Come ben sa chi mi conosce, la mia visione della Massoneria è improntata alla costante ricerca dell'UNIONE tra le forze sane, omogenee e compatibili del contesto nazionale, comunque nel contesto di un àmbito più ampio: ovverosia UNIVERSALE.
In questo, il mio personale riferimento è sempre stato quello di seguire la via che storicamente è appartenuta e appartiene alle consolidate Tradizioni della "Comunione di Piazza del Gesù": nel solco tracciato - tra gli altri - da Saverio Fera, Vincenzo Francia, Carlo de' Cantellis, Alfredo Di Mambro, Tito Ceccherini, Piero Piacentini, Giovanni Palaja, Odo Spadazzi, Francesco Bellantonio, Italo Letizia, Gregorio Baccolini, Dario de Blanck, Giuseppe Giuffrida, e - per ultimo - da chi qui vi scrive, assistito dal fattivo pensiero di altri Nobili Cavalieri.
Le testimonianze storiche a questo preciso proposito sono innumerevoli e incontrovertibili, anche perché hanno scandito - spesso in modo doloroso, allorché l'unione si è trasformata in cocente delusione - la vita della Comunione, specie dagli anni '70 del XX° secolo.
A onor del vero, proprio dagli ultimi dieci anni del 1900 e ancora oggi, gli sforzi di un folto 'gruppo di pensiero' sono concentrati su un concetto di UNIONE molto più sofisticato, anche in virtù delle esperienze vissute: si tende a perseguire un risultato dove UNITA' non equivalga a UNIFORMITA'.
Ricordate il simbolo più eloquente che la Chiesa ha per evidenziare la propria 'unità'? Si tratta della tunica che - indivisa, senza cuciture perché tessuta tutta d'un pezzo (a testimoniarlo è proprio quel S. Giovanni Evangelista a noi tanto presente, anche perché protettore del nostro Ordine) - è posta ai piedi della Croce.
Ecco: la nostra visione di 'unità' - che peraltro ben si rispecchia nella significativa citazione di cui sopra - non la confondiamo con quella di "uniformità': dinamica, questa, che tende a livellare le differenze, sino ad abolirle. Consapevoli di quella naturale 'unicità' che la storia ci attesta, ci apriamo ora in modo più palese alla varietà - e quindi alla diversità - delle singole caratterizzazioni, delle varie rappresentazioni di vertice, delle non uniformi interpretazioni di riti e ritualismi.
Tendere all'unità e non necessariamente all'uniformità, non significa certo aprirsi o essere in un qualche modo tolleranti verso quelle perniciose divisioni dove ognuno possa sostenere a priori di non aver bisogno dell'altro.
In quest'ottica, su questo mio blog hanno trovato ospitalità - e ne sono onorato - articoli firmati da eminenti Fratelli e Sorelle: testimonianza di una visione ampia e senza assurde, quanto inutili, barriere preconcette; difatti, penso che il bello, il buono ed il giusto, siano indifferenti a qualunque paternità e tali si dimostrano nell'affermarsi proprio per la loro coerenza e per 'volare alti', ben al di sopra delle contingenze e delle singole realtà della vita.
Oggi, per gentile concessione dell'Autrice - Car.ma e Risp.ma Sr. Ba* Na*, Dignitaria della Gran Loggia d'Italia di Palazzo Vitelleschi e valente professionista nel quotidiano - sono lieto di porgere all'attenzione dei Lettori un suo intervento in occasione del recente momento solstiziale.
Sono certo che i contenuti susciteranno gradimento e apprezzamento, anche per la particolarità del tema trattato.
Buona lettura, quindi, e i migliori voti augurali - per Voi e le Vostre Famiglie -, auspicando un 2015 colmo di benessere, salute e prosperità.
Roma, 31 Dicembre 2014 Giuseppe Bellantonio
Le testimonianze storiche a questo preciso proposito sono innumerevoli e incontrovertibili, anche perché hanno scandito - spesso in modo doloroso, allorché l'unione si è trasformata in cocente delusione - la vita della Comunione, specie dagli anni '70 del XX° secolo.
A onor del vero, proprio dagli ultimi dieci anni del 1900 e ancora oggi, gli sforzi di un folto 'gruppo di pensiero' sono concentrati su un concetto di UNIONE molto più sofisticato, anche in virtù delle esperienze vissute: si tende a perseguire un risultato dove UNITA' non equivalga a UNIFORMITA'.
