In queste ultime settimane in
molti mi hanno richiesto di esprimermi su quanto stava avvenendo e su quanto
stava evolvendosi. La risposta che inizialmente ho simpaticamente dato ai più -
scossi dal quesito tardivamente postosi: ‘ma
dove sono capitato?, ma dove stiamo andando?’ -, è stata quella di
ricondursi (…con un sorriso) ai suggerimenti espressi dalla disinvolta scrittrice
Carla Ferguson Barberini, piuttosto che farsi il sangue amaro. Ma, con il passare dei giorni, ho
ritenuto di affrontare parte dei quesiti riservatamente e seriamente a me
formulati. Le
cronache che in queste ultime settimane si interessano delle serie attività di
indagine istituzionalmente espletate dalla Commissione Parlamentare che indaga
sulla Mafia, con segnato riferimento all’approfondimento del presunto/desunto/ipotizzato
ovvero possibile ruolo e/o coinvolgimento di strutture di massoniche in
attività contrarie alle norme di Legge, hanno riportato esternazioni attribuite
ovvero riconducibili ora a questa ora a quella delle parti richieste da detta
Commissione di rendere proprie dichiarazioni a testimonianza. Gli
articoli di stampa – anche divulgati per via informatica -, in verità
contengono probabilmente anche delle note redazionali: non è dato però sapere
se scritte loro sponte oppure rappresentano
esse stesse un condensato di rinnovate esternazioni da parte dei soggetti
ascoltati dalla Commissione. Ora,
leggendone, da esternazioni attribuite a taluno appare essere stato utilizzato il
termine ‘spurio’: un termine che sovente adopera in Massoneria chi possa
sentirsi in grado di dare una qualche
lectio di purezza, ovvero si senta egli stesso all’apice di tale ultima
condizione e quindi autorizzato ad utilizzare il termine quale cesoia
discriminante verso chi – comunque, a suo avviso – ‘casto e puro’ non sia. Vale la pena di soffermarsi su questa
situazione, che pur poco lo meriterebbe, analizzandola oltre le parole
intrecciatesi attraverso le cronache.Mi riconduco
dunque al significato di ‘spurio’: il
termine – che deriva dal latino, ed a sua volta preso dall’etrusco – sta per “non
legittimo, nato da una relazione adulterina, e sta anche per non autentico e quindi
falso o falsificato (riferito per esempio a opere o documenti)”. Circa il
“non legittimo”, poi, occorre vedere se ciò possa essere una qualità intrinseca
ossia oggettiva, o se tale condizione deriva dal mancato riconoscimento o dal
disconoscimento da parte di un terzo. Ora:
in Massoneria io non conosco Massoni nati da relazioni adulterine e quindi “spuri” o “bastardi” o “mezzosangue”;
conosco invece la grande Libertà che hanno gli Uomini di poter aderire agli
Ideali Massonici attraverso l’azione ed il cerimoniale iniziatici, così come so
che - con uguale Libertà - degli Iniziati possono costituirsi in gruppo per
operare e cooperare nel perseguimento esclusivo di dette loro idealità. Ma se è vero ciò che precede, è altrettanto
vero che conosco invece dei finti o se-dicenti massoni: ossia, massoni “falsi”
o “falsificati”; e la ‘m’ minuscola è assolutamente voluta. I “falsificati” (agg.) sono
coloro che ricorrono, quali “falsificatori” di atti - o portatori (poco sani…)
di falsi pregressi - attraverso i quali, per mezzo di contraffazioni o falsi,
falsificano documenti, scritture, firme o altro materiale, così da trarne lucro
o vantaggio ovvero così da poter sostenere una qualche tesi o posizione: sempre
a proprio esclusivo vantaggio e certamente a danno dei terzi. Ma il danno può
anche essere a carico di loro sodali che, ignari dei misfatti perpetrati, non
siano al corrente dell’avvenuta opera di falsificazione: in questo caso, con
tutta evidenza, essi sono terzi in buona fede piuttosto che non
“complici”. I massoni “falsi” che io
conosco, sono quelli che operano in opposizione alla Verità e quando – in modo
premeditato e intenzionale - fanno di tutto per alterarla: asserendo,
dichiarando, sostenendo, deponendo e persino giurando cose false ovvero verità
alterate o manipolate. Tra i “falsi”
massoni, pongo anche coloro che hanno alterato Rituali e Statuti per portare
avanti i loro disegni: evidentemente, un ‘battesimo iniziatico’ da loro
eseguito non fa che accrescere e moltiplicare tale irregolarità e irritualità,
all’insaputa degli ignari iniziandi; iniziandi che, almeno in quel momento,
devono essere considerati in buona fede e ignari delle negatività in cui stanno
imbattendosi. Tanto i
“falsi” che i “falsificati” (chiarisco ancora: “falsificati” lo sono anche
coloro che, volenti o nolenti, subiscono da parte di altri il processo di
falsificazione, divenendo essi stessi “falsi” ed a loro volta persino
