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lunedì 5 novembre 2012

U.S.A.: ELEZIONI PRESIDENZIALI 2012

Poche ore ci separano dallo svolgersi, e quindi dai risultati, delle elezioni che si terranno negli Stati Uniti d'America, per procedere alla conferma del Presidente uscente Barack Obama, ovvero alla nomina a Presidente dello "sfidante" Mitt Romney.
Comunque vada, la scelta dei Cittadini americani rappresenterà una svolta: ogni fase elettorale, negli USA, giova a dare una sferzata energica al sistema; un sistema che, proprio attraverso le consultazioni popolari, trova linfa per rinnovarsi.
La scelta degli elettori, al di là di simpatie o antipatie epidermiche, sarà sempre per favorire la Nazione degli Stati Uniti d'America e quindi tutti i Cittadini che ne fanno parte: ciò sia perchè l'elettorato è solitamente bene informato delle proposte che l'uno o l'altro dei partiti storicamente impegnati - quello "liberal", democratico e quello "conservatore", repubblicano - portano attraverso i loro leader nel rappresentarli, sia perché là esiston altre dinamiche che consentono di conoscere "chi" veramente siano i rappresentanti del Popolo americano.
Popolo - rammentiamolo - che non perdona ai propri eletti, specie a quelli che ricoprono incarichi di tipo istituzionale, le bugie.   Forse, questo, retaggio di una certa qual forma di antico "puritanesimo": ma efficace deterrente, di fronte al quale le tentazioni sono mortificate dalla realistica certezza che, se posti allo scoperto, i soggetti responsabili sono "bruciati" se non per la vita (politica), quantomeno per lungo tempo.  
L'armonico, proficuo e schematico processo elettorale, negli USA offre il  vantaggio di prevedere che i poteri e le azioni del Presidente - nel quale, un attimo dopo l'elezione, si riconoscono tutti indistintamente i Cittadini americani, ivi incluso il rivale di pochi istanti prima -, e quindi le azioni dell'Esecutivo,   si confrontino con un sistema Camerale spesso di segno politico opposto.  Un sistema, questo, che è in grado di insegnare molto anche a sistemi liberal.democratici di impronta più antica.
Buona parte del mondo, specie quello occidentale - tradizionalmente più legato a questi dati - è in attesa dei risultati di questa competizione: principalmente per studiare le reazioni a breve termine dei mercati sulla scorta delle prime decisioni che il nuovo - o, comunque, rinnovato - Esecutivo potrà proporre.
La crisi mondiale deve trovare soluzioni ormai ineludibili, e con la loro forza - che ormai non è più solo espressione della potenza militare, ma rappresenta anche un qualcosa di più complesso - gli Stati Uniti possono concorrere ad equilibrare un Mondo che ondeggia paurosamente, ed i cui mali non possono essere da loro tenuti lontano troppo a lungo.
Errori? Certamente, ne sono stati fatti da molti.
Da tanti.
Da troppi.
Specie a livello di Esecutivi.
L'Europa - quella Vecchia Europa che ormai è un'Europa vecchia -  non più perdersi in chiacchiere e sofismi tattico-tecnico-burocratici: dovrà cogliere al volo l'opportunità che la corrente di "novità" - e sono certo che ve ne saranno - che proverrà tra poche ore dagli USA , recherà con se.
A mio avviso, in Europa, molte reazioni positive potranno essere suscitate: a patto che vi sia chi sappia cogliere le novità - ovvero, le nuove possibilità che ne scaturiranno - in modo pronto, costruttivo: alfine,  tenendo conto di quell'interesse nazionale che - pur in un'ottica europeista - può fare la differenza tra "vivere" o "soccombere".
Attendiamo il responso delle urne americane, quindi: da queste l'America si aspetta un nuovo "new deal", si aspetta di poter riprendere o rafforzare quel "sogno americano" che oggi patisce le ingiurie corrosive della speculazione e del malaffare.
Nè più nè meno ciò che anche in Europa avviene.
La differenza è che i Cittadini Americani non si siedono ad aspettare aiuti o suggerimenti.  Là dove noi ci perdiamo nelle chiacchiere e nei trasformismi, nella retorica e nel cicaleccio maldicente, i Cittadini americani invece decidono ed agiscono il più rapidamente possibile, conquistandosi ogni possibile margine di miglioramento, consapevoli di rappresentare - tutti insieme - una Nazione, un Popolo: ossia, ognuno ragiona consapevole di essere una parte di America, ed agisce quindi "per" l'America.
Orgoglio nazionale, ma non solo: soprattutto un abito mentale del tutto diverso da quello di molti altri. Ma è anche una forma di attaccamento alla Patria, alla Bandiera, da cui si può trarre qualche ulteriore insegnamento.
Ecco perchè io, ma non sono solo - credo - vedo negli eventi di queste prossime ore una luce positiva anche per l'Europa: e questo in modo obiettivo, senza essere "tifosi" di alcuno, ma solo partecipi membri di una società avviluppata in una spirale regressiva cui non vogliamo nè possiamo assuefarci.

Roma, 5 Novembre 2012
                                                       Giuseppe Bellantonio
 

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