Ricordate il simbolo più eloquente che la Chiesa ha per evidenziare la propria 'unità'? Si tratta della tunica che - indivisa, senza cuciture perché tessuta tutta d'un pezzo (a testimoniarlo è proprio quel S. Giovanni Evangelista a noi tanto presente, anche perché protettore del nostro Ordine) - è posta ai piedi della Croce.
Ecco: la nostra visione di 'unità' - che peraltro ben si rispecchia nella significativa citazione di cui sopra - non la confondiamo con quella di "uniformità': dinamica, questa, che tende a livellare le differenze, sino ad abolirle. Consapevoli di quella naturale 'unicità' che la storia ci attesta, ci apriamo ora in modo più palese alla varietà - e quindi alla diversità - delle singole caratterizzazioni, delle varie rappresentazioni di vertice, delle non uniformi interpretazioni di riti e ritualismi.
Tendere all'unità e non necessariamente all'uniformità, non significa certo aprirsi o essere in un qualche modo tolleranti verso quelle perniciose divisioni dove ognuno possa sostenere a priori di non aver bisogno dell'altro.
In quest'ottica, su questo mio blog hanno trovato ospitalità - e ne sono onorato - articoli firmati da eminenti Fratelli e Sorelle: testimonianza di una visione ampia e senza assurde, quanto inutili, barriere preconcette; difatti, penso che il bello, il buono ed il giusto, siano indifferenti a qualunque paternità e tali si dimostrano nell'affermarsi proprio per la loro coerenza e per 'volare alti', ben al di sopra delle contingenze e delle singole realtà della vita.
Oggi, per gentile concessione dell'Autrice - Car.ma e Risp.ma Sr. Ba* Na*, Dignitaria della Gran Loggia d'Italia di Palazzo Vitelleschi e valente professionista nel quotidiano - sono lieto di porgere all'attenzione dei Lettori un suo intervento in occasione del recente momento solstiziale.
Sono certo che i contenuti susciteranno gradimento e apprezzamento, anche per la particolarità del tema trattato.
Buona lettura, quindi, e i migliori voti augurali - per Voi e le Vostre Famiglie -, auspicando un 2015 colmo di benessere, salute e prosperità.
Roma, 31 Dicembre 2014 Giuseppe Bellantonio
Solstizio
d’Inverno
Orazione ufficiale della Sr. Ba* Na*
nella Tornata tenuta dalla Risp. Loggia 'Galahad' all'Or. di Roma
nella Tornata tenuta dalla Risp. Loggia 'Galahad' all'Or. di Roma
Il
sole velato: simbolo di luce attraverso l’amore
“… gli operai sono
confusi…il loro cuore dubita…la Vita è oscurità e senza conoscenza il buio
regna sovrano ma la conoscenza è vana senza l’amore ”
Ebbene
sì, queste parole abbiamo sentito dal rituale… che sensazione incredibile! Sentire
come solo l’amore possa spianare la nostra fronte dal dubbio, darci un barlume
fino alla piena luce, riempire il vuoto doloroso dell’ignoranza….
Il
vuoto le tenebre sono il proto-elemento della creazione. Tutte le forme di vita
hanno origine negli abissi della oscurità. Solo dalla non forma si può
sviluppare una struttura compiuta destinata ad evolversi: il seme si dissolve
nel buio della terra per poter diventare una nuova forma vivente. Scopriamo che
la condizione umana è una successione di tempi frantumati che, inseriti in una
spinta ciclica regolare, assumono un senso, soprattutto un senso di espansione.
L'essere
umano viene alla luce dopo nove mesi di gestazione nel buio dell'utero, il
primo dei momenti di crisi, di passaggio ma già preludio al cambiamento. Le
opere dell'uomo iniziano, ad ogni alba, da una fase preparatoria velata: il
risveglio dal sonno, la ripresa del
pensiero…pensare…nel buio…. Strano, in un giorno come questo, non ci suscita
angoscia ma ci riscalda…perché non abbiamo paura, quella più grande che la
mente possa concepire, poiché l’unica destinazione finale dell’Io è la morte?
