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sabato 20 febbraio 2016

CERTO, CERTISSIMO... ANZI, PROBABILE.


Da più parti sono sollecitato a esprimere delle mie considerazioni relativamente alle recenti indiscrezioni di Stampa circa una possibile/ipotetica trama unificativa tra il GOI e la GLRI (ricavo le sigle dai normali canali di informazione).                                                                                                                         A questo ‘trambusto’ di notizie, smentite e ipotesi, si è saldata dapprima una querelle tra una struttura massonica organizzata e un alto esponente della Curia – segnatamente, l’Arcivescovo di Ferrara-Comacchio -, successivamente delle esternazioni a seguire la stessa espresse dal GM di detta struttura e da un Rev.mo Cardinale della Chiesa Cattolica.                                                                                       Non sono ‘parte’ della vicenda se non come semplice Massone che non intende lasciare ovvero riconoscere ad altri una ‘rappresentatività’ che, a prescindere dalle competenze, proprio perché generalista mescolerebbe positività e negatività tanto soggettive che oggettive, oltre che profondissime diversità sostanziali: talvolta persino difformi alla lettera e allo spirito di norme / regolamenti / statuti in uso.  Quindi ciascuno – nella mia ottica - parli per sé, rappresentando se stesso ed i suoi, e quindi impegnando con parole e/o fatti se stesso e gli associati all’ente associativo rappresentato. Né può essere diversamente: per fortuna, ancora non siamo arrivati al condominio delle varie comunità massoniche, tenute poi a designare la loro comune figura apicale, l’ ‘amministratore’ che possa rappresentarli.                                          Ciò utilmente premesso, qui riporto stralci di taluna corrispondenza liberamente intercorsa con altri soggetti – con i quali, con grande semplicità e umiltà, ci siamo fraternamente riconosciuti – e in qualche modo pertinenti a quanto sopra indicato.

… L'attesa per un evento di tipo 'unificativo' o 'riunificativo' data ormai da troppo, lunghissimo, tempo: specialmente alla 'base', mentre i vertici trattano la materia in modo possibilista ma salottiero, badando a non farsi scappare le opportunità che la loro condizione comporta. Non spenderei in questa sede altre considerazioni (peraltro, il tema era sempre oggetto delle comuni riflessioni con l'ottimo e ineguagliabile Alfredo Di Mambro): mi permetto unicamente di osservare che 1) con la scusa che detengono il 'cordone' dei riconoscimenti, inglesi o altri, di fatto impongono (più che suggeriscono) delle 'soluzioni' o delle 'alleanze': benedicendo le nozze o girandosi dall'altro lato quando queste naufragano (il tutto, sempre e comunque secondo la loro, e non di altri, ottica). E questo equivale a quella pesante 'colpa' che corre con il nome di INGERENZA negli affari di una Gran Loggia o di un Grande Oriente o di altro. 2) Esiste un precedente storico in materia, non andando a soppesare valenze attuali e di allora, e cioè quello della RIUNIFICAZIONE tra la Comunione di Piazza del Gesù (GM Francesco Bellantonio) ed il Grande Oriente d'Italia (GM Lino Salvini). Anche in quel caso grandi furono le pressioni dall'estero perché si superasse la diaspora del 1908. Sappiamo tutti come andò a finire: accordi (bellissimi, in splendide cornici) disattesi, Logge prima inserite poi smembrate, purgatorio dei FFr. per vedere riconosciute le loro qualità (nel senso: noi siamo sempre noi, voi arrivate adesso), denuncia dei trattati, fallimento dell'iniziativa. Ma da ciò che si firmò, formalmente non si tornò indietro e nessuno di quanti sostenne e favorì i protocolli d'intesa si mosse ufficialmente. Pacche di consolazione sulle spalle, tantissime. Azioni concrete 'zero': ‘ormai... cosa possiamo fare, noi?’ (con quanto piglio essi stessi sostennero con fermezza che non potevano INGERIRSI nella vicenda, avrebbero mancato gravemente ai loro obblighi). E siccome la 'storia' si ripete, specie nei cicli storici medio-lunghi, io per primo accantono ogni minimo entusiasmo…

