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venerdì 26 dicembre 2014

BENEFICENZA E FILANTROPIA

 
A margine dell'articolo  SOLSTIZIO E SAN GIOVANNI D'INVERNO 2014 , pubblicato il 22-12-2014, è pervenuto il seguente interessante commento a firma di Charles Vinson:
 
Charles Vinson 24 dicembre 2014
Seguo da qualche tempo questo blog, e volevo innanzitutto attestarti la mia massima stima per le cose che dici e l'uso che fai di questo blog. Non sono mai intervenuto finora, ma lo faccio adesso perché veramente concordo 100% sull'analisi dei problemi che hai sollevato. Vorrei aggiungere solo una cosa: a mio avviso la soluzione delle soluzioni è tegolatura, tegolatura, e ancora tegolatura.
Già, ma... chi tegolerà i tegolatori?
Bisognerebbe veramente mettere davanti alle porte del Tempio delle colonne di ferro, capaci di attrarre ed imprigionare i metalli in maniera così radicale da fre in modo che il bussnte ne entri necessariamente scevro.
Prima o poi una cosa del genere dovrebbe essere inventata...
Saluti e buon Natale.

A questo, sempre il 24 Dicembre 2014, ho inteso porgere la seguente risposta:
  1. Preliminarmente, Ti ringrazio per gli auguri per un sereno Natale ed un prospero 2015, ricambiandoli di cuore!
    Ti ringrazio inoltre per la tua considerazione e per la tua condivisione delle tematiche da me affrontate.
    La tua 'medicina' è effettivamente l'unica praticabile, ed il non citarla - da parte mia - è forse fare un eccessivo o ottimistico affidamento sull'altrui analisi.
    Hai ragione: solo una corretta 'tegolatura' - fatta seguendo quegli 'antichi', classici, criteri cui certamente tenevano di più in un passato non eccessivamente lontano - può consentire e una corretta valutazione del soggetto che si avvicina a noi Massoni (così comprendendone  i reali intendimenti al pari degli eventuali limiti personali che - al limite - possano suggerire l'inopportunità di proseguire) e un corretto indirizzo al percorso di crescita attraverso una fase di 'avviamento' ed acculturamento preliminare alla vera e propria fase dell'Iniziazione.
    Le qualità di cui dovrebbe essere portatore il Fratello tegolatore, sono tante, non ultime quelle legate ad una buona sensibilità percettiva oltre che a molte delle qualità tipiche del percorso psico-analitico: proprio perché il focus del tema, sempre a mio avviso, è proprio basato per un 30% sul livello culturale del soggetto, mentre il restante 70% del sondabile riguarda i vari livelli dello stato d'animo del soggetto medesimo, lo spessore dei reali intendimenti rivolti alla propria crescita interiore, il carattere, la disponibilità ad accettare gli altrui consigli nel farsi guidare in questo cammino, la capacità a 'dare', donando tutto se stesso alla filantropia ed a 'far bene' il fare del bene. Così come sosteneva il nostro ottimo Sovrano Carlo de' Cantellis nel suo volumetto L'ESSENZA DELLA MASSONERIA SPIEGATA AL POPOLO ITALIANO, se non vengono praticate la filantropia e la beneficenza (nell'accezione più ampia di entrambi i termini) NON C'E' MASSONERIA.
    I tegolatori di 'una volta' - per intenderci: quelli preparati e capaci - erano sempre i soggetti più anziani e massonicamente più preparati di una Loggia, proprio perché l'esperienza e la cultura ben si coniugavano per questa importantissima, essenziale, funzione: che durava a lungo, normalmente, proprio nel segno della serietà della metodica.
    Oggi, purtroppo, mancano queste figure INDISPENSABILI, ovvero sono talmente poche da non essere percepite.
    Come fai intuire anche tu, se si vuol fare cosa 'buona e giusta' nell'intraprendere una dinamica di rinnovamento, di RINASCIMENTO DELLA TRADIZIONE come io amo sostenere, occorre avere le idee chiare e la mano fermissima nello spingere l'unico pulsante possibile: RESET !
    Resettiamo - scusami il brutto neologismo - i soggetti più capaci per questa funzione: gli anziani più validi lo facciano, sostenendoli nel rivedere le proprie posizioni, approfondendo, modificando, sostituendo, esaltando le loro cognizioni di base.
    La mia 'medicina' non sarà forse risolutiva, ma consentirebbe una inversione di tendenza: indispensabile per poi procedere ad altri buoni correttivi.
    Per ora un cordiale, fraterno, saluto: invitandoti, sempre che tu ne possa aver piacere, a metterti in contatto con me.
    Giuseppe Bellantonio

