EQUIVOCI
STORICI ED EQUIVOCITA’ PERSONALI
(seconda parte)
Nella ‘prima parte’ di questo scritto
ho espresso delle mie valutazioni d’ordine certamente generale, ma è ovvio che
nessun contesto organizzato è – in assoluto – esente dalla fenomenologia
descritta: tantomeno la Comunione di Piazza del Gesù, nel cui contesto e per
lunghissimi anni – direi, da sempre - ho avuto il privilegio di operare.
Mi indirizzo ora proprio verso questo
contesto per chiarirne agli altrui occhi alcune peculiarità: poco note
all’esterno ma del tutto note a chi vi possa aver operato, con pienezza
d’intenti, saldezza nei principi, consapevolezza e coscienza.
E’ risaputo e documentato – tanto in
Italia che all’Estero - come detta Comunione da sempre operi nella costante
ricerca dell’Unione Massonica e come ciò sia stato sempre un obiettivo reale e
concreto cui ha costantemente teso l’azione degli Illustrissimi Gran Maestri e
dei Potentissimi Sovrani della Famiglia Massonica di Piazza del Gesù. Purtroppo,
difficilmente lo spirito che permeava il loro agire ha trovato rispondenza
piena, costante e leale nell’altrui comportamento: spesso camuffato per meglio
ottenere il proprio tornaconto; colpa della natura prettamente umana dell’Uomo,
fallibile pur se perfettibile.
In qualunque caso, mai si è potuto dire che la
Storica Comunione di Piazza del Gesù non sentisse la forte esigenza di tendere all’unione dei
Massoni Italiani, o che i suoi vertici non fossero disponibili a porre sul
tavolo delle trattative ogni loro prerogativa per agevolare il concretizzarsi
di un qualche tentativo: è stato messo sul piatto della trattativa il classico maglietto,
simbolo dell’Autorità e del Potere Simbolico.
Gesto, questo, che in verità – dal 1908 in poi – per ben sei volte si è verificato
nella Comunione, e per altrettante volte è naufragato per le altrui
responsabilità!
In tale azione, come non smetto di sottolineare ad
ogni occasione, noi Massoni di Piazza del Gesù – così immensamente ricchi di
Storia, ma anche tanto segnati dalla Storia stessa: come un maleficio che ci
abbia voluto tenere separati – siamo sempre stati avanguardia intelligente,
razionale e coerente; non è un caso se tutti
hanno sempre teso a “copiarci”, se tutti hanno sempre ambito ad impadronirsi di
qualcosa
di nostro, anche saccheggiando qualcosa del nostro inestimabile patrimonio. Ma rubare una macchina non equivale a
saperla costruire, ovvero a conoscerne le tecniche costruttive ed i materiali!
Il patrimonio dei primi massoni regolari
in Italia, degli unici ad essere riconosciuti, dei soli AA.LL.AA.MM. – Antichi
Liberi ed Accettati Massoni - correttamente da sempre operanti come tali e
quindi riconosciuti a livello internazionale, degli unici a potersi
fregiare dell’appellativo di Comunione Italiana: originato con la
deposizione del proprio maglietto da parte di Domizio Torrigiani (GOI)
nelle mani di Placido Martini (Piazza del Gesù)!
Tutto il resto… è noia; è scopiazzatura; è
appropriazione indebita di un qualche documento, di un qualche attributo, di
una qualche parte del nostro corpus; è atteggiamento falso e
truffaldino per non aver rispettato dei patti; ma è stata anche nostra
eccessiva fiducia negli altrui impegni, nell’altrui parola d’onore, ma anche nelle
(vane ed inefficaci) garanzie internazionali…
Questa è stata ed è la Comunione di Piazza del Gesù: protagonista e
vittima della propria unicità.
Non é un caso se tutti coloro che hanno preso
strade via via diverse dalla nostra hanno sempre ambito a imitarci, carpendo o
tentando di carpire un qualcosa che potesse farli apparire ‘come se fossero’,
pur ‘non essendo’: in
particolare mi riferisco a chi si è voluto definire obbedienza ed a chi abbia
voluto definirsi discendenza di quella che amo definire la nostra Nobile Stirpe
– se c’è un’Arte Reale, ci sarà pure una
Nobile Stirpe che la vive e la pratica -: e ciò, pur non avendone titolo,
legittimità e soprattutto le qualità intrinseche: storiche, morali e materiali,
ritualistiche ed etiche.
