Preliminarmente,
le mie scuse per un certo protrarsi dell’attesa per l’uscita di questa ‘parte
quarta’: ma, l’esigenza di sintetizzare in un modo razionale e logico tutta la
massa di dati da me elaborati, ha prevalso sulla naturale tentazione di
prendere più spazio con il fine di offrire esplicazioni più ampie: specie nelle
fasi ricostruttive di tipo temporale e storico.
Ai Lettori, mi
permetto di suggerire di riprendere dai miei precedenti tre articoli il filo
del mio tracciare.
ATTUALITA’
IN MASSONERIA
… SULLE “ LOGGE DI SAN
GIOVANNI ”
(parte quarta)
Ma qual’é il SAN GIOVANNI di riferimento?
L’imbattersi
nella citazione San Giovanni,
infatti, è stata spesso fonte di dubbio piuttosto che non di consolidamento. Peraltro, la ricerca ha riguardato fasce
temporali ben distinte, toccando terre tra loro distanti e diverse: ad esempio,
dalla Palestina all’Italia, alla Scozia, alla Francia…
Dunque,
primo spot acceso su Cipro: da qui
inizia con certezza parte della ricostruzione storica. In questo luogo, ca. nel 556 d.C. ad Amatunte,
nasce Giovanni, che nel 609 venne acclamato dal popolo a Patriarca greco-ortodosso
di Alessandria d’Egitto con il nome di Giovanni V°.
Fu
uomo ammantato di santità fin dagli anni giovanili, poiché la sua vocazione era
servire Dio e darsi con animo colmo
di Misericordia alle opere di beneficenza e carità verso i poveri, che lui
definiva essere “i miei padroni e signori”: da qui l’appellativo di Elemosiniere (anche se la traduzione
esatta del termine greco sta per ‘Misericordioso
’) e l’aura di santità fin da subito riconosciutagli, coram populo. E’ quindi in quest’epoca che nasce il culto di
San Giovanni l’Elemosiniere., morto
nel 616 e venerato in tutto l’Oriente: in Italia, si venne a conoscenza delle
sue opere solo in epoca successiva, sull’onda delle notizie attinte durante
l’espansione della Repubblica di Venezia: la Serenissima per antonomasia.
Dalle note di cronaca, vale la pena di
notare che questi fu ispiratore e promotore della costruzione di ospizi per i
poveri, di ospedali, orfanotrofi, scuole e chiese (ne fece erigere oltre 70!),
tanto in Cipro che in Egitto. Ad
Alessandria combatté le idee eretiche che allora circolavano in Egitto, dando
impulso alla costruzione di due monasteri, uno – femminile - dedicato al culto
della Madonna e l’altro – maschile - dedicato a San Giovanni Battista. Dal 1500, la Città di Venezia ha accolto - e ospita tuttora
- le spoglie del Santo nella Chiesa di San
Giovanni Battista in Bragora.
L’eco
dell’opera misericordiosa di San Giovanni
(l’Elemosiniere) si perpetuò a lungo, al punto da superare indenne i
secoli; fu così che quanti frequentavano quelle terre d’Oriente - come
pellegrini o per commercio o per ragioni diplomatico-militari - ne riportarono
in Europa, ma soprattutto in Italia, le gesta: via via arricchendole di quei particolari
dovuti anche alla nascita di vere e proprie affabulazioni su questo prestigioso
Santo.
Ciò
colpì i cuori di molti, tra i quali un gruppo di pellegrini Amalfitani che,
raccolti generosamente sostanziosi fondi, si adoperò presso il Califfo d’Egitto
per erigere a Gerusalemme – nei pressi della Chiesa del Santo
Sepolcro – un ospedale (fornito di infermeria e ospizio: aperti a tutti, non solo ai cristiani) dedicato proprio
alla figura e all’opera di San Giovanni
Elemosiniere e nel quale prestavano
la propria opera quei Frati, la cui vocazione era ospitaliera.
Le
cronache dell’epoca e in special modo i documenti ecclesiastici, nel riportare
tali fatti, ci indicano con precisione che correva l’anno 1070 e che la Regola seguita era quella benedettina.
Si
sa per certo che anche altri importanti pellegrini e uomini d’affari sostennero
questa importante e prestigiosa iniziativa: tra questi un consistente gruppo –
per lo più dediti al commercio - che risiedeva nelle odierne Marche. Per un qualche motivo ignoto a chi scrive, ed
oggi difficilmente ricostruibile, taluni ritennero che il San Giovanni colà onorato fosse il Battista, talaltri – invece – sostennero che si trattasse dell’Evangelista : forse, la colpa fu
semplicemente che nel parlato corrente si indicava con facilità (… ma questo
avviene ancora!) un San Giovanni, senza specificarne o verificarne l’attribuzione.