riproduttori di “falsi”, ossia “falsificatori”) ammorbano da lunghissimo tempo
l’aria della Massoneria Italiana, e la loro protervia, la loro supponenza, la
loro alterigia, li porta a sostenere spavaldamente e pubblicamente tesi e posizioni
che dire temerarie è dir poco. Così come
ammorbano l’aria della ’sana’ Massoneria coloro che nel volgere di una notte
aumentano il loro piccolo valore di vari gradi, non riuscendo a dimostrare poi
come abbiano fatto a conseguirli; coloro che si auto-nominano sovrani (sempre
piccola, la ‘s’) o chissà cosa; coloro che smaniano per mettersi a capo di
altri soggetti a loro simili solo per cospirare e tradire. Tutti costoro - e non sono pochi, ma che in
realtà con la ‘vera’ Massoneria non c’entrano affatto - costituiscono il vero
male della Libera Muratorìa Italiana, la piaga più profonda e difficile da
eliminare. Si può quindi dare temerariamente,
con supponenza, persino boriosamente, la
patente di “spurio” o di “puro” a qualcuno? Con molta difficoltà, e sempre che
la “coscienza” di chi parla sia a sua
volta sana ed equilibrata e non abbia troppi coinvolgimenti/interessi –
benevoli o malevoli che possano essere – con i destinatari delle sue “gratificazioni”. Il concetto che riguarda
i ‘veri’ Iniziati - e nel nostro caso i ‘buoni Massoni’ - è invero diverso:
dobbiamo semmai ricondurci ad un concetto di ‘regolarità’, concetto che
trascende semplicistiche quanto utilitaristiche indicazioni. “Regolare” sta per “conforme a una norma o a una pratica svolta in modo consueto o secondo
delle convenzioni (nel nostro caso il ‘rito’, le procedure previste dai
cerimoniali) basate su regole”. Per
giustificare la stipula di intese/accordi, ma anche per tenere legati a sé dei
soggetti sostanzialmente più deboli bisognosi di rispecchiarsi/identificarsi in
taluno da essi stessi ritenuto ‘superiore’, la conformità alle norme, ad uno standard (leggasi: regolare
costituzione, regolarità nell’operare e nel deliberare, riferimento e osservanza
di Statuti, Regole, Costituzioni, Landmarks, ecc.) viene identificata con i
concetti di “legittimità”, attraverso l’avallo e quindi la giustificazione
morale e materiale di una condotta a fronte della quale l’avallante spicca un
dispositivo di riconoscimento. Ma
tale “riconoscimento” – attestante, appunto, la conformità di taluno a delle
norme convenzionalmente pre-stabilite – con tutta evidenza non può esulare
dalla verifica costante della ‘condotta’, della regolarità ‘costante e
funzionale’ dei Lavori, della regolarità e puntualità nei comportamenti rituali
(ossia, la correttezza nei Lavori Massonici stessi) e quant’altro. Ossia: un “riconoscimento” non può fermarsi ad
una bella pergamena lussuosamente incorniciata che, da quel momento, oltre a
fare bella mostra di sé ed essere orgogliosamente esibita, possa costituire una
patente a fare ciò che più aggradi. Per
essere mantenuto, giorno dopo giorno, ogni “riconoscimento” ha bisogno di “verifiche”
effettive e oneste: ma se questi controlli di ‘conformità’ non ci sono o se gli
stessi sono effettuati all’acqua di rose, non solo sottraggono serietà e valore
agli stessi “trattati” e “riconoscimenti” ed a chi possa averli sottoscritti, ma
conferiscono loro lo stesso valore di un volgare pezzo di carta: zero! Ciò
chiarito – e ciò che di seguito sosterrò non intende offendere alcuno,
tantomeno i bravi e generosi Fratelli e Sorelle che, ciascuno nel proprio
ambito, vivono correttamente l’Idealità massonica, pur se sovente sotto
l’anomala guida di personaggi che ignorano o hanno interesse a ignorare il modo
‘corretto e regolare’ di operare -, sostengo da decenni che la vera, reale,
autentica “legittimità” di una Comunità Massonica dipende esclusivamente dalla
“regolarità” dei propri Lavori, ossia dalla “regolarità” dei Lavori svolti dagli
Iniziati nelle proprie Logge di appartenenza e quindi dalla “regolarità” con
cui essi sono coordinati e guidati amministrativamente e ritualisticamente. E nell’indicare la regolarità dei Lavori, si
va dalle corrette iniziazioni al rispetto delle regole comunemente e
universalmente accettate in Massoneria, alla corretta-scrupolosa-dignitosa ritualità,
alla non commistione tra Ordine Simbolico e Rito, all’assenza di Lavori così
detti ‘misti’ (al di là della piacevolezza dell’operare e del costruire insieme,
qualcuno si è mai posto il problema di come possano fare le brave Sorelle che
operano in Logge ‘miste’ a seguire una ritualità scritta e descritta,
simbolicamente supportata, esotericamente impostata, pitagoricamente tracciata
al maschile?), alla erronea trattazione di questioni correlate alla politica
e/o alla religione, all’essere sensibili al fascino dei ‘metalli’, al non
