata ad un laicismo ove l’impronta fideistica è molto tenue.
         Ricordiamo ai lettori, invitandoli anche ad ampliarne lo studio, le citazioni e le considerazioni - nell'ampia bibliografia disponibile – contenute negli scritti di Mirabeau (“La Monarchie Prussienne sous Fréderic le Grand”), di Adolphe V. Knigge (“Uber Jesuiten, Freymaurer und Deutsche Rosencreutzen” - Leipzig, 1781; “Beytrag zue neusten Geschichte Freymaurers orden” - Berlin, 1783), di Rebold, di Bode, di Georges Smith (The use and abuse of free Masonry,  del 1866).
         Lo studio dei riflessi e del significato nella Massoneria della figura di San Giovanni mi ha fatto poi scoprire, nella seconda metà degli anni ’70 del XX° secolo, l'opera – importantissima, ma scarsamente cosciuta in Italia – scritta dal  francese Nicolas de Bonneville che nel 1788, a Londra, pubblicò un interessante studio: tanto nella prima parte (“La Maçonnerie Ecossoise comparee avec les trois professions et le secret des Templiers du 14° siecle” ), che nella seconda parte (“Mémeté des Quatre Voeux de la Compagnie de S. Ignace, et des Quatre Grades de la Maçonnerie de S. Jean”), come pure nei suoi ragionamenti, oltre che le fonti originarie citate in uno all'ampia bibliografia di corredo, fissa – ancora una volta ed in modo indubitabile – che il nostro San Giovanni, il San Giovanni dei Massoni, il San Giovanni degli Scozzesi, il San Giovanni del Rito Scozzese, è unicamente San Giovanni l'Evangelista.  Tutto il resto… è solo un filosofare, un discettare, un dirigersi verso il San Giovanni Battista, che però non offre risultati con lo stesso indice di certezza.
         Motivo per cui, quando ancor oggi citiamo “Loggia di San Giovanni” in realtà non facciamo altro che abbreviare il titolo di  Loggia di San Giovanni Evangelista”: anche il richiamo allo scozzesismo attraverso la citazione di “Loggia di San Giovanni di Scozia” si deve intendere correttamente “Loggia di San Giovanni Evangelista di Scozia” (evidentemente troppo “lungo” e dalla fonìa poco felice per poter essere mantenuto, nel tempo; al pari di quello di “Loggia scozzese o di Scozia -  di San Giovanni Evangelista”: certamente più assonante per la nostra lingua, quale titolo).
         Quindi, una “Loggia di San Giovanni” degna di tale titolo, che quindi operi coerentemente e correttamente con la ritualità ed il simbolismo prescritti per tale contesto, deve avere dei requisiti imprescindibili:
-       essere una Loggia Azzurra, che operi con gli arredi ed i paramenti prescritti, ivi incluso il Labaro;
-       avere tutti i Fratelli attivi nell’ambito del Corpo Azzurro degli AA\LL\AA\MM\,  con adozione di paramenti Azzurri con sottile bordo rosso;
-       adottare tutte le prescrizioni simboliche e ritualistiche che disciplinano le Logge Azzurre e gli AA\LL\AA\MM\; prima tra tutte l’inibizione della presenza maschile in Logge femminili e viceversa;
-       i FFr\ e le LL\  non praticano né tollerano miscugli di Ordine e di Rito;
-       adottare il Libro Sacro (la Bibbia, nel nostro caso) sull’Ara;
-       onorare la Festa dell’Ordine, celebrando il Patrono San Giovanni Evangelista il 27 Dicembre di ciascun anno (ma è ormai simpatica consuetudine festeggiare anche il Battista);
-       adottare tutti i segni e/o gli emblemi che raffigurino e/o palesino la fede nel  G\A\D\U\, testimonianza della coerenza dell’essenza libero-muratoria alle norme dell’Ordine ed ai suoi Statuti Generali (nota: in ogni caso, parliamo sempre della c.d. ‘Massoneria Moderna’);
-       i FFr\ muniti del grado di Maestro potranno completare il proprio percorso  transitando obbligatoriamente dal Rito Simbolico (corrente anche con il nome di Ordine Simbolico) al Rito Scozzese A\ e Accettato.  Se i protocolli intercorrenti tra i Corpi Superiori lo potranno consentire, i FFr\  oltre che al Rito Scozzese A\ e A\ potranno aderire anche ad altro Rito: sempre che questo, a sua volta,  abbia un’intesa protocollare con il Corpo Simbolico di sua appartenenza e che anche per il  Rito Scozzese A\ e A\  non sussistano condizioni di conflittualità e/o incompatibilità con tale altro Rito (i Riti, si sa, non sono tutti uguali: così come i loro rapporti con i Corpi Simbolici hanno sfaccettature e sfumature diverse).
