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domenica 14 dicembre 2014

MASSONERIA TRA PASSATO E FUTURO

Gent.mi Lettori,
 
ho già avuto modo di porgere alla Vs. cortese attenzione uno scritto a firma dell'Ill.mo Fr. Virgilio Gaito, ex Gran Maestro - e quindi guida insigne - della numerosa  compagine massonica italiana conosciuta come GOI, Grande Oriente d'Italia.
 

L'Ill.mo Personaggio, vera e propria icona nella Storia della Massoneria Italiana - indipendentemente dall'appartenenza o meno ad un qualche sodalizio iniziatico - mi ha cortesemente autorizzato a riprendere il suo scritto "Massoneria tra passato e futuro" (letto all’Or. di Firenze il 13 dicembre 2002 E...V... nel corso dei Lavori della Loggia Galileo Galilei) per la cui pubblicazione l'ho cortesemente sollecitato, ritenendo che dalla sua penna, dalla sua mente, dal suo cuore, non possano giungere che parole solenni e nobili la cui eco resta inalterata nel tempo.

 
Tali parole, da me stesso lette più volte, ritengo che debbano giungere ad una platea sempre più ampia di persone, ridestando nei cuori e nelle menti tanto le riflessioni più profonde che un rinnovato interesse per quello stile di vita - illuminato e di elevato profilo etico, morale e soprattutto comportamentale - che è aderente ai più alti ideali dell'Arte Reale.
 
Buona lettura, quindi, e un cordiale "grazie" per la cortese attenzione che vorrete riservare a questa iniziativa.
 
Roma, 14 Dicembre 2014                                              Giuseppe Bellantonio 
 
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MASSONERIA TRA PASSATO E FUTURO
 
Nella mia lunga ultracinquantennale esperienza attraverso il
variegato pianeta della Massoneria universale sono giunto ad una
conclusione che può sembrare solo in apparenza superficiale: la
Massoneria, come Istituzione a carattere iniziatico che tende
all’elevazione morale e spirituale dell’Uomo, non ha passato né
futuro: ESSA E’.
Taluno potrebbe scandalizzarsi di fronte a simile affermazione
così categorica quasi che la Massoneria possa essere paragonata a
COLUI CHE E’.
Ma, a ben riflettere, dal momento in cui la Libera Muratoria
operativa ha perduto le caratteristiche tipiche di una Corporazione di
Maestri esperti nelle regole dell’arte del costruire per sublimare
quelle regole, tramandate da bocca ad orecchio, in metodiche sempre
più rigorose e formative, tali da condurre alla catarsi dell’adepto,
reso cosciente dell’avvenuto abbandono della propria corporea
vulnerabilità e della conquistata bellezza della Verità, la nostra
Istituzione, al pari di tutte le Scuole iniziatiche alle quali si
ricollega, si è venuta a fondare su principi anche inespressi e
ineffabili come, ad esempio, il c.d. “segreto massonico” che non hanno tempo.
Essi si collocano in una sorta di Iperuranio, di categorie del
pensiero che si rifanno a concetti astratti, e perciò universali, di
Bellezza, Bontà, Verità, Tolleranza, Giustizia, Fratellanza,
Uguaglianza, Libertà, peculiari al nostro essere tutti creature di
quel soffio divino dal quale proveniamo ed al quale torneremo.
Lasciamo ai filosofi ipotizzare se quelle categorie di pensiero,
le famose Idee Innate, esistano come entità a se stanti
indipendentemente dall’Uomo: indubbiamente però questa straordinaria
creatura che popola questo pianeta, non appena ha l’uso di ragione,
percepisce che tali Idee esistono o, almeno, debbono esistere, perché
ad esse egli deve tendere per non rimanere prigioniero del buio freddo
e angoscioso del nulla.
Le tre domande tradizionali: chi sono?, donde vengo?, dove vado?
attanagliano la coscienza di ognuno di noi e tanto più penetranti e
struggenti quanto maggiore sia la nostra sensibilità e la nostra
cultura e capacità di introspezione.
E, quando abbiamo la ventura di varcare come Iniziati la soglia di
un Tempio massonico, la Sapienza contenuta in quei Rituali così densi
di significati esoterici ci rivela poco per volta che quello e non
diverso poteva essere il nostro approdo nel periglioso viaggio alla
ricerca della Verità.
Ed abbiamo allora coscienza che soltanto la Massoneria, con la
libertà assoluta da dogmi o integralismi garantita e da essa pretesa,
può aiutarci a sciogliere gli enigmi che da sempre e per sempre urgono
nel nostro intimo assetato di Luce.
Ecco perché la Massoneria non può soffrire paragoni con qualsiasi
altra aggregazione umana e si colloca in una dimensione atemporale
dove soltanto coloro che sono riconosciuti veri Illuminati possono
accedere, pervasi da quel carismatico état d’ésprit che li rende degni
di porsi alla guida di un’Umanità da salvare dai mali che da sempre la
contaminano.
L’immagine, tramandataci dalle Scritture, del primo uomo fatto di
fango e vivificato dal soffio divino deve renderci coscienti della
ineliminabile presenza, in misura diversa, in ciascuno di noi dei
cromosomi negativi e, perciò, della tendenza generale a divenire homo
homini lupus ove non frenati dalle leggi e dall’autoeducazione.
L’eterna contrapposizione tra bene e male scandisce i vari periodi
della storia dell’Umanità in un’alternanza positiva o negativa intrisa
di eventi sublimi o abietti, ma non siamo finora – e credo non lo
saremo mai – riusciti a trovare una formula per estirpare radicalmente
il male dall’animo umano.
Vano e velleitario sarebbe il tentativo di colui che intendesse
attribuire alla Massoneria la capacità di risolvere i problemi
dell’Umanità, poiché la trasformazione del nostro DNA è opera
squisitamente individuale e ci si può gradualmente avvicinare soltanto
macerando e purificando noi stessi in un’ansia di sacro che soltanto
il Lavoro esoterico compiuto nel Tempio e nella Loggia può aiutarci a
raggiungere.
Nella mia ripetuta nel tempo esperienza di Maestro Venerabile,
incomparabilmente più formativa e difficile di quella di Gran Maestro
e, perciò, da me più intensamente vissuta, mi sono spesso chiesto se
fossero sempre valide le spinte ideali che mi condussero a chiedere la
Luce massonica e se esse corrispondessero ancora a quelle di coloro
che mi hanno preceduto nella storia della Massoneria Universale.
Mi è allora venuto sotto gli occhi il testo del canto del tenore
che, sulle arie sublimi create dal nostro divino Wolfgang Amadeus
Mozart per la Eine kleine Freimaurerkantate, così canta la gioia:
Per la prima volta, nobili Fratelli, ci accoglie questa nuova sede
della saggezza e della virtù. Noi consacriamo questo luogo come
santuario del nostro lavoro, dove si deve decifrare il grande segreto.
Dolce è la sensazione del Massone in una giornata festosa
come questa che salda di nuovo la catena della fratellanza più stretta;
dolce il pensiero che l'Umanità ha trovato di nuovo un posto fra gli uomini;
dolce il ricordo del luogo ove ogni cuore di Fratello decide quello che era,
quello che è e quello che sarà, dove l'esempio lo istruisce,
dove il vero amore fraterno ha cura di lui e dove la virtù più sacra,
la prima, la regina delle virtù, la benevolenza regna nel suo splendore silenzioso
Spontaneo viene l’accostamento dei sentimenti che muovevano i
nostri Fratelli nel XVIII secolo alle parole dell’odierno Rituale di
Apprendista del GOI, sostanzialmente identiche a quelle presenti nei
Rituali delle altre Obbedienze massoniche regolari nel mondo.
Anzitutto, lo scopo per cui ci riuniamo. Alla domanda specifica
del Maestro Venerabile il I° Sorvegliante risponde: Per edificare
Templi alla Virtù, scavare oscure e profonde prigioni al vizio e
lavorare al Bene e al Progresso dell’Umanità.
Il Massone deve quindi anzitutto e preliminarmente compiere quel
lavoro di purificazione di se stesso che lo possa rendere degno di
essere riconosciuto come Iniziato, tale qualità non essendo
autocertificabile ma dovendo risplendere abbacinante agli occhi di
tutti coloro che sappiano vedere.
Soltanto dopo che abbia conseguito tale maturazione che,
certamente, non è ricollegabile ai gradi conseguiti spesso per mera
anzianità o eccessivo affetto, l’Iniziato potrà porre la saggezza, la
tolleranza, l’illuminazione conquistate al servizio dell’Umanità:
diversamente non potrebbe rappresentare quel sicuro punto di
riferimento che soltanto ogni vero Massone – e non la Massoneria né
come scuola iniziatica né come associazione profana – può costituire.
Illuminanti in proposito sono le parole che il II° Sorvegliante,
durante il Rito di iniziazione, rivolge al profano: “Noi lavoriamo
senza tregua al nostro miglioramento perché è solo regolando le nostre
inclinazioni e i nostri costumi che perverremo a dare a noi stessi
quel giusto equilibrio che costituisce la Saggezza, cioè la scienza della Vita.”
Soggiunge il Maestro Venerabile che tale lavoro è penoso e impone
molti sacrifici poiché occorre che, consapevole dei propri difetti, il
profano e, più tardi, l’Iniziato sia disposto a lavorare senza tregua
al proprio perfezionamento.
Ed ecco l’auspicio sublime che il Maestro Venerabile, al termine
della prova conclusiva del fuoco rivolge al profano dimostratosi
disposto a compiere quel lavoro penoso: “Possa il vostro cuore
infiammarsi d’amore per i vostri simili; possa questo Amore,
simboleggiato dal fuoco, improntare le vostre azioni, il vostro avvenire”.
Ed ecco le parole stupende con le quali al profano viene svelata
la regola di vita più preziosa che, da un lato, si rivolge all’ego per
imbrigliarne le pulsioni negative volgendole ad un comportamento
positivo ( non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a
te ) e, dall’altro lato, una volta annullato l’egoismo, costituisce
uno stimolo potentissimo a realizzare il bene altrui sullo stesso
metro e con la medesima intensità che si desidererebbe per sé (fa
agli altri tutto il bene che vorresti che gli altri facessero a te).
Rapportiamo allora le parole del tenore musicate dal divino Mozart
nel lontano 1791 a quelle ora ricordate: allora come oggi il lavoro
del Massone deve essere rivolto al raggiungimento della saggezza e
della virtù per realizzare, in una immensa, ininterrotta catena di
fratellanza, quella virtù più sacra, “la regina delle virtù, la
benevolenza, che regna nel suo splendore silenzioso”.
Forse non riflettiamo a sufficienza sul significato di benevolenza
perché essa non descrive semplicemente il sentimento del voler bene,
ma si eleva in una dimensione sacra, quella che, per l’appunto,
mirabilmente, il tenore riconosce regnare nel suo splendore silenzioso.
Una meditazione approfondita sull’insegnamento tramandatoci da
Pitagora attraverso uno dei “Versi aurei” a lui attribuiti:
“Soprattutto abbi rispetto di Te stesso”, ci condurrà a cogliere
meglio l’intima essenza della parola benevolenza.
Non v’ha dubbio, infatti, che l’egoismo, inteso come
gratificazione del proprio Io, considerato al centro dell’Universo,
rappresenti la massima espressione dell’amore verso se stessi che
porta tuttavia nel contempo ad escludere tutti gli altri propri simili
in quanto valutati in posizione di inferiorità tutt’al più di utilità
per la nostra affermazione indiscutibile.
Tale sentimento, tra i più radicati, è alla base di tutte le
azioni umane come concezione di benevolenza verso se stessi e non
ammette condivisioni: soltanto un sofferto, diuturno, rigoroso
esercizio di levigatura della nostra pietra grezza, come quello
richiesto al vero Massone rispettoso di se stesso, può condurre a
trasferire dal nostro Io all’Altro da sé quella sorta di culto della
personalità fin quasi ad annientare la nostra per arricchire quella altrui.
Ecco allora realizzato il secondo precetto, vero strumento di
perfezionamento, dato dal Maestro Venerabile, quello della vera, sacra
benevolenza; “fa agli altri tutto il bene che vorresti che gli altri facessero a Te”.
E quale altro sentimento più alto, più nobile, più fecondo di
reazioni a catena sempre più ampie e gratificanti se non quello della
benevolenza che pone i nostri simili, senza distinzioni di sorta,
all’apice dei nostri pensieri positivi ?
E, se la Massoneria è la più elevata scuola iniziatica di pensiero
che, per essere radicata in una incessante ricerca del sacro in
assoluta purezza di intenti, ha resistito per secoli alle infinite
bufere che miopi o feroci persecutori le hanno scatenato contro, come
sarebbe mai possibile che simili insegnamenti, per vari secoli così
fecondi di opere anche straordinarie realizzate a beneficio
dell’Umanità da tanti Massoni, possano d’un tratto essere ritenuti
obsoleti o – peggio – affidati all’interpretazione di un singolo a
nome di tutti, quasi che la Massoneria, cessata la propria missione
iniziatica, possa divenire od essere assimilabile, d’un tratto, in
omaggio all’epoca della comunicazione, alla stessa stregua di un
partito politico, una sorta di tribuna donde dispensare ricette
presuntivamente valide erga omnes ?
La forza della Tradizione continuerà a sorreggere questa
insostituibile, perché unica, Istituzione della quale l’Umanità ha
vitale bisogno per sopravvivere perché essa, ispirandosi
all’insegnamento, perennemente valido, di tanti sapienti del passato,
e, in particolare, del grande Pitagora che esortava ad una visione
panoramica di tutti i problemi dell’Umanità, ha rappresentato,
rappresenta e continuerà a rappresentare nel futuro quella malta
preziosa che unirà sotto ogni latitudine tutti gli Uomini di buona
volontà migliorandone la condizione ed elevandoli verso il cielo al
quale, ancora una volta, Pitagora esortava a guardare almeno al
termine della nostra giornata.
Se i Massoni di tutto il mondo sapranno offrirsi ai propri simili
mondati di tutte le loro imperfezioni ed animati dal sacro fuoco
dell’Amore universale come guida sicura, come veri e propri sacerdoti
di un Ideale di purezza, di bontà, di lealtà, di reale fraternità, la
salvezza del genere umano sarà assicurata ed il nostro mondo,
attualmente sprofondato nella terribile era del Kali Yuga, potrà
riconquistare la mitica Età dell’oro.
Ma dovremo volerlo fortissimamente con la stessa granitica volontà
del Fratello Vittorio Alfieri senza lasciarci distrarre da chimere di
vantata potenza dispensate da abili imbonitori, dovendo il vero
Iniziato avere sempre coscienza che l’autentica potenza è soltanto
quella che si conquista giorno per giorno con l’autorevolezza, parola
dalla radice latina di “augere” il cui significato di “aggiungere”
impone una lenta ma costante opera di perfezionamento interiore che,
col tempo, divenga percepibile da tutti fino a rappresentare dovunque
ed in ogni tempo un sicuro punto di riferimento a presidio “della
regina delle virtù, la benevolenza, che regna nel suo splendore
silenzioso”.
LA MASSONERIA E’.
                                                                                        VIRGILIO GAITO
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