ATTUALITA’
IN MASSONERIA
(parte terza)
Note e considerzioni sulla figura di SAN GIOVANNI
Le
figure di San Giovanni – tanto Il
Battista che L’Evangelista - sono da tempo oggetto di studi ed analisi
approfonditi, così richiamando riferimenti alchemico-filosofici o
esoterico-mistici, invitando a rinnovati approfondimenti, specie
nell'interpretazione di aspetti allegorici e simbolici.
Se
è vero che le pur diverse tematiche relative a ciascuno di essi sono pregne di
elementi estremamente importanti e fortemente significativi, é impegnativo –
specie in questa sede - tendere a chiarire come origini nella Massoneria – non
solo quella Moderna; ossia, anche nella corporativa Muratorìa ad essa
precedente – la grande attenzione, la smisurata considerazione e lo straordinario rispetto rivolto proprio alla figura, alle
opere ed al simbolismo correlati a San
Giovanni Evangelista, come pure a come questa nobile figura sia assurta a
Santo Patrono delle Logge attive nell’ambito dello Scozzesismo e quindi praticanti le prescrizioni del contemporaneo Rito Scozzese Antico ed Accettato.
Preliminarmente,
credo sia importante chiarire - per una corretta collocazione storico-temporale
- che l'odierna disamina si basa tanto
su elementi di moltissimi anni antecedenti il 1700 come pure successivi a tale
data: da Ulmannus a W. Blake, da Paracelso a Stolkenberg, da Constant a Boucher, a Boehme ed altri di
cui molti certamente ben noti al lettore-studioso.
Attenzione,
quindi: il lettore non perda mai di vista tanto i contesti che le epoche in cui
tali considerazioni vennero espresse; pertanto ogni tesi non costituisce “verità
assoluta” circa la quale inchinarsi e cessare di pensare, interrogarsi,
intelligere, ma è invece un punto di partenza per ulteriori “ragionamenti”
e collegamenti tra altri e diversi spunti.
Una
dimostrazione – che, nella sintesi finale, ci ricondurrà al tema principale di
San Giovanni – è lo studio del “Libro della Santa Trinità ” (scritto ai
primi del 1400). In tale particolare
raccolta, si intende fare definitiva chiarezza cancellando l'errato
convincimento secondo il quale solo il Padre ed il Figlio
sarebbero consustanziali. Per
l'autore, anche Maria sarebbe nata nello Spirito Santo:
l'assunto era testualmente “Gesù Maria madre di Dio, lui stesso è la propria
Madre nella sua umanità ”.
Ulmannus
propone plurime varianti del rapporto Padre, Madre e Figlio,
concludendo che se il Figlio rappresenta lo spirito (Mercurio),
il Padre l'anima (Sole) e la Madre Vergine il corpo
(Luna), il tutto va a costituire - tanto alchemicamente che esotericamente che
misticamente - l'immensa e misteriosa matrice
divina da cui scaturiscono tutti gli
esseri. Una matrice feconda che “... quando si
dissolve le si attribuisce una natura maschile ... quando si coagula, si
dice abbia un corpo femminile ...“. Sempre
Ulmannus - ma anche Boehme ed altri ne sostengono le tesi - vedono in Maria
lo “specchio della Santa Trinità ”:
una figura mistico-esoterica quindi (attenzione:
mai si scada nel confondere ciò con l’esoterismo
prettamente massonico, con il simbolismo massonico di tradizione egizia
e, infine, con gli opposti ambiti delle scienze
occulte), evocata al pari di Sophia (o, meglio: “della”
Sophia); in sintesi, una figura che rappresenterebbe la “forza esalata”
o “il ritrovato del nulla eterno, in cui Padre, Figlio e Spirito si
rispecchiano” (1623, Von der Gnadewahl).
Secondo
questo quadro interpretativo, a questa eccelsa “trinità di corpo, spirito e
anima” si aggiungono i quattro Evangelisti con i loro simboli e lo
speculare riflesso sui quattro elementi: Luca, il cui simbolo del toro
corrisponde al fuoco (Marte): Matteo, il cui angelo si
collega all'acqua (Venere); Marco, di cui il leone si
collega all'aria (Giove); infine Giovanni, la cui aquila
si pone in contatto con la terra
(Saturno).
Quindi,
quattro Evangelisti che si sommano alla Trinità, determinando sette
figure che - sempre secondo Ulmannus, nel sistema da lui definito nel “Libro della Santa Trinità ”,
commentato sulla base della dottrina paracelsiana dei tre principii – viene associato
ai sette metalli, alle sette piaghe di Cristo, alle
sette virtù, ai sette colori, ai sette giorni della settimana,
alle sette fasi del giorno, ai sette Capitoli di Ermete
Trismegisto, ai misteri tutti del settenario. (per i cultori della numerologia e delle
ricorrenze in cui il numero sette
viene citato, segnalo la sostanziosa ricerca di M. Lao nel suo “Dizionario del Sette”).
Tutto
tende a condurci e ci ri-conduce a Giovanni l'Evangelista, dunque
al nostro San Giovanni; Giovanni
simboleggiato dall'aquila ; aquila che nelle trasposizioni studiate da
Ulmannus e altri AA., non a caso è colta come aquila nera bicefala,
: emblematica “immagine speculare della Santissima Trinità ”. L'aquila nera bicefala – dunque – viene
sempre e solo associata a Giovanni l'Evangelista, a sua volta simbolo –
anzi, vera colonna - della chiesa “interiore”,
autore del “Vangelo dello Spirito”, considerato – proprio per le chiavi
interpretativo-valutative riposte nelle sue opere – il patrono degli alchimisti,
così determinando negli studiosi di tale branca un implicito riferimento con
Saturno.
La
definizione di “immagine speculare della Santissima Trinità ” associata
all'aquila nera bicefala e l'abbinamento di questa a Giovanni, ricevono
le seguenti spiegazioni: l'aquila filosofica nasce dal nero, e da
questo viene estratta insieme alle sue proprietà; essa è testimonianza viva
quanto allegorica della conjunctio dei tre principi paracelsiani;
pertanto è espressione singola ovvero combinata di uno o più degli elementi e
delle proprietà tutte di Zolfo, Mercurio e Sale.
(come ricorda anche Franciscus
Epimetheus, nel suo “Pandora”, 1727).
Mi
permetto di evidenziare – solo per nota - come la Chiesa romana apostolica fosse riuscita a cogliere
l'importanza della Trinità divina in seno alla Chiesa di Gerusalemme,
raccogliendo così anche il retaggio di una Tradizione più Antica.
Dunque:
solo allegorie?
Solo
simbolismi? Solo derivazioni degli studi esoterici?
Solo forzature di matrice alchemica o mistica?
Solo visioni mutevoli, mera rappresentazione dei diversi punti di vista?
Solo enfatici costrutti elaborati tra miti e leggende?
Solo note, riflessioni e considerazioni cui oggi approda lo studioso, elaborando con troppa enfasi i tanti elementi di cui, per storia-tradizione-letteratura si dispone ovvero si ritiene di disporre?
Forse.
Forse
qualcosa di meno di ciò, forse
qualcosa di più di ciò; ma certamente
materia meritevole di approfondimento e di studio, spunto per riflessioni ed argomentazioni: da condividere
o analizzare ancor più in radice: specie per chi segue gli ideali – ma anche la
storia, la letteratura e gli studi – d’impronta iniziatico-massonica.
Certamente,
ed in ogni caso, materia che – qualunque sia il verso della sua circolarità – è
per noi elemento di riferimento e che, comunque affrontata, da qualunque punto
si voglia partire, a qualunque epoca si voglia fare riferimento, ci conduce sempre
alla figura di Giovanni l'Evangelista, e con lui al simbolo dell'aquila,
e da questa alle allegoria dell'aquila nera bicefala. Un binomio certo, fisso, inscindibile ed
affatto casuale.
L’Autore
H.L. Constant - il più famoso e conosciuto studioso di esoterismo di tutto il
1800, i cui studi ed approfondimenti, tuttora di riferimento per gli studiosi,
sono stati pregevoli - fondamentalmente concordava con le interpretazioni più
antiche, che valutava come non casuali e certamente correlabili alle Tradizioni
più intense e pregne di esperienze tangibili, molto spesso riconducibili a
conoscenze sapienziali che portavano decisamente indietro nel tempo: e
stabilivano anche una concreta connessione che, travalicando le epoche, offriva
– così come offre - una visione alfine
unica.
Si
tenga ben presente che, degli argomenti che qui complessivamente trattiamo,
troviamo anche traccia o nota o riferimento - in modo talvolta più esteso, talaltro frammentario - nei manoscritti qumranici : specie dopo le più recenti scoperte ed interpretazioni dell’archeologia
scientifica e religiosa: tematica circa la quale invitiamo il lettore ad
effettuare approfondimenti personali, prediligendo rigorosamente – qualora
intenda servirsi del web – siti riconducibili
a rigore storico-documentale che facciano riferimento a fonti dirette, rigorosamente
tecniche, piuttosto che pagine web farcite di copia-incolla di
tutti i tipi, dove le notizie disarticolate vengono propinate in quantità.
Tornando
alla figura di Giovanni, Luca nel suo Vangelo (cfr. 22, 35-38) ci descrive come Giacomo e
Giovanni fossero i “guardiani” principali per proteggere Gesù durante i
suoi spostamenti. Guardiani (o “guardie del corpo” come oggi un cronista
superficiale potrebbe scrivere) che lo stesso Gesù aveva soprannominato “figli
del tuono” e che svolgevano tale delicato incarico insieme a Simone lo Zelota, Simone bar Ionas e Giuda. Quindi, ancora un richiamo proprio al
Giovanni futuro Evangelista, così prossimo in spirito a Gesù anche quando
scrisse l'Apocalisse, l'ultimo libro del Nuovo Testamento.
L’Apocalisse: un fremente galoppo di
allegorie e simbolismi, in cui Giovanni
si riferisce al Cristo indicandolo come “io sono la radice della stirpe di
Davide, e la stella radiosa del mattino” ( cfr. Ap. 22, 16). Una definizione, quella di Giovanni –
l'Evangelista dello spirito, Colonna della Chiesa – che trova una citazione
precedente nella “Profezia della
Stella” di cui si parla in tutti i manoscritti e contenuta nella Bibbia - “una
stella spunta da Giacobbe e uno scettro sorge da Israele" (Numeri, 24,
17) -.
Riepilogando,
mi sembra che tutti gli elementi che ci portano a San Giovanni Evangelista siano
all'insegna di una eccezionale ricchezza interiore, a conferma delle analisi fatte dagli studiosi
sul suo ruolo di Custode della Gnosi. La qual cosa ci è di guida nel capire meglio
i motivi per cui i Franchi Muratori, i Maestri ed i Tagliatori di Pietra prediligessero
riferirsi a Lui, specie nella fase più spirituale e ricca di esoterismo e
simbolismo: la fase Antica del ciclo operativo, quando la pietra grezza via via
prendeva sempre più nuove e più levigate forme.
Ma,
come ho accennato all’inizio, tanto il neofita che l’iniziato, ma anche il
semplice studioso, non può né deve accontentarsi delle spiegazioni che ci
vengono offerte e – troppo spesso – date per scontate: specie da coloro che ai
neofiti dovrebbero fornire ammaestramento e spiegazioni, piuttosto che non ‘pacchetti ’ preconfezionati a bella
guisa.
Dunque:
c’è un anello di congiunzione certo che lega gli scozzesi – ma non solo - a
San Giovanni Evangelista? Qual'é e qual è la sua riconducibilità storica, esoterica e simbolica?
Nella prossima parte cercheremo di entrare nel vivo di questi quesiti.
Roma, 1° Ottobre 2015 Giuseppe Bellantonio
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