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martedì 3 settembre 2013

DIAMO FORZA ALL'APPELLO DI PAPA FRANCESCO !


L'importantissimo appello indirizzato a tutti gli Uomini di buona volontà da S.S. Papa Francesco a favore della Pace e contro i venti di guerra che si addensano minacciosi nell'area medio-orientale, ha suscitato eco rilevanti nella popolazione mondiale.
 
Una risonanza altrettanto rilevante è stata poi riservata all'iniziativa complementare assunta dal Pontefice, ossia quella di chiedere a fedeli e non di unirsi in preghiera: una gigantesca massa di persone che al tramonto del 7 Settembre, in una propizia condizione di digiuno, pregheranno Dio invocando la Pace e chiedendoGli di illuminare i potenti della Terra in tale direzione.

La situazione è incandescente, densa di incognite e di fortissimi timori, correlati - in base a ragionamenti affatto peregrini, piuttosto che non su notizie riservate - alla concreta possibilità che il conflitto possa rapidissimamente ampliarsi: ciò con conseguenze facilmente prevedibili ma difficilmente quantificabili, specie se l'utilizzo delle armi non dovesse basarsi su  mezzi non convenzionali.

Che il mondo sia da tempo lacerato da una perniciosa conflittualità - che porta lutti, lacrime e povertà (ancora maggiore, in chi ha già poco) - è sotto gli occhi di tutti: al di là di chi  possano essere le responsabilità nel fare della guerra uno strumento del proprio potere anche personale; al di là  delle colpe gravissime - dinnanzi a Dio ed agli Uomini - anche nell'usare armi di sterminio di per se vietate (ancor prima dalle coscienze che non dalle leggi umane); al di là di tutto questo DEVE sempre esserci l'uso della ragione e della diplomazia: ad ogni costo.

Specie quando, a fronte di gravi situazioni che si trascinano nel tempo, la comunità internazionale nei fatti non sempre si è dimostrata coerente ed energica al pari delle (moltissime) parole usate.
 
Giusto essere allarmati da una escalation che vede forse l'utilizzo di armi chimiche; giusto, nell'allarme, far capire che queste cose evocano una punizione drastica specie per ammonire chi possa essere tentato dal compiere pericolosi  gesti anche in terra altrui (leggasi: attentati); giusto anche sollecitare gli alleati del tiranno di turno ad essere veramente fieri difensori di un popolo "amico", così consegnando loro alla giustizia chi si possa essere macchiato di pesanti responsabilità.     Sarebbe una vera prova di pacifica forza, dove chi dovesse fare ciò acquisterebbe meriti cospicui agli occhi di un'opinione pubblica che  vedrebbe trionfare la Giustizia e mortificate le pulsioni guerresche di molti esaltati.
 
Trovo ripugnante pensare che ci possano essere Nazioni nel Mondo i cui governanti, alle prese con sempre più pressanti difficoltà politico-economiche interne, siano tentate dall'utilizzo della forza per dirimere questioni che andrebbero affrontate con forza in sede ONU, ossia politicamente attraverso il Consiglio di Sicurezza.
 
Vanno mandati i caccia per bombardare "i cattivi" o le truppe per occupare al fine di tutelare la pace e "liberare" i popoli dal gioghi odiosi, o si utilizzano questi strumenti solo come anticamera per fare shopping di risorse o imporre la propria presenza commerciale,  facendo lacerare i vecchi accordi a proprio vantaggio?
 
I dilemmi sono molteplici, troppi ed assillanti!  E quanto avvenuto negli ultimi periodo in Libia o in Egitto, ad esempio, ci insegna che al di là delle bellissime parole con cui specie in occidente si ammantano anche le situazioni peggiori, le "rivoluzioni spontanee" per conquistare la Libertà e la Democrazia si sono affievolite ai primi del 1900 per estinguersi nell'ultimo quarto di quel secolo. Le "rivoluzioni dei gelsomini", quella delle "orchidee", dei "cedri" o delle "rose", hanno dimostrato di tramutarsi in "primavera dei crisantemi": dove tolto di mezzo il tiranno di turno, dopo che si è destabilizzato un certo qual equilibrio, è difficile trovare nuovi e stabili assetti, così come è difficile trovare soggetti fortemente qualificati e quindi rappresentativi.

Il secolare dilemma "distruggere per ricostruire" o "correggere e aiutare lo sviluppo", oggi non costituisce più un quesito: la risposta è chiara.  Troppi folli vagano per il mondo, pronti - in nome di ideali strani e di ideologie ancora più strane - a spruzzare morte nell'aria altrui.  E se il ricordo di Hiroshima e Nagasaki è ancora vivo anche quale monito per l'umanità, dobbiamo tenere in conto che nessuno è più al sicuro se oggi dovesse accadere un evento bellico allargato.
 
Meglio che SCOPPI LA PACE, come ha anche sollecitato autorevolmente il Papa.  Quanto Bene ne potrebbe derivare per l'umanità oggi afflitta!
 
Aiutiamo la Sua voce, le Sue preghiere e le nostre, per la Pace: Egli si è rivolto con linguaggio ecumenico a tutti gli UOMINI DI BUONA VOLONTA', io desidero invece rivolgermi anche agli UOMINI LIBERI E DI SANI COSTUMI che operano nel Mondo affinché anche loro si uniscano in assonanza con questo momento solenne e affinché facciano sentire prepotente la loro voce.

PACE, DUNQUE!

BASTA GUERRE ODIOSE, BASTA CON IL RICORSO ALLE ARMI SE CIO' NON SIA ASSOLUTAMENTE INDISPENSABILE PER TUTELARE E DIFENDERE IL PROPRIO SUOLO, LA PROPRIA PATRIA!
 
MAI PIU' GUERRA! CHE SIA PACE!

CHE ATTRAVERSO LA PACE LE INGENTISSIME RISORSE DESTINATE ALLE ARMI SERVANO A SFAMARE I POVERI, GLI INDIGENTI; SERVANO ANCHE  A FAR PROGREDIRE LE GENTI, PORTANDO SERENITA', CULTURA, SALUTE: SPEZZANDO COSI' - ANCHE E SOPRATTUTTO - LA TRISTE E NEGATIVA SPIRALE CHE SPINGE LE GENTI AD ABBANDONARE LE TERRE D'ORIGINE.

CHE SIA LA PACE A PUNIRE I COLPEVOLI DEI CRIMINI UMANITARI ACCERTATI: CHE SIA LA PACE AD ESSERE RITROVATA DALLE GENTI DEI TERRITORI INTERESSATI, USANDO I PROPRI MEZZI, LE PROPRIE VOLONTA', LE PROPRIE FORZE !
 
Spero fortemente che Sua Santità mobiliti il grande e sano cuore della  Chiesa Cattolica per indire al più presto un incontro ecumenico tra i rappresentati di tutte le Religioni, specie di quelle monoteiste ovvero abramitiche: che si trovi una via illuminata per convincere i governanti a fare in modo che vengano abbandonati i conflitti, che si trovi un nuovo equilibro per le diseguaglianze e le disparità sociali.

Che si ridia piena dignità alla persona, allontanandola dalle false chimere che la società dei consumi continua subdolamente a insufflare, per riportarla verso più sani ideali e per consentirle di ritrovare quei principi che hanno fatto si che, dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, ci fosse crescita sociale, lavoro e benessere.

Che così Dio ci assista!

Roma, 3 Settembre 2013       Giuseppe Bellantonio (*)

(*) Gran Maestro Emerito della 
Gran Loggia Nazionale Italiana
Comunione di Piazza del Gesù

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