Insomma, si è sempre cercato e si cerca ancora
di imitare il nostro stile, la nostra stessa impronta, le nostre tradizionali
linee di pensiero e di azione.
Taluno ha addirittura sezionato la toponomastica di
Roma, per porsi in una qualunque prospettiva che potesse consentirgli di
ricondursi – nella ricerca spasmodica di una qualche parvenza di regolarità e/o
legittimità – a quella Piazza di Roma che ha il nome di Piazza del Gesù. Nello stesso modo con cui, sempre soggetti di
tale genere, arrivano ad indicare sulle loro carte di operare in Roma – ovvero,
allo Zenit di Roma – senza però esservi stabiliti… Misteri
di quel massonismo italico dal tanto fumo e dal poco arrosto, animato
dalla logica dell’apparire piuttosto che non dell’essere!
Anche se alcuni termini vengono artatamente
adoperati per identificare un Gruppo,
una Famiglia massonica o una Comunità iniziatica, specifichiamo bene:
“obbediente” può dirsi di
qualcuno che – ancora adesso – stia all’obbedienza di qualcun altro, sia
obbediente e quindi sottomesso alle sue disposizioni e ne segua le direttive;
quindi, chi si dichiara “obbediente” non é coerente con la sua asserita
autonomia decisionale, ma ha solo scimmiottato una terminologia per spuntare un
qualche accredito, tanto al proprio interno che
all’esterno.
Figuriamoci come sia ancor più difficile e
temerario definirsi “discendente”
di qualcuno, senza averne l’impronta: il DNA paterno o materno, che dir si
voglia, al pari della continuità nella trasmissione di dette caratteristiche. Salvo che non si voglia metaforicamente quanto
simbolicamente ricondursi alle origini: tutti discendiamo da un Adamo e quindi dalla sua metà, Eva; analogamente
tutti discendiamo dal primo Libero Muratore,
dal primo Maestro di Pietra; ossia dal primo Libero Massone, ossia dal primo
Maestro esperto nell’Arte della Geometria e della Matematica, e quindi dell’Esoterismo
e del Simbolismo, come pure delle magie dell’Alchimia – antesignana delle
scienze fisiche e chimiche -. O ancora: in ipotesi tutti potremmo discendere dalla
prima Loggia o Gran Loggia dell'Antichità (atlantidea, egizia, mesopotamica, indiana,
tibetana, incaica, maya...), o altro ancora di simil-vero ma non vero… quantomeno se ci riferiamo al fattore tempo ed
al filo della riconducibilità ossia della connessione. Quindi parliamo di discendenze
solo presunte: ammiccanti, luccicanti… un po' come “l'oro di Bologna, che però si fa nero per la vergogna”.
Come in ogni indagine scientifica, però, è bene
chiarire che la legittimità di un qualcuno non é solo nei pezzi di carta
incorniciati, non è solo nella sbandierata esclusività dell’apparenza; non è solo
nel luogo che si occupano; non é certo solo nella ricerca – in fondo ad un qualche
baule – di una vecchio Decreto di Costituzione (che altro non potrebbe dirci se
non “dove e quando, ed in quale
circostanza, noi siamo stati” un certo giorno); non é solo nei ricordi o nelle
affabulazioni (ho preso un caffè con… ho parlato con… ero vicino a lui… mi ha
stretto la mano… eravamo lì anche noi… ho visto… ho letto…) fatti peraltro da
chi di certo “non c’era”; non é solo nelle solenni assicurazioni di
chi si affanna a dichiarare di proseguire l’opera di questo o quello tra gli
Illustri Nomi del passato (che magari non
hanno mai conosciuto; c’è poi, anacronisticamente, chi cita indifferentemente
l’azione dell’uno o dell’altro: come se avessero mangiato alla stessa mensa,
fin da quando erano insieme all’asilo… come se avessero vissuto le stesse
battaglie… come se avessero percorso le stesse strade, gli stessi pensieri…
come se, in una realtà assolutamente immaginaria, fossero stati insieme… o almeno
qualche volta ne avesse raccolto i pensieri…); non é solo nelle mere
registrazioni di nomi o altri atti (quasi a volersi forzatamente appropriare di
un qualcosa che “non é” né può essere proprietà o feudo personale (in quanto è “patrimonio comune”; ossia,
talvolta si é cercato di fissare solo sotto il profilo cartaceo un qualcosa di
cui farsene bandiera, spesso per avere un comodo alibi finalizzato a coprire le
proprie irregolarità, le proprie grossolane lacune... e per andare
tranquillamente in giro a pavoneggiarsi e andare a caccia di sprovveduti da
‘sottoporre’ a iniziazione!).