         Spendiamo ora una parola a proposito di Elias Ashmole – divenuto un’icona nella Storia della Massoneria (specie anglosassone) -.  La letteratura di corredo ci ricorda che non possiamo trascurare la sua opera; fu accettato nel 1646  nella Loggia di Warrington (Marc Saunier, meticoloso studioso e indagatore dell’opera di Ashmole, tra il 1907 e il 1910 scriveva che la scelta di Ashmole fu dovuta al fatto che “… i Muratori inglesi erano restati, più che gli altri costruttori di Templi, gli eredi fedeli delle tradizioni liberali dei loro antenati Iniziati...”), fu poi iniziato in Germania al rito Rosa+Croce.   Elaborò in seguito una profonda riforma dividendo in quattro gruppi la nuova fratellanza di segno speculativo emersa nel 1717: il primo comprendeva i primi tre gradi, proseguendo i c.d. Misteri dei Liberi Muratori; il secondo prevedeva quindici gradi, di origine Rosa+Croce e approfonditi attraverso l’approfondimento della Gnosi; il terzo gruppo era di provenienza Templare, e prevedeva una sufficientemente armoniosa fusione dell’intelletto con la scienza; il quarto gruppo, che all’apice aveva un grado XXXIII°, sintetizzava tutti gli altri in una visione prettamente alchemica.    Questo  complesso curato da Ashmole, fu il primo articolato ritualistico di segno speculativo.                                 
           La figura di questo illustre Fratello è particolare e per taluni spetti controversa: dal 1646, data della sua acception, la successiva data nella quale si parla di Massoneria è quella del 1682 – data di una riunione presso la Mason’s Hall -. Che il suo ruolo, come elemento di unione tra la Massoneria operativa e quella speculativa, sia stato inferiore a quello che comunemente si crede?  Certamente il vuoto di oltre trent’anni che nessuna cronaca ci aiuta a colmare, e durante il quale non vi è pressoché traccia del binomio Ashmole-Massoneria,  non ci aiuta a sciogliere questo dubbio, facendo sì che la figura di Ashmole – a seguito degli ultimissimi approfondimenti – sta assumendo sempre più il ruolo del fedele cronista e rifinitore di risultanze maturate altrove e con altri soggetti. E forse con altri progetti.
         Tornando alle incertezze (o ignoranze?) di molti sulla reale figura del San Giovanni degli scozzesi, la storia della ‘nascita’ della Massoneria come tale (leggasi: Massoneria Moderna) e dello scozzesismo come suo Rito di elezione - come pure la storia degli Antichi Liberi e degli Accettati - è avvolta in un inestricabile intreccio di storie, storielle, affabulazioni, leggende, in cui coesistono - oltre a quanto storicamente accertabile e documentato – vere o presunte influenze templari, scozzesi (Bruce Re di Scozia), stuardiste, e perfino della Chiesa Cattolica (attraversi i Gesuiti).