  2. Alcuni Lettori, tramite contatti diretti, anche per e-mail, nel leggere lo scambio di considerazioni tra me ed il Fr. Charles Vinson, mi hanno espresso delle perplessità ovvero delle incertezze nell'inquadrare correttamente la ferma considerazione formulata dal Sovrano della Comunione di Piazza del Gesù - Ill.mo Fr. Carlo de' Cantellis - nel suo volumetto del 1947 dal titolo L'ESSENZA DELLA MASSONERIA SPIEGATA AL POPOLO ITALIANO: ossia, quella che indica che "...se non vengono praticate la filantropia e la beneficenza, non c'è Massoneria...".
    Vale allora la pena di fare il punto sulle due questioni, specificando che quanto qui espresso è un pensiero maturato nel 'laboratorio' della Comunione di Piazza del Gesù: dialogando, studiando, filosofando e - perché no? - approfondendo e talvolta riconsiderando posizioni date per scontate in ambito muratorio anche non italiano.
    Cosa è per noi la filantropia, quindi?
    Ricordiamo che il termine origina dall'unione dei due termini greci 'filìa' (amore) e 'anthropos' (uomo): ossia, "amore per l'uomo".  Sta ad indicare quel profondo sentire dell'animo umano che è comunemente qualificato come "amore per il prossimo".
    Una parola per indicare un sentimento che include una grande, disinteressata, generosa, disponibilità verso i propri simili.
    Alle sue origini - diciamo, il 300 a.C. - il termine fu adottato in contesti dove si trattava generalmente di cultura e più specificamente di filosofia e letteratura, molto spesso parametrandole alle realtà similari del mondo ellenistico. Successivamente, fu proprio Cicerone, a stabilirne nuovi criteri di stima, valutando che il termine ben poteva costituire il contenitore più adatto per alcuni dei migliori sentimenti che l'animo umano possa provare: la sensibilità per gli altrui problemi, per le altrui ambasce, per le altrui disgrazie,  e la generosità nel rendersi disponibili a darvi quantomeno sollievo quando una soluzione non è possibile.
    L'indicazione e la valutazione del significato variò nelle sfumature ma non nella sostanza, seguendo anche lo scorrere degli eventi ed il modificarsi dei costumi nel tempo e, quindi, nella Storia: fu così l'avvento del Cristianesimo a far sì che i concetti di "carità" e di "fede" avessero la prevalenza su quelli di "beneficenza" e di "filantropia".
    In questa nuova visione, domina il concetto di "carità cristiana", che altro non è se non il grande amore di Dio per l'Uomo: amore  che questo - a sua volta - può trasformare in "amore verso il prossimo".    In questo processo, è significativo che per perseguire il fine non sono tanto determinanti  le mere possibilità materiali o il poter disporre di denaro, quanto il fatto di rendersi disponibili con i mezzi della presenza e della fede espressa e fatta concretezza.
    A queste considerazioni di base, le confraternite medievali e quelle dell'epoca operativa, le comunità che via via trasformarono la propria presenza da operativa a speculativa, la muratorìa  poi trasformatasi in massoneria, diedero una grande importanza al concetto di "amore fraterno": concetto che, al valore di  "universalità" che attiene al particolare contesto iniziatico, unisce quello di "amore"; divenendo così "amore verso il prossimo", un "prossimo" costituito da un insieme di Fratelli e Sorelle non tanto nel senso di appartenenza ad un qualche ordine, quanto nel senso più ecumenico del termine: un "prossimo" costituito da miei Fratelli e mie Sorelle, tali perché tutti figli di uno stesso Dio.
    Amore quindi nel fare, nel dire, nel modo di pensare, nel donarsi, nel recare sollievo a chi soffre: il tutto non certo nel "nome della massoneria"  - che è solo il 'nostro' contesto dove il tutto si sviluppa - ma in nome di quel corretto agire materiale, spirituale e solidaristico che deve contraddistinguere l'Iniziato alla Massoneria in quanto permeato dalla Luce di Dio.
    Potremmo qui aprire un fronte dialettico su come questo pensiero elevato, pur maturato in un ambiente laico - seppur impregnato di profonde radici contraddistinte dalla sacralità - non  solo non fa torto a quello Cristiano, ma pone seri interrogativi sulla effettiva (più presunta che reale, oggigiorno) conflittualità tra l'una condizione e l'altra: ovviamente, al netto del guazzabuglio dialettico, di pensiero e di ideali che attorno vi ha costruito un'intricata gabbia, utile solo a garantire a ciascuna delle parti l'esclusività - al momento anelastica - della propria posizione.  
    Veniamo ora al concetto massonico di beneficenza.
