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sabato 1 marzo 2014

RISPOSTE E CONSIDERAZIONI AI QUESITI DI ALCUNI LETTORI...

 
   Nell'ultimo periodo mi sono stati formulati molti quesiti: alcuni pertinenti riferimenti storici e di tipica cultura massonica - specie ritualistica e simbolica -, altri con chiavi di lettura riferibili ad avvenimenti di cui alle cronache quotidiane.   Alla più parte di tali quesiti ho fornito risposte dirette e quindi personali, così come richiestomi dagli interessati, mentre per quelle qui di seguito ho inteso mantenere il carattere della pubblicità a mezzo del presente blog
   Ecco i quesiti cui in questa sede fanno da contrappunto  le mie risposte, al pari delle mie più dirette considerazioni:
 
Egr. Sig. Bellantonio la ringrazio per la sua risposta al mio intervento. Resto pertanto in attesa del seguito da lei preannunciatomi.  La sua risposta è stata fin qui per me interessante anche per avermi dato altri spunti per riflettere.  Uno tra questi è capire cosa si intenda per potenza (ho sentito adoperare questa parola da molti massoni di una numerosa comunità di Roma) e se la cosiddetta potenza di un gruppo massonico sia rapportato al numero degli iscritti, se esistono dei parametri internazionali di riferimento, e come mai la presenza della massoneria in italia è oggetto di tante controversie e di forte opposizione tanto a livello politico che religioso che da parte di molti esponenti della comunicazione. Negli ultimi giorni mi è capitato di leggere in rete notizie su una nuova Confraternita in cui anche lei è inserito: può dirmi di cosa si tratti e dove operi? La ringrazio ancora una volta, restando in attesa di sue gradite informazioni. Massimo Dedas     
Preg.mo Gran Maestro Bellantonio, lei è a conoscenza che io seguo i suoi blog trovandone interessanti i contenuti: mi creda, non perchè a scriverli sia lei o un altro, quanto perchè quasi sempre gettano una luce nuova – sotto l’aspetto valutativo, come sotto quello esplicativo – sulla Massoneria in generale.   Leggendo recenti dichiarazioni rilasciate in una intervista da un esponente massonico di recente nominato a Sovrano, mi sono divertita a fare una ricerca come i gamberi, cioè andando a ritroso nel tempo per quello che Internet oggi possa consentire. Non è stato semplice ma sono riuscita a trovare quelle che potrei definire, da docente, “dichiarazioni di insediamento” dei soggetti a capo di molte comunioni massoniche: esse sono sorprendentemente ripetitive e vuote di contenuti, ossia sono semplici enunciazioni dietro le quali ascoltare rulli di tamburi e suoni di trombe. Posso chiederle come mai ciò avvenga secondo lei? E come mai quello che salta agli occhi di noi esterni non salti agli occhi e alle orecchie degli iscritti che imperterriti continuano a dare fiducia a soggetti che almeno all’apparenza “non hanno niente di nuovo da dire”?  Grazie e cordiali saluti. Giulia Bellini
 
Egr. Sig. Bellantonio, leggo a volte i suoi articoli seguendo le segnalazioni che saltuariamente fa Google. Mi interesso di massoneria e sono rimasto incuriosito da un recente articolo che parla del primo massone di colore a capo di una loggia italiana. Non capisco cosa ci sia di tanto strano se tale fatto fosse vero, cioè non comprendo bene cosa ci sia da sbandierare, pubblicizzare, a meno che questo non possa rientrare in una specie di campagna promozionale. Dal suo blog sembra che lei sia uno studioso si storia massonica, se non le dispiace può darmi qualche ragguaglio quantomeno generico? Grazie.
Massimo Dedas
 
      Da sempre, a presiedere e quindi dirigere i Lavori di una Loggia Massonica, è posto un soggetto riconosciuto dagli altri propri Fratelli di Loggia in possesso delle migliori qualità soggettive e delle più qualificate conoscenze in ordine esoterico, simbolico e ritualistico. Un soggetto munito quindi delle peculiarità della maestrìa, in grado di poter presiedere e dirigere i Lavori, stimolando e guidando la crescita dei Fratelli di Loggia anche colmando le loro eventuali quanto possibili lacune in ambito di cultura storica e massonica. 