Queste cose,
le lasciamo agli altri: ai piccoli uomini che non riescono ad
essere neanche modesti massoni, senza una loro autentica storia per giunta. Figuriamoci se possono surrogarsi ai veri,
autentici, genuini Massoni della nostra Storica Famiglia, tentando – senza
poterci riuscire - di insinuarsi subdolamente
nella nostra Storia e nelle nostre Tradizioni.
Perché qui é la vera chiave di lettura: nessun
altro, se non noi, “é” la Comunione Italiana; nessun altro, se non noi,
“esisteva” prima degli altri; nessun altro, prima di noi, “stava” a Piazza del
Gesù; nessun altro, prima di noi, era “conosciuto” e “riconosciuto” Massone in
rappresentanza dell’Italia.
Ma non solo.
La nostra regolarità, la nostra unicità e la
nostra legittimità, sono nella continuità: anche nel portare con noi
questo ‘bagaglio storico’.
Una
continuità “ininterrotta” in quanto mai sono state spente le Luci del Tempio,
né mai sono stati dichiarati “chiusi” – e quindi definitivamente “conclusi” i
Lavori della nostra Famiglia: in alcuna circostanza: men che meno allorché il
GOI e Piazza del Gesù si riunificarono nel 1973, per poi ri-separarsi
pochissimo tempo dopo (ricordiamolo agli immemori: la responsabilità venne
pubblicamente ascritta all’allora GM del GOI Salvini che fin da subito non
rispettò gli accordi sottoscritti, in ciò fieramente contrastato dal GM
Bellantonio e da chi era fedele alla Storia ed alle Tradizioni di Piazza del
Gesù).
E la nostra regolarità – volendo dire in modo anche
provocatorio che in Italia siamo
tutti “irregolari” – sta proprio nello svolgere in modo regolare
i nostri Lavori: sotto il profilo
ritualistico, lessicale, statutario, persino scozzese.
E già questo – ossia il lavorare in modo regolare
- fa la fondamentale differenza, in un panorama Massonico nazionale del tutto
deprimente, dove l’inventiva ed il pressapochismo sono dominanti: pensate,
pochi giorni fa da una fonte serissima (e depressa, nella circostanza), ho
appreso che un azzeccagarbugli abile in massonismi
e massonichese – forse, uno di quelli
che vive
di massoneria e non per essa, e che, evidentemente, Massone non è: anche se
sedicentesi gran maestro o sovrano di questo o quel micro-regno – si vanta di
aver acquistato da un altro soggetto – a sua volta, altro gran maestro e
sovrano di un qualcosa di lillipuziano – i ‘diritti’, le ‘carte’ e le ‘patenti’
per sostenere una qualche riconducibilità storica ovvero una di lui qualche
regolarità! Cose incredibili, assurde!
Ora: se parlassimo di una soap o di un reality,
il fatto che se ne possano acquistare i ‘diritti’ è una cosa normale e che non
suscita meraviglia; nel nostro caso ciò è invece letteralmente blasfemo!
Un insulto ai buoni Massoni e all’altrui intelligenza, un’oscenità nei
confronti di quegli Alti Ideali Muratorii per cui in molti versarono il proprio
sangue, un illecito che meriterebbe ben altra sanzione che non quella solo morale!!! E tutto per pavoneggiarsi, per vanagloria, per
vendere meglio fumo a quei poveracci che hanno la disgrazia di subire colà una
iniziazione-farsa ma anche una iniziazione-truffa.
Torniamo ora a noi.
La nostra vera ed esclusiva continuità é nella
nostra stessa matrice genetica: una
matrice che trova identità certa non solo nelle consanguineità fisiche, ma
anche nelle affinità elettive, intellettuali, etiche, morali ed affettive riposte
nell’Ideale Massonica e nel valore assoluto della Tradizione: così seguendo sempre
un’unica linea, un’unica ratio massonica, fatta in buona parte di fede e
di fedeltà, ma anche di uno spessore tale da suscitare ancora oggi delle
malcelate e grossolane invidie.
