UNO
STUDIO SUL “ TRINOMIO ”
parte
I°: l'importanza delle parole
Nel
corso della mia vita iniziatica, ho letto moltissimi, innumerevoli
interventi - anche illustri e non solo italiani - circa le origini,
il significato ed i contenuti simbolici, filosofici e pratici del
classico Trinomio
massonico, identificato ormai da tempo anche a livello internazionale
nell'unione delle tre parole
LIBERTA'
– UGUAGLIANZA
– FRATELLANZA
Oggi,
desidero offrire un contributo che origina da studi, approfondimenti
ed “applicazioni” in buona parte elaborati già da lungo tempo
nella mia Gran Loggia di origine: la Gran
Loggia Nazionale Italiana
della Comunione
di Piazza del Gesù.
Chiarisco subito che non si tratta della ripetizione di cose già
dette o scritte, ma del loro ampliamento concettuale corredato per la
più parte da nuove originali quanto esclusive considerazioni.
Credo,
in primo luogo, che per affrontare questo tema – affatto banale e
troppo spesso dato per scontato nelle sue spiegazioni più prossime,
ma anche più “comode” – occorra intendersi sul significato di
certe parole e – soprattutto – sul loro corretto utilizzo, specie
in correlazione con altri termini.
Equità
:
– da aequitate,
che
a sua volta deriva da eguale.
Riconduce al concetto
di “giustizia
esercitata con senso etico”;
in senso esteso, sta per imparzialità.
Così che equo
sta per giusto,
imparziale.
Fratello
:
da frater
– pl. figli
degli stessi genitori
-;
anche
membro
di una soc. umanitaria;
nel linguaggio religioso, converso.
Il termine ci
conduce a
fraternità
(affetto
tra fratelli,
amicizia
profonda,
solidarietà).
Dobbiamo però scavare su frater
nel
suo significato di
frate/fratello
: questa parola ha l'etimo nella parola indoeuropea bhatar
(dal sanscrito bhràta)
con il senso di sostenitore
(la radice bhar
è
presente anche nel sanscrito bhartr
-
marito, cioè colui che sostiene
e protegge
la
bharya
–
moglie; a sua volta, colei che è sostenuta
e protetta
dal marito). In greco la voce phràter
designava un membro della stessa famiglia (o phatrìa
-
tribù in linea paterna); per indicare la figura del “fratello” i
greci utilizzavano invece il termine adelphòs
(co-uterino) con riferimento alla linea materna, probabile retaggio
di un pregresso ordinamento matriarcale della famiglia. L'italiano
fratello
è quindi una forma lessicale di minore intensità, certamente più
determinata e quindi circoscritta, di cui – nel parlare corrente –
non abbiamo piena consapevolezza, visto che per lo più si ha una
conoscenza parziale delle origini.
Fraternizzare
:
da fraterno
- a sua volta dal
latino
fraternum-frater
– (sta per stringere
rapporti fraterni, fare amicizia, condividere ideali);
in ogni caso, la radice comune è sempre frater
-
fratello.
Fratellanza
:
da frater
–
fratello, sta per rapporto
affettivo tra fratelli;
in senso esteso amicizia
fraterna,
società
(generalmente) con fini umanitari.