La
nostra abilità umana di concepire e programmare il futuro ci rende capaci di
concepire la morte come destino e dandole il giusto valore archetipico, di
potersi chiedere: - che c’è da temere? È solo un cambiamento di stato !-…questo
è quello che ci permette una “forte” ritualità come quella di oggi, utilizzare
il rito “per ridurre l’angoscia esistenziale aiutandoci a sentire che c’è una
grande Sorgente dalla quale fummo separati e ora dobbiamo ritrovare” (Joseph Campbell: “The power of Myth,1988”),
prendere qualcosa in cui crediamo e trasformarla in qualcosa che possiamo
percepire, attraverso l’esperienza simbolica…
Lo Yechidah è nell’uomo il segreto dei segreti,
il tesoro sepolto in noi, il nostro più
intimo essere, ciò che realmente siamo…(
Ivan Alibrandi, “ Il Sé nella Kabbalah”, Libri per evolvere, 2001 )”…forse
è sempre stato questo il segreto da non poter rivelare a chi non fosse idoneo a
recepirlo, per l’importanza, spirituale oltre che biologica, che potesse avere
la trasmissione di elementi capaci di favorire il progresso dell’Uomo,
attingendo a contenuti derivanti dal “buio” dell’inconscio…inconscio, allora, quale
attivatore di archetipi in grado di rafforzare la coesività degli strati
profondi della psiche con quelli “sensoriali” riproposti nella ritualità,
attraverso un’”organicità” dei simboli vissuti in modo ontologico ed
emozionante.
Lo
scopo di un iniziato, consapevolmente o meno, non è, quindi, isolarsi in uno
statico timore di avanzare nel buio ma prendere contatto pieno, sano e
totalizzante con la Vita proprio integrandola con il buio stesso, il “proprio
buio” ! La morte che “vive” l’iniziato, è definibile con Jung, “l’incontro con
l’Ombra dell’apprendistato”, che porta l’individuo alla realizzazione del Sé. (Samuel et al.,1987), “principio
unificante della psiche umana, immagine archetipica del sommo potenziale
dell’individuo ”.
La
struttura rituale è volta a consentire passaggi, a consentire di vivere la vita
fluidamente nella sua ciclicità, tentando di continuare, individuo di una
specie, un esaltante compito comune “evoluzionistico” … il massone è architetto
amorevole dell’'immortalità dell’Uomo, sapiente fruitore del tesoro archetipico
rappresentato dalla propria Ombra.
Il
sole e la Luna, le tenebre e la luce…il senso dell’eterno, un eterno
presentificato ma in divenire, oggi, qui e ora, nella ritualità e nel tempio
sacri… . Assagioli chiama questo <“l’eterno ora”, la vita piena, sintesi di
essere e divenire, cicli vitali organicamente collegati da qualcosa che li
trascende, che non ha bisogno di essere dimostrata: è un’esperienza diretta
come quella di un colore, di un suono, di un sentimento… > ! …Ovvero
dall’ombra della Morte spersonificante e dolorosa, si assiste alla Rinascita
nella luce senza tempo, quella che Wilmsurst definisce “la luce
inestinguibile”…
“Tutta la carne nata dalla terra deve essere
distrutta e ridiventare ciò che era in precedenza; solo allora il sale terreno,
attraverso l’influenza celeste, produce una nuova nascita. Infatti, laddove non
ci sia già terra, nessuna resurrezione può aver luogo nella nostra opera,
perché il balsamo della Natura è nascosto nella terra, come lo è il sale di
coloro che vi hanno cercato la conoscenza di tutte le cose (Stolcius von Stolcenberg, Viridarium chymicum, Francoforte, 1624).
Mi
viene in mente Pinocchio, quando, gettato in mare per essere affogato come
ciuchino zoppo, viene ritirato su e a fior d’acqua riappare come burattino vivo
e vispo…la carne è scivolata via dalle ossa di legno e lo ha liberato ma ancora
non è pronto…ancora non è perfetto, ancora non è uomo! Ancora non sa, perché
ancora non ha sofferto la mancanza dell’amore!!!
La
decomposizione e la trasformazione della rinascita sono momenti drammatici,
fase attiva, sofferta del processo alchemico della vita spirituale, prerogativa
della specie umana…nel silenzio, nel buio…solo così si può percepire il rumore
di fondo dell’inconscio, agognare spasmodicamente la luce. Oggi lo abbiamo
rappresentato, “vissuto” tutti quando si è acceso l’astro radiante.