operare quali scozzesi pur se dicentisi ALAM, al non essere ALAM pur praticando
lo scozzesismo, al rinnegare persino lo scozzesissimo pur se si dichiara di
essere in qualche modo ALAM, al non essere ALAM pur sollecitando e persino sollecitando
e sbandierando riconoscimenti da chi nel mondo opera esclusivamente quale ALAM, chi non lavora come Coirpo Azzurro pur se si definisce ALAM, … Ecco
allora che il valore delle parole di chi possa essere tentato di dichiarare gli
altri “spuri” – ho sempre sostenuto che chi faccia ciò pratica di fatto una forma
di palese e illecita discriminazione - essendo
egli stesso “irregolare” e irrispettoso di quelle regole sulla cui base pur
possa sostenere di operare, è ancor meno di ‘zero’. Ecco quindi chi sono i veri “spuri”: coloro i
quali, con false parole, falsificano o alterano la Verità per trarne un qualche
vantaggio. Chiarito cosa debba realmente essere inteso per “regolare”,
“legittimo” o “spurio” in Massoneria, mi auguro che chi possa esercitare un
qualche dovere ovvero un qualche diritto, faccia uno sforzo - ancorché
sovrumano - per eliminare ogni fonte di confusione e disaccordo, tenendo fissi
gli occhi sulle Tradizioni e sul Valore di quelle Antiche Conoscenze che non
possono rischiare di finire nel fango macchiando l’Ideale Massonico. Nel concludere che, chi scrive, non è
certo Giudice né si erge a tale, ma ama la Verità e rappresenta inoltre una
delle ultime ‘memorie storiche’ in vita, in grado di contrastare chi alla Verità
stessa preferisce la menzogna ovvero la costruzione di false quanto
inattendibili ‘verità’, una parola particolare va da me spesa per la propria
Comunione di appartenenza: quella ‘Comunione di Piazza del Gesù’ – già sedente
a Piazza del Gesù 47, da tanti soggetti scopiazzata e quindi svilita solo per
il fatto di costruirsi una discutibilissima e indimostrabile storicità,
costituendo essa stessa la Storia della Massoneria in Italia – riguardo la quale
nessun altro ha nesso diretto di casualità, né ne “discende” legittimamente, né
ad essa presta una qualche “obbedienza”. Lo
stesso dicasi della vanagloria e scorrettezza di chi, unicamente per captare
consensi, tenta di fregiarsi temerariamente di una qualche anti-storica
discendenza con Saverio Fera. Specie se i documenti di nascita ufficiali di
codesti soggetti, ossia gli Atti Costitutivi associativi, possano recare date
che con il 1908, il 1805, il 1960 o altro, nulla hanno a che vedere; come nulla
a che vedere hanno con Saverio Fera o Placido Martini o con quella Comunione
Italiana maturata e determinatasi nell’esilio bellico con il patto di unione sottoscritto
dal Gran Maestro del GOI Domizio Torrigiani, allorché cedette il proprio
maglietto nelle mani del Gran Maestro della Comunione di Piazza del Gesù
Placido Martini, dando appunto vita a quella Comunione Italiana di Piazza del
Gesù - cui impropriamente taluno tenta di ricondursi – che unì i Fratelli tutti delle due Famiglie. A
chi tenta di rubacchiare meriti e prerogative altrui, ma anche di scippare la
Storia altrui, rinnovo qui il periodo di un mio scritto di qualche tempo fa “…E'
vero che praticare questo esercizio è stato nei piani di piccoli e
piccolissimi gruppi che - nel tempo - hanno cercato di crescere nelle
loro micro-stature, accreditando le loro realtà ora di questa ora di quella
presunta paternità o discendenza: come se citando di essere indimostrati ed
indimostrabili discendenti di Adamo ed Eva ci si possa dare un qualche
titolo per definirsi legittimati a costruirsi oggi un bungalow
chiamandolo "Al Vero Giardino dell'Eden", con la sfrontatezza
di volerlo collegare direttamente al biblico omonimo. Mi sembra veramente eccessivo, anche se la
Massoneria Italiana ne ha viste di tutti i colori”. Concludo
questa mia, dedicata a chi mi ha chiesto di offrire un qualche “chiarimento”
per aiutarli a meglio comprendere gli avvenimenti odierni, sottolineando che i
mali della Massoneria Italiana sono riconducibili ad un modo sempre più errato
e idealmente poco consistente di espletare attività che, invece, hanno bisogno
del conforto della dialettica costruttiva, dello studio, degli approfondimenti
storici, di una ritrovata correttezza ritualistica e simbolica. Che, alfine, con uno scatto d’orgoglio, con un sussulto di
dignità, costringano i “mercanti” o i “falsi” massoni, ad abbandonare il Sacro
Recinto. Diversamente, come
meravigliarsi se, dall’esterno c’è chi continuerà a censurare l’operato dei
Massoni Italiani, attaccandoli, denigrandoli e sbeffeggiandoli?
Roma, 2 Febbraio 2017 Giuseppe Bellantonio
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