E’ proprio
la nostra comunanza di stirpe – sotto il più ampio profilo, assimilabile
al significato del termine latino gens - che lega il passato al presente, al futuro
stesso della nostra Comunione e della stessa Massoneria Italiana: una comunanza
che nessun altro ha, e che testimonia l’esistenza – ininterrotta – di un unico
filo conduttore, di un unico legame ideale e reale dell’oggi con il passato:
peraltro, unico elemento certo per un’attiva e concreta presenza futura.
Io ho avuto
l’onore ed il privilegio di esserne stato Gran Maestro: un Gran Maestro eletto
liberamente e regolarmente dai Venerabili in una regolare Tornata di Gran
Loggia, secondo le attuali Regole della Massoneria Internazionale.
Il mio cognome che, rappresenta non solo una grande responsabilità etica
e materiale verso la Memoria del mio Illustre Genitore - il compianto Gran
Maestro Francesco Bellantonio: colui che diede grande lustro alla nostra
Comunione, portandone il seme vitale fino
alle soglie del terzo Millennio -, ma rappresenta anche un impegno importante
moralmente in quanto é l'unico vero legame storico, certo, affidabile ed
incontrovertibile della continuità di Piazza del Gesù - da Lemmi a Fera, da
Palermi a Martini, da Ceccherini a Bellantonio: tutti nella costanza della loro
grande autorità ed autorevolezza e delle legittimità che rappresentavano e che
rappresenteranno: Storia alla mano. Da
Ceccherini a Francesco Bellantonio, da questi a Giuseppe che – ancora oggi – impersonifica e testimonia la continuità del filo conduttore
della nostra Storia e tanto della nostra regolarità che della nostra legittimità
nel proseguire a giocare un ruolo nel contesto della Massoneria Italiana.
Il
tutto, comunque, è stato sempre assistito dalla presenza di Alti Dignitari,
Grandi Ufficiali, e Potentissimi Fratelli che hanno prestato le loro Capacità,
la loro Saggezza, la degna copertura dei loro Uffici, ora nell’uno ed ora
nell’altro dei Gran Consigli dell’Ordine: testimonianza attiva, la loro, di un
proseguire perenne.
Tutto il resto non é Storia e non fa Storia: qualunque pezzettino di carta -
vero o solo virtualmente reale - che possa esser tirato fuori, a guisa di
coniglio dal cilindro del prestigiatore di turno, non fa testo se non per
auto-eccitare chi si sforza di magnificarne i contenuti, ovvero è utile solo
per essere esibito da chi intenda dimostrare - o, meglio, per far credere - che
gli asini volino, o – al massimo – che, mentre volano, poter sostenere “io c’ero”… o che “che bello il volo dell'asino… bellissimo!”.
Ma cosa importante sotto il profilo della continuità della originaria ed autentica stirpe di Piazza del Gesù, è che identico passaggio di testimone – ideale e di Ideali -, ha legato nel tempo, seppur temporaneamente, anche altri tre Illustri nomi: quelli degli Illustri Fratelli Giuseppe Piacentini, A. Ceccherini e F. Ceccherini - il primo, figlio del nostro Sovrano Piero Piacentini ed i secondi nipoti di quel Tito Ceccherini che, in modo eccellente, con autorevolezza e con rilevante spessore storico e sociale, fu nostro Gran Maestro e Sovrano, guidandoci con mano ferma a cavallo tra il dopoguerra e l'inizio del boom economico, fino agli anni settanta del secolo scorso.
Ma cosa importante sotto il profilo della continuità della originaria ed autentica stirpe di Piazza del Gesù, è che identico passaggio di testimone – ideale e di Ideali -, ha legato nel tempo, seppur temporaneamente, anche altri tre Illustri nomi: quelli degli Illustri Fratelli Giuseppe Piacentini, A. Ceccherini e F. Ceccherini - il primo, figlio del nostro Sovrano Piero Piacentini ed i secondi nipoti di quel Tito Ceccherini che, in modo eccellente, con autorevolezza e con rilevante spessore storico e sociale, fu nostro Gran Maestro e Sovrano, guidandoci con mano ferma a cavallo tra il dopoguerra e l'inizio del boom economico, fino agli anni settanta del secolo scorso.