La
Libera Muratoria è sottesa e vivificata dal simbolo, l’elemento nodale, il
modulatore di energia psichica più diretto, in grado di riproporre pulsioni,
istinti, rimossi e di mediare direttamente la dicotomia apparente tra biologico
e psichico, tra elementi del conscio e dell’inconscio. Per dirla con Silberer,
“la comparsa di un simbolo sarebbe collegata all’intuizione spirituale di
qualcosa che la mente spirituale non può ancora afferrare” ma che desidera, il “trascendente” come pulsione d’amore.
La
Morte, nella sua totalità, si correla simbolicamente, al silenzio, al vuoto, al
buio, alla stasi, all’assenza di anelito. …Lì dentro, nella bara scura, nel
buio nero, l’Iniziato chiude gli occhi…il buio…non è poi così nero, così scuro,
anzi è diffusamente luminoso, avvolgente ed il vuoto…così compatto, trainante,
quasi risucchiante, presenta dopo un po’, un’immagine simile ad
un’increspatura, una coartazione e da quel punto, da quell’assenza di luce, da
quel difetto del vuoto pieno, intenso, ridondante, si proiettano prepotenti la
parola emotiva, il colore vivo, la necessità di esprimersi.
Emozionato,
stordito, Egli avrà sempre una struggente nostalgia di quel momento di statica
dinamicità, di quel momento di pienezza dell’essere e tenterà di ripetere
l’esperienza attraverso l’uso del rituale ed il carattere incisivo dei simboli
che diventano così “portatori di impulso” maturativo ed evolutivo .
“Comprendere la simbologia nella sua totalità
energetica equivale al superamento di uno stadio energetico, analogamente al
significato che questo ha in termodinamica, ottenendo una trasformazione”. “La trasformazione di tutto l’essere che si
rivela nel contegno, nell’influenza sugli altri, nello stesso aspetto
esteriore, è più eloquente e significativa di ogni espressione verbale”. Una
vera sublimazione, come nella chimica inorganica, il passaggio improvviso,
diretto, drammatico, da solido a gas… un cambiamento radicale…come al termine
della favola di Pinocchio: da burattino di legno a uomo in carne ed ossa! Egli
si sente un impulso potente ad agire ad effondere, irradiare, far partecipi gli
altri della meravigliosa esperienza, sente di poter “cogliere” l’esistenza
della sua “anima”…. Lo strumento alchemico, dinamizzante, come il fuoco sul
quale veniva messo l’athanor, è l’incendium amoris, la forza trasformatrice e
sublimante dell’amore…”non si tratta di amare di più o di meno ma di amare
meglio” come nota Assagioli e così amando dare e creare….effondere e attrarre a
sé le energie da trasformare.
Ogni
essere, isolato, si sente incompleto… soffre e cerca.. questa spinta questo anelito è l’espressione
della grande legge evolutiva, ci rivela il segreto della natura e della
funzione dell’amore.
L’universo
è basato sul principio di polarità secondo una legge di attrazione, una serie
di atti di riproduzione; questo “principio di amore” lo ritroviamo in tutte le manifestazioni
della natura, nella materia inorganica,
nell’elettricità chimica dell’acido-base… la Morte, come assimilazione
all’archetipo, altro non è che una manifestazione di amore, la morte altro non
è che l’immortalità dell’unicità dell’uno - tutto, senza temporalità, senza spazialità, come nei
sogni, violenta nostalgia dell’archetipo. " L'uomo è fatto della stessa
sostanza di cui sono stati fatti i sogni" (Shakespeare) e niente è più forte dell’immaginale, del percettivo
nella composizione del pensiero…il senso dell’unità originaria, un’ assillante
sete di eterno, di ritorno all’unità, la più grande forma d’amore che un
iniziato possa provare ed effondere… l’intuizione pura percepisce la dualità
trascendente ed il lampo intuitivo è il sublime mezzo di comunicazione del
Maestro.
<-------------termina comment----------------="">
Disclaimer / Avviso 1
Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n° 62 del 7.03.2001. L'autore non è responsabile per quanto pubblicato dai lettori nei commenti ad ogni post. I commenti ritenuti offensivi o lesivi dell’immagine o dell’onorabilità di terzi, di genere spam, razzisti o che contengano dati personali non conformi al rispetto delle norme sulla privacy, potranno essere rimossi senza che per ciò vi sia l'esigenza di prendere contatto anche preventivo con gli autori.
Nel caso in cui in questo blog siano inseriti testi o immagini tratti dal web, ciò avviene considerandoli di pubblico dominio; qualora la loro pubblicazione fosse tutelata da possibili quanto eventuali diritti d'autore, gli interessati sono pregati di comunicarlo via e-mail ai recapiti di posta elettronica giuseppebellantonio@infinito.it e/o bellantoniogius@gmail.com al fine di procedere alla opportune rettifiche previa verifica della richiesta stessa.
L'autore di questo blog, confermando di voler operare nel pieno rispetto delle norme di Legge in vigore, esprime anche la volontà di operare in armonia con le nuove norme entrate in vigore il 1° Aprile 2014 ed emanate dalla AGCOM, relativamente all'introduzione di nuove norme sul copyright digitale e online.
L'autore del blog, inoltre, non è responsabile della gestione dei siti collegati ovvero collegabili tramite eventuali link né dei loro contenuti, entrambi suscettibili di variazioni nel tempo.
Oltre ciò - specie per le parti informative a contenuto storico e/o divulgativo - i Lettori, ovvero quanti comunque interessati alla materia, che possano ritenere ciò utile e opportuno, potranno suggerire delle correzioni e/o far pervenire qualche proposta. Proposte che saremo lieti di valutare ed elaborare.
L'autore nonché titolare dei diritti e dei doveri relativi alla gestione di questo blog rende noto a tutti gli effetti di Legge quanto segue: 1) tutti i diritti di proprietà artistica e letteraria sono riservati. Ai sensi dell'art. 65 della Legge 22 Aprile 1941 n° 633, è vietata la riproduzione e/o diffusione totale o parziale - sotto qualsivoglia forma - senza che vengano citati il nome dell'autore e/o la fonte ancorché informatica.
2) E' vietato trarre copie e/o fotocopie degli articoli/interventi contenuti nel presente blog - con qualsiasi mezzo e anche parzialmente - anche per utilizzo strettamente personale/riservato.
Disclaimer / Avviso 2Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n° 62 del 7.03.2001. L'autore non è responsabile per quanto pubblicato dai lettori nei commenti ad ogni post. I commenti ritenuti offensivi o lesivi dell’immagine o dell’onorabilità di terzi, di genere spam, razzisti o che contengano dati personali non conformi al rispetto delle norme sulla privacy, potranno essere rimossi senza che per ciò vi sia l'esigenza di prendere contatto anche preventivo con gli autori.
Nel caso in cui in questo blog siano inseriti testi o immagini tratti dal web, ciò avviene considerandoli di pubblico dominio; qualora la loro pubblicazione fosse tutelata da possibili quanto eventuali diritti d'autore, gli interessati sono pregati di comunicarlo via e-mail ai recapiti di posta elettronica giuseppebellantonio@infinito.it e/o bellantoniogius@gmail.com al fine di procedere alla opportune rettifiche previa verifica della richiesta stessa.
L'autore di questo blog, confermando di voler operare nel pieno rispetto delle norme di Legge in vigore, esprime anche la volontà di operare in armonia con le nuove norme entrate in vigore il 1° Aprile 2014 ed emanate dalla AGCOM, relativamente all'introduzione di nuove norme sul copyright digitale e online.
L'autore del blog, inoltre, non è responsabile della gestione dei siti collegati ovvero collegabili tramite eventuali link né dei loro contenuti, entrambi suscettibili di variazioni nel tempo.
Oltre ciò - specie per le parti informative a contenuto storico e/o divulgativo - i Lettori, ovvero quanti comunque interessati alla materia, che possano ritenere ciò utile e opportuno, potranno suggerire delle correzioni e/o far pervenire qualche proposta. Proposte che saremo lieti di valutare ed elaborare.
Già, ma... chi tegolerà i tegolatori?
Bisognerebbe veramente mettere davanti alle porte del Tempio delle colonne di ferro, capaci di attrarre ed imprigionare i metalli in maniera così radicale da fre in modo che il bussnte ne entri necessariamente scevro.
Prima o poi una cosa del genere dovrebbe essere inventata...
Saluti e buon Natale.