… e ancora…

Grazie… per la tua cortese risposta....
Si, certamente le pressioni ci sono, e molto 'significative' e 'autorevoli': danno la dimostrazione non di una volontà MASSONICA a tutto tondo, con le sue regole e secondo le regole, quanto di un intendimento inteso a FAR FARE ciò che ci si prefigge.
L'Italia è stata spesso considerata una COLONIA: politicamente, economicamente, finanziariamente, e quant'altro.
Temo - e forse credo, soggettivamente - che questa visione, in nome dei famosi RICONOSCIMENTI, abbia contaminato - e da tempo: ma con progressione non più aritmetica, bensì geometrica - un certo mondo iniziatico italiano.
Come noterai, rifuggo dall'utilizzare in questa sede il termine MASSONERIA ITALIANA: sono consapevole di non poter parlare certo in suo nome, come mi sembra che taluno si ostini a fare.
Però sono consapevole di parlare - a volte, questo sì - in nome e per conto di quei bravi e corretti Fratelli (ma anche Sorelle, per carità) che ancora vivono l'IDEALE MASSONICO, e pertanto le IDEALITA' E LE TRADIZIONI INIZIATICHE, con consapevolezza, spessore, trasparenza e lealtà d'animo…

Anche le dichiarazioni – attenzione: né banali né superficiali formulate – da due Illustri Personalità del mondo cattolico, Alti Prelati di grande spessore culturale e studiosi di chiara fama, bisogna saperle leggere così interpretandole: ma non certo manipolandole ovvero strumentalizzandole per adattarle, con un qualche trasformismo, ad una qualche realtà.                                                                           
E parlare in linea generale, senza confini, barriere e distinguo, può aiutare a collocare le tematiche nel loro giusto ambito: fermo restando che stiamo trattando di quella ‘Massoneria Moderna’ nata nel 1700, che – salvo tematiche affascinanti e molto spesso affabulatorie e leggendarie, oltre che culturalmente interessanti per gli studi e approfondimenti di tipo filosofico, esoterico, simbolico e iniziatico – ignorando gran parte dei contenuti fino a quel tempo espressi dai gruppi aggregati operanti all’insegna dei mestieri (ma non solo…). Fu questa una realtà nata in un contesto dove la religione non era cattolica e sviluppatasi rapidamente proprio nei Paesi sottoposti alla monarchia dominante, di fatto a capo anche di questa nuova realtà.                                                                                                         L’anticattolicesimo di fondo (in nome degli ideali legati all’illuminismo e alle formulazioni contenute in quel 'libero pensiero’ che, nel tempo, ha assunto derive anarcoidi) e la divisa laica adottata (laicità che, in realtà, ben presto degenerò in deteriore e caustico ‘laicismo’), hanno conferito all’istituto massonico una ben precisa caratterizzazione.                                                                                                 Vero è che – ad esempio, in Italia – il retaggio della grande cultura latina e greca (attraverso le colonie della Magna Grecia), le profonde radici cattoliche, il grandissimo bagaglio dell’umanesimo – prima – e del rinascimento – poi -, hanno fatto sì che la Libera Muratorìa Massoneria italiana avesse un substrato grandemente diverso da quello imposto dal modello targato 1700. E queste vere e proprie macro-differenze d’ordine culturale e storico sono rimaste intatte, dimostrandosi peraltro altrettanto sussistenti tanto nei confronti di analogo mondo iniziatico nord-americano, che di quello prettamente centro europeo - contiguo al pensiero luterano -, nonché di quello francofono (connotato da un laicismo eccessivo e da un attaccamento viscerale all’epoca dei lumi ed a quanto correlato al concetto di libertà) e per ultimo di quello riferentesi alla comunità valdese.  Tutte situazioni ‘anomale’ massonicamente, dato che il nostro mondo iniziatico non è quello di una comunità religiosa, che aspira a intese, accordi, o riconoscimenti con un suo pari.                                                                                                                                Questo può spiegare anche se solo in parte – non è questo il contesto idoneo ad una disamina puntuale ed esaustiva -  perché la Chiesa Cattolica – direttamente o per mezzo di suoi autorevoli ed eminenti prelati (basti pensare solo a Padre Amorth, con il quale ho avuto l’onore di intrattenermi) - non veda certo di buon occhio quella parte di strana massoneria i cui aderenti possano praticare devianze sataniche o legate a forme di culto magico; quella strana massoneria che rifiuta ad oltranza la figura del Cristo pur dichiarandosi ‘credente’ (dichiarazione fideistica invero limitatissima nella realtà dei fatti, fermandosi solo ad una Figura Divina resa astratta e ad un Libro Sacro posto sull’Ara) con assunti che potevano sembrare ‘adeguati’ oltre 300 anni orsono, ma non certo oggi); quella strana massoneria che – specie in terra francofona – ostenta il proprio laicismo non collocando  i simboli che riconducano alla Divinità e quindi ad una ‘qualche’ espressione di fede (una condizione, peraltro, adottata ed ostentata anche in Italia da più di un raggruppamento massonico: niente simboli che possano ricondurre al ‘sacro’, al ‘trascendente’, al ‘divino’): e ancora, quella strana massoneria che si dichiara apolitica pur strizzando continuamente l’occhio alla politica; o quella strana massoneria che non dovrebbe trattare di religione eppur non lesina di sottolineare persino con asprezza atteggiamenti o enunciati del mondo clericale; o quella strana massoneria ancora pervasa da sacche ove esiste ancora il segreto, o troppo prossima/equivocabile con situazioni di stampo affaristico, o che sgomita per aspirare ad eredità che poco hanno di intellettuale e di culturalmente valido o di iniziaticamente significativo.         Ecco, io per primo – e con me tanti, tanti, tantissimi Fratelli e Sorelle - sono lontano da questi modi di fare: modi che, se valutati correttamente, non appartengono neanche lontanamente agli IDEALI enunciati nel 1700.  E ancor più lontani lo sono da quelle TRADIZIONI cui solo a parole talvolta si riconducono: Tradizioni che parlano un linguaggio nettissimamente antecedenti al 1700.                                                                                                                 Ma quando un uomo di Chiesa deve valutare e parlare dell’istituto massonico, non fa e non può fare ‘distinguo’ che tengano conto di latitudini diverse, di culture diverse, di storie diverse, di DNA sociali e spirituali diversi: come si può pretendere che qualcuno ‘scelga nel mazzo’ questo, respingendo quello o viceversa?    Da qui, il fare di ‘tutta l’erba un fascio’, senza distinguo se non delle caute parole che possono sembrare di ‘apertura’, ma che in realtà non lo sono: esse rappresentano solo un modo colto ed elegante per indicare il ‘possibile’ senza però entrare nel merito delle ‘possibilità’ di concretizzazione.  Non lesinando cocenti critiche ad una controparte con tante stranezze nel proprio bagaglio.                                                                        L’esperienza e l’insegnamento che origina dallo studio della Storia, mi suggeriscono che quando si desidera con forza una cosa, per realizzarla non si esita anche a rivedere quelle posizioni che, perso lo smalto e ricoperte dalla ruggine del tempo, non agevolano il possibile dialogo ed anzi lo frenano. E l’opera di revisione non può iniziare se non rivedendo le posizioni di un anticlericalismo che è anticattolicesimo, sospinto dal retaggio di una laicità debordata nel laicismo, in virtù di un tanto sbandierato spirito illuministico che – nella realtà - ritengo concettualmente e storicamente superato.                                                                                                                
E sono le cronache, ancor prima della Storia, a dare testimonianza di tutto ciò: sempre che ci sia chi voglia vedere, chi voglia ascoltare, chi desideri comprendere.
E, quando comprenderà, si accorgerà che 'questo' modo di fare/vivere la libera muratoria è tutt'altra cosa di quello che le Tradizioni, e quindi la Storia, con serietà e univocità ci trasmettono.
Roma, 20 Febbraio 2016                                         Giuseppe Bellantonio
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