     E' la sua una figura Venerabile di Maestro, scelto - oggigiorno - tra gli altri Maestri presenti nella propria Loggia, e dagli altri Maestri, nel corso di riunioni specifiche.          
    Ai tempi in cui la Muratorìa era costituita da Apprendisti e da Compagni già molto qualificati nella conoscenza dell'Arte - rimandiamo  quanti intendano approfondire alla forte valenza del compagnonaggio - , era riconosciuto Maestro e quindi loro guida pro-tempore, colui il quale aveva quel quid in più utile a "fare la differenza" tra un gruppo di Lavoro ed un altro, palesando le proprie qualità di "più capace tra i capaci". 
     Possono essere tanti i Maestri? La risposta non suoni sgarbo nei confronti di coloro i quali oggi abbiamo conseguito tale Grado: per questo tendo a fare dei paragoni con altre situazioni.
  Poniamo il caso di una costruzione strutturale operativa, amministrativa e rappresentativa classica, come può essere quella di un "esercito" (antico, moderno... non fa differenza).    
   Truppe, con vario livello di preparazione, specializzazione e qualifica; graduati in grado di trasmettere le direttive  che provengono da chi possa stabilire in modo competente e autorevole le disposizioni tattiche; ufficiali di grado superiore che, interpreti delle direttive anche politicamente assunte nell'interesse apicale, delineano le opportune strategie e formulano anche le indicazioni di massima su quelle che poi saranno le tattiche sui teatri operativi.
    Una catena di comando, quindi, in cui tutti hanno ruoli ben individuati e chiari, non equivocabili tra di loro, nell'ambito di una struttura sicuramente diffusa quanto piramidale, di cui la base numericamente più cospicua in assoluto è e deve essere quella della truppa.   Mano a mano che la catena di comando sale, dalla truppa alle espressioni di vertice, ovviamente il numero dei componenti si riduce drasticamente, fino a raggiungere quel "maggior stato" - ovverosia "stato maggiore" - numericamente molto ridotto ed essenziale all'emanazione delle direttive principali di detto esercito.
    Se la struttura piramidale dovesse avere rapporti numerici di presenza/costituzione diversi, la piramide stessa assumerebbe altre forme atipiche, geometricamente incerte.
   Ma non solo: riuscirebbero ad immaginare i Lettori un esercito costituito da un numero di soldati di truppa e di graduati inferiori, con un pari numero di ufficiali - tutti in potenziale posizione di comando, quantomeno per il grado conseguito -, a loro volta guidati da un "maggiore e ultimo stato" di ufficiali superiori?
    Credo che la risposta non possa essere che una ed una sola, e negativa, poiché vi sarebbero certamente degli squilibri specie funzionali, ancor maggiori se rapportati al normale dipanarsi e funzionamento della catena di comando.
    Anche per altre considerazioni: quali possono essere i livelli di conoscenza, di preparazione e quindi di competenza di ciascuno di questi "strati" allorché si siano dilatati oltre ogni logico rapporto di equilibrio/armonia interna?
    Veniamo alla nomina di questo soggetto Venerabile (ossia degno di venerazione | molto rispettabile | degno di essere onorato, proprio sulla base delle qualità sopra ricordate); egli rappresenta l'insieme tutto dei Fratelli di quella Loggia e - quantomeno sulla base di quelle che sono le norme generalmente adottate nella Massoneria Moderna originata dopo il 1717 - deve essere "cittadino del suo Stato": se ci riferiamo alle Logge italiane, queste devono essere quindi costituite da cittadini italiani, qualunque possa poi essere la qualità assunta a seguito di una cerimonia iniziatica (Apprendista, Compagno o Maestro).
     Certamente - oltre a questo requisito essenziale, al pari di altri tipicamente indicati dagli "Statuti Generali dell'Ordine" ma anche dai Landmarks  - le norme non fanno alcun distinguo né sul colore dei capelli, né sulla statura, né sul colore degli occhi, né sulla personale fede religiosa, né se possa essere abbronzati o pallidi, o altro.
    Quindi, condivido il non-stupore del Sig. Dedas nel suo commento a una notizia di stampa: semmai, lo stupore sarebbe scaturito qualora a presiedere/dirigere una Loggia italiana fosse stato un cittadino straniero, anche se temporaneamente residente nel nostro Paese.  Che sia un italiano, qualunque possano essere le sue caratteristiche di genere (proprio perché la Massoneria non è "razzista", mentre lo sono alcuni gruppi o strutture che in uno ai propri sodali con i propri atteggiamenti si pongono come  "diversi, in quanto superiori ed eletti"), è quindi cosa del tutto normale. 
  Una situazione, quella della eventuale nomina di un "non italiano" a Venerabile di una Loggia italiana, che quindi sarebbe  irregolare e irrituale (in quanto opposta e contraria alle disposizioni che presiedono allo svolgimento dei Lavori, espletati sulla base di un idoneo quanto antico cerimoniale dai contenuti per la più parte simbolici), che non può quindi verificarsi in un contesto regolare; pena la perdita de facto di tale qualità.
    Come i Lettori rileveranno, indico un termine - regolarità -, che unitamente a quello di riconoscimento popola le conversazioni di iniziati e non.   Tema da me studiato e trattato, circa il quale tornerò in altra sede.
   Ma si sono già verificate situazioni diverse: ad esempio, una grande comunità massonica italiana, se non sbaglio nel 2006, aprì una propria Loggia in Medio Oriente (o, se vogliamo essere precisi sotto l'aspetto ritualistico: una Loggia sita fuori dall'Italia,  presieduta da un cittadino non certo italiano e costituitasi in Medio Oriente, si pose all'obbedienza di una Grande Loggia italiana, così recependone e adottandone gli  statuti, le norme generali, i regolamenti particolari). Sempre che la memoria non mi tradisca, venne allora - giustamente - enfatizzato dai cronisti come detta Loggia rappresentasse, nel proprio particolare contesto, un insieme rappresentativo di circa nove religioni in un contesto geografico e sociale non dei più facili. 
    Una nota storica si impone, a questo punto: negli anni tra il 1920 e il 1981, in Italia, anche in regime di clandestinità,  nelle comunità massoniche più importanti, fu dato asilo a singoli e gruppi di Fratelli massoni provenienti da altri Stati in cui le libertà individuali e collettive erano violate e/o  represse; Fratelli - questi - che erano in buona parte anche rappresentanti in esilio della loro Nazione oltreché uomini di profonda cultura e levatura sociale.
   In Italia, questo fenomeno avvenne prima che in altri Paesi, per poi concentrarsi in modo più consistente tra Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna.
  Inoltre, così come esistevano "governi in esilio" esistettero "Supremi Consigli" piuttosto che non "Grandi Logge" in esilio, in rappresentanza della continuità e dei diritti dei Fratelli Massoni rappresentati dagli esuli. Ma anche come voluta esaltazione dei forti ideali di libertà e di uguaglianza che caratterizzavano da sempre il fraterno contesto massonico in ambito generale, universale, anche nei momenti storici in cui le libertà erano calpestate ed i sentimenti di fratellanza vilipesi e profondamente, violentemente, lacerati.
    Ricordiamo qui, per quanti potrebbero averlo dimenticato, che il 5 Marzo del 1946 fu proprio Winston Churchill, nel corso di un memorabile discorso negli USA, a indicare al mondo intero che a Varsavia come a Berlino, a Vienna come a Praga, a Belgrado come a Budapest, a Bucarest come a Sofia, era calata una pesante e poco penetrabile "cortina di ferro".
     Indichiamo qui per completezza e solo per amore di verità che, specie nell'epoca culminante dell'occupazione di molte Nazioni europee nel corso della Seconda Guerra Mondiale, la comunità massonica italiana di maggior riferimento fu senza dubbio la "Comunione di Piazza del Gesù", l'unica peraltro ad aver avuto i crismi del riconoscimento internazionale anche dopo l'uscita dalla clandestinità, seguita al crollo ed alla sconfitta del nazi-fascismo.
    Alcuni dati relativi e pertinenti a tale particolare momento storico, verranno da me diffusi contestualmente all'uscita di un libro complessivamente descrittivo della lunga e particolarissima presenza proprio della "Comunione di Piazza del Gesù" e delle sue relazioni in ambito internazionale, e certamente molta sarà la curiosità che circonderà tale opera (non semplice, vista la dispersione o il saccheggio che la Comunione in questione, detta anche "Comunione Italiana"  - anzi, l'unica ad essere tale -,  ebbe a partire). E' poi ovvio che non saranno pubblicate che solo le iniziali di nomi di soggetti non pubblici (quali quelli che operarono in regime di intelligence) rimasti fin qui riservati per scelta individuale ovvero degli Stati cui ebbero a riferirsi o delle loro famiglie.
    Chiarito il meccanismo delle "truppe" e degli "eserciti", nonché quello dei Maestri che assurgendo a guida di una Loggia acquisiscano la qualità di Venerabile, è il caso di parlare della "potenza" che possa emanare da un gruppo o da una di quelle che si indica generalmente come "istituzione massonica".
    Per "potenza" di un contesto massonico non può intendersi una energia, una forza, una potenzialità che faccia gravare la propria presenza. Premesso che un contesto massonico "regolare" al pari dei propri membri (sempre in applicazione delle norme e degli statuti adottati) non svolge certo attività politica o simil-politica ovvero religiosa o simil-religiosa, è altrettanto evidente che questi piccoli o grandi "eserciti" non vanno certo a impegnarsi o essere impegnati su immaginari campi di altrettante immaginarie battaglie, dove la consistenza numerica (al pari della preparazione complessiva...) possa giuocare un ruolo propedeutico ad una vittoriosa conclusione.
Se per "potenza" si voglia poi intendere la possibilità per un ente di questo tipo di essere presente   e attivo, e con potestà di agire nei gangli degli apparati sociali/finanziari/politici di una Nazione al fine di favorire interessi individuali o di gruppo, ebbene anche questo concetto di "potenza" è errato e sbaglia profondamente chi possa esercitarlo (persino in violazione di specifiche norme di Legge, negli Stati ove queste sussistano).
    Di conseguenza, le "campagne di reclutamento/arruolamento" che possano svolgersi ventilando la "potenza" di un ente di questo tipo, quale palese o sottinteso potenziale per favorire un qualche accesso ad una serie di assist preferenziali o particolari, sono pratiche profondamente "profane" e "massonicamente irregolari , arbitrarie e illecite": al punto da mettere a nudo che non si può trattare di un ente riconducibile alle Tradizioni, alla storia ed alla cultura tipiche della Massoneria, bensì di un aggregato associativo/consociativo la cui vocazione di fondo è affaristica - seppur camuffata da rutilanti abiti a festa - ed il cui abbraccio avviluppante riconduce più alla collosità del polipo più che a sentimenti di filantropia, di beneficenza o di amore fraterno quanto universale.
    La "forza" espressa correttamente da quanti vivano ed operino in modo corretto la realtà iniziatica di tipo massonico, riconduce al prestigio e all'autorevolezza che emana dalla qualità (essere o appartenere) in virtù di ciò che in essa, con essa e attraverso detta appartenenza vada a costituire una crescita personale in senso etico, morale, culturale (ivi inclusi tutti gli studi utili a maggiori/migliori conoscenze in ambito storico, filosofico, ritualistico-simbolico, di studio delle tradizioni, ma anche civico), attraverso la quale tanto il singolo iniziato che il gruppo cui egli liberamente aderisce possano esprimere quelle qualità utili essenzialmente al proprio prossimo, ossia a quella che oggi definiamo la "sfera" del sociale.
     Perché qui è il vero nodo della questione: a cosa serve l'associazionismo massonico e la stessa Massoneria se non vi è contributo formale e sostanziale al contesto sociale di una Nazione? Se non vi è estrinsecazione sociale di tutte le "belle qualità" che trovano coacervo nel contesto associativo dell'ente, può sostenerne l'utilità sociale? Risposta non semplice, affatto semplice, e i frettolosi nel rispondere potrebbero restare delusi dalle controdeduzioni. 
    Per altre cose "non rituali" che si possano voler ottenere attraverso una adesione/iscrizione, gli interessati diversamente motivati possono ben rivolgersi ad altre tipologie associative, con o senza cornice conviviale, idonee per propria vocazione a favorire contatti e possibilità di intraprendere affari.    Certo non avrebbero la "cornice" tipica della Massoneria; ma chi ama il teatrino può mettersi davanti ad uno specchio nell'intimo della propria abitazione, vestendo gli orpelli del simil-massone, pavoneggiandosi quanto più gli piaccia!
    I motivi sopra evidenziati, ossia il pervicace attaccamento a forme di "potere" marcatamente profano e scarsissimamente esoterico-spirituale, la contaminazione con la politica e la forte, irresistibile, tentazione di "toccare" tematiche correlate alla religione, forme di gestione "casereccia" e "affaristica", non appartengono alla Massoneria; così come chi li ponga in atto è massone per  modo di dire, ossia ne veste semplicemente gli abiti pur non essendo tale.
    Riferendomi ad un rilievo posto dalla Sig.ra Bellini, la Massoneria contemporanea si avvale di mezzi di comunicazione moderni, sia pure diffondendo toni colmi di contenuti eccellenti di tipo "tradizionale" e persino "retorici", quantomeno all'ascolto ovvero alla lettura specie esterno.
    Risentendo dei tempi, così come ascoltiamo sempre "belle parole e buoni propositi" nel contesto sociale, anche chi si avvicenda nelle cariche rappresentative massoniche, a ben vedere, cambia le sfumature ma non la sostanza di enunciati anch'essi colmi di "belle parole e buoni propositi" che dicono tutto senza dire alcunché di impegnativo, quantomeno in termini contrattuali.
    Ecco perché è necessario che la Massoneria Italiana, per risorgere dal proprio attuale stato, abbia l'insopprimibile e indifferibile esigenza di percorrere altre vie rispettose delle più antiche e autentiche Tradizioni, per così decantarsi.
    Passiamo oltre.
   Come uno dei Lettori ha indicato, sono stato parte nell'enunciato di una Confraternita iniziatica di tipo federiciano (con espresso riferimento allo Svevo ed a tutto ciò che possa aver direttamente/indirettamente rappresentato): fatta la mia parte iniziale di tale percorso, ho inteso ora lasciare alla cura ed alle capacità degli altri Ill.mi Confratelli la definizione e l'enunciazione dei passi successivi. Un procedere che mi auguro possa essere sostanziale e rapido.
     Certamente, in ambito storico il "tempo" è una definizione di per se stessa relativa, ma mi accorgo che, anno dopo anno, lustro dopo lustro, decennio dopo decennio, si è perso tanto, troppo, tempo nel mettere a punto concettualità  anche sofisticate e raffinate; al punto che, una volta giunti al termine di un certo iter, si è spesso dovuto prendere atto che o si era stati sopravanzati da qualcuno che magari aveva "scopiazzato" l'idea originario agendo in modo "disinvolto" ma pratico e più celere, o l'idea stessa aveva perso la propria vis, così andando a costituire "una delle idee" piuttosto che non l' "idea".
    Tutte cose opposte al mio personale carattere, queste ultime.   Pensiero esaltato oggi, per me come per tutti i Massoni, dagli influssi di questa Luna Maestra di Marzo, inizio di un nuovo e rinnovato Periodo di Lavoro: quello dell'Anno di Vera Luce 6014.
   Luna utile ai costruttori, piuttosto che non ai sedentari ancorché architetti o ingegneri fors'anche abili nel tracciamento di elaborati e schemi.
    Spero di aver ben affrontato i quesiti postimi così soddisfacendo l'interesse dei Gent.mi Lettori.

Roma, 1 Marzo 2014
 
                                                                                             Giuseppe Bellantonio

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