Questi
sono i semplici motivi per cui noi Massoni della Comunione Italiana detta di Piazza del Gesù,
nella nostra vita massonica non abbiamo mai accettato né di essere usati né di usare gli altri, né di prestarci ad esperimenti o alchimie solo per compiacere qualche
tracotante e borioso soggetto: abbiamo sempre vissuto la
Massoneria con coerenza e correttezza, persino con umiltà e semplicità e non
smetteremo in alcun modo di seguire questa nostra strada.
Diversamente,
sarebbe fare del teatrino a beneficio di chissà chi o di chissà cosa: certamente non della buona e corretta
Causa Massonica.
Ma
se é vero che i Landmarks sono i punti di riferimento
della “moderna” Massoneria Speculativa, al pari dei deliberata internazionali
ed al rispetto per gli Statuti Generali dell'Ordine, é altrettanto vero che il nostro rispetto
verso le Potenze internazionali muove da un carattere di reciprocità, non
dovendo rappresentare un limite, facendoci troppo dipendere – talvolta in modo
davvero esiziale – dagli altri e ignorando la grande capacità, la antica
storicità, i valori tutti nostri e di quella sana Massoneria Italiana di cui
volentieri ci facciamo portavoce: Massoneria certamente più antica e di
maggiore spessore di molte altre.
Per
noi, il sentimento di Fratellanza è Universale al pari degli Ideali Massonici:
pertanto ne facciamo la nostra bandiera con uguale diritto di tutti gli altri,
specie perché in ciò operiamo non solo ‘secondo le regole’ ma operiamo anche
seguendo con attenzione le prescrizioni dei rituali. Il “tu si, vai bene” e il “tu no, non vai
bene” non ci è mai piaciuto: lo abbiamo sempre considerato quasi razzista e
sicuramente discriminante, poco consono – anzi, opposto - allo spirito
dell’Arte Reale.
Se
proprio dovessimo utilizzare dei termini di paragone, ugualmente ‘pesanti e
‘discriminanti’, osiamo sostenere che, forse, quanti operano all'estero
dovrebbero chiedere a noi l'emissione delle varie patenti per la concessione di
un qualche – utile? inutile? strumentale? – ‘riconoscimento’.
Proprio
a noi Italiani: forti della presenza, della via tracciata, delle opere e del
pensiero filosofico, esoterico, iniziatico e – perché no – rivoluzionario, di
altri Italiani. Di Francesco
d'Assisi, di Dante Alighieri, di Elia, di Giordano Bruno, di Leonardo da Vinci,
dei Maestri Comacini ad esempio, persino di Pitagora che qui soggiornò; a noi
Italiani che operiamo forti di una tradizione storica che solo formalmente
risale al dettato della Carta di Bologna del 1248 (che istituiva la
corporazione dei muratori e dei falegnami), ma anche certamente aderenti allo
spirito dell’ “Edimburg Register House” del 1696 (il primo catechismo massonico
– originato in Scozia -, conosciuto con un qualche elemento di dettaglio. Nello stesso periodo, sempre in Scozia, viene
fondata la Loggia di Dumblane: al riguardo va sottolineato che già in
quest'epoca gli operativi costituivano una minoranza) nonché in adesione allo
spirito degli “Statuti e Ordinanze che devono osservare tutti i Maestri
Muratori di questo Regno” emanati nel 1598 da William Shaw (Maestro delle Opere
di S.M. il Re Giacomo II° e Sorvegliante Generale del mestiere) col consenso
dei Maestri.
E
questo solo per enunciare gli elementi più certi e documentati, ma senza
trascurare i fondamentali insegnamenti che dalla Magna Grecia ci hanno
trasmesso Pitagora, Aristotele ed Ermete Trismegisto, e che ancor prima della
potenza dell'Impero Romano esistevano e si sviluppavano.
Noi
Massoni della Comunione di Piazza del Gesù rivendichiamo a testa alta questo
nostro diritto: se é vero che il 1717 segna la data di nascita della moderna
Massoneria – moderna perché già speculativa nonché figlia di una serie di
accordi prettamente mercantili – é vero che la Massoneria “antica” - quella
operativa e contraddistinta dal culto di quei “misteri” che venivano tramandati
– non morì né si trasformò né si modificò in quella data. La
Massoneria “antica” - per l'esattezza, quella degli “antichi misteri” -, quella
che seguiva e attuava gli Ideali più alti e più nobili, in quanto tesi a dare
concreto sostegno e sollievo a quel genere umano che “universalmente” – anche
se questo termine é stato coniato successivamente - popola la Terra, ancor
prima che alla “universalità” dei soli Iniziati.