    Il termine, come ho già accennato, non riguarda tanto il (latino) "bene facere" -  ossia "fare (del) bene": concetto che io ascrivo alla volontà espressa di "compiere o concorrere a compiere  una qualche azione disinteressata e generosa a favore di chi non ne abbia la possibilità anche solo momentanea, o a favore di chi versi  in condizione di indigenza" - ma piuttosto quello ancora più ampio di "fare bene" il "fare del bene".
    Parliamo quindi di un'azione profonda piuttosto che non superficiale, episodica, fors'anche utile a sollevare la coscienza di chi la fa.
    Come ebbi più volte a ricordare nei miei  dialoghi di questi ultimi anni con l'Ill.mo Fr. Alfredo Di Mambro (che nel suo lungo percorso di Iniziato fu anche Luogotenente del Sovrano Carlo de' Cantellis - così riandando con le rispettive memorie alle considerazioni e alle posizioni storicamente sostenute con forza nella Comunione di Piazza del Gesù, in particolar modo e per ultimo dagli Ill.mi FFr. Tito Ceccherini, Francesco Bellantonio, Gregorio Baccolini e Giuseppe Giuffrida - il concetto di "fare del bene" attraverso delle appropriate e discrete azioni, è il realtà legato fortemente al concetto di "carità".  
    Guarda caso, lo stesso che caratterizza il pensiero del cristianesimo.
    Come mai?
    La ragione non è affatto complessa, poiché parte dagli studi che si fanno nel nostro contesto sono basati anche sui raffronti con le diverse forme religiose del nostro pianeta, nel tempo; una cultura, quindi, che si è forgiata e affinata attraverso la storia, la filosofia, l'esoterismo, le religioni, la psicologia, il simbolismo, le forme di ritualità praticate nel tempo dai popoli.
    Proprio questo, fin dagli anni '30 del XX° secolo - come mi è stato possibile rilevare da testimonianze dirette e dalla lettura di documenti interni, e pertanto 'per tabulas' -  portò ad identificare una perfetta coincidenza con il pensiero "reale" (in quanto documentato) di uno degli Apostoli della Chiesa Cattolica: San Paolo, quel Saulo che proprio l'odierna ricorrenza di S. Stefano ci riporta alla mente.
    E' nel XIII° capitolo della sua 'Prima Lettera ai Corinzi' che egli ha scritto: "...se anche parlo le lingue degli uomini e degli angeli, ma non ho la carità, sono un bronzo sonante o un cembalo squillante. E se anche ho il dono della profezia e conosco tutti i misteri e tutta la scienza; e se anche possiedo tutta la fede, sì da traportare le montagne, ma non ho la carità, non sono niente. E se anche distribuisco tutte le mie sostanze, e se anche do il mio corpo per essere bruciato, ma non ho la carità, non mi giova nulla. La carità è magnanima, è benigna la carità, non è invidiosa, la carità non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell'ingiustizia, ma si compiace della verità; tutto scusa, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta.   La carità non avrà mai fine".
    Ricordo poi che Stefano, il primo martire che il Cristianesimo annovera, il Santo Stefano, insieme ad altri diaconi ebbe incarico dagli Apostoli di insediare in Gerusalemme una Diaconìa specificamente dedicata alla carità: la Diaconia della Carità.
    La nostra visione, quella massonica, fu ancor più da quegli anni palesemente e totalmente coincidente con quella di San Paolo: la nostra "beneficenza", il nostro "fare del bene",  ben si identifica nei contenuti di quel concetto di "carità" sopra descritto.
    Per carità (...): che quanto sopra indicato non crei emicranie e sferragliare di meningi! Massoneria e Chiesa hanno àmbiti del tutto diversi; anche se molte 'visioni e considerazioni' hanno una 'strana' (vogliamo dire così?) coincidenza.
    C'è qualcuno che possa sostenere che 'Piazza del Gesù' sia stata quindi la più brava?
    Ma no! Non è certo una gara: si tratta solo di valutare in modo pragmatico come questa Istituzione sia stata sempre legata ad un modo di pensare e di fare estremamente attento alle Tradizioni più Antiche ed Autentiche; quelle che ho inteso 'battezzare' come essere quelle delle Antiche Pietre.  
    Massoneria delle Antiche Pietre, che per noi nati e cresciuti in 'Piazza del Gesù' equivale alla forza nell'orgoglio delle Radici.
    D'altronde, la nostra visione laica non è stata mai laicista e quindi anticlericale: la Storia ne fa fede.
    Concludo, nel riandare allo scambio di idee avuto con il fr. Vinson, che non solo si deve ri-partire dalla corretta "tegolatura" (anche nei gradi conseguiti...): occorre partire dall'ABC dell'Iniziato, al fine di aiutarlo a sgrossare quella pietra grezza le cui incrostazioni sono costituite dai cattivi o parziali insegnamenti, e che tale potrebbe restare per tutta la vita.
     
    Roma, 26 Dicembre 2014                            Giuseppe Bellantonio


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2 commenti:

  1. Non pensavo che quel mio intervento potesse suscitare un dibattito e meno che mai una così interessante tavola; non posso che esserne lieto.
    Nel merito del contenuto, non posso che essere d'accordo; molto spesso la tegolatura va a vedere il livello intellettuale e l'interesse esoterico, e poco alle qualità umane del bussante, a parte che si tratti di persona onesta... ma questo è scontato e dovuto, e fin troppo banalizzato (certificati del casellario giudiziario, etc).
    Piuttosto, come dice il Fr. Giuseppe, ogni tanto ci si dovrebbe soffermare un po' anche sul reale livello di "afflato verso l'umano" del bussante...
    A presto, un TFA

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    Risposte
    1. Gent.mo Fr. Vinson, buona domenica.
      l'Epifania, tutte le feste si porta via! Questo è un vecchio detto italiano, che suona come una filastrocca sintetica all'orecchio di aduli e bambini...
      Per motivi di sicurezza informatica sono stato invitato a modificare l'URL del mio blog MASSONERIA E SOCIETA': da oggi, al parti del link per l'accesso diretto, l'URL delle mie pagine web è http://giubell-massoneriaesocieta.blogspot.com
      anziché quello di http://giuseppebellantonio.blogspot.com da oggi non più operativo.
      Grazie per la cortese attenzione e un fraterno saluto.
      Giuseppe B.


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