Libertà
:
è forse il termine più importante di questa brevissima serie. Per
ogni essere umano assume significati e spessori diversi, soprattutto
con riguardo al livello culturale personale, al gruppo etnico ed al
livello sociale di appartenenza nello stesso, alla propria posizione
nella società, alla propria sensibilità sociale e religiosa, agli
influssi che si possono percepire e recepire dal mondo esterno, al
modo in cui il proprio processo mentale elabora, valuta e forma
pensieri. In ogni caso un peso determinante lo riveste il “luogo”
(ossia, la “terra”, il “paese”, la “nazione”), dove le
persone vivono. “Libertà”
é quindi una parola che ha fondamenta idealistiche, filosofiche e
pratiche; queste ultime maggiormente racchiuse nelle forme di
istruzione e nella progressiva erudizione: quindi non appartengono
alla più diffusa “tradizione” popolare. Cioè, è un termine
il cui significato intrinseco – che con il passare dei secoli si è
gradualmente colmato di molteplici chiavi di lettura, di significati
e valori, specie sotto la spinta del pensiero di filosofi e
letterati, nonché a seguito delle pulsioni sempre più forti di
consistenti strati di popolazione – presuppone l'originaria presa
di coscienza di una condizione: quelle di essere “libero” ovvero
di “anelare fortemente” all'esserlo. Una condizione, quella di
essere libero,
che - dapprima individuale e via via patrimonio di gruppi e strati
sociali sempre più numerosi e qualificati, e, nel mondo
contemporaneo, vero patrimonio di ampie collettività –
caratterizza la possibilità per un individuo – come recitano le
raccolte di lemmi: anche se io preferisco il termine persona
a quello di individuo
-
di pensare e quindi parlare e agire senza costrizioni, utilizzando e
manifestando la propria volontà di esprimere e confrontare idee
anche ponendole in atto attraverso delle azioni: a loro volta frutto
di elaborazioni concettuali. Queste azioni,
a loro volta, sono il frutto di una scelta senza costrizioni – e
quindi “libera” - tanto nelle finalità che nella scelta degli
strumenti che altrettanto liberamente si ritiene per ciò utilmente
utilizzabili.
Il
primo scritto che in Italia testimoni la trattazione del concetto di
“libertà”
è del 1200, mentre per lo studioso Noah
Kramer
(“I
Sumeri”,
Newton Compton ed., 1997) già i Sumeri esprimevano attraverso la
scrittura cuneiforme un significato simile, attraverso il simbolo
ama-gi
(esprimeva il “ritorno
alla madre”,
concetto adattabile per estensione a quello di “ritornare
nello stato di libertà”;
a mio avviso, tanto che lo si valuti come “ritorno
al grembo materno”
che come “ritorno
alla madre terra”:
il che è coerente con la concezione dell'epoca ed il profondo
rispetto per la terra “generatrice
e matrice”
di vita).
“Libertà”
(nella forma più moderna, riferita al latino libertas-libertatis)
é quindi la condizione di chi – essendo, appunto, in uno stato di
“libertà”
(indipendenza, assenza di vincoli, autonomia) corrispondente ad una
situazione di non-costrizione e quindi di profonda emancipazione -
può pensare, decidere, agire, esprimersi e disporre di sé senza
costrizione, limitazione o controllo (salvo l'ovvio obbligo di
rispettare le leggi vigenti nella Nazione di cui questi sia
cittadino, ovvero – per estensione – le Leggi auree della Natura
e della Vita).
Tale
condizione coincide quindi con la consapevolezza–coscienza
dei singoli soggetti di potersi liberamente esprimere, di pensare e
agire in piena autonomia e senza subire invadenti influenze o
costrizioni. L'attivazione del circuito
pensiero-parola-dialogo-confronto, si traduce nella possibilità di
poter mettere in atto delle “attività”,
delle “azioni”,
esercitando la “libera
scelta”
nel prefiggersi delle finalità come pure nella scelta negli
“strumenti” che si possano ritenere idonei per perseguirle.
Essere
liberi non può essere però interpretato come un diritto assoluto,
di fronte al quale tutto passa in secondo piano; ciò specie se in
nome della “nostra”
libertà pretendiamo di imporre agli altri le nostre idee, le nostre
convinzioni,: anche con forme energiche quando non autoritarie e
persino violente.
Attenzione,
lettori: sto trattando questo concetto dal punto di vista della
quotidianità, piuttosto che non da quello di una “libertà
da conquistare”
vista in assoluto, quale obiettivo-azione-valore da perseguire per
scrollarsi di dosso tirannie, soprusi, arbitrii e violenze.
Recentemente,
un giovane scrittore italiano – Fabio
Volo
- ha dato una propria interpretazione della “libertà” indicando
che “Forse
la libertà non è nemmeno poter fare senza limiti ciò che si vuole,
ma piuttosto saperseli dare. Non essere schiavi delle passioni, dei
desideri. Essere padroni di se stessi ”.
Prescindendo
in questa sede da altre valutazioni – solo “accarezzarle”
tutte, porterebbe ad uno scritto smisurato, e quindi qui francamente
eccessivo -, e per restringere il campo delle possibili definizioni
di “libero”, posso avviarmi alla conclusione di questa voce
dicendo che “è
libero”
chi possa agire senza costrizioni e possa quindi “decidere”
e “scegliere”
in modo intelligente, razionalmente ma anche premiando le proprie
passioni (in modo non lesivo per gli altri, quindi, e in modo che
scelta
e decisione
dell'azione abbiano un obiettivo conosciuto
di cui si abbia la piena e anche intima consapevolezza:
un fine quindi definito,
peraltro originato in piena autonomia.
Ricordiamo che ogni stimolo che ci perviene dall'esterno e che può
indurci a valutazioni e scelte, in verità limita
– ed a volte addirittura condiziona
- la nostra “libertà” piuttosto che non agevolarla.
Libertà,
quindi: condizione e consapevole tipicità specifica dell'essere
umano, tale da contribuire alla
sua realizzazione complessiva facendolo assurgere a “persona”,
cioè a soggetto nella piena e consapevole titolarità di doveri e
diritti. Una persona in grado, quindi, di auto-progettare
e così esercitare
le scelte
che lo condurranno alla realizzazione
di sé,
fuori dai recinti angusti dell'assoggettamento ad assetti chiusi e
pre-costituiti, praticanti forme di illiberalità quando addirittura
non esercitanti la “coercizione
del libero pensiero”.
Non
possiamo ignorare l'esistenza di tutta una filosofia e di una
dialettica nate su alcuni non trascurabili temi. Ad esempio: l'essere
umano “nasce“ realmente libero? E rimane tale? Oppure questa
condizione (inconscia, alla nascita; ma di cui si può acquisire
coscienza e consapevolezza solo “dopo”, con la crescita) è
strettamente correlata e quindi vincolata e dipendente anche
dall'ambito geografico, dall'ambiente sociale, dalla condizione
culturale del “luogo” in cui si nasce? La libertà è o no come
un ottimo vino in una bottiglia, sigillata, e che quindi va
“stappata”, tirata fuori con la giusta energia e con la corretta
consapevolezza di “cosa farne” e del giusto modo con cui
“gustarla”? Nascere e “vivere” da persone libere, ci sottrae
a priori dai condizionamenti anche sottili che la società – ossia:
tutto ciò che ci circonda – ci propone costantemente (e
provocatoriamente) o ciò avviene solo in misura trascurabile? E
tanto altro, ancora.
Quesiti
profondi ed anche antichi che affacciano su panorami vastissimi:
risposte semplici ce ne possono essere, ma non esauriscono certo la
concatenazione degli interrogativi.
Quesiti,
pur se su piani diversi, sono e saranno sempre influenzati – ad
esempio - dalle visioni sociali, religiose, filosofiche, storiche
tanto di chi possa tentare di esplorarli per offrirne delle
interpretazioni che del contesto in cui essi abbiano a manifestarsi.
Penso
che la “libertà
di poter pensare”
dalla quale origina la “libertà
nel formulare il proprio pensiero”,
sia il necessario preludio alla “elaborazione
e manifestazione del proprio (libero) pensiero“
attraverso azioni improntate al “fare”
ed all'importanza della “consapevolezza
di esistere”
e quindi della crescente “coscienza
di sé”.
E'
quindi attraverso costrutti culturali, sociali ed operativi che si é
giunti all'affermazione di concetti ed espressioni “liberi”
da vincoli e costrizioni ma nel contempo rispettosi anche degli
altrui ambiti di “manifesta
libertà”:
questo processo si è sviluppato nel tempo e non può dirsi concluso,
dal momento che vincoli e freni vengono frapposti di continuo sul
cammino di esseri umani da altri uomini, sovente con motivazioni
accattivanti e caramellose, psicologicamente e formalmente utili a
dissimulare ambizioni, sete di potere, sfrenati interessi e – in
estrema sintesi – vera e propria inimicizia verso il prossimo.
Similare
:
(sign.: che
appartiene alla medesima specie,
affine),
è un aggettivo che origina da simile.
Sìmile
:
(sign.: analogo
o affine
nell'aspetto o nei caratteri), può essere sia sostantivo che
aggettivo, tanto maschile che femminile. L'analogia
può originare dalla comparazione finalizzata a definire, con
riferimenti appropriati, il livello o il grado di una determinata
qualità: ciò giova a meglio chiarire in forma logica – comunque,
anche fantastica
– un determinato concetto. Qualora l'analogia
tenda a ripetersi nel tempo, questa assume valenza di ripetizione.
Nell'uso del termine, l'idea di analogia
si accentua fino ad indicare la comune appartenenza ad un ambito e,
più specificamente, alla stessa specie umana. Frequentemente, il
termine indica un vincolo di fratellanza,
specie nelle espressioni mistico-religiose ovverosia ad elevato
contenuto spirituale (ad es.: l'amore
per i propri simili).
Come e
simili
o et
similia,
nella fase conclusiva di un elenco di una enumerazione, sta quale
indicazione di un pur generico rapporto di affinità.
Somigliante
:
(participio pr. del verbo somigliare)
che presenta
analogia d'aspetto,
analogo;
come sostantivo masch. ha anche il significato di (la) stessa
cosa.
Somiglianza
:
analogia
di aspetto per lo più esteriore,
ma anche di qualità
o di carattere.
Oltre che come sostantivo è diffuso l'uso anche loc. avv.le: in
questo caso sta ad indicare la conformità
ad un modello
ovverosia ad un preciso termine
di paragone
(ad es.: Dio
creò l'uomo a sua immagine e somiglianza).
Somigliare
:
(verbo sia transitivo che intransitivo) richiama una affinità
o una analogia
con un aspetto – o con una determinata caratteristica - di una
persona o di una cosa. Anche utilizzato per indicare un valore,
una qualità reciproca.
Dal latino similiara,
dal classico similis.
Uguaglianza
:
(sign. generico: identità,
parità)
deriva dal verbo uguagliare
(come verbo transitivo: rendere
uguale,
divenire
pari. Come
verbo intransitivo: essere
uguali).
Uguale
ci porta ad eguale
-
che deriva da aequalis
ossia “pari” (di statura, di età) - successivamente adoperato
con la forma di eguale.
Aequalis
a sua volta deriva da aequus
(sign.: equo, da cui aequitas
–
equità, adaequare
-
adeguare, aequator
-
equatore | perchè rende uguali i giorni e le notti |, aequatio
- equazione). Aequus
(equo) peraltro è un termine che gli studiosi hanno riscontrato solo
nell'area italica. Possiamo quindi dire che il suo significato
ultimo é : (essere)
della
stessa natura, identico, uniforme.
Termina
qui la Prima
Parte
del mio studio sul ritualistico "Trinomio" massonico. Studio che mi ha fatto piacere vedere pubblicato in esclusiva sulle pagine web del Notiziario Massonico Italiano.
Roma,
7 Gennaio 2013 Giuseppe Bellantonio
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Oltre ciò - specie per le parti informative a contenuto storico e/o divulgativo - i Lettori, ovvero quanti comunque interessati alla materia, che possano ritenere ciò utile e opportuno, potranno suggerire delle correzioni e/o far pervenire qualche proposta. Proposte che saremo lieti di valutare ed elaborare.
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