Una
universalità quindi che trascende limiti e ambiti spazio-temporali per essere meglio individuabile nelle Forze
che riusciamo ad assorbire ed esprimere, nelle Energie che ci giungono fin
dall'attimo del concepimento e che – in ogni atomo del nostro essere, oltre che
nello Spirito – dapprima custodiamo con la Vita, per poi re-immetterle nel
Grande Ciclo del Cosmo: nel momento del Finis.
Attimi
che condurranno il nostro Spirito verso un'Eternità di Bene.
Sarà
quello l'ultimo atto del nostro Esodo, grazie al quale lasceremo una Terra
stupenda quanto devastata dall’Uomo e dalla sua cieca ed oscena cupidigia.
Ma
sarà contestualmente anche il momento in cui cominceremo a comprendere, il primo atto della Vera Conoscenza,
parlando la Lingua di Dio e - forse - riuscendo a pronunciarne esattamente il Nome.
Una Lingua sconosciuta su questa Terra.
La
lingua del Silenzio, del Mistero più Profondo e più Luminoso, la lingua della Serenità e
della Pace.Una Lingua sconosciuta su questa Terra.
E'
allora che si produrrà la nostra unica e vera Liberazione.
Io dico: Carissimi Fratelli, la
Comunione di Piazza del Gesù, l’unica che pratichi gli elementi fondamentali
della Massoneria delle Antiche Pietre, e che da questa ne riceve unicità di
riconoscimento, ha bisogno di chi – operandovi - ne abbracci le idealità, la Storia,
soprattutto lo stile.
Uno stile unico, fatto di piccole sfumature, fatto delle
mille impronte lasciate da Chi ci ha preceduto.
Impronte che non abbiamo il diritto di disperdere…
… meglio disperdere, o che ‘si
disperdano’, questi soggetti tiepidi e inconcludenti; quanti perdono tempo
e lo fanno perdere agli altri; senza concludere e senza far concludere.
Soggetti in realtà deboli, anche se
credono di dare prove di forza; materiale umano vulnerabile ai corteggiamenti,
alle sollecitazioni, di chi – in fondo – altro non farà se non sfruttarli.
Non persone, non fratelli, ma iscritti
paganti; da gratificare con cariche, incarichi e orpelli vari; da irretire con
favolette varie e promozioni ‘a tassametro’…
Riflettete, riflettiamo…
… ma dobbiamo riflettere sull’operato
di chi possa girarci le spalle, tradendo i nostri sentimenti fraterni, quanto
sul nostro dispiacere nel dover prendere atto di quanto poco e male abbiamo forse
fatto in realtà, dal momento che non siamo riusciti a ben insegnargli ed a bene
fargli apprendere.
Che strani soggetti: lavorano
in una Loggia accorgendosi all’improvviso di non sapere dove lavorano; mettono
in crisi la loro identità iniziatica senza pensare che fanno parte della grande
Famiglia degli ALAM, nel mondo; parlano di riconoscimenti senza riuscire a
riconoscere se stessi davanti ad uno specchio e senza riconoscere i mestieranti
senza storia e senza cuore cui alfine si indirizzano; giurano con l’iniziazione
di essere leali e tradiscono persino l’Amicizia che loro viene offerta dagli
altri loro Fratelli; parlano di ‘regolarità’ mentre operano ‘male’… Che strani soggetti!
Con amore fraterno, abbraccio tutti
voi che leggerete questo tracciato: abbraccio tanto gli Operai
volenterosi ed operosi – che, come ho detto in chiusura della ‘prima
parte’, sono sulla riva baciata dal sole allo Zenith, che quei
modesti operatori che in realtà – per dequalificare e sabotare il
percorso comune, distruggendo il lavoro fatto – gettano alle ortiche se stessi
e ciò che di buono possono aver fatto, mettendo certamente in difficoltà gli
altri Fratelli.
Roma, 7 Novembre
2015 Giuseppe Bellantonio
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