Fu
questa una condizione che si protrasse per lunghissimo tempo e che ancora oggi
trova sostenitori dell’una come dell’altra parte; secondo i miei studi, è
invece chiaro che non si trattasse né del Battista
né dell’Evangelista, bensì di San Giovanni Elemosiniere.
Trascorre
così altro tempo: siamo ormai nel 1100, anno in cui Frà Gerardo de’ Sasso venne
nominato a Maestro dei Frati Ospitalieri; fu quello l’anno della svolta che ci
riguarda più da vicino: venne abbandonata la Regola benedettina sostituita da quella agostiniana., designando a Patrono dell’Ordine San Giovanni Battista.
Quanto
precede, giova a focalizzare una questione: tutti i gruppi che operavano mantenendo
‘segrete’ le loro attività - specie se ponevano alla base del loro ragionare un
incardinamento fortemente legato alla Fede ed al valore riposto nella
spiritualità e nella particolare forza dei segni e delle parole - si
riconducevano a San Giovanni Evangelista;
la maggioranza degli altri contesti,
invece, si riferiva a San Giovanni
Battista.
Tutto
ciò a conferma che la questione sembra riguardare in effetti solo due aspetti
di una stessa ‘medaglia’: una faccenda che, più la si esamina, più mette in
luce la caratteristica di trovarsi di fronte ad una sorta di Giano bi-fronte:
con due diverse facce, con due sostanzialità diverse, con simbolismi e
contenuti esoterici e fideistici diversi, con messaggi diversi, ma – in realtà
- parte di un tutt’uno in cui le reali diversità sono riposte in chiavi di
lettura sottili e fortemente pregne di esoterismo e sacralità.
Anche
i Cavalieri del Tempio – che avevano, nel segreto, una visione prettamente gnostica,
prevalente rispetto a quella dichiaratamente fedele alla Chiesa di Roma – si
riconducevano formalmente, e pertanto solo esteriormente, al San Giovanni Battista, mentre in realtà
si riconducevano interiormente al San
Giovanni Evangelista. Una per tutte ne è prova la disobbedienza che
riservarono all’ordine papale di attaccare e uccidere i Catari – che, come
loro, onoravano il San Giovanni Evangelista
–, alfine sterminati da altri che, pur
recando equivocamente delle insegne riconducibili ai Cavalieri Templari, tali
non erano. Fu
Innocenzo III° a scatenare (1208) quel genocidio che va sotto il nome di ‘Crociata contro gli Albigesi’: durato
più di venti anni, segnato dalle battaglie sanguinose di Béziers, Marmande, Montsegur
… Oltre un milione di morti, secondo
gli stessi Templari; più di un milione e mezzo, secondo altri, tenendo presente
che durante le stragi numerosissime erano le vittime ‘collaterali’ e che anche
l’Inquisizione fece la sua tragica parte!
Cristiani
contro altri cristiani! Colpevoli solo di avere una visione diversa – ma non
meno sostanziale - della loro fede, circa la quale non intendevano rispondere
alla Chiesa di Roma.
Tornando
alle magnifiche cattedrali che segnarono una nuova, diversa, lunga epopea,
viaggiando tra Chartres e Amiens si ricava una sottile ma concreta sensazione
rappresentata dal transito “… dall’amore
di Dio a quello della Sapienza – che si manifesta nell’ordine, nel numero e
nell’armonia - che può paragonarsi e
accostarsi a Lui, pur Egli non essendo soltanto questo…“ (F. Calì).
Ecco,
nel fare un raffronto tra le due cattedrali, che Amiens assume valenze e
contenuti del tutto diversi da quelli di Chartres: già solo al vederla, con i
suoi oltre 7000 mq. – la più grande tra le cattedrali gotiche di Francia – si ha la sensazione di
trovarsi di fronte ad un messaggio diverso e nuovo rispetto alle altre
costruzioni similari. E il messaggio più sostanziale è quello riposto nel ‘collegamento’ di tipo spirituale che
è stato attribuito a tali edificazioni fin dalla fase della loro progettazione:
la ‘corrente’ che collega Cielo
e Terra corre in entrambe le cattedrali e tramite esse, ma in modo diverso.
Una
diversità che, per molti versi, è comune alle differenze simboliche ed
esoteriche – e anche alchemiche, per
dirla con il linguaggio della loro epoca – riposte nei messaggi insiti nelle
figure e nelle opere di San Giovanni
Battista e di San Giovanni
Evangelista, e le cui diverse peculiarità sono state già sopra accennate.
Ora,
esiste certamente un fil rouge che lega la posizione ‘ufficiosa’ dei
Templari a quella più palese da loro assunta
dopo lo scioglimento dell’Ordine e la morte di De Molay, tra il 1307 e
il 1314: segnatamente, un fil rouge che porta alla esplicitazione
ed al rafforzamento dell’affezione da loro sempre riposta nel culto di San Giovanni Evangelista.
Proprio nel momento
in cui furono molti i Templari perseguitati che oltrepassarono la Manica per sfuggire
al patibolo - rifugiandosi nelle terre
dove insistevano altre Commanderie, o nobili Cavalieri
molto tolleranti nei loro confronti, peraltro
operanti in contesti senz’altro più restii ad acconsentire alla voglia di
purghe allora disposte dalla monarchia francese con il sostegno del papato - un
gruppo di essi si stabilì presso il castello di un nobile, in Scozia, entro le
cui mura si riunivano degli stonemason che, frequentemente, si riunivano al di fuori
delle loro attività di mestiere in una lodge. Costoro – siamo nel 1308 - si riferivano ad
una compagnia di tagliapietre e di abili scalpellini,
dei quali molti con esperienze fatte in Francia, che colà stavano costruendo e
impreziosendo una piccola e graziosa cappella; formavano una compagnia che nel riunirsi
invocava la protezione di Dio, della Madonna e di Cristo, sollecitando San Giovanni Evangelista – loro
Protettore - affinché intercedesse
richiamando su di loro i benefici dello Spirito Santo.
Queste riunioni
erano ricche di contenuti spirituali ed i Cavalieri del Tempio colà giunti
iniziarono a frequentarle, trasferendo in quel contesto anche le loro
esperienze: fu quello il momento, la scintilla, dal quale ebbe inizio così uno
scambio e – nel tempo – una osmosi tra
le esperienze soprattutto materiali degli stonemason (che
insegnarono elementi di architettura e geometria, oltre al significato del
richiamo nella loro Arte a taluni simboli e decori) e quelle dei Cavalieri
(uomini d’arme, fondamentalmente di elevato livello culturale e di alto censo,
con una forte impronta spirituale).
Entrambi avevano a loro riferimento i
dettami della Chiesa Cattolica, erano fieri delle loro autonomie e godevano di
benefici e libertà difficilmente immaginabili per gli uomini del loro tempo (la
consapevolezza di ciò unito ad un carattere forte e franco, li rendeva ostici
ad accettare ‘a scatola chiusa’ taluni assunti di Roma: quale, appunto, quello
che riguardava i Poveri Cavalieri di
Cristo del Tempio di Salomone). Una osmosi nel segno di San
Giovanni Evangelista, dalla quale venne da lì in poi attinto ampiamente per
porre le basi di un nuovo sistema: ed è questo il primo,
minimo collegamento tra Cavalieri del Tempio e le compagnie – in primis di tagliapietre e scalpellini
(mason) - nettamente a loro preesistenti; mentre la lodge divenne la loro casa comune ove
praticare questa comunanza del tutto paritaria.
Vediamo degli altri elementi
di chiarimento per i più: -
stonemason : letteralmente sta per “chi prepara la
pietra” (cfr. ‘The Cambridge
Advanced Learner's Dictionary & Thesaurus ‘©: a person whose
job it is
to cut, prepare, and
use stone for building). Gli stonemason più abili e qualificati,
vennero in Scozia e Inghilterra dall’Europa, unendosi in compagnie di mestiere
ad altri operatori già lì presenti.
–
lodge : anche qui i vecchi
vocabolari della lingua inglese ci riportano esclusivamente all’ambiente, al contenitore ove si veniva ospitati, ove
potevano avvenire queste riunioni.
Mentre in italiano il significato tout-court
di loggia
(riferito proprio alla massoneria) indica tanto l’insieme delle persone che
il contesto organizzativo - diverso dal tempio
che è il luogo ove avvengono le riunioni rituali -, nella lingua di origine
indica indifferentemente un capanno o una villetta, un casino di caccia, una
sezione o un (particolare) luogo di lavoro (specie riferito alle gilde o alle unions), dove si pongono al
sicuro/riparo, dove sono temporaneamente
collocate/alloggiate le persone per poter esse lì svolgere le loro
particolari riunioni al riparo da sguardi indiscreti. In ogni caso, stonemasons e lodges
erano presenti e ben diffuse molto tempo prima che dei Templari in fuga
varcassero la Manica per rifugiarsi in terra di Scozia.
- bricklayer : è, sempre in lingua inglese, il muratore. Motivo per cui letteralmente - i freemasons non possono essere i ‘liberi muratori’, essendo i primi – invece – riconducibili ai ‘liberi preparatori/tagliatori di pietra‘’.
Una delle tante stranezze – non solo lessicali - tra il prima ed il dopo 1717.
Torniamo
alla figura di San Giovanni Evangelista
comunemente assunto quale Protettore: perché questa particolare e specifica comunanza
nell’intimo sentire dei Cavalieri e nei tagliatori di pietra della Scozia, pur
in condizioni diversissime e lontane tra di loro?
Rispetto
al Battista – il Precursore, colui che in molti avevano persino equivocato, sulla
scorta delle parole dei profeti, poter essere il Cristo (in ebraico מָשִׁיחַ (mašíah, cioè
‘unto’) da cui
Messia – l’Evangelista tracciò un messaggio dai contenuti fortemente
spirituali, al punto da rappresentare un punto di riferimento elevato, un cardine
imprescindibile nell’impianto del Cristianesimo e quindi del Cattolicesimo.
San
Giovanni Evangelista simboleggia quindi
la chiesa interiore, la chiesa
dello spirito. Da questa considerazione, in molti hanno
voluto vedere un comune legame sotto l’egida della Gnosi: da più e più parti
viene autorevolmente considerata la dottrina
interiore e per ciò segreta – in
quanto nascosta e profonda - della stessa Chiesa. In verità, non sono uno strenuo difensore di
questa tesi, che percepisco essere una sorta di forzatura tesa a stabilire
connotazioni, collegamenti e caratteristiche al limite del possibile.
Egli
nel suo scritto evangelico, il cui incipit
– ricordiamolo -
In principio erat Verbum Nel
principio era la Parola
et Verbum erat apud Deum, e la Parola era con Dio,
et Deus erat Verbum. e la Parola era Dio.
(...) (...)
è di una forza smisurata, si fa
testimone proprio della discesa della Luce
di Dio – e di tutto ciò che da Dio emana - dal Cielo alla Terra: di quella Luce che per i tagliatori di pietra
scozzesi, per i Cavalieri Templari, per i ‘massoni’ moderni (francesismo o
termine anglofono che sia, chi scrive non lo considera corretto e non in linea
specie per le Tradizioni di noi
Italiani…) è l’elemento di riferimento costante dell’Opera, rappresentando la Luce quella Meta Ultima cui spiritualmente, iniziaticamente, esotericamente,
simbolicamente, noi tendiamo.
Quella
perfezione cui noi esseri umani ‘imperfetti ma perfettibili ‘ tendiamo
con le nostre azioni, il nostro pensiero, la nostra mente, il nostro cuore, per
raggiungere – attraverso le Azioni
Positive, la Verità, l’Amore Fraterno, la Giustizia - proprio quella Luce
che non solo ci guida, permeando la nostra vita, ma che è anche meta ultima –
quale Vera Luce – dopo il compimento
del nostro percorso terreno.
Nell’Oltre, nell’Aldilà : dove la Luce ci
avvolgerà trasmettendoci un Amore
infinito, una Comprensione ineguagliabile una Quiete
umanamente sconosciuta nell’Aldiquà.
Ecco
perché oggi la ‘nostra’ apertura del Libro
Sacro – per noi, la Bibbia –, e quindi dei Lavori rituali in una Loggia,
avviene al Vangelo di Giovanni : con
gesto solenne, ricco di simbolismo e di allegorie. Ma vi
siete mai chiesti cosa rappresenti quel particolare Libro? Testimonia che ciò
che si svolge in quel luogo non solo è ammantato di correttezza, amore e
moralità – ma il termine vero e corretto è sacralità,
per i suoi elevati contenuti e per gli
analoghi contributi che derivano dalla partecipazione degli iniziati -, ma avviene all’insegna di
Dio e del suo Superiore, Supremo, Volere: di Dio a maggior Gloria del quale
dedichiamo i compiti e le buone azioni che svolgiamo. Un insieme di fatti improntati a Fede
profonda, e non certo banali.
Per
le ‘conclusioni’, al prossimo – quinto – mio scritto.
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