         Un particolare richiamo circa la comparsa degli Alti Gradi Scozzesi, ci porta anche agli studi di Luigi Sessa sul celebrato ‘Discorso’ del Cavaliere di Ramsay.  Un ‘Discorso’ in realtà mai proferito, pur se suscitò grande entusiasmo, al punto da ricondurre ai suoi contenuti la comparsa – tra il 1738 e il 1739 di quei “Maestri Scozzesi” il cui obiettivo era nettamente riformatore.   Segno che, già appena 20 anni dopo la nascita della c.d. Massoneria Moderna si percepivano delle profonde incertezze nei testi, specialmente nelle parti ricostruttive e rituali dei modern di Londra  – volutamente e superficialmente  – molto ignorava delle Tradizioni più antiche e della marcata impronta rituale di cui erano portatori gli antient di Scozia.  Nell’ottica di molti studiosi, Ramsay sosteneva che i Massoni avrebbero genitura nei Cavalieri Crociati, posto che  "… i Crociati, provenienti in Terra Santa da tutte le parti della cristianità, vollero riunire in una sola confraternita uomini d'arme di tutte le nazioni … [omissis] … non furono soltanto architetti di templi materiali, ma anche di princìpi religiosi e guerrieri che essi volevano fare risplendere, edificare e progettare nei templi spirituali dell'Altissimo …".  Personalmente, ritengo che la ricostruzione da me tracciata confermi invece che - pur se i Crociati, nel loro girovagare e permanere, come nel loro andare e venire dalle terre lontane di Palestina (ma non solo) portarono in Europa molto del bagaglio culturale e tecnico degli Arabi – trovarono già la realtà delle lodge e delle corporazioni : loro ebbero ad inserirsi in queste realtà semi-iniziatiche, marcatamente operative, impregnate di una forte Fede che l’intelletto indirizzava verso la Gnosi, mutuandovi le loro conoscenze e potenziandone gli effetti.    Cercare un nesso di casualità tra i due elementi non è a mio avviso corretto: l’equazione Crociati = Massoneria, zoppica vistosamente.
         A ben vedere, parti del “Discorso” inducevano persino a potervi intravedere una sorta di trampolino ad un  temerario e vanaglorioso progetto – di marca pseudo cattolico-stuardista – inteso a favorire la riconciliazione della Chiesa Cattolica con la Massoneria, e della prima con la Monarchia Inglese, con il conseguente ritorno degli Stuart sul trono inglese.   
         Quanto fosse inconsistente o irrealizzabile questa possibilità, sono i fatti a testimoniarlo: appena due anni dopo, il 24 aprile del 1738,  Clemente XII° scomunica la Massoneria, mentre l’ultimo degli Stuart muore lontano dalla sua terra.  Un duro colpo, dopo quello inferto il 13 ottobre 1307 - che passò alla storia come il primo, sfortunato, venerdì 13 (ma tale nomea è solo nata nel 1800…) – che segnò l’inizio della fine per i Poveri Cavalieri di Cristo del Tempio di Salomone.  Ai quali si aggiunse il colpo di maglio sferrato il 18 marzo del 1314, data in cui l’ultimo Gran Maestro Templare - dopo vari processi farsa, torture, scomuniche, perdoni e recidive (relapso) – venne arso sul rogo insieme a Geoffroy de Charney (dando così il via ad una parte della Leggenda della Sindone : secondo una leggenda nella leggenda templare, il personaggio raffigurato nel Sacro Telo della Sindone sarebbe in realtà proprio Jacques de Molay. Ma in realtà la querelle è stata di recente risolta, attribuendo alla tela una retrodatazione non più compatibile con la morte del Gran Maestro). Fece da contorno nel 1312  la scomunica definitiva dell’Ordine del Tempio da parte di Papa Clemente V°: i Templari furono di fatto annientati, tutte le proprietà confiscate e i Cavalieri perseguitati e uccisi.   I sopravvissuti che mostrarono pentimento, per lo più a seguito di sacre torture, furono accettati nell’Ordine rivale degli Ospedalieri: che ne incamerò le sostanze!  Se a tutto ciò aggiungiamo le soavità commesse in nome della Chiesa di Roma allorché questa decise di reprimere nel sangue, con le peggiori atrocità, il ribelle pronunciamento dei Catari, incaricando milizie assoldate e travestite da Cavalieri Templari (per colpevolizzarli, essendosi rifiutati di compiere l’eccidio di chi aveva il loro stesso sentire spirituale)… ebbene, è facile comprendere perché la Chiesa – ma non tutta la Chiesa – ce l’abbia tanto con i Massoni, e con ciò che essi storicamente rappresentano.

Roma, 4 Febbraio 2016                                        Giuseppe